13 - "Braccine corte"
Non le lasciai più tempo per decidere. Dopo quello che era successo con Sara, avevo bisogno solo di certezze. Sapevo di voler stare con lei. Volevo abbracciarla, baciarla, essere in grado di chiamarla in qualsiasi momento, senza aver paura di farla allontanare.
Se a lei non andava di stare con me, me ne sarei fatto una ragione e avrei continuato per la mia strada.
La "rottura" dell'amicizia con Sara mi aveva svegliato. Avevo capito che era ora di intraprendere un nuovo cammino e l'Accademia mi dava una grande opportunità, che forse non avrei avuto più nella vita. Avevo la possibilità di studiare ogni giorno ciò che amavo e imparare cose diverse da artisti già affermati, pieni di esperienza.
Improvvisamente un sussurro interruppe il flusso dei miei pensieri.
- Si. - Alice mi buttò le braccia al collo. Con un sorriso da ebete, mi ripresi dal torpore e la strinsi forte, baciandola a lungo.
Sorridendo mi prese per mano mi trascinò verso l'ascensore.
- Dunque "fidanzato", come primo appuntamento puoi offrirmi la cena.
Mi aveva chiamato fidanzato, non volevo nascondere la mia felicità, ma cercai di mascherarla almeno un po', per non sentirmi troppo smielato.
- Ah! Nemmeno dieci minuti e siamo passati già al sostentamento alimentare. Andiamo bene...
- Vedo che siamo di braccine corte, qui.
Continuammo a scherzare fino al nostro arrivo a mensa. Per tutto il tempo la strinsi a me: era reale, potevo sentirla e toccarla. Aveva scelto me, così come io avevo scelto lei.
La fila al self-service scorse velocemente. Appena ci videro Marco e Nina occuparono due posti per noi al loro tavolo. Feci strada ad Alice e ci sedemmo accanto a loro.
- Tutto risolto tra di voi?- Marco puntò l'indice prima verso di me e poi su di lei. Lasciai decidere Alice se informarli o meno della novità.
- Si! Lui ha anche promesso di portarmi a cena nel nuovo ristorante che hanno aperto in centro. - Rispose la mia ragazza.
- E quando lo avrei detto?! - Domandai senza fornire ulteriori dettagli.
- Braccine corte. - Sussurrò, ma la sentirono tutti scoppiarono in una fragorosa risata. Quando mi girai verso di lei per controbattere, Alice mi prese per il collo della camicia e mi stampò un sonoro bacio sulle labbra.
- Ho capito tutto! Non aggiungete altro, per favore - Esclamò Marco mentre mangiava l'ultimo boccone della cena e preparandosi per andare via. - Come ci organizziamo per domani? - Ci domandò.
- Mi libero per le cinque. Tu? - Chiesi ad Alice.
- Il pomeriggio non ho impegni. Prometto solennemente di esserci. - Mi rispose portando una mano sul cuore e alzando l'altra.
Salutammo gli altri e la riaccompagnai alla sua stanza. Ci tenevamo abbracciati, il suo calore mi riscaldò tutto il corpo, non riuscivo a staccarmi. Davanti alla porta Alice prese le chiavi e aprì.
- Non m'inviti a entrare? - Le chiesi ammiccando.
- No, ma sono certa che stanotte mi penserai comunque. - Appoggiando una mano sulla mia guancia si alzò in punta di piedi e mi baciò. La mia risposta non tardò ad arrivare e mentre il bacio cresceva d'intensità fummo interrotti da un fischio indirizzato a noi da un ragazzo che si trovava nel corridoio.
- A domani.
Ci salutammo.
In camera Marco era seduto sul letto. Appena entrai abbassò il cellulare alzando un sopracciglio.
- Devi raccontarmi qualcosa?
Gli dissi tutto quello che mi era successo negli ultimi giorni, gli raccontai di Sara e infine di Alice. Lui non commentò in modo particolare, ma si lasciò scappare un "complimenti per la scelta" quando specificai che Alice era diventata la mia ragazza.
A letto mi girai e rigirai, non riuscivo a chiudere occhio per l'eccitazione. Sorridevo e canticchiavo mentalmente (evitando così di svegliare Marco). Presi il cellulare e le mandai un messaggio:
Ti penso e per colpa tua non riesco a dormire. Vergognati!
Lei mi rispose subito.
Hai visto! Te l'ho detto che mi avresti pensato...
A quanto pare neanche lei riusciva a dormire.
