32 - Almeno a te hanno azzeccato il nome




Il telefono squillava ininterrottamente da qualche secondo, aprii gli occhi e vidi l'orario, avevo dormito poco più di quattro ore, erano le nove. Mark aveva fissato un appuntamento alle undici e mi aveva chiamato per ricordarmelo.

Telefonai subito ad Alice.

- Pronto?

- Daniel? Sei tu? Ma hai qualcosa in bocca? Non riesco a sentirti!

Sbadigliai.

- Mmm! Mi sono appena svegliato! Buongiorno!

- Mamma mia! Stai bene? Che fine hai fatto ieri?

- Non ci crederai mai, ma...

Le raccontai delle prove, del mio incontro con Mattias, di quello che c'eravamo detti e della serata trascorsa in sua compagnia.

- Finirete per diventare buoni amici di questo passo.

- Non esageriamo, non mi fido assolutamente, ma per una volta non è stato fastidioso stargli vicino.

- Fastidioso?! E' sempre stato un incubo... mi raccomando, non cadere in nessuno dei suoi tranelli, ormai lo conosci!

- Non preoccuparti. Sto bene. E non vedo l'ora che arrivi stasera.

Continuai a parlare di ciò che avevo visto, dell'energia della città, della musica...

- Wow! E' la prima volta che ti sento così... sembri un bambino pronto a scartare i regali di Natale.

- E' tutto fantastico!! Adesso devo andare però, Mark ha fissato un incontro per parlare degli ultimi dettagli del concerto e se non mi sbrigo faccio tardi.

- Corri!! Con tutto quel profumo e gel che devi metterti non vorrei fossi io la causa del tuo ritardo.

- Simpatica, come sempre. Ammettilo che ti manco già.

La risposta di Alice mi colse di nuovo alla sprovvista.

- Mi manchi tantissimo... Non vedo l'ora di riabbracciarti.

- Wow! Mi manchi anche tu... se solo fossi qui...

Avrei voluto averla qui con me, in uno dei momenti più importanti della mia vita. Il tono della mia voce mi tradì.

- Se fossi lì ti prenderei a calci! Sbrigati... Fai quello che devi fare, fallo bene e torna presto, più bello e ricco.

Alice mi fece ridere.

- Sul ricco vedrò quello che posso fare, ma sul bello, più di così non posso, mi dispiace...

- Non oso neppure immaginare l'ego che riporterai da questo tour. Povera me!

- Per quanto io possa essere preoccupato per la tua futura salute mentale, adesso devo proprio andare.

Sentii un rumore dall'altra parte della linea.

- Mi hai mandato  un bacio?

- Ah! Sei ancora là? Scusa, quello non era per te, se ne vuoi uno richiama più tardi.

Sorrisi.

- Ok. Ci sentiamo dopo. Ciao.

- Ciao... e chiama stavolta!

- Sì, signora!

L'incontro si concluse velocemente, Mark ci diede una lista per ricordarci degli orari, delle posizioni e dei brani da cantare, la leggemmo tutti insieme per poi lasciarci un paio di ore libere prima di andare alla venue e prepararci.

Vicino all'uscita sentii chiamare il mio nome.

- Daniel!

Era Mattias.

- Ciao.

- Stiamo andando a pranzo, vieni con noi?

- Certo. Sapete già dove andare?

- Abbiamo un tavolo prenotato in uno dei ristoranti di Kig, ha aperto una catena di locali di cucina italiana e ce n'è uno qui vicino.

- Ah! Non lo sapevo. Mangiamo tutti lì?

Mattias annuisce.

- Dai vieni, Il TAXI è già arrivato.

A Londra mangiai una delle pizze più buone della mia vita, ma non l'avrei mai detto a mia madre. Mandai un messaggio ad Alice con delle fotografie, per raccontandogli dell'incontro e dell'eccitazione che stavo iniziando a provare.

Alle tre e mezza tornammo in hotel.  Giusto il tempo di una doccia e ci ritrovammo tutti, Kig compreso, all'uscita posteriore dove ci stavano aspettando le automobili che ci avrebbero portato all'O2 Arena.

Non appena arrivati ci furono assegnati i camerini, non resistetti alla tentazione di farmi un selfie vicino al mio nome sulla porta e di pubblicarlo sui miei social network. La prima a rispondere fu Alice.

E' così che stai lavorando duramente?! <3 :P

Le risposi.

<3 <3 <3

Il messaggio di Alice fu seguito da uno di Mattias...

Almeno a te hanno azzeccato il nome.

Di seguito pubblicò una sua foto sotto il nome Matthias.

Nel camerino c'erano gli abiti di scena: una camicia bianca, un jeans nero e un paio di scarpe da tennis bianche anche esse. Di lato trovai la mia chitarra e uno zaino che avevo lasciato lì con gli spartiti e altre cose di cui avrei avuto bisogno.

Dopo essermi cambiato e avermi fatto fissare trucco e capelli dalla styler dell'evento, iniziai a riscaldare la voce per le ultime prove. Tra meno di mezz'ora sarebbe stato il mio turno.

Alice mi aveva mandato una decina di messaggi consecutivi e mi aveva anche avvisato che il concerto sarebbe andato in onda live su un canale privato e che l'Accademia aveva deciso di organizzare una visione collettiva nella sala principale. La chiamai per salutarla e sentire la sua voce, ma non appena scambiammo un paio di parole, Mark bussò alla mia porta. Dovevo andare, Mattias sarebbe stato il primo a esibirsi e io dovevo essere pronto subito dopo di lui.

Salutai Alice e iniziai ad avvertire l'adrenalina salire a mille. Vidi Mattias e ci scambiammo un gesto scaramantico. Non appena le luci si accesero sentii un boato, centinai di urla e non appena il mio "nuovo amico" iniziò a suonare e a cantare partirono anche i cori. Per lui era stata scelta una cover degli Oasis e il pubblico aveva risposto calorosamente.

Dopo l'esibizione e gli applausi vidi Mattias scendere dal palco, era arrivato il mio turno, non stavo più nella pelle, presi la mia chitarra e salii. Le luci, le voci, i suoni, invece di spaventarmi, mi caricarono e com'era successo per Mattias, tutti seguirono e parteciparono alla mia interpretazione di Everything I do, cantando con me. La canzone finì prima che potessi rendermene conto e dopo l'ultima nota scoppiarono gli applausi. La mia prima esibizione era stata un gran successo e sapevo che non sarei riuscito a cancellare tanto presto il sorriso da ebete che avevo stampato in volto.

Dopo i complimenti di tutti, Mattias e Mark compresi, andai nel camerino. Avevo bisogno di sentire la sua voce. Il telefono squillò solo due volte, mi rispose subito, sentii la sua voce ma non capii una sola parola di quello che mi stava dicendo, dopo qualche minuto la salutai, dovevo andare. Mattias mi stava aspettando, eravamo stati invitati al concerto di Kig, e io dovevo ancora cambiarmi.

Mentre uscivamo dal backstage per dirigerci ai nostri posti, mi resi conto che in me era già cambiato qualcosa, erano passati solo pochi minuti, ma già avevo voglia di tornare su quel palco e sapevo che lo avrei fatto presto, ma ignoravo che quello che sarebbe successo poi, mi avrebbe fatto riflettere sull'importanza del mio sogno.

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