31 - Pace fatta
La mia prima tappa del tour era Londra. Kig si sarebbe esibito il giorno dopo all'O2 Arena.
Al mio arrivo trovai ad aspettarmi un membro dello staff del management dell'evento, Mark.
Mark, che con la sua maglietta bianca, la giacca di pelle e un paio di jeans, sembrava essere uscito da una seria televisiva americana degli anni novanta, mi informò che sarebbe stato il mio assistente personale nei due giorni successivi. Lo ringraziai con il mio inglese incerto e dopo aver raggruppato i miei bagagli e la mia chitarra, ci avviammo insieme verso la sua vettura.
Durante il tragitto che mi avrebbe portato in hotel, la voce di Sam Smith alla radio venne interrotta da quello che mi sembrò essere un messaggio promozionale. Capii con chiarezza solo "Kig XOXO Tour" e O2 Arena. Improvvisamente mi resi conto di avere un assistente, che l'indomani avrei cantato durante un concerto SOLD OUT davanti a migliaia di persone e... soprattutto, non mi importava più di quello che avrebbero pensato di me: era arrivato il momento di scacciare tutti i dubbi e le incertezze e fare al meglio quello per cui mi avevano scelto. Alice, mio padre, Sara, Mister L, i miei amici, credevano in me. Perché non avrei dovuto farlo io? Abbassai il finestrino e feci un respiro profondo. Il cielo plumbeo fece filtrare dei raggi di sole e, se non fosse stato per la presenza di Mark, avrei urlato al vento.
Non vedevo l'ora di mettermi al lavoro.
In hotel il check-in fu immediato, avevano già tutti i miei dati e mi stavano aspettando.
Sebbene fosse prevedibile, nessuno mi aveva avvertito che avrei alloggiato in un Hotel a cinque stelle. In camera, grande quasi quanto l'appartamento dei miei genitori, trovai una vasca idromassaggio, una piccola palestra e un impianto audio-video di ultimissima generazione. Dopo qualche secondo di smarrimento feci l'unica cosa che mi venne in mente: corsi verso il letto e ci saltai sopra, rimanendo disteso a osservare il soffitto bianco. Il cellulare che avevo in tasca vibrò e lessi un messaggio di Alice:
"Sei arrivato? Come va?! Chiamami quando puoi. Ti amo."
Digitai il suo numero e le raccontai tutto quello che avevo visto, di Mark e del fatto che in un paio d'ore avrei incontrato Kig per le prove generali del concerto.
Dopo aver concluso la telefonata con Alice, mi feci una doccia e finii di prepararmi. Mark mi mandò un messaggio avvertendomi che mi stava aspettando nell'ingresso.
Appena uscii dalla porta, non feci attenzione a dove stavo andando e mi scontrai con qualcuno.
- Ben arrivato Daniel!
- Grazie!
Risposi guardando l'interlocutore. Nella frenesia e nell'eccitazione del momento, mi ero completamente dimenticato che avrei condiviso il palco con Mattias.
- Mark sta aspettando anche te? Mi ha avvertito del tuo arrivo.
Annuii e ci incamminammo insieme.
- Daniel! Mattias! Venite.
Mark ci consegnò i pass per l'ingresso alla venue e ci informò sulle procedure di controllo.
- Mark non preoccuparti, ci penso io a lui, se avrà dei problemi lo aiuterò io.
Non sapevo se l'affermazione di Mattias fosse più una minaccia o una proposta di tregua. Potevo fidarmi di lui? Non ne ero certo ma non lo diedi a vedere. In macchina, mentre Mark parlava fitto al suo auricolare, Mattias mi mise una mano sulla spalla.
- Qualunque cosa sia successa tra di noi per me è acqua passata. Stasera ci saremo solo io e te e nulla dovrà andare storto. Questo tour è troppo importante per me per lasciar spazio a inutili litigi o discussioni. Da questo momento dobbiamo collaborare. Affare fatto?
Non ero stato io la vittima dei suoi sotterfugi e delle sue battute maliziose? Non si sarebbe dovuto almeno scusare con me? Le sue parole sembravano più un atto di perdono che di pentimento, ma aveva ragione. Non c'era più spazio per litigi o gelosie, dovevamo collaborare, non saremmo di certo diventati amici, ma avrei imparato a convivere con lui.
- Pace fatta!
Ci stringemmo la mano e rimanemmo in silenzio fino all'arrivo.
Era la prima volta che entravo nell'O2 Arena. Una delle venue al coperto più famose di Londra e che ha ospitato concerti di numerosi artisti internazionali.
Mattias, come promesso, aiutò Mark spiegandomi lo spettacolo, i tempi e come muovermi in un backstage di enormi dimensioni, fino a quando non arrivò il momento di provare la mia cover.
