24 - Dissolversi nella musica

Il telefono squillò per qualche secondo e attesi con impazienza che qualcuno rispondesse.

-Pronto.

- Ciao papà.

- Daniel! Come stai? Tutto ok? Come mai questa telefonata improvvisa?

- Tutto bene, non preoccuparti. Ho bisogno di un consiglio.

- Dimmi tutto. Ti ascolto.

Raccontai a mio padre della mia ultima esibizione, della proposta di Kig e della mia storia con Alice. Fino a quel momento avevo tenuto quasi tutto per me e a mia madre, con la quale parlavo più frequentemente, avevo raccontato solo della delusione che avevo provato perdendo il confronto con Mattias.

Come immaginai, mio padre si schiarì la voce con un colpo di tosse. Quel gesto precedeva sempre i momenti nei quali doveva dire cose importanti.

- Ti ricordi quando mi parlasti per la prima volta dell'accademia? Avevi un foglio stampato con tutte le informazioni di cui avevi bisogno per proseguire con l'iscrizione. Ti presentasti nel mio ufficio chiedendomi un consiglio: se avessi dovuto partecipare alle selezioni. Quella volta sono stato il primo a spingerti. So, più di chiunque altro, che la musica per te è vitale e il tuo ingresso in accademia è stato un'occasione unica per intraprendere la carriera che sogni.

Però, in questi anni passati, ho cercato anche di farti capire qualcos'altro:  qualunque lavoro, dal più umile al più prestigioso, viene svolto in modo diverso se c'è dietro una preparazione specifica e uno studio approfondito. L'esperienza è vera solo se dietro c'è la conoscenza. Un vecchio detto dice "si riconosce ciò' che si conosce". Senza adeguata preparazione non farai tesoro dell'esperienza.

Inoltre, se decidi di partire, guardati bene da due pericoli che sono sempre in agguato: l'illusione e lo scoramento. Il tuo percorso in accademia serve soprattutto a questo. Non importa cosa farai in futuro, ma non penso sia una buona idea lasciare tutto così, all'improvviso, senza concludere i tuoi studi. Di occasioni ce ne saranno altre e il mio consiglio è che questa volta tu debba rifiutare. Però non posso e non voglio essere io a prendere una decisione al posto tuo.

Pensaci bene e qualunque cosa deciderai di fare noi ti sosterremmo sempre.

Chiusi la telefonata con mio padre senza controbattere. Le parole che mi aveva detto mi fecero riflettere: mi sentivo pronto per partire?

Non potevo perdere un'occasione del genere. Invece che chiarirmi le idee, la telefonata che feci a mio padre mi confuse ulteriormente.

Avevo compreso perfettamente il significato delle sue parole, ma non sapevo se seguire il suo consiglio.

C'era un'altra persona che mi conosceva meglio di chiunque altro. Mi feci coraggio e digitai il suo numero. L'ansia mi stava divorando, camminavo nervosamente, la linea era libera e attesi di risentire la sua voce. Al terzo squillo pensavo che non mi avrebbe risposto, poi...

- Pronto?!

- Sara! - Pronunciai il suo nome senza dire altro.

Sara non mi rispose subito e pensai che la linea si fosse interrotta.

- Ciao Daniel.

- Come stai? - Ero imbarazzato, per quanto cercassi di sembrare naturale, non riuscivo a nascondere il mio disagio. Non l'avevo più sentita da quando era fuggita via da me.

- Bene! Sai che ho concluso il tirocinio? Adesso sono tornata a casa, ma tra un mese ritornerò in città perché mi hanno offerto un posto di lavoro.

Finalmente risentii la sua voce limpida. Ne avevo sentito davvero la mancanza e con una semplice frase era riuscita spezzare la tensione. Scherzai.

- Chi è il matto che ha deciso di farti lavorare a suo rischio e pericolo?

- Fai poco lo spiritoso! Piuttosto, come mai mi hai chiamato?

Sara aveva deciso di comportarsi come se nulla fosse successo tra di noi, io non potevo che esserne felice.

- La prossima volta hai bisogno di un telegramma prima della telefonata?

Sara si mise a ridere.

- Coraggio, dimmi tutto. Per prima cosa come stai?

- Tutto bene. Anzi... Ho una novità! - Le raccontai dell'incontro con Kig, della prima sfida persa contro Mattias e della nuova proposta che mi era stata avanzata. Mentre parlavo, però, mi resi conto che il consiglio che le stavo per chiedere poteva risultare alquanto egoistico. Tentennai ma alla fine mi feci coraggio: lei era la mia migliore amica e sapevo che mi avrebbe consigliato al meglio. Avevo davvero bisogno di lei.

- Ma è fantastico! Quando parti?!

- Ti sto chiamando proprio per questo motivo. Non sono tanto sicuro di voler partire.

- Ma come? E' successo qualcosa? Un tour europeo! Ma sei matto?

Le raccontai anche del consiglio che mi aveva dato mio padre.

- Certo! Umberto ha ragione, condivido appieno il suo punto di vista, però l'accademia rimarrà lì ad aspettarti al tuo ritorno. Non è un tour lungo, starai via poco e quando tornerai completerai i tuoi studi. Coraggio! Cosa stai aspettando? Non è un sogno che diventa realtà?

Alla fine fui costretto a dirle tutto. Mi confidai come ai vecchi tempi, le parlai dei miei sentimenti per Alice e delle mie insicurezze.

- Da quando ti lasci influenzare da una ragazza? Non dovresti nemmeno porti questa domanda. L'hai conosciuta da poco tempo e non sai nemmeno come andrà tra un mese, invece sai benissimo che un'occasione del genere non ti ricapiterà facilmente. Puoi essere solo tu a decidere e so che dentro di te sai già cosa fare.

La risposta decisa di Sara mi fece ragionare, lei non poteva capire ciò che provavo per Alice, l'amavo. Non sapevo più se le parole della mia amica fossero frutto della gelosia.

Prima di interrompere la chiamata, parlammo per qualche minuto, e infine le diedi la buonanotte.

In camera pensai e ripensai alle sua parole. Forse Sara aveva ragione: avevo sempre avuto voglia di dissolvermi nella musica. 

La musica, quando la canto, si trasforma, si divide, si raggruppa in maniera insospettata. Diventa "altro": diventa mia.

Nela mia mente l'immagine di Alice si sovrappose alla musica. Sorrisi.

Sapevo già cosa fare.

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