1. La tomba degli orrori
dall'omonimo modulo per AD&d di Gary Gygax.
Adattamento per D&d 3.5 di Bruce R. Cordell
La notte era fredda, umida e sconfortante; cavalcavano ormai da ore, con i mantelli pesanti di pioggia tirati sulla testa e il respiro condensato in nuvolette di fumo, visibili solo quando i sentieri sparivano attraverso i boschi, riparandoli brevemente dal terribile acquazzone nel quale stavano procedendo.
La luna e le stelle, loro fedeli compagne e guide li avevano abbandonati da tempo, coperte dallo spesso strato cinereo che nascondeva anche il cielo. La strada sulla quale si muovevano era buia altrettanto, e riuscivano a procedere speditamente solo grazie allo sviluppato istinto del ranger.
A tratti il loro percorso si illuminava, quando una scarica di elettricità segnava il cielo, e così riuscivano a distinguere i dettagli del passaggio che mutava, mentre i campi e le dolci colline della campagna lasciavano il posto ai rami e alle fronde delle numerose foreste che circondavano la zona.
Fu solo quando giunsero in prossimità della loro meta che iniziarono a notare quanto profondamente fosse cambiata la natura attorno a loro: le vitali e fresche foreste del sud di Irvania si erano oscurate, diventando tetre e contorte. I rami crescevano storti, invadendo la strada e costringendoli a deviare spesso dal sentiero fangoso, che rallentava l'incedere degli zoccoli delle loro cavalcature.
Un nuovo lampo di luce illuminò il mondo per un breve istante, e un'imponente collina si stagliò davanti a loro: erano arrivati.
Smontarono a qualche passo dal declivio, mentre il rombo di un ennesimo tuono riecheggiava nello loro orecchie, e lasciarono i cavalli legati ai tronchi dell'ultima fila di alberi; poi attesero un nuovo lampo, per poter osservare ancora il luogo verso il quale avevano viaggiato per diverse settimane.
Erano partiti dal castello i primi giorni del mese, dirigendo i fedeli destrieri verso la città di Unea, la prima delle gemelle meridionali; lì avevano trovato una vecchia conoscenza di Ben, nonché l'ideatore di quella spedizione, che si era unito a loro per l'ultima parte del viaggio.
Il nuovo membro si chiamava Warrod, e aveva contattato Ben il mese prima con una missiva urgente, nella quale segnalava al suo storico compagno di scorribande di aver finalmente individuato l'accesso alla famigerata Tomba degli orrori.
Cresciuti nello stesso piccolo villaggio, e accuditi dalle storie raccontate dalla vecchia Nana, la memoria storica del posto, i due avevano sentito molto volte nominare la temibile e ricca tomba del mago Acererak. Ogni volta che la donna raccontava, tutti i piccoli del villaggio si radunavano intorno a lei, e accompagnati dallo scoppiettio della legna secca sul fuoco ascoltavano del potente mago che si era lasciato corrompere dalla magia al punto da mutare la sua stessa esistenza, diventando un lich, un signore dei non-morti.
Da quell'evento, avvenuto a detta della loro mentore molti secoli or sono, su Irvania nessuno aveva più incrociato il cammino di Acererak, ma si mormorava che egli si fosse lasciato dietro un luogo, nel quale custodiva i tesori e le ricchezze accumulate.
A distanza di più di quindici anni da quei racconti, lo gnomo conosciuto ora come Squareface tra ambienti meno raccomandabili di Unea, aveva rintracciato quel luogo, e si era apprestato a comunicare al suo vecchio amico quella scoperta. Confidava che Ben non si sarebbe tirato indietro in quell'avventura ed era stato ancor più lieto di apprendere che l'uomo che non vedeva da una decina d'anni era non solo cresciuto in forza e statura, ma aveva conquistato la fedeltà di alcuni compagni, che lo avevano seguito fin lì.
Warrod amava le compagnie numerose, ed era lieto di sapere che al suo fianco, a vegliare sul cammino verso i tesori perduti di Acererak vi fossero un possente guerriero, un ranger sveglio e capace e soprattutto un chierico del dio della luce.
Era sicuro che ogni risorsa sarebbe stata importante, una volta entrati nelle profondità della tomba. Cosa li aspettasse era un mistero, ma se solo una minima parte di ciò che raccontavano le leggende si fosse rivelata vera, allora la ricerca si sarebbe stata dura e la morte avrebbe potuto attenderli ad ogni angolo.
