3 - Alice nel Paese delle meraviglie
Ritirai la mia chitarra acustica e mi diressi nella sala prove: il giovedì avevo lezione di teoria e tecnica della chitarra.
L'ora si concluse velocemente e all'uscita incrociai Marco. Trasportava la custodia di un basso.
- Suoni il basso?
- Sì, è il mio strumento.
- Vado a riporre la chitarra nel mio box, vieni anche tu?
- Mi dispiace, ho ancora un paio di ore di lezione. Ci vediamo dopo.
Mi allontanai. Prima di rientrare in camera richiesi la chiave del mio armadietto. Numero 121, combinazione zero, zero, zero, sei. Riposti i miei libri e chiusa l'anta, vidi inaspettatamente il volto di Alice contornato da lunghi capelli castani.
- Questo pomeriggio hai lezione? - Mi chiese.
- Finisco alle quattro.
- Ti andrebbe di accompagnarmi in un posto?
- Dove?
- Non posso dirtelo.
Mi sorrise e non riuscii a rifiutare il suo invito, la sua sfrontataggine mi attraeva.
- Va bene, ci vediamo alle cinque all'uscita.
- Vestiti comodamente, cammineremo un po'.
- Ok! A dopo. - Prendemmo direzioni diverse.
Alle cinque in punto mi sedetti sulla scalinata dell'entrata in attesa del suo arrivo.
Alice si presentò con qualche minuto di ritardo indossando un paio di occhiali da sole e uno zaino sulle spalle.
- Potresti prendere una delle tue chitarre? - Mi domandò prima di incamminarci verso la nostra destinazione.
Tentennai: sono sempre stato molto geloso delle mie chitarre e portarne una all'aperto non mi entusiasmava.
- Non preoccuparti, non andremo troppo lontano. - La strada che imboccammo ci portò in un giardino. Ci fermammo in un gazebo al centro. Alice prese due lattine di aranciata dallo zaino e me ne offrì una.
- Voglio sentirti cantare dal vivo.
Pensai che la mia voce le era piaciuta davvero e la cosa mi lusingò.
Liberai la chitarra dalla custodia.
- Cosa vuoi ascoltare?
- Una canzone che parli di te.
Ci pensai un attimo e intonai le note di Waiting on the world to change di John Mayer.
- John Mayer è da sempre l'artista che ha segnato il mio percorso musicale, quello a cui mi sono maggiormente ispirato. - Le spiegai dopo aver concluso il brano.
Alice mi aveva ascoltato rapita. Le diedi una piccola spinta sul fianco per richiamare la sua attenzione.
- La tua voce è perfetta.
Accettai il suo complimento senza arrossire.
- Grazie. Io non ho ancora ascoltato la tua però. - Lei abbassò lo sguardo.
- Non penso succederà presto. Ho una seria infiammazione alle corde vocali e per qualche settimana non potrò cantare.
- Aspetterò con ansia. - Drammatizzai per farla ridere. Funzionò.
- Parlami ancora di te. - Mi domandò.
- Cosa vuoi sapere?
- Qualunque cosa.
- Non ho voglia di parlare. - Ripresi la chitarra e canticchiai Nella vecchia fattoria. Cosa avrei potuto dirle? Fino a quel momento la mia vita era stata abbastanza monotona, avevo viaggiato poco e il numero dei miei amici lo si poteva contare su di una mano. Alice insistette.
- Cosa pensi dell'Accademia? - Decisi di risponderle sinceramente.
- Provengo da una piccola cittadina, vicino al mare. La mia prima chitarra è stata un regalo di compleanno di uno zio americano. Mio padre ha avuto la costanza di portarmi a lezione da un insegnante tutte le settimane, a cinquanta chilometri di distanza. - Rimasi in silenzio per qualche secondo, ma lei non disse nulla. Continuai.
- La musica è da sempre la mia via di fuga dalla tristezza, dalla solitudine. - Anche da me stesso pensai. - Il mio arrivo in Accademia è stato movimentato, non ho mai visto tante persone creare musica insieme con strumenti diversi. Avverto una strana eccitazione alla quale non so ancora dare un nome.
Alice si alzò improvvisamente e mi baciò. Non vidi le sue labbra avvicinarsi ma ne assaporai istantaneamente la morbidezza. La mia risposta non tardò ad arrivare. Il bacio fu lento e durò qualche minuto. Ci allontanammo. Mi fermai a osservarla: si chinò per raccogliere il plettro che mi era caduto dalla tasca dei jeans e me lo porse. Io le presi la mano, gliela strinsi, l'attirai a me e la baciai di nuovo. Lei non si tirò indietro.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top