Everything di Bryan Adam era stata scelta dal Maestro Vela per Londra.
- E' una cover che conosci benissimo, la interpreti alla perfezione e non avrai alcun problema, anche se ti sentirai un po' nervoso.
Mi aveva detto durante la preparazione.
Subito dopo le prove tornai in Hotel. Telefonai a Alice e ai miei e infine mandai anche un messaggio a Sara, ringraziandola del "in bocca al lupo" che mi aveva spedito in mattinata.
Mi distesi un po' nell'attesa dell'ora di cena, ma qualcuno bussò alla mia porta.
- Si?!
-Daniel?! Sono Mattias, disturbo?
Mattias? Cosa voleva? Mi alzai e aprii, era appoggiato al muro di fronte in compagnia di due ragazzi della nostra età.
- Loro sono James e Michael, i tecnici audio del tour. Ci chiedevamo se ti andava di venire con noi a bere qualcosa prima di cena.
Incuriosito e meravigliato da quell'invito, decisi di accettare.
- Prendo un paio di cose e scendo.
- Ok! Ti aspettiamo giù. I ragazzi conoscono un pub niente male, non lontano dall'Hotel.
All'uscita notai un gruppo accalcato nella porta principale. Certo! Anche Kig alloggiava lì con noi e i suoi fan lo avevano scoperto. La cosa più strana che vidi però, fu alcune ragazze approcciare Mattias e chiedergli l'autografo. Cosa stava succedendo? Mattias notò la mia incredulità.
- Questa caro Daniel, si chiama notorietà. Da quando ho iniziato ad aprire i concerti di Kig, i miei social network sono scoppiati, mi scrivono in centinaia. L'altro ieri abbiamo anche deciso di mettere on line un video ufficiale delle mie esibizioni.
- Ah beh! Complimenti!
La mia risposta passò inosservata. Mattias era troppo impegnato a stringere una ragazza bionda e a farsi scattare numerose fotografie. Mi sembrò tutto irreale. Sarebbe successo anche a me? Il pensiero mi lusingò.
Arrivammo al pub e trovammo subito due posti a sedere. Sono un bevitore occasionale e pensai che una birra non mi avrebbe fatto male.
Il problema dei bevitori occasionali è che al minimo contatto con l'alcool diventano subito brilli. La birra alla spina inglese poi, è "pericolosissima", non è gasata, disseta e senza rendertene conto vedi il fondo del bicchiere prima che te ne possa rendere conto. Così nel giro di mezz'ora, finii la mia prima pinta e mi sentii parlare in maniera una fluente una lingua mai conosciuta bene. Iniziai a parlare con i ragazzi del tour, Mattias, stranamente divertito, partecipò alla conversazione raccontandomi dei mega party che Kig organizzava dopo ogni esibizione in tutte le città dove si fermavano. Erano party dove poteva capitare di incontrare VIP di ogni genere. Kig era solito aprire le sue feste a tutto lo staff che collaborava con lui, un modo per ringraziare chiunque contribuiva alla riuscita delle sue esibizioni.
Feste, ragazze e privilegi di vario genere, iniziai a capire perché Mattias non si sentiva più cosi arrabbiato con me e non aveva minimamente menzionato il nome di Alice. Aveva altro a cui pensare.
Contro ogni mia convinzione iniziale, presi un'altra birra. Ordinai un Fish&Chip, curioso di conoscere il vero sapore di un piatto tipico inglese, e continuammo a parlare fino a quando dall'angolo del locale una band iniziò a suonare musica live. Ci unimmo alla folla che cantava a squarciagola, non sapendo minimamente cosa stessimo cantando. Il tempo trascorse velocemente fino a quando il locale iniziò a chiudere i giri di bevuta e a spingerci verso l'uscita.
Era l'una passata, il che significavano le due passate in Italia. Avevo completamente dimenticato il cellulare. Trovai un messaggio di Alice delle undici.
Immagino i tuoi impegni, volevo solo darti la buonanotte. Ti amo (chiamamiiiii!) <3.
Decisi di risponderle subito, scusandomi e dicendole che le avrei raccontato tutto il giorno dopo. Tornai in camera e salutai gli altri, ero esausto ma allo stesso tempo eccitato, era la mia prima volta a Londra e l'atmosfera che avevo trovato in quel locale mi ha aveva completamente rapito. Centinaia di persone, musica, libertà, per la prima volta non avevo pensato ad altro e l'indomani ci sarebbe stato anche il concerto. Sarei diventato parte di tutto quel mondo che mi attraeva e che fino a quel momento mi aveva spaventato.
E al diavolo ogni insicurezza, sentivo già di farne parte. Era bastata una giornata in una città come Londra, in una venue come l'O2 e sentivo già che qualcosa in me stava cambiando.
Non sapevo ancora cosa, ma l'avrei scoperto presto.
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