9 - Sorpresa!
- Sara!? Cosa ci fai qui?
- Non sei contento di vedermi?
La mia amica d'infanzia si avvicinò allargando le braccia.
- Certo! Vieni qui!
L'abbracciai forte, come eravamo soliti fare.
- Mi sei mancato tantissimo in queste settimane.
Mi disse singhiozzando.
- Stai piangendo? Non ci credo! Sono qui in carne e ossa; e stai sporcando la mia maglietta preferita.
Sdrammatizzai la situazione prendendola in giro e lamentandomi.
- Lo so. Sono un disastro ma non riesco a controllarmi... e quella non è la tua maglietta preferita!
Tirando su con il naso si asciugò gli occhi sulla manica della maglia.
- Il mio trucco sarà tutto sbavato! Scusa!
Sara si sentiva in imbarazzo e mi fece un'infinita tenerezza.
- Ti ho vista in situazioni ben peggiori.
La strinsi di nuovo. La mia amica mi era mancata davvero, ma nell'eccitazione delle giornate passate in Accademia, me ne resi conto solo rivedendola.
- Coraggio. Dimmi tutto! Come sei arrivata? Hai un posto per dormire? Quanto tempo rimarrai?
La interrogai.
- Ho preso un autobus, ho un posto per dormire e rimarrò in città per circa un mese, per completare il mio tirocinio.
Registrai lentamente le sue risposte, ripetendole mentalmente: Sara sarebbe rimasta in città per un mese. Ero davvero felice, sarei tornato per un po' alla vita che avevo lasciato a casa.
- E' Fantastico! Non vedo l'ora di presentarti gli altri. Ho parlato spesso di te.
- E io non vedo l'ora di conoscere la famosa Alice che ti fa girare la testa.
- Penso che la conoscerai molto presto... girati!
Alice ci aveva raggiunto già da un po', ma era rimasta in disparte. Le due ragazze si guardarono negli occhi intensamente, ricreando una classica scena di un film Far West, alla quale non seppi dare un significato particolare.
- Suppongo tu sia Alice. Piacere di conoscerti, sono Sara!
La mia amica interruppe il silenzio e si presentò e Alice riconobbe subito il suo nome.
- Ho sentito parlare di te. Piacere mio.
- Solo cose buone suppongo.
Sara scherzò e Alice non perse l'occasione per mettermi nei guai.
- Si, invidio profondamente il tuo pigiama rosso con le pecore. Ne vorrei avere uno tutto mio.
Sara mi lanciò uno sguardo assassino.
- E' un pigiama memorabile, ma quello blu di Daniel di Superman è impossibile da battere, ha anche il mantello. Te ne ha mai parlato?
Cosa stava succedendo? La situazione era fuori controllo. Alice prese sotto braccio Sara guidandola verso una panchina.
- No! Questa mi manca, ma voglio saperne di più.
- Tranquilla, la notte è ancora giovane.
Il loro scambio di battute mi agitò. Intuii subito che sarebbero state tre settimane molto lunghe e complicate.
- Sara, allora... raccontami qualcosa d'imbarazzante sul nostro Daniel.
Eravamo seduti da un po' e le ragazze sembravano andare d'accordo. Improvvisamente Sara domandò qualcosa ad Alice spiazzandomi.
- Toglimi una curiosità. Cosa ti attrae di Daniel?
La mia amica mi conosceva bene, sapeva che mi ero posto la stessa domanda più volte e decise di ottenere una risposta per me.
- All'inizio sono rimasta molto colpita dalla sua voce. Un timbro molto particolare, non te lo aspetti da un ragazzo così.
- Cosa significa un ragazzo così?
M'intromisi nella loro conversazione.
- Così... intendo belloccio. Giuro che delle volte penso che i tuoi ritardi non siano causati dalle lezioni o da Marco. Ti vedo benissimo davanti a uno specchio ad ammirarti per ore.
- Beccato!
Aggiunse Sara.
- E il profumo poi...
Alice continuò.
- Una boccetta da 100ml gli dura al massimo sei mesi.
Sara confermò.
- L'ho notato.
L'escalation di scambio d'informazioni tra le ragazze mi era totalmente sfuggita di mano. Mi stavano massacrando.
- Ti ha raccontato della gita scolastica in montagna? Quando è caduto nel ruscello? Fa il duro ma poi ha il senso dell'equilibrio di una foca nel deserto.
Sara mi stava facendo pagare a caro prezzo le rivelazioni sul suo pigiama preferito.
Improvvisamente Alice diede uno sguardo al mio orologio e si alzò.
- E' stato davvero un piacere, ma adesso devo andare. La mia sveglia suonerà molto presto.
- Vado anch'io, è stato bello conoscerti.
Sara ci salutò e si allontanò. Io e Alice ci dirigemmo verso il dormitorio.
- Interessante la tua amica.
- Sono felice che ti sia piaciuta...
Non mi fece continuare.
- Se non fosse gelosa marcia di me.
- Ma cosa dici?
- Vuoi uomini i comportamenti delle donne non li capirete mai e io non so ancora perché perdo tempo ad illuminarvi. Tempo sprecato.
- Sentiamo, da cosa hai tratto tali conclusioni?
La sua "rivelazione" mi aveva incuriosito, ma non mi convinceva.
- Le innumerevoli allusioni al fatto che lei ti conosce meglio di me. La necessità di toccarti spesso, allontanandoti da me. Stavo anche aspettando un commento sul tuo fondoschiena. Sara ha chiaramente marcato il suo territorio.
Le sue parole mi lusingarono mi sentivo un cervo caduto in una trappola, conteso tra due cacciatori, nel mio caso cacciatrici.
Alice notò la mia espressione.
- Non penserai mica che stia uscendo con te solo per le tue doti artistiche, vero?
Quindi stavamo uscendo insieme ufficialmente? Pensai.
- Diciamo che quella camicia attillata e quei jeans stretti aiutano molto.
Diventai rosso come un peperone, ma il ego tornò al suo posto.
- E' davvero facile metterti in imbarazzo, quasi non mi diverto più.
Niente da fare. Con lei non avrei mai vinto.
- Adesso devo rientrare veramente.
Mi diede il bacio della buonanotte e ci separammo.
- Ci vediamo domani.
Tornai nella mia stanza. Rivedere Sara mi fece ripensare alla mia famiglia e alla vita che avevo lasciato a casa. Mi mancava guardare le partite di calcio con il nonno e discutere con mia madre sul fatto che non riordinassi mai la mia camera, cosa che stranamente facevo da quando vivevo con Marco. Ma più di ogni altra cosa, sentivo la mancanza della buona notte che mio padre veniva a darmi tutte le sere prima di andare a letto.
Chiusi gli occhi e mi addormentai quasi subito pensando alla mia famiglia.
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