11 - Cosa succede?
Il pomeriggio risultò infruttuoso, i brani proposti da Marco non mi piacevano e non mi feci problemi a dirlo. La situazione si stava complicando ancor prima di iniziare. Ero consapevole che il peso maggiore era sulle mie spalle: la voce che i giudici avrebbero valutato sarebbe stata la mia, e qualunque possibile errore che avessi fatto, sarebbe ricaduto su tutta la band. Per questi motivi divenni molto puntiglioso sulla scelta del pezzo.
- Si è fatto tardi, ho ancora da studiare, devo andare. Ci vediamo domani. - Nina fu la prima ad abbandonarci.
- Hai ragione. Penso sia ora di andare, ma mi raccomando, domani dobbiamo esserci tutti. Non abbiamo più tanto tempo. - Seguii Nina salutando gli altri e aspettando che Alice raccogliesse le sue cose. Quando rimanemmo soli mi fermò.
- Cosa ti sta succedendo? - Mi chiese a bruciapelo.
- Cioè?!
- Sei nervoso. Non ti ho mai visto così da quando ti conosco.
A quanto pare il mio tentativo di mascherare il mio stato d'animo stava fallendo miseramente.
- Non è nulla, mi passerà. Non preoccuparti. - Cercai di tranquillizzarla.
- Sei tu quello che non dovrebbe porsi troppe domande. Te lo posso leggere in faccia: ci riuscirò? Piacerò? Non pensarci più o non ti rimarrà nulla di bello di quest'avventura. Goditi il viaggio senza pensare alla destinazione.
Ci era riuscita di nuovo. Mi aveva letto dentro come un libro aperto. Certo, è più facile a dirsi che a farsi ma, almeno per qualche giorno, decisi di provarci. Controllare le mie paure e le mie ansie era difficile. Da quando avevo capito di voler fare della musica la mia vita, avevo iniziato a pormi domande, ogni giorno più difficili. E se non ce l'avessi fatta? E se non avessi mai realizzato il mio sogno? Ad ogni passo le mie incertezze mi risucchiavano al punto di partenza. Una vita senza un sogno mi spaventava. Ne avevo bisogno. Era parte di me.
Marco rimase a fare compagnia a Nina. Perlomeno fu quello che mi scrisse nel messaggio che ricevetti appena entrato in camera.
-Buongiorno! - L'indomani fui svegliato dal mio coinquilino.
- Mmm... che ore sono?!
- Ora di svegliarsi. La lezione di Mister L inizierà presto.
Mi alzai e mi stiracchiai.
- A cosa devo tutto questo entusiasmo?
- Non saprei... in fondo abbiamo solo costituito una band e parteciperemo al Concorso Accademico con una buona possibilità di vittoria. Che dici?
- Sulla vittoria non sarei così sicuro... - Iniziai a esternare le mie prime perplessità, ma Marco non mi fece continuare.
- Ma scherzi? Con una voce come la tua?
- Sulla vittoria non ci metterei una mano sul fuoco.
In Accademia avevo ascoltato delle voci che ritenevo migliori delle mie e, nonostante i complimenti ricevuti al mio ingresso nella scuola, sapevo benissimo che mi aspettava un lungo cammino di studio. Mi sentivo carico di responsabilità ogni volta che uno dei miei amici parlava di finale e di vittoria.
Preferii tenermi tutto dentro e gestire la mia ansia da solo, come facevo sempre. Mi alzai all'improvviso dal letto facendo scivolare Marco sul pavimento.
- Adesso che sono ben sveglio, merito il bagno per primo. - Andai a prepararmi mentre Marco accese la radio canticchiando.
A lezione non vidi Alice. Controllai il cellulare in cerca di un messaggio non letto, ma non trovai nulla.
Avevamo appuntamento alle cinque in sala prove con la band, ed ero sicuro che non sarebbe mancata al nostro incontro senza avvisarmi. Mi sbagliavo.
Arrivai puntuale. Marco e Nina mi avevano preceduto ed erano già ai loro strumenti musicali.
- Ciao Daniel. - Marco mi salutò appena mi vide.
- Avete sentito Alice? Non ho sue notizie da ieri sera, non l'ho vista a lezione e ha il cellullare staccato.
Entrambi scossero il capo alzando le spalle. Iniziammo senza di lei, ma ovviamente l'incontro fu di nuovo inconcludente. Pur avendo ristretto la scelta a una decina di brani, avevamo bisogno di lei per poter finalmente iniziare a lavorare seriamente.
Ero arrabbiato con Alice. Perché mi trattava così? Tenevo moltissimo a lei. E se fosse andata?... Era l'unica ragazza, a parte Sara, che riusciva a capirmi completamente senza bisogno di parole. Pur di stare con lei avevo accettato le sue condizioni. Non capivo perché non volesse stare con me. Non avevo insistito, ma avevo la speranza che le cose potessero cambiare. Comunque niente poteva giustificare la sua totale assenza di comunicazione. Non riuscivo più ad accettare il suo comportamento, la delusione che provavo mi mise di cattivo umore e Marco e Nina lo notarono.
I miei amici m'invitarono a prendere qualcosa da bere in un bar poco distante dall'Accademia, ma rifiutai cortesemente e loro non insistettero.
Presi il cellulare e chiamai Sara che rispose immediatamente.
- Come mai questa chiamata improvvisa? Non sei a lezione?
- No. - Non le dissi altro, ma la mia amica mi conosceva bene.
- Cos'è successo?
- Puoi parlare o sei ancora a lavoro?
- Sono in centro a fare acquisti, dimmi tutto.
- Posso raggiungerti? - Volevo trascorrere un po' di tempo con lei, come facevamo sempre fino a qualche settimana prima, e non pensare ad altro.
- Certo! Dove ci vediamo?
Le diedi appuntamento al bar dove ci eravamo incontrati il giorno precedente. Arrivai per primo e occupai un tavolino d'angolo. Sara entrò subito dopo.
- Allora? - Mi chiese.
Io sospirai.
- Se fai così inizio seriamente a preoccuparmi. Sputa il rospo!
Le raccontai tutto. Del peso della responsabilità che provavo verso la band e della delusione nei confronti di Alice.
Sara mi ascoltò con attenzione in silenzio.
- Usciamo a fare una passeggiata. - Suggerì mentre si alzava e indossava il cappotto.
Avvertii una strana sensazione mentre camminavamo vicini. Sara farfugliò qualcosa d'incomprensibile, poi si fermò improvvisamente, si girò e mi colse di sorpresa.
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