La luce disegnò i contorni della collina e i quattro compagni riuscirono a distinguere gli spessi e impenetrabili rovi che ne cingevano i fianchi, arrampicanti tenacemente al declivio per più di metà della sua altezza. Oltre, la collina era calva e la spoglia concavità era ornata solo da una serie di monoliti, che dal terreno sulla cima si ergevano, imponenti, verso l'alto.
L'acquazzone si era ridotto a una leggera ma fitta pioggia, e quando Jake parlò, il fiato caldo si condensò nel freddo di quella notte senza stelle:
«Non sembra esserci alcun accesso da questo lato».
Accanto a lui, Warrod sollevò lo sguardo alla collina, poi lo fece spaziare abbracciandone tutta la larghezza, esaminando attentamente i rovi che si illuminavano a tratti, quando nuovi fulmini si levano nel cielo.
«Forse l'altro lato sarà più fortunato» disse infine rivolgendosi ai tre uomini «Propongo di aggirarla e controllare».
Ripresero i cavalli, e seguendo lo stretto e contorto sentiero che affiancava la collina ne esplorarono ogni lato, fino a individuare nella parete nord il punto più accessibile. Qui i forti rovesci delle ultime settimane avevano contribuito a far franare le pendici, riversando terra e fango ai piedi del pendio. I rovi erano stati sommersi da quel cedimento e in parte sradicati, permettendo di vedere la terra sottostante e le imperfezioni nel suo profilo.
«Avremo bisogno di qualcosa con cui scavare» mormorò Ben guardandosi intorno «A meno che Jord non abbia il modo di chiedere a Pelor di farci questo favore».
Il chierico sorrise, sotto lo spesso cappuccio di lana grezza, ma poi scosse la testa:
«Non credo sia il caso di disturbarlo per questo. Non sappiamo cosa troveremo all'interno, è meglio tenere ogni risorsa per quando saremo entrati».
Jake si voltò e abbracciò con lo sguardo il piccolo boschetto a qualche passo da loro:
«Potremo raccogliere qualche grosso ramo e usare quelli per farci largo nel fango» replicò, indicando il gruppo di solidi alberi visibili a tratti nelle sfumature elettriche della notte. «Inoltre, direi di portarcene dietro qualcuno quando entreremo. Possono sempre tornare utili».
«Forse sarebbe il caso di creare qualche corda» intervenne Warrod «Le leggende raccontano di astute trappole e infidi trabocchetti, averne potrebbe salvarci la vita».
«Ne ho con me parecchi metri» disse Jake, avviandosi verso il bosco, seguito dai compagni «Ma se volete, possiamo accamparci qui fino all'alba e crearne qualche metro aggiuntivo. Sarà più facile scavare con la luce».
La proposta del ranger venne accettata, e la notte trascorse nei preparativi per il giorno successivo. Quando infine il sole sorse dietro la coltre di nubi, la pioggia si diradò, riducendosi a poche gocce sparse; il mattino si tinse di una sfumatura rassicurante, e anche la collina apparve meno minacciosa ai loro occhi. Eppure nessuno di loro poteva affermare di essere tranquillo, mentre si muovevano verso la parete franata e iniziavano a spostare il fango con le aste, ricavate dai rami durante la notte.
Le leggende che Warrod aveva raccontato loro durante il viaggio dicevano che anche l'accesso alla tomba fosse impervio, e che numerosi finti ingressi, costellati di trappole, fossero in attesa per ingannare gli avventurieri che vi fossero incappati per sbaglio.
Forse fu la benedizione che Pelor aveva concesso loro qualche ora prima, quando Jord aveva salutato l'alba e ringraziato il dio per il nuovo giorno, o forse fu l'intervento di Olidammara, che lo gnomo aveva omaggiato al principio del suo turno di guardia; o forse ancora fu solo la fortuna, l'unica entità alla quale si inchinavano Ben e Jake. In ogni caso, in poco meno di un'ora le loro fatiche rivelarono un largo corridoio di pietra, dal pavimento riccamente decorato di piastrelle a mosaico e le pareti affrescate di vividi pigmenti colorati.
Il primo grosso ostacolo era superato: avevano trovato l'ingresso.
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