Non vedo l'ora che arrivi domani.
Continuammo così ancora un po' fino a quando lei non rispose più e capii che si era addormentata.
L'indomani mi svegliai presto e mi preparai impiegando qualche minuto in più per sistemare i capelli. Indossai la mia camicia preferita e mi spruzzai del profumo. La boccetta che stringevo tra le mani me l'aveva regalata Sara per il mio compleanno. Pensando a lei mi rattristai un po', ma scacciai subito i cattivi pensieri.
Marco si svegliò a causa del rumore che feci, mi guardò scuotendo il capo. Con un sorriso si coprì la testa con la coperta e si rimise a dormire.
Uscii dall'Accademia con l'idea di farle un piccolo regalo. Fortunatamente incontrai subito un fioraio per strada, comprai un mazzo di margherite e tornai subito indietro.
Alle otto e mezza bussai alla porta di Alice. Sapevo che quasi tutte le mattine usciva a quell'ora.
- Chi è? -Sentii domandare
Non risposi e ma appena la porta aprì, mi nascosi dietro il mazzo di fiori. L'inspiegabile silenzio che seguì mi fece decidere di scrutare da un lato. Mi sembrò incredula.
Appena mi vide un sospirò. Avevo fatto qualcosa di sbagliato?
- E io che credevo che fossi Chris Martin. Che delusione!
- Mi dispiace, ma se la cosa può consolarti, ho lo stesso taglio di capelli.
Cercammo entrambi di fare come se nulla fosse, eravamo impacciati. Ma alla fine lei non riuscì più a trattenersi: prese i fiori e mi diede il bacio del buongiorno.
- Grazie, sono bellissimi.
- Mi dispiace, Chris lo avevano già venduto. Proverò la prossima volta.
Scoppiò a ridere.
- Vedi di procurarmi anche Jason Wade allora.
- Stiamo esagerando con le richieste adesso... Sempre la stessa storia, ti do un dito e vuoi tutto il braccio.
- Finiscila ed entra. Aspettami qui mentre mi preparo.
La vidi specchiarsi e non resistetti: l'abbracciai da dietro e iniziai a farle il solletico, rubandole qualche bacio a fior di labbra. Lei non mi allontanò, ma l'allarme del suo cellulare iniziò a suonare e ci interruppe.
- Sbrighiamoci che facciamo tardi. La Loresta questa settimana è più intransigente del solito.
Mi fece uscire e chiuse la porta. Ci incamminammo mano nella mano.
Durante le lezioni, anche quelle che non seguii con Alice, mi distrassi in continuazione. Pensavo sempre a lei, fissavo le lancette dell'orologio. Sembravano immobili. Finalmente anche l'ultima ora passò.
Mi diressi in sala prove e la vidi. Le corsi incontro, l'alzai da terra, facendola girare come una trottola.
- Spiegatemi un attimo... da oggi voi due sarete sempre così appiccicati? Potevate avvertire, non ero pronto... - Marco fece finta di lamentarsi con ironia, ma una gomitata di Nina lo fece zittire all'istante e scoppiammo tutti a ridere.
Riprendemmo il discorso della scelta del brano: una lista di dieci titoli che, però, non ci convincevano affatto.
- Rimanere qui non ci farà prendere alcuna decisione. In centro c'è un festival dedicato agli artisti di strada, usciamo!
Marco si alzò, sgranchiendo le gambe e prendendo la giacca che aveva lasciato sulla una sedia.
Lo seguimmo tutti. Le strade del centro erano piene di gente. L'energia prodotta dalla frenesia della città mi ricaricava sempre. Amavo camminare ascoltando il rumore della vita che scorreva velocemente attorno a me: mi sentivo parte di essa.
Provenivo da una piccolo paese, ma ero nato per vivere nel "caos" della città.
Raggiungemmo la nostra meta velocemente, seguendo la folla che si ammassava attorno agli artisti. L'ingresso alla piazza principale fu difficoltoso. Alice stringeva con una mano la mia e con l'altra quella di Nina.
Decidemmo di prendere una via secondaria. Udimmo della musica live proveniente da una band e la seguimmo.
Il suono usciva da una saracinesca aperta del garage di un'abitazione privata. All'interno c'erano quattro ragazzi che si stavano esibendo. Le note che ascoltammo non ci lasciarono alcun dubbio, ci guardammo tutti: avevamo trovato il brano da presentare al Concorso Accademico.
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