9. L'accoppiata vincente: lo Stronzo e l'Idiota
A Cecilia,
la mia impeccabile Beta,
ma non solo:
senza di lei questa storia non avrebbe avuto un futuro.
Semplicemente, grazie ♥
Spring 2011
(season 1)
To: LonelyReader
From: ImtheRobinone
Subject: in casi come questo rimpiango di non aver ricevuto la lettera per Hogwarts...
...E di non aver incontrato amici come Harry ed Hermione, di non essere stato smistato in nessuna casa e di non aver imparato i fondamentali per poter giocare a Quidditch. Ma, soprattutto, di non poter avere la possibilità di mandar giù un litro e mezzo di felix felicis. Mi sento come Ron durante la sua prima partita da titolare. Già. Anch'io finalmente avrò l'opportunità di giocare una maledettissima partita di lacrosse. Sono tutti entusiasti, mio padre non sta nella pelle e, in un primo momento, anche io. Cioè, riuscivo a stento a crederci, ma poi l'euforia ha preso il sopravvento e quel quarto d'ora, cazzo, è stato veramente bellissimo. Sì, quindici minuti. Perché io le gioie so sempre trasformarle magicamente in ansia e panico. Ah, Harry Potter mi farebbe una pippa, sono io il mago più fesso del mondo! Ok, sto diventando volgare. Mi dispiace. Volgare e nerd. Non hai specificato nella tua email se hai letto la saga della Rowling e, se non lo avessi fatto, probabilmente avrai iniziato a capire di cosa stessi parlando dalla quinta o sesta riga. Mi dispiace. In ogni caso, se non hai letto Harry Potter, rimedia. So che quelli già fin troppo adulti come te credono sia una storia infantile, ma non lo è affatto. Diavolo, è il romanzo del secolo!!
E poi, sarebbe bello poterne parlare con qualcuno. Il mio migliore amico non è un appassionato e mi ha tradito guardando unicamente i film. Ma non sono la stessa cosa! Argh, che nervi.
Okay, sapevo che facendo questa introduzione magica mi sarei perso nel flusso di pensieri, senza dare un senso a questa lettera. In realtà non avevo molto da scriverti, continuo a essere molto in ansia per la partita. Ci saranno tutti a guardare dagli spalti e, come se non bastasse, è anche la mia prima volta da titolare, quindi devo cercare di fare del mio meglio se voglio tenermi il posto nella squadra. Spero vada tutto bene.
Augurami buona fortuna!!
ImtheRobinone
***
Derek entrò nel loft dopo una notte e un giorno intero di viaggio. Era esausto e poteva già immaginarsi sul letto, a bearsi di una lunga dormita, ma prima mangiò qualcosa e poi si fece una doccia.
Quando fu finalmente sul letto, a occhi chiusi, seppe immediatamente che non si sarebbe addormentato se prima non avesse mantenuto la sua promessa.
Non che ne avesse fatta una, ma era come se lo avesse fatto. Non si sentiva in dovere, anzi, il fatto che per tutto il tempo alla guida non avesse smesso di ripensare alle ultime 48 ore lo aveva spinto a desiderare di chiamare Stiles più e più volte. Rinunciando alla fine, sempre.
Ora invece era a casa, erano le undici di sera, e aveva la scusa di una promessa.
Non desistette ulteriormente.
Azionò la telefonata e rimase in ascolto degli squilli. A causa di quel suono ripetuto, Derek incominciò a dubitare di aver fatto la cosa giusta. Forse Stiles non voleva rispondergli. Forse erano passate abbastanza ore per farlo giungere alla conclusione che fra loro non dovessero esserci più contatti. Che diavolo ne sapeva di cosa fosse in grado di compiere una mente iperattiva? Anche la sua pompava velocemente ogni dubbio, ora, ma Stiles viaggiava su tutt'altra frequenza, e forse aveva già capito quanto tutta quella storia fosse sbagliata?
Stava per riagganciare, quando "Ci sono, ci sono, ci sono! Ahia dannazione! Ci sono!" la voce di Stiles risuonò dall'altro capo del telefono.
Derek sorrise incapace, di far altrimenti. E tornò a respirare. A quanto pareva aveva trattenuto il respiro.
"Derek?" domandò Stiles, ora forse era lui quello che dubitava che dall'altra parte ci fosse Derek.
Si schiarì la voce.
"Dormivi?" gli chiese, allora, senza chiarire altro.
"Oh, ciao! No, no, stavo- mh- facendo una doccia."
Derek chiuse gli occhi e si morse un labbro, tentando di non immaginarselo nudo. Tuttavia, la mente aveva già fatto il suo corso. E rivide perfettamente Stiles nascosto fra le ante del suo armadio, nudo, mentre freneticamente cercava di indossare la divisa da lavoro.
"Ok." respirò Derek. Si diede dell'idiota e del fottuto, poi tentò di rimediare. "Non dovevi rispondere, allora. Avresti potuto richiamarmi una volta finito."
"Scherzi? Ho aspettato la tua telefonata per tutto il giorno."
Per tutta il giorno- Stiles aveva aspettato.
"Merda." pensò soltanto. Stiles voleva proprio esasperarlo. O meglio, accenderlo.
"Cioè, sapevo che eri ancora in viaggio e che eravamo rimasti che mi avresti chiamato una volta arrivato, però le attese non sono il mio forte e fanno letteralmente schifo e, sì, in pratica non ho dormito un granché e mi son portato il cellulare appresso un po' ovunque, perfino in bagno."
Derek serrò la mascella, pentendosi immediatamente di aver fatto partire quella chiamata. Cioè no. Ma in un certo senso sì.
"Ok." rispose di nuovo.
Stiles rimase in silenzio, probabilmente aspettandosi che Derek dicesse qualcos'altro, ma quando intuì che ciò non sarebbe successo, riprese parola: "Com'è andato il viaggio? Tutto ok?"
"Sì, partire di notte è stata la decisione migliore. Sai, meno possibilità di essere fermato. E, al confine, il tipo era mezzo addormentato per rendersi conto del documento falso. Tutto ok."
"Ottimo."
Non avevano altro da dirsi.
"Ti lascio finire la doccia, allora."
"No, no, no. Non ci pensare proprio Derek."
Derek fu sorpreso, ma non troppo. Sentì dei rumori di dubbia origine e si accigliò. "Oh Derek non fare quella faccia, lo so che stai pensando male! Puoi aspettare cinque minuti? Mi asciugo e sono tutto tuo."
Che stronzo.
"Ok." rispose a denti stretti. Che frustrazione quell'uomo. Derek poteva crollare da un momento all'altro per la stanchezza, ma Stiles sapeva proprio cosa dire per tenerlo sveglio.
"Eccomi, sei ancora lì?" disse Stiles, ora rilassato.
"Ti sei già asciugato e vestito?"
"Derek, non te l'ho mai detto, ma anche io ho dei superpoteri."
Derek roteò gli occhi, ma sorrise. "La super velocità? Sì, avevo già scoperto il tuo segreto. In cucina. Ricordi?"
Stiles scoppiò a ridere. "Che stronzo che sei." lo etichettò. Non lo lasciò rispondere: "Mettiamo le cose in chiaro, ora: non faremo dello stupido sesso telefonico."
Derek si accigliò nuovamente: "Cosa sarebbe? Un altro dei tuoi superpoteri?"
"Oh, dannazione, Derek, smetti di flirtare. È così strano."
"Strano? E comunque non lo sto facendo."
"Sì, strano, abituato ai soliti "taci", "idiota", "ti stacco la testa a morsi", ora mi sembra quasi assurdo che tu possa dirmi qualcosa che non sia una minaccia. E, sì, lo stai facendo eccome."
"Taci, Stiles."
"Grazie, ora mi sembra tutto più normale."
"Io e te al telefono ti sembra una cosa normale?"
"Dettagli. Cosa stai facendo?"
"Come cosa sto facendo? Parlo con te."
"Lo so, idiota. Era per fare conversazione. Che stai facendo oltre che parlare con me?"
"Sono sul letto, penso che mi metterò a dormire fra-"
"Oh, grandioso, anche io sono sul letto." La sua voce assunse un nuovo tono. Malizioso, a voler essere precisi. E se proveniva da Stiles, era un maliziosoterribilmente osceno.
"Credevo non volessi fare dello stupido sesso telefonico."
"Ah, quindi sai cos'è, gran furbacchiotto di un lupo".
Derek sorrise e negò col capo.
"È ancor più inquietante il fatto che io sappia esattamente immaginare le tue espressioni. Sono talmente abituato a non sentirti rispondere alle mie domande che so per certo che hai appena negato con la testa, pensando a quanto io sia stupido." E aveva anche sorriso, ma Derek non lo precisò.
"Quindi mi stai immaginando adesso?" lo provocò, stavolta facendo lui quello malizioso. Doppiamente inquietante. Ed esponenzialmente osceno.
"Sì, ma credo di essere condizionato dai porno gay" – COSA? STILES AVEVA DETTO SUL SERIO? – "e quindi ti sto immaginando completamente nudo, nel loft, a dicembre. Veramente improbabile."
Derek si guardò le punte delle dita dei piedi. In realtà, indossava un paio di boxer e una canottiera nera. Era un licantropo, non soffriva il freddo.
"Io ho indossato il pigiama, comunque. Nel caso lo volessi sapere." aggiunse Stiles, con voce vispa.
"Non lo volevo sapere, ma grazie."
"Mi stavi immaginando anche tu nudo, eh?"
Derek sospirò frustrato. "No, Stiles. Forse prima, quando hai detto di essere nella doccia, ma ora..."
"Torno nella doccia, se vuoi."
"Sei insopportabile."
"Ah, io? Sto solo cercando di far funzionare questa cosa."
"Non devi per forza farla funzionare, Stiles."
"Fantastico, ora litigheremo?"
"Non stiamo litigando, ma sto dicendo sul serio. Non devi sforzarti. Io non lo sto facendo."
"Non mi sto- mh, lo so che tu non lo stai facendo."
"Mi stai accusando?"
"NO!"
Silenzio. Entrambi ripresero fiato.
"Il punto è, Derek, che voglio sforzarmi perché questi due ultimi giorni con te sono stati...wow! E non sono pronto a rinunciarci così, solo perché a parte il sesso tutto il resto non funziona".
Derek sospirò. Ora faceva anche il tenero e lui era in procinto di impazzire.
"Mio padre mi ha detto che se ti avessi- dato una possibilità, abbassando i toni ed evitando di essere sempre sulla difensiva, avrei notato un Derek più... piacevole. Ma forse sono io il problema."
"Tu non sei assolutamente il problema. Toglitelo dalla testa. Tuo padre dice tante cose, Stiles, ma il punto è che..."
Io sono LonelyReader.
No. No. Non poteva così.
"Il punto è che, per me, è davvero difficile far funzionare le cose. Più della metà delle mie storie sono finite in tragedia, l'unica che posso prendere in esempio è Braeden, ma con lei non ha funzionato proprio perché io... Facevo difficoltà a gestire la- relazione. Sono io il problema."
"Con Braeden non ha funzionato perché forse non era quella giusta."
"Già." e forse perché aveva in testa già qualcun altro. Non disse nemmeno questo.
"Puoi imparare a non essere più il problema e io a essere più...paziente. Okay?"
"Non devi essere paziente, devi essere te stesso. Se faccio lo stronzo, devi dirmelo."
"Non mi sono mai frenato dal fartelo notare, mi sembra."
Derek sorrise e annuì. "Giusto."
"Derek?"
"Mh?"
"Ci ho pensato molto oggi. Voglio davvero che funzioni- se per te va bene."
"Se così non fosse, non starei al telefono con te."
"Bip. Stronzo."
Derek rise, schiaffeggiandosi.
"Comunque, sì, hai ragione. Penso che parlerò con Lydia quando tornerò a Beacon Hills per le feste natalizie, sei d'accordo?"
"Certo." replicò Derek, mordendosi la lingua.
"Io e te possiamo continuare a sentirci? D'altronde manca poco a Natale..."
"Me lo stai davvero domandando?"
"Attento, Derek."
"Sì, possiamo sentirci, Stiles. Ma terrei questa cosa per noi, per adesso. Finché non capiamo come... Farla funzionare."
"Sono assolutamente d'accordo. Non dirlo a mio padre, quindi."
"Avevo proprio pensato di presentarmi a cena da lui e chiedergli il permesso di frequentare suo figlio."
"Che uomo all'antica, ma no. Non farlo."
"Pur volendo, non credo ci crederebbe che io e te...sì, insomma, hai capito."
"Cristo, basta parlare di lui! È tutto così raccapricciante!"
Derek sbadigliò.
"Devo cogliere qualche segnale?"
"Tipo che ho sonno e per questo sbadiglio?"
"Quindi niente sesso telefonico?"
"Sei tu che lo hai proibito, Stiles."
"Io ho messo solo la carta in tavola, stupido lupo."
Derek sghignazzò. "Ah, quindi stavi usando una tattica! Dimentico che sei più furbo di quanto lasci credere alla gente."
"Bip, bip, Derek."
"Sono troppo stanco per riuscire a concentrarmi."
"Va bene, mi consolerò da solo continuando a pensare a quanto eri molesto e rumoroso mentre mi dedicavo a te, in cucina."
"Stiles." La voce gli vibrò nel petto, e per un attimo credette sul serio di non essere stato lui ad aver parlato, bensì il lupo dentro di sé che, risvegliato da un breve letargo, aveva alzato il capo e drizzato le orecchie per accertarsi di aver udito bene.
"Tranquillo, tranquillo. Ho la dimostrazione che funziona. A lavoro, durante il pranzo, ho dovuto rinchiudermi di nuovo in bagno: a quanto pare mangiare mi fa venire in mente dettagli ben precisi, come i tuoi addominali che visti dal basso verso l'alto sembrano dei perfetti pezzi di ghiaccio messi in fila. Ghiaccio bollente, per intenderci. Perché tutto provo, tranne che freddo." A lavoro non faccio altro che pensare a te.
Stiles continuava a pensare a lui. Ancora e ancora e ancora.
"Stiles."
"Sì, Derek?"
"Sei uno stronzo."
"Lo so."
"Sono sveglio."
"So anche questo."
"Togliti il pigiama."
"Oh, wow- sì, aspetta un minuto."
Derek sentì altri rumori molesti, quando realizzò di essere stato probabilmente mollato sul letto ad attendere. Non aveva nulla di romantico. Non che volesse che lo fosse. In ogni caso, non aveva bisogno del romanticismo per diventare duro. Lo era già. A causa di Stiles e di come sapeva fin troppo bene toccare i suoi punti deboli. Quando diavolo glieli aveva fatti scoprire?
"Eccomi, scusami, mi sono messo sotto le coperte perché si gela. Però fatto. Sono nudo come un bambino."
Derek alzò gli occhi al cielo.
"Ci sono ancora i segni che ti ho lasciato?" domandò.
"Ringrazia che è inverno e possa nascondere quello sul collo. Che sì, c'è ancora."
"Quello sull'inguine?"
"Quello sull'inguine non ho- mh- un attimo- ahi, sì c'è ancora. Wow, ti ricordi i punti precisi sul mio corpo, Derek?"
"Sì." replicò semplicemente.
"È un vero peccato che io non possa farlo con te, oppure c'è un sotterfugio lupesco come per i tatuaggi? Oddio, se c'è di mezzo il fuoco- lascia perdere, saprò divertirmi con te in un altro modo."
Derek trattenne un sorriso mordendosi un labbro. Cristo, Stiles era un idiota di dimensioni cosmiche.
"In che modo ti divertiresti con me, sentiamo." gli chiese.
Stiles esclamò qualcosa come "Ah, ci sai proprio fare col sesso telefonico, Der", ma non gli diede modo di replicare perché subito iniziò a rispondere alla sua domanda.
"Intanto ti direi tutte le porcate che ami sentirti dire per accenderti."
"Io non amo-"
"Sta zitto, Derek."
"Ti farei sedere e mi metterei a cavalcioni su di te, perché dopo un letto singolo e una cucina, ho bisogno di un posto comodo."
"Tipo il tuo divano?"
"Tipo il tuo letto, Derek." precisò con serietà Stiles. "L'ho già provato ed è molto comodo. Si diffonderebbe il tuo odore e io invaderei il tuo spazio con il mio. Da come mi hai annusato, so che lo gradisci particolarmente."
"Vai avanti."
"Sì, ma, mentre parlo, voglio che ti tocchi, Derek." gli ordinò. "Voglio che tu scenda piano con la tua mano sul tuo addome, che attraversi il tuo ombelico e l'elastico dei tuoi boxer. Riesco a ricordare perfino la percezione sul mio palmo del cumulo di peli sul tuo pube. Li senti, Derek?"
"Sì." e non mentiva, perché ad occhi chiusi aveva fatto ciò che gli era stato ordinato.
"Impugna la tua erezione, sono io a farlo." gli ordinò ancora. Derek eseguì, passando la sua mano, lentamente, su tutta la lunghezza.
Era strano che fosse proprio Stiles a dirigere tutta quella cosa. Era imbarazzante, ma non era importante in quel momento. Era anche naturale che lo fosse, un po'.
"Sul tuo letto, sopra di te, ti bacerei molto lentamente. E a lungo. Ti morderei il labbro per farmi spazio con la lingua e cercherei la tua. Il sapore della tua bocca è qualcosa di cui una persona potrebbe diventare dipendente. Io ne sono diventato dipendente. E te lo faccio sapere solo perché tu vai pazzo per queste cose-"
"Stiles."
"Sì, vado avanti. Con una mano attraverserei in una carezza il tuo braccio e poi lo afferrerei per guidarlo sul mio fondoschiena. Questa è una cosa che piace a me, quindi stringeresti nel palmo della tua mano un mio gluteo – appuntatelo, Der – e a quel punto mi spingeresti verso di te, soltanto per permettere ai nostri bacini di scontrarsi. Posso toccarmi, Derek?"
"Fallo." annaspò il lupo. "Da sopra il lenzuolo, Stiles. Toccati come ho fatto io, in cucina."
"Sei- un bastardo. Okay."
"Eravamo rimasti a una mia mano sul tuo fondoschiena."
"Sì." replicò Stiles. Ma non aggiunse nulla. Si aspettava che Derek continuasse. Poteva farcela.
"Probabilmente, sul mio letto, sovvertirei le posizioni e ci sdraieremmo. Io sopra di te, mi farei spazio tra le tue gambe. Tornerei a baciarti, lentamente, per poco. Mi struscerei sul tuo collo. Lo bacerei, ci affonderei il naso e ti accarezzerei così, prima di marchiarti ancora."
"Sulla clavicola, perché è più facile nasconderla." precisò Stiles, lasciandosi scappare un gemito. Derek lo imitò poco dopo, sembrava più un latrato, il suo. Stiles gradì replicando con un ansimo.
"Col bacino mi spingerei contro il tuo, dando modo ai nostri corpi di strofinarsi maggiormente, scenderei piano, il mio petto a scontrarsi contro la tua erezione. E poi la mia gola. E infine la mia bocca."
"D-erek."
"Ti accoglierei piano, stuzzicando solo la punta con la mia lingua. Poi scenderei all'improvviso, solo per coglierti di sorpresa. E ti permetterei di afferrare i miei capelli per farmi guidare con la velocità che vorresti tu."
"Oh sì, mi piacerebbe da matti."
Derek aveva leggermente aumentato il movimento della sua mano, mentre sentiva sempre più spesso delle scariche di piacere travolgergli tutto il corpo. Si immaginò Stiles nella stessa situazione, succube delle sue parole. Aveva del talento nascosto, doveva ammetterlo.
"Ti lascerei andare poco prima di venire, soltanto per dilatare il tempo e concedercene un altro po'. Invertirei la posizione e tornerei a cavalcioni su di te." iniziò a parlare Stiles, con affanno.
"Stiles, toccati sotto il lenzuolo. Bagnati prima la mano. Immagina sia la mia bocca a farlo."
"D-derek, sto impazzendo!" disse un momento dopo, Stiles.
"Anche io." replicò. "Cosa faresti, a cavalcioni su di me?" gli domandò dopo l'ennesimo gemito.
"Inizierei a muovermi, lasciando che i nostri corpi siano totalmente a contatto e possano sfregarsi fra loro senza alcuna distanza. Mi abbasserei a baciarti di nuovo, perché la tua bocca mi mancherebbe da pazzi, dopo così tanto tempo separati, e aumenterei la velocità dei miei movimenti su di te. Ti aggrapperesti ai miei fianchi e mi guideresti prima di metterti a sedere per potermi baciare di nuovo, e poi mordere e marchiarmi ancora e ancora".
"Sto per venire, Stiles."
"Anch'io. Vieni." gemette Stiles, nuovamente. Lo sentì respirare affannosamente e sul culmine percepì un "Derek, fammi tuo." che lo fece capitombolare in un orgasmo incontrollato, e a occhi chiusi: Stiles era lì, la sua voce nella sua testa e il ricordo del suo odore.
Fammi tuo. Suo. Porca puttana. Il sesso telefonico era decisamente cosa buona e giusta.
Stiles rise quando calmò il proprio respiro. Derek sorrise silenziosamente.
"Wow, il sesso telefonico è veramente qualcosa di pazzesco! E tu ci sai veramente fare, Der."
"Quando siamo passati a Der?"
"In un momento imprecisato di questa telefonata. Sta zitto e fattelo andar bene."
"Il fatto che io abbia acconsentito a tutto questo non ti dà il diritto di darmi ordini."
"Pochi minuti fa, sei venuto su mio ordine."
Derek rimase in silenzio. Era vero.
"È stato bello, vero? Ti è piaciuto?" domandò Stiles. Derek roteò nuovamente gli occhi, ma "Sì." rispose.
"Lo rifaremo nella prossima telefonata?"
Derek si lasciò scappare una risata.
"Lo prendo per un sì!" ne approfittò l'umano. "E ora ti lascio dormire, sarai stravolto."
"Non per merito tuo." si burlò di lui.
"Credici." replicò Stiles. "Buonanotte, Der." aggiunse poi, dolcemente.
"Dormi anche tu, Stiles." rispose Derek, con la stessa intonazione. "Ci proverò." replicò lui, sapendo bene che Derek poteva comprendere il perché trovasse tanta difficoltà a farlo.
Non faccio altro che pensare a te.
In qualche modo, il romanticismo si era insinuato come un ospite indesiderato. Risero di nuovo, ma poi attaccarono senza indugiare ulteriormente.
Derek non fece fatica ad addormentarsi.
***
Spring 2011
(season 1)
Stiles era al telefono con Scott, parlavano della catenina di Allison. Stare un pomeriggio intero con quel ragazzino lo aveva fatto diventare ancor più nervoso del solito, soprattutto perché ora la sua vita era veramente incasinata, visto che una coppia di imbecilli lo aveva reso un ricercato dalla polizia.
Senza considerare che si sentiva sempre più vicino a capire chi avesse ucciso sua sorella, e questo pensiero lo rendeva, se possibile, ancor più impaziente di arrivare alla verità e poter finalmente compiere la sua vendetta.
Agguantò prepotentemente il braccio di Stiles per costringerlo ad avvicinare il telefono alla sua bocca. Perché strapparglielo dalle mani gli era sembrato troppo rude. "C'è qualcosa sul retro del ciondolo? Dev'esserci qualcosa." esclamò, mentre Stiles emetteva dei versi di dolore. "Un'iscrizione, un'apertura, qualsiasi cosa!"
"No, è una cosa piatta, quindi non si apre. Non c'è niente dentro, sopra, intorno...niente." rispose Scott. "Dove sei, Stiles? Dovresti essere qui, sei un titolare!" si rivolse poi al migliore amico.
"Dove diavolo è Bilinski?" si intromise perfino il coach. Derek non aveva tempo per tutto questo. Lasciò andare Stiles, che lo ringraziò con una smorfia che aveva poco a che fare con la gratitudine.
"Amico, non ti faranno giocare se non sarai qui dall'inizio." continuò Scott.
Derek vide Stiles esitare nella risposta, ma dire infine seccato "Lo so!"
Derek serrò la mascella. Come poteva essere più importante una stupida partita di lacrosse quando stavano per scoprire chi fosse l'Alpha?
"Senti, se vedi mio padre puoi dirgli..." Stiles esitò nuovamente. "Digli che ci sarò, farò solo un po' più tardi, okay?"
Derek lo guardò. Non sarebbe mai potuto arrivare in tempo. Era ovvio che Stiles avrebbe mancato la partita. "Ok, grazie." rimase a guardarlo mentre chiudeva la conversazione. Emetteva strane sensazioni, Derek le annusò tutte, per un momento concentrandosi su di lui per descriverne a mente soltanto una. Delusione.
"Non ce la farai ad arrivare in tempo." gli disse.
"Lo so." rispose lui.
Era decisamente delusione.
---
"Senti, ti dico che non la trovo." spiegò Stiles, con un tono indispettito.
"Chiedi di Jennifer, si è presa cura di mio zio." rispose Derek. Era frustrante essere costretto in quella macchina, e dover avere a che fare ancora con quel ragazzino, soltanto per non rischiare di farsi beccare dalla polizia. Ma Stiles era l'unica possibilità che aveva e doveva farsela andar bene.
"Sì, beh, non è neanche qui." gli disse Stiles.
"Cosa?" Sarebbe senz'altro sceso dalla Jeep, e al diavolo tutto, se avesse dovuto concludere la sua vita dietro le sbarre avrebbe seriamente staccato la testa a quello stupido umano. Ne aveva abbastanza. Era sul punto di farlo, quando Stiles "Non è qui. Se n'è andato, Derek" specificò. Peter non era nella sua stanza. Stiles non poteva essere tanto stupido. Insomma, doveva credergli. Doveva fidarsi. Quando lo fece, capì tutto.
Peter.
"Stiles, esci fuori da lì, subito! È lui! È lui l'Alpha! Esci immediatamente fuori da lì!" saltò fuori dalla Jeep col telefono ancora spiaccicato contro l'orecchio, in ascolto. Tutti i tasselli sparsi nella sua mente, si misero in fila, facendogli capire tutto. Tutto.
Era stato Peter. E Stiles era lì dentro, con lui. Avrebbe fatto una brutta fine.
Mentre correva verso l'entrata, Derek riuscì perfino a provare un briciolo di senso di colpa nei confronti di quell'umano che stava letteralmente rischiando la vita a causa sua, quando in realtà avrebbe potuto viversi serenamente la sua prima esperienza da titolare in una stupidissima partita di lacrosse.
"Tu devi essere Stiles."
All'udire la voce dello zio, infine, Derek non pensò altro che al desiderio di vendetta. E la rabbia lo accecò.
***
Per Stiles fu molto più difficile dormire e, più in generale, vivere dopo quella telefonata. Poteva dar la responsabilità all'improvvisa mancanza che provava per l'unica persona che mai avrebbe messo nella lista di chi avrebbe potuto fargli provare tale sentimento, oppure c'erano anche gli immancabili sensi di colpa che lo colpivano come lame ardenti nei momenti in cui poteva dirsi più fragile.
E di sensi di colpa, Stiles, ne aveva tanti.
Non gli era mai piaciuto mentire o non essere chiaro con le persone a cui teneva, e in qualche modo lo stava facendo non solo con una, bensì due. Contemporaneamente. Non dicendo a Lydia cosa gli fosse successo, ancor prima di finire a letto con Derek, e negli ultimi giorni non rispondendo all'email di LonelyReader. Quella mancata risposta, ne era certo, era il comportamento di chi si era pentito di aver mandato una e-mail tanto vulnerabile a una persona che forse rappresentava per lui tutt'altro tipo di legame. Perché, nonostante tutto girasse proprio attorno a Derek, era chiaro che il suo interesse per LonelyReader fosse vacillato non appena quel lupo aveva ficcato il muso nei suoi pantaloni. E realizzarlo lo lasciò senza fiato, il mattino dopo la telefonata scottante con Derek, perché quest'ultimo aveva avuto un potere così forte da mettere in discussione tutto.
Per Lydia provava un altro tipo di sofferenza. Sapeva che non era colpa di Derek, non del tutto. La loro relazione faceva acqua da tutte le parti da molto prima del suo tradimento. Non era una giustificazione, certo, non poteva proprio esserlo. Ma finire a letto con Derek gli aveva fatto aprire gli occhi su una verità che non aveva mai voluto ammettere del tutto: l'aveva tanto amata, tanto desiderata e, infine, l'aveva avuta, per poi scoprire che non erano fatti per stare insieme. Era semplicemente questo. L'amava ancora e probabilmente avrebbe amato Lydia per tutta la sua vita, ma non nel senso che aveva sempre creduto di desiderare. Perché prima con LonelyReader, poi con Derek, Stiles sapeva chiaramente cosa desiderasse profondamente. Chi. Chi.
Passarono due giorni insoliti. A lavoro si comportava come se nulla fosse successo e a casa se ne stava, pensoso, a far le cose a macchinetta: mangiava, dormiva, puliva, faceva la spesa e, in generale, non smetteva mai di pensare. Pensava, pensava e pensava.
Più lo faceva, più tutto diventava un gran casino. Provò ansia. Ebbe un leggero attacco di panico. La sua vita stava cambiando e lui ai cambiamenti non aveva mai reagito molto bene.
Non chiamò Derek. Non per chissà quale motivo, non si aspettava nemmeno che lo facesse l'altro. Titubava nel farlo soltanto perché sapeva che quella fontana rotta nella sua mente sarebbe scivolata fuori dalla sua bocca con l'unica persona alla quale non poteva parlare né di LonelyReader, né dei suoi sensi di colpa nei confronti di Lydia. Era anche paura, la sua, di avere a che fare con una reazione di Derek. Il pensiero che funzionassero soltanto nel sesso e poco e male nel comunicare non aiutava affatto.
Poteva valere così tanto il suo desiderio nei confronti di Derek se la loro relazione era posta in un equilibrio tanto instabile?
Ovviamente, di tutto ciò non ne poteva parlare con nessun altro. Avrebbe soltanto fatto un gran casino. Con Scott era fuori discussione, per via del branco: lui e Lydia – e Derek – ne facevano parte e, in un momento tanto delicato come quello, non potevano proprio permettersi una crisi. Col padre, nemmeno. La frustrazione aumentava perché sapeva che l'unico col quale avrebbe potuto essere sincero al cento per cento era colui al quale non aveva più inviato alcuna email.
Derek lo chiamò due giorni dopo. Era di cattivo umore.
"Stiles?"
"Hey." finse nonchalance. "Derek. Come va?"
Derek, tuttavia, andò al dunque. "Che diavolo di fine hai fatto?"
Senza averne un reale motivo, Stiles si ritrovò a sorridere. Nello stomaco, però, aveva una strana sensazione fastidiosa. "Ho avuto due giorni molto impegnati a lavoro, sei arrabbiato?"
"No." replicò seccamente Derek. Lo era.
Stiles sorrise di nuovo. Sedeva sul divano e aveva silenziato la televisione poco prima di rispondergli. "Perché se sei arrabbiato, sì, insomma, potevi chiamarmi tu."
Derek rimase in silenzio una manciata di secondi. Sembrava confuso. "Cos'è? Mi stavi mettendo alla prova?" lo interrogò.
Stiles si accigliò. "Cosa? No, sono stato davvero molto impegnato a lavoro." mentì nuovamente. Anche con duemila miglia a dividerli, probabilmente Derek poteva sentire l'olezzo delle sue menzogne.
"Quindi deduco che tu non abbia avuto il tempo per pensarmi."
Stiles fu sorpreso da quella risposta. Fu sorpreso, in generale, nel sentir Derek risentito per le sue mancate attenzioni.
Come poteva dirgli che non lo aveva chiamato proprio perché non aveva fatto altro che pensare a lui? Non aveva senso.
In ogni caso, si ritrovò a sorridere per la terza volta. Era serio, il caso, stava veramente rincoglionendo per Derek – forse qualche sentimento ce l'ho – Hale.
"Deduci male." rispose infine, piuttosto vago. Derek rimase in silenzio. Stava ponderando alle risposte che Stiles gli aveva dato. E non era un bene.
"Senti, Stiles, se ti sei pentito di ciò che- è successo, lo capirei perfettamente. Però sii sincero con me, prima che tutta questa storia prenda una piega che nessuno dei due desidera." gli consigliò il licantropo.
Stiles fece un sospiro, altro segnale che Derek avrebbe potuto decifrare nel modo sbagliato. Fece dei versi strani mentre si passava una mano sul viso e, alla fine, il rubinetto si ruppe e Stiles lasciò scorrere il flusso dei pensieri che lo avevano gettato nella più scabrosa delle paranoie.
"Non mi sono pentito affatto, è questo il punto! E ho dei sensi di colpa talmente ingombranti che mi sembra mi stiano soffocando. Sto vivendo come un'ameba e più ti penso – e ti penso troppo spesso – più diventa un casino."
Derek se ne rimase in silenzio per un altro po'. La sua conclusione fu semplice: "Dovevi chiamarmi subito e parlarmene. So esattamente il motivo per cui non puoi farlo con nessun altro, ma con me avresti potuto- non lo hai fatto, perché?"
"Perché è così strano pensare di poterne parlare con te, okay? E cosa avrei dovuto dirti? Hey Derek, la mia relazione con Lydia era già fallita ancor prima che arrivassi tu, ma non volevo accettarlo. E sai, un'altra cosa, Derek? Mi sentivo con una persona che aveva già fatto vacillare tutte queste mie convinzioni, ma non era stata tanto forte da farle crollare e ora nutro dei sensi di colpa anche nei suoi confronti."
Stiles si pentì di averlo fatto il secondo dopo aver finito di parlare. Si morse la lingua e divorò un labbro. Aveva parlato troppo.
"Un'altra persona? Di che stai parlando?" domandò Derek, dopo una lunga pausa. Stiles ne fu stupito, perché il tono di voce di Derek non sembrava realmente allarmato o sorpreso. Nonostante ciò, nessun campanello d'allarme suonò per avvisarlo di un qualcosa fuori posto. Era troppo impegnato a rimproverare se stesso per aver tirato fuori, in un lampante minuto, tutto ciò che si era ripromesso di tener lontano da Derek: i suoi scheletri nell'armadio ora sembravano vivi e lo stavano facendo morire di paura.
"Io... oh porca puttana, Derek, non so se dovrei parlartene. Insomma, è... complicato."
Derek fece un'altra pausa e Stiles fu nuovamente sorpreso di non sentire una delle sue solite minacce. Forse facevano progressi? Forse Derek stava faticando a far funzionare quella cosa fra loro sforzandosi un po'? D'altronde era stato proprio lui a chiamarlo. Anche quella era una bella novità.
Stiles, perciò, si sentì in dovere di far qualcosa anche lui. Di sforzarsi.
"Da qualche anno mi scambio delle email con una persona che non ho mai incontrato e di cui, quindi, non conosco l'identità. E, beh, è complicato, perché con gli anni mi sono molto affezionato a lui e, prima di imbattermi in te, credevo di provare qualcosa per lui."
"Capisco." fu la risposta atona di Derek.
"Derek, ti prego, dì qualcosa di più di un inutile capisco." lo supplicò.
"Posso farti una domanda?"
"Certo."
"Hai detto di non averlo mai incontrato, ma di aver provato qualcosa per... questa persona, ma dal momento in cui è successo qualcosa fra noi, hai messo in dubbio ciò che credevi di provare per lui, giusto?"
"Corretto."
"E allora perché provi dei sensi di colpa? In fondo, è una persona che non hai mai conosciuto. Non hai nessun obbligo nei suoi confronti."
Stiles negò velocemente. "Il mio obbligo fa schifo tanto quanto il mio tempismo. E poi non puoi capire, Derek, che tipo di legame si fosse creato fra noi..."
La pausa di Derek fu più lunga del solito. "Der?" lo chiamò Stiles poco dopo.
"Spiegati meglio, Stiles."
Stiles sorrise nuovamente. I modi di fare di Derek sembravano quelli di un lupo geloso che a tutti i costi tentava di non darlo a vedere, e questo lo inteneriva tanto quanto lo spaventava. Perché era assurdo. Era ancora tutto assurdo, con Derek.
"Gli avevo scritto pochi giorni prima del tuo arrivo perché desideravo conoscerlo, incontrarlo, per capire fino a che punto si fosse spinto il mio interesse. È difficile comprenderlo se la persona in questione non ha un volto. Non che sia necessario per provare qualcosa, e a questa persona sono legato nonostante tutto, però incontrarlo sarebbe stato anche far diventare reale tutto ciò che in questi anni ci siamo scritti. Abbiamo tanti interessi in comune, e fin da subito si è creata una sintonia che perfino con Scott dubito a volte di averla avuta."
"Quindi non è vero che non è stato abbastanza forte da far vacillare le tue convinzioni, non ne ha semplicemente avuto il tempo o il modo." giunse a conclusione Derek. Sembrava infastidito.
"No, fidati Derek, è come dico io. L'idea di questa persona nella mia vita non è mai stata tanto forte da condizionarmi, e poi costringermi, a fare una scelta così radicale." disse, cercando di non spiegare ulteriormente. Più per imbarazzo che per altro.
Derek, però, non lasciò correre.
"Come fai a esserne così sicuro?"
Stiles fece un sospiro. "A causa tua." rispose, alla fine, coprendosi il viso con uno dei cuscini sul divano.
"Cioè?"
Oh, insomma, Derek voleva essere proprio imboccato col cucchiaio.
"Derek." si lagnò.
"Devo capire." rispose in tono astioso, probabilmente per camuffare tutt'altro tipo di emozione.
"Tu hai ribaltato completamente la mia vita e mi hai costretto a fare una scelta. Non sotto le tue solite minacce, non fraintendermi. Non parlo di te, in quante te. Ma tu, Derek, sei il motivo per cui penso che lui non sia nulla di più di un buon amico. Perché, sì, insomma, non ho fatto altro che pensare a te, non faccio altro da giorni, in realtà! Se prima dovevo confondermi le idee per via di qualcuno pensavo a lui, ma questa confusione non mi ha mai spinto a chiudere con Lydia. Tu sì. Subito. Nonostante tutto. Quindi, ora, ti è chiaro il concetto? O devo sputtanarmi maggiormente?"
"Diglielo, allora. Digli cosa ti è successo. Penso che apprezzerebbe la tua sincerità, dopotutto. La vita è talmente imprevedibile che non può fartene una colpa se ti è accaduta una cosa del genere proprio quando chiedevi a lui un incontro." gli rispose, allora, Derek. Quella fu un'altra bella sorpresa. Era proprio il genere di consiglio che Stiles avrebbe voluto ascoltare. Quello di cui aveva bisogno, in quel momento. Ed era stato Derek – costipato emotivamente – Hale ad aiutarlo. Che passi avanti.
"Grazie, Der." rispose, sorprendendosi a sua volta di averlo ringraziato ad alta voce. Subito si sentì in difetto, perché se fino a quel momento aveva eluso LonelyReader da una sua risposta, ora stava facendo più o meno la stessa cosa con Derek. "Derek?"
"Sì?"
"Nonostante tutto quello che ti ho detto, devo anche a te la mia sincerità."
"Vuoi incontrarlo comunque, non è così?" replicò Derek.
Stiles chiuse gli occhi e si morse un labbro. "Sì." affermò in un sibilo "non pensare male, non ha nulla a che fare con te, è solo che..."
"Se non lo incontrassi e non lo facessi diventare realtà, lo rimpiangeresti e presto o tardi ti pentiresti di non averlo fatto, anche per la più valida motivazione."
"Wow, mi leggi dentro." commentò Stiles, profondamente esterrefatto.
Derek tossì schiarendosi la voce. "Lo capisco e se, dicendomelo, stai cercando la mia approvazione, non l'avrai, perché non devo dartela, Stiles. Non funziona così, fra noi."
"Ah, no?" esclamò d'impeto; forse per la prima volta da quando avevano iniziato quel discorso, quella risposta non gli piacque.
"No."
"Okay." fu vago e decisamente titubante.
"Cosa c'è, ora?"
"Mi confondi, o forse ti interpreto male." replicò Stiles dopo un attimo di esitazione.
"Mh?"
"Prima fai quasi il geloso, mi pungoli fino a quando non confesso che per me sei stato fondamentale, e poi surclassi tutto come se quello che c'è fra noi non fosse poi così importante..."
"Quello che c'è fra noi è importante?"
"Per me sì." rispose Stiles, indispettito. Sembrava un bambino.
Derek sospirò. "Lo è anche per me, quindi se ciò dipendesse soltanto da me: no, non incontrarlo, non farlo diventare reale. Capisci anche tu, però, che ciò dipende solo da te, no? Stiles, tu sei libero di fare ciò che reputi più giusto."
"Non ti facevo così diplomatico." precisò Stiles.
"E come, allora, pensavi che fossi? Il tipo possessivo che non lascia respirare il proprio partner, incolpandolo se anche solo un paio d'occhi osano posarsi su di lui?"
Stiles si ritrovò ad annuire. "No, assolutamente." rispose ironico. "Piuttosto credevo fossi il tipo di sourwolf che demarca ciò che è di sua proprietà, pisciandoci sopra." Il proprio francesismo lo fece imbarazzare.
Derek rimase in silenzio. Fu veramente imbarazzante.
"Derek?"
"C'è la minima possibilità che incontrarlo possa farti cambiare idea riguardo noi?"
Stiles trattenne una risata. "Solo ciò che riguarda noi potrebbe farmi cambiare idea su me e te, non un'altra persona." questa volta la diplomazia fu l'arma di Stiles. Peccato che Derek non avesse abboccato all'amo.
"Lydia potrebbe avere da ridire su questa cosa."
Stiles alzò gli occhi al cielo. "Quello che non ha funzionato nella mia relazione con Lydia ero io. Tu non c'entri, Derek. Io già avevo capito che le cose non andavano bene, che non fossimo chi credevo saremmo potuti diventare. Tu sei stato solo la chiave per aprire il vaso di Pandora della mia omosessualità o, che ne so, bisessualità? Ancora sto cercando di identificarmi."
"E quest'altra persona non può essere la chiave per aprire un altro tuo mistico vaso?"
Un vaso, Stiles, lo avrebbe senz'altro rotto in testa a Derek. Ne era assolutamente convinto. Peccato fosse troppo distante da lui.
"Derek, tutto può essere nella vita, ma riguardo Lydia non avevo più la certezza di voler condividere la mia vita con lei. Con te, invece, potrei avercela. E, cristo santo, perché mi stai facendo confessare tutte queste cose? Ti detesto. Ti ho detestato dal primo giorno che ti ho visto, lo sapevo che avresti portato solo guai nella mia vita!" gli inveì alla fine. Doveva funzionar così, fra loro, si confessavano i propri sentimenti attraverso i loro soliti, banali litigi. Con l'unica differenza che ora potevano chiamarsi "liti amorose". Che cosa carina.
Derek si mise a ridere. Stiles faceva ancora fatica a sentirlo senza rimanerne sconcertato. Se, poi, aggiungeva il fatto che fosse infastidito dal modo in cui così facilmente gli aveva spiattellato la sua cotta, allo sconcerto si mischiò grossolanamente anche po' di incazzatura. "Che diavolo ridi? Sei uno stronzo."
"Lo sono, ma soltanto adesso mi accorgo che forse è proprio per questo che, dopo tanti anni, hai un debole per me."
"E, allora, sentiamo. A me piacciono gli stronzi. Il tuo problema quale sarebbe?"
"Il mio? Che mi piace Stiles Stilinski."
Stiles sprofondò sul divano. Che idioti.
"Ouch, amico, stai messo proprio male, eh?"
"Già, ma che puoi farci, amico, a ognuno la sua maledizione."
Se ne rimasero per un po' in silenzio, ascoltando uno il respiro dell'altro. Fu Derek a riprendere parola, pochi attimi dopo: "Stiles?"
"Ci sono."
"Sentiti libero di fare ciò che vuoi, ma sii sincero con me, sono meno stronzo di quanto credi." gli riferì, aprendo a modo suo il proprio cuore.
Stiles si spettinò i capelli con una mano. Fece un respiro. "Lo so, Derek. E te lo prometto, sarò sincero. Sono meno idiota di quanto pensi."
"Ne dubito, ma mi fido" rispose ironico l'altro. Era sincero, Stiles apprezzò prima di ridacchiare. "Ti fidi, wow, è un gran bel passo avanti."
"Sì, lo è."
Stiles si mise d'un fianco, dando le spalle alla televisione, e continuò a parlare al telefono con Derek. Lo fecero fino a quando entrambi non furono troppo stanchi per continuare.
"Ho sempre più speranze che questa cosa possa funzionare. Guardaci, da più di un'ora al telefono e abbiamo discusso mezza volta." confessò Stiles, in procinto di chiudere la comunicazione. Derek probabilmente dall'altro capo del telefono roteò gli occhi al cielo.
"A me disturba che tu continui a riferirti a noi come questa cosa."
"Qualcuno sta forse marcando il territorio?"
"Stiles."
La prima minaccia. Forse Stiles aveva parlato troppo presto.
"Come vuoi che la chiami, allora?"
"Questa cosa."
"Derek."
"Come vuoi."
Stiles rimase in silenzio, pensando a come rimediare. "Okay, okay, ci sono."
"Cosa?"
"Ho speranza in noi." replicò Stiles, preso da quella baraonda di confessioni, pensò, tanto valeva sputarne fuori un'altra.
"Stucchevole." replicò Derek. Assurdo crederlo, ma era palpabile l'ironia.
"Quel tanto che basta per addolcire uno stronzo."
"Inizi a conoscermi troppo bene."
"Lo so, e non mi dispiace."
"Nemmeno a me." concluse Derek, onestamente. Non dovette averne abbastanza, però. "Comunque, ho speranza anche io. O meglio, ci credo. In noi."
Stiles ne fu compiaciuto. Derek si impegnava tantissimo.
"Lo stronzo e l'idiota, che accoppiata."
Derek non commentò. Dopotutto, quell'accoppiata, gli piaceva particolarmente. "Ora sarà meglio chiudere questa telefonata, o finiremo per dichiararci amore eterno." ironizzò Stiles, ridacchiando.
Derek rimase in silenzio. Stiles pensò che forse non era dispiaciuto concludere quel genere di conversazione in quel modo.
Era davvero un idiota.
"Buonanotte Derek." gli disse.
"Chiamami domani." gli ordinò il lupo.
Stiles non obiettò.
"Notte, Stiles."
***
To: ImtheRobinone
From: LonelyReader
Subject: in bocca al lupo!
Non ti dirò banalmente, buona fortuna. Il mio augurio sarà "in bocca al lupo", però promettimi che risponderai nel modo corretto, che non è "crepi".
Non tutti conoscono la bellezza del significato di questo modo di augurare buona fortuna. In sostanza rappresenta l'amore della lupa, madre, che prende con la sua bocca i propri figlioletti quando deve trasportarli da una tana all'altra; così facendo, fra le sue fauci li protegge dai pericoli esterni. Credo che sia uno degli auguri più belli che si possa fare a una persona. È la speranza che possa essere protetto e al sicuro dalle malvagità, in questo caso tutte le tue ansie, che ti circondano. Se vuoi sapere come si risponde a questo tipo di augurio, beh, te lo dico: è "viva il lupo", perché ciò significa che la lupa è riuscita nel suo compito di proteggere i propri cuccioli. Converrai da te perché, invece, sia assolutamente erroneo replicare con "crepi".
Perciò, in bocca al lupo ragazzo! Fammi sapere quanti tiri in porta sei riuscito a portare a segno.
P.S. Prometto di iniziare a leggere Harry Potter.
LonelyReader
***
È l'ora di pranzo. Non c'è bisogno che ti dica perché stia in bagno a scriverti, vero?
Sul serio, Derek. Dovresti uscire dalla mia testa.
Si chiama scarica barile, questo.
Prenditi le tue responsabilità, Stiles.
Nessuno ti ha chiesto di specificare cosa fosse.
E no, è più facile dire che è colpa tua.
Non è colpa mia se non hai alcun tipo
di controllo sulla tua mente.
È il mio corpo il problema. Tu, la colpa.
Nessuno ti ha chiesto di specificarlo.
Ma grazie per averlo fatto.
Sei proprio uno stronzo.
Quindi fammi capire, quando arriva l'ora di pranzo ti chiudi in bagno...
E cosa fai?
Seriamente, Derek?
Seriamente, Stiles.
Cerco di calmarmi.
Ci riesci?
No.
Prova qualcos'altro, allora.
Fottiti.
Eh, ci sei quasi vicino.
Sei un mostro. Sul serio.
Mai avrei scommesso che un giorno mi sarei ritrovato a messaggiare con un Derek Hale che fa della malizia con me! Ma, se l'avessi fatto, senza dubbio ora sarei stato ricchissimo, perché nessuno ci avrebbe creduto! Nessuno. E ho la dannazione di dover avere a che fare con te! Ma me la cerco, perché in fondo è ciò che voglio.
Le tue parole suonano come un pentimento
Il mio unico pentimento al momento è quello di averti scritto,
poco fa, pensando di trovare una soluzione
Io ho una soluzione
Che sarebbe?
Soddisfa i tuoi pensieri
Nel bagno del mio ufficio? Sono nel dipartimento dell'FBI, ricordi?
Ti faccio compagnia
Non tentarmi, cazzo!
Era ciò che volevi, Stiles
Ti detesto
Ti chiamo
---
Il numero di Stiles salvato nella sua rubrica non era mai stato così necessario come nelle settimane successive che trascorsero. Era ufficialmente iniziato dicembre e Stiles lo aveva chiamato la sera stessa, nonostante quello scambio di messaggi e l'inopportuna chiamata nei bagni dell'FBI.
Lo aveva chiamato il giorno dopo ancora, e poi lo aveva fatto Derek. Non si erano messi più d'accordo sul doverlo fare, ma accadeva come fosse diventato un appuntamento abituale. Non avevano mai granché da dirsi, ma parlavano per ore. Derek ascoltava, ma non come se fosse sotto tortura. In cuor suo sapeva che dalle mail erano passati al livello successivo: le chiamate al telefono.
Per giorni, dopo la confessione di Stiles riguardo LonelyReader, Derek era stato abbattuto per ciò che era stato costretto a fare. Era consapevole di aver detto e fatto la cosa più giusta, ma non riusciva a perdonarsi per aver chiesto a Stiles di essere sincero, quando lui per primo non riusciva a esserlo totalmente.
Quando gli arrivò la risposta che Stiles aveva inviato a LonelyReader la sensazione di colpevolezza peggiorò. Stiles parlava di lui.
Lui, lui.
Lui, Derek.
To: LonelyReader
From: ImtheRobinOne
Subject: hai ragione
Caro mio lettore solitario,
sono passati troppi giorni dalla tua ultima email, e mi dispiace aver fatto passare così tanto tempo, ma sotto tuo consiglio ho atteso di poter riuscire a pensare a mente fredda. Ovviamente, avevi ragione tu. Non posso rimangiarmi ciò che ti ho scritto, né voglio farlo, ma forse da parte mia è stato veramente esuberante esporti le mie pippe mentali. Quello che mi lega a te è qualcosa a cui ancora oggi non so dare un nome, ma ne riconosco l'importanza e il peso nella mia vita; in un momento di difficoltà e di confusione nella mia relazione non ho fatto altro che creare un gran casino e coinvolgerti in qualcosa che non avresti dovuto nemmeno conoscere. E non perché io non voglia, bensì perché dovresti essere immune ai miei problemi. Avrei dovuto salvaguardarti.
Sono in crisi con la mia ragazza e questo per colpa mia, e per molto tempo il tuo pensiero mi aiutava a distrarmi, ma al tempo stesso alimentava quel minimo di dubbio in grado di mettere in discussione tutto di me. Conoscerti di persona probabilmente avrebbe potuto essere la goccia di un vaso che, però, si è già rotto in mille pezzi. Non so perché la vita abbia voluto essere tanto puntuale, con me, ma qualcuno ha bussato alla mia porta e tutto ciò che il nostro rapporto si era limitato a sussurrarmi a un orecchio, come un tarlo, beh, è diventato realtà per mezzo di un'altra persona. Di questa persona.
Così ho capito anche che tipo di legame ci fosse fra noi e mi dispiace, davvero, di aver fatto un casino così grande. In quei sogni volevo ci fossi tu, perché l'idea mi faceva meno paura. Perché tu mi fai meno paura.
Purtroppo, però, siamo un po' tutti dei Cappuccetto Rosso e vogliamo sempre curiosare tra le fauci del lupo, anche se è pericoloso. Anche se è rischioso. Per qualche assurdo motivo, credimi, il fatto di non conoscere la tua identità è meno preoccupante di tutto ciò che mi sta accadendo ora. E se fosse semplice, scegliere la semplicità, lo farei. Ma non sarebbe onesto. Non è quello che voglio.
Ecco, fra le cose che desiderio c'è senz'altro il fatto che vorrei porre rimedio al disastro che ho fatto, ma so che queste cose possono risolversi soltanto con il tempo e, soprattutto, solo se lo vorrai. Perché, nonostante tutto, a mente fredda, posso comunque dirti che ti vorrei nella mia vita, che vorrei conoscerti. Se non te lo chiedessi, nonostante il gran caos e la probabilità che tu ora mi detesterai da morire, lo rimpiangerei per sempre. Perché non ho perso di vista quanto tutto questo sia sempre stato speciale, ho solo compreso che certi rapporti non vanno confusi con altri. L'ho già fatto con la mia fidanzata e non voglio ripetermi!
Spero apprezzerai la sincerità, aspetto una tua risposta con ansia,
sempre tuo,
ImtheRobinone
Stiles era stato quasi metaforico, ma il messaggio era giunto al punto della questione. Una parte di Derek si era sentita stupidamente offesa, l'altra invece ne era scioccamente colpita.
Stiles era stato vago con LonelyReader, ma Derek, che sapeva tutto, leggeva in quel messaggio una doppia verità. Affilate entrambe, si ritrovò punto nel vivo.
Aveva scelto Derek per il rischio e la pericolosità della loro relazione. Stiles sosteneva che LonelyReader, in qualche modo, fosse la scelta più semplice, ma non quella da prendere. Ergo, Derek era quella difficile, forse sbagliata, ma allettante.
Si sentì uno stupido a parlare di se stesso come se avesse una doppia personalità, ma con Stiles, in qualche modo, era diventato effettivamente così.
Si riappacificò con i suoi pensieri – e con l'umano, con cui ovviamente non poteva litigare se non subito dopo avergli detto tutta la verità – rassicurandosi all'idea che Stiles potesse affermare tutto questo soltanto perché non aveva mai incontrato LonelyReader.
Si sentì peggio, però, quando prese atto che prima o poi avrebbe concesso a Stiles di scoprire tutto – perché sapeva di doverglielo – e le possibilità che ogni cosa si risolvesse con una discussione o una settimana di litigi – nelle peggiori delle ipotesi – erano veramente scarse.
Comprese, quindi, alla fine, cosa intendesse Stiles con la metafora del lupo e di Cappuccetto Rosso. Non aveva voluto ispirarsi al fatto che lui fosse un licantropo e Stiles, un umano, bensì all'idea della minaccia che questa unione potesse significare.
Stare insieme a un lupo era pericoloso.
Stare insieme a un umano, lo era.
In qualche modo, avrebbero finito per farsi del male. Lui, nel dirgli tutta la verità. Stiles, nel decidere che averlo scelto fosse davvero la cosa più sbagliata da fare.
---
Che fai? Perché non rispondi alle mie chiamate?
Sono con tuo padre, Stiles.
Oh. Se ti dicessi di salutarmelo, lo faresti?
Ovviamente no
Bravo lupacchiotto. Volevo vedere se fossi stato attento.
State lavorando a un caso?
No, stiamo guardando la partita.
Sei di nuovo a casa mia con mio padre??
No, siamo andati a cena fuori. Sai, primo appuntamento.
Prima il figlio e poi il padre!
Cos'è, Derek, hai un debole per gli Stilinski?
Sto mangiando, Stiles. Sei disgustoso.
Smettila allora di vederti con mio padre fuori dall'orario di lavoro!
Derek?
Sul serio? Ora non mi rispondi nemmeno?
Okay. Se proprio vuoi fare questo gioco con me, giochiamo pure.
Sei proprio un ragazzino.
Chiamare tuo padre per fargli il terzo grado...
Se questo è "giocare" per te, non hai proprio capito con chi hai a che fare.
"Papà? Perché mi stai richiamando?"
"Ciao Stiles, sono Derek. Volevo solo farti un saluto. Quando torni a casa?" la voce di Derek, briosa e beffarda, arrivò all'orecchio di Stiles come una scossa elettrica.
"Ma sei idiota? Attacca subito." squittì, allontanando un paio di volte il cellulare dall'orecchio soltanto per guardarlo sbigottito. Non poteva averlo fatto sul serio.
"Oh, fantastico! Ci vedremo presto, allora! Buonanotte, ti ripasso tuo padre" lo sentì dire velocemente. Stiles non ci provò nemmeno a trovare le parole per replicare.
Si sentì ghiacciare quando riascoltò la voce del padre: "Stiles, sono veramente felice che tu e Derek abbiate finalmente trovato un modo per essere amici. Te l'avevo detto che non era così male, no? Oh, ecco che ricomincia, Derek! Stiles, ti devo lasciare, sta iniziando il secondo tempo! Buonanotte."
Derek, tu sei un pazzo.
Ho a che fare con te, Stiles
quanto sano di mente pensi possa essere, secondo te?
Touché.
Ricordami di non giocare mai più con te, la prossima volta.
No, non penso di farlo.
È troppo divertente metterti in difficoltà.
---
Così le settimane erano trascorse tranquillamente. Presto sarebbero iniziate le vacanze natalizie e Stiles era piuttosto eccitato all'idea di tornare a Beacon Hills. Più volte al telefono gli aveva descritto tutte le fantasie che avrebbe voluto poter realizzare. Con lui."Tra casa mia e il loft, direi che quest'ultimo diventerà il nostro nido d'amore." gli spiegò. Derek sorrise scioccamente ma, camuffando il tono della voce, gli fece credere di essere un po' seccato. "Okay, Stiles. Ora puoi rispondere alla mia domanda e dirmi quando, esattamente, farai ritorno a casa?""Perché? Devi nascondere il tuo amante prima del mio arrivo?"Derek si rifiutò di stare al gioco. "Okay, okay, lupo permaloso. Devo ancora prenotare, ma probabilmente sabato 21 prenderò il primo volo e sarò a Beacon Hills nel pomeriggio, sempre che mio padre riesca a venirmi a prendere. Altrimenti ci vorrà un po' di più.""Posso venire a prenderti io." gli rispose Derek, sorpreso da se stesso nell'essere riuscito per una volta a non filtrare le proprie volontà."Wow." commentò inopportunamente Stiles. "Non riuscirò mai ad abituarmi a questa cosa, credo."Derek lo sentì, perfino, ridere."Nel senso" tentò di precisare subito, soltanto per riprovare quell'amara sensazione: difatti, più aveva contatto con Stiles e più si sentiva influenzato dai modi di fare dell'umano.Quando mai Derek Hale era stato colto nel ben mezzo di un vaneggiamento? Ecco, Stiles avrebbe dovuto sentirsi onorato. "Se tu non dicessi a tuo padre quando hai intenzione di tornare e nessuno sapesse del tuo arrivo, potrei venire a prenderti io all'aeroporto."Stiles non rimase molto a lungo in silenzio. "Così facendo, se nessuno sa del mio arrivo, noi potremmo passare un weekend selvaggiamente natalizio da soli." ipotizzò, nuovamente eccitato. "Dannazione, Derek, adoro il modo in cui ragioni." si complimentò."A questa conclusione ci sei arrivato tu, io pensavo a una serata insieme. Anche perché con il branco e... Lydia sarebbe un po' difficile non far percepire la tua presenza a Beacon Hills.""Non siamo costretti a tornare subito a Beacon Hills." "Stiles...", si finse esasperato, probabilmente perché il vecchio Derek non sarebbe stato allettato anche solo all'idea, come invece si sentiva."Sì, lo so. Mi sono sentito uno schifo nel momento in cui ho evitato il pensiero di Lydia e ho continuato dritto con quello di me e te da soli." si lagnò. Derek fece un sospiro."No, okay, niente sotterfugi. Chiederò proprio a Lydia, così ci togliamo di dosso questo enorme macigno di sofferenza, dolore e frustrazione."La sicurezza di Stiles era un buon motivo per essere felice, si ritrovò a pensare Derek. "Mi farò bastare il loft come nido d'amore. Casa mia in ogni caso è fuori discussione, con mio padre, sai.""Il loft andrà bene." gli assicurò.Peccato che, poi, pochi giorni prima della partenza di Stiles, alla porta di casa di Derek avesse bussato l'unica persona che nei loro piani non era proprio stata calcolata."Cora?""Hey, fratellone, sorpresa!"E per Derek lo fu eccome, una sorpresa.
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Stiles, la sera stessa dell'arrivo di Cora, chiamò puntualmente Derek. Più si avvicinava il giorno del suo ritorno a casa e più si ritrovava ad aver a che fare con un lunatico. Un giorno poteva essere euforico, quello dopo – o peggio ancor, un paio d'ore dopo! – nervoso e paranoico. Quasi sempre, però, era eccitato.Derek gli aveva dato fin troppo corda per escludere l'ipotesi che non fosse colpa sua se quasi rischiarono di svelare il proprio segreto alla prima persona che era venuta in contatto con uno di loro.Stavano cenando, gli Hale, quando il telefono di Derek iniziò a suonare. Lo portava sempre con sé, da quando gli appuntamenti telefonici con Stiles si erano fatti quotidiani, ma aveva compiuto l'errore di poggiare distrattamente il telefono sul tavolo e Stiles quello di chiamare proprio quando si era allontanato verso il frigo per prendere un'altra birra.Si voltò nel sentirlo vibrare, il corpo in allarme, ma stupidamente congelato. Come se arrestare il tempo, in quel momento, fosse l'unico modo per bloccare anche quella chiamata. Ovviamente non fu così. Vide Cora protrarsi verso lo schermo illuminato e accigliare le scurissime ciglia."Perché Stiles ti sta chiamando?" domandò.Ai suoi occhi non doveva avere alcun senso. Derek poteva capire benissimo la sensazione. Non lo lasciò rispondere, soprattutto perché Derek si trovò impreparato, e la vide acciuffare il telefono e accettare la chiamata."Stiles!" lo salutò.Derek, col suo super udito, riuscì a sentire la voce di Stiles, dopo un secondo di tentennamento: "Chi parla?"Cora sorrise divertita, spazzolandosi con due dita i lunghi capelli corvini. "Ma come? Non riconosci la ragazza per cui hai quasi avuto una cotta?" lo provocò lei con un sorrisetto molesto che fece notevolmente accigliare il fratello. Derek si era avvicinato risedendosi al proprio posto con una birra tra le mani. Improvvisamente era interessato a quella conversazione."Io non- CORA?" domandò Stiles, scioccato. La ragazza scoppiò a ridere. "Io non ho avuto una quasi cotta per te." brontolò l'umano. Il sopracciglio di Derek si alzò notevolmente. Non sapeva proprio per quale motivo esattamente il fastidio stesse nascendo nel suo stomaco: se per la sorella o per Stiles. Nel dubbio, optò per entrambe le cose."Infatti, togliamo pure il quasi." continuò lei con ironia. Stiles dall'altra parte del telefono non accennò a dire altro, forse per la prima volta incapace di utilizzare la sua consueta parlantina."Allora, come mai stai chiamando mio fratello alle, mh, nove e mezzo di sera?""Sei tornata a Beacon Hills" deviò Stiles, non rispondendole. "Per le vacanze di Natale?"Cora rispose, invece: "Sì, questo è il mio motivo. Torniamo a te."Derek le fece cenno di passargli il telefono, ma la sorella finse di non accorgersene guardando altrove."Devo parlare con Derek, ho- delle informazioni molto importanti per lui." tentò Stiles. C'era puzza di arrampicamento sugli specchi e Cora era molto brava a capirlo, anche attraverso un telefono."Che informazioni?""È riservato, Cora.""Sono sua sorella.""Cora, dammi il telefono ora." prese parola Derek, serrando la mascella. Lei lo fissò ancora piuttosto divertita, ma alzando gli occhi al cielo, improvvisamente seccata, salutò Stiles: "Va bene, ciao Stiles, è sempre un piacere parlare con te."Derek prese il telefono e "Cosa c'è?" domandò a Stiles, tentando di utilizzare quel tono seccato che, con lui, da qualche tempo, era riuscito ad accantonare. Stiles non sembrò intuire immediatamente il motivo."Potevi anche scrivermi che era tornata tua sorella." gli disse lui. Fu il turno di Cora di alzare il sopracciglio, improvvisamente incuriosita dalla risposta di Stiles. Perché, sì, ovviamente anche lei col suo super udito aveva deciso di ascoltare la conversazione fra i due.Derek si alzò, spostandosi quanto più lontano possibile dalla cucina, sapendo che la distanza non sarebbe comunque servita a nulla."Cosa c'è, Stiles?" gli chiese lui. Di nuovo.Stiles rimase in silenzio. "Niente, forse è tardi, ne possiamo parlare anche domani mattina. Non è così urgente." Derek fece un lungo respiro, speranzoso che Stiles fosse arrivato a capire il perché stesse facendo lo stronzo."Okay." gli rispose."Buona- sì insomma- ciao" farfugliò Stiles. Derek chiuse la comunicazione e tornò dalla sorella. Lei aveva molte domande da fargli, glielo leggeva in viso. Derek cercò di far cadere tutta quella situazione nel dimenticatoio, ma non era abituato ai modi di fare della sorella."Perché avresti dovuto dire a Stiles che ero tornata?" era stata la prima domanda.Derek l'aveva guarda un secondo, facendo un sorso dalla bottiglia e concludendo con una alzata di spalle. "Pensi davvero che io capisca cosa frulla nella testa di quel ragazzino?" domandò a sua volta, cercando di essere indecifrabile. Era bravo, dopotutto.Cora sembrò pensarci. Poi annuì dandogli ragione. "Come mai non ti