19 - Il silenzio delle cose non fatte

Appena presi il microfono in mano, la mia attenzione finì su di Mattias che si era seduto a fianco ad Alice. Lo vidi scrivere qualcosa su un biglietto e passarglielo. Alice lo ignorò gettando a terra il messaggio, ma quel gesto mi deconcentrò e persi il ritmo del brano. Cercai di recuperare ma il danno era fatto.

Ero deluso da me stesso. Cosa mi era successo? Non avevo mai sbagliato, non sapevo cosa dire o pensare. Nonostante il mio errore ce l'avrei fatta?

Dopo averci ascoltati, Kig chiese qualche minuto per riflettere e si allontanò con Mister L. Non riuscivo a stare fermo, mi avvicinai ad Alice e vidi il foglio di Mattias lo presi, lo aprii, non c'era scritto nulla. Mattias glielo aveva passato solo per distrarmi.

Alice mi abbracciò cercando di rassicurarmi e dicendomi che era stata una buona performance. Ma la realtà era un'altra: Mattias aveva una bella voce e in pochi minuti era riuscito a coinvolgere tutto il pubblico che aveva cantato con lui.

Kig e Mister L rientrarono e ci chiamarono al centro della stanza. Kig si avvicinò.

- Sono stato in quella posizione anch'io. Ricordo perfettamente cosa provai e posso capire come vi sentite in questo momento. Ho proposto questa selezione a Mister L perché penso possa essere un'esperienza importante per crescere in ambito artistico. Questo lavoro non è facile, richiede ritmi accelerati e moltissima concentrazione. Qualsiasi cosa succede attorno o dentro di voi, dovete esibirvi come se nulla fosse e per questo motivo Daniel, penso che tu debba lavorare ancora un po' su te stesso. Non so cosa ti sia successo ma ho notato che durante l'esecuzione di Closer eri completamente distratto, fuori tempo e l'interpretazione non mi è arrivata. Hai una voce davvero bella, ma non è abbastanza. Per questa ragione ho scelto Mattias, verrà lui in tour con me e la mia band.

Ringraziai Kig e, mentre un gruppo di ragazzi circondava Mattias per congratularsi, uscii con passo spedito senza voltarmi. Ero frustrato e furente con me stesso.

Udii la voce di Alice in lontananza ma non mi fermai. Mi diressi verso il giardino dell'Accademia. Avevo bisogno di rimanere solo.

Mi sedetti sotto un albero e il vento fresco d'inizio primavera mi fece rabbrividire. Com'era possibile? Avevo gettato via un'occasione unica, per una ragione molto stupida. Cosa mi stava succedendo?

Improvvisamente sentii qualcuno abbracciarmi: Alice mi stringeva forte.

- Conosco bene quel silenzio. Il silenzio delle cose non fatte. Il silenzio della delusione e della rabbia.

Non aggiunse altro e io le fui infinitamente grato. Qualunque cosa avrebbe detto sarebbe risultata consolatoria. Non mi servivano scuse, era tutta colpa mia e ne ero consapevole.

La guardai negli occhi e per la prima volta provai un'emozione nuova.

Gliela confessai senza esitazione.

- Ti amo.

Alice s'irrigidì. L'avevo presa contropiede. Non rispose: mi baciò come mai era successo e fu un bacio intenso che mi fece perdere la cognizione del tempo. Ci separammo col fiato corto, la sua fronte poggiata sulla mia. Le accarezzai una guancia e le sorrisi.

- Io... - Era in difficoltà. - Io...

Le poggiai l'indice sulle labbra.

- Non devi dire nulla. Grazie per essere qua.

- Qualsiasi cosa succeda, non fuggire mai da me. Ci sarò sempre.

La baciai di nuovo e decidemmo di spostarci.

- Torniamo in Accademia, Marco e Nina saranno preoccupati.

- Mando un messaggio a Nina. Questa sera usciamo, ne abbiamo bisogno tutti. Ho un amico che suona in un locale in centro. Ci divertiremo e... riscalda la voce. Questa sera ti toccherà cantare anche per me.

Non sapevo cosa avesse in mente, ma non volevo pensare a quello che era successo. Non era andata come mi aspettavo e non potevo dire o fare nulla.

Alice evitò di parlarmi di Mattias. Finalmente avevo capito cosa intendeva all'inizio, quando mi aveva avvertito di non dargli troppa importanza. Ero stato uno stupido, me ne rendevo conto, ma la amavo, ed era la prima volta che provavo qualcosa del genere. Il solo pensiero di perderla, mi aveva reso irrazionale.

Improvvisamente realizzai che Mattias, una volta partito per il tour, avrebbe lasciato l'Accademia, almeno temporaneamente, e non avrebbe partecipato al concorso finale. Questo pensiero mi tranquillizzò leggermente. Ci avviammo verso il locale dove avremmo trascorso la serata.

All'entrata però m'irrigidii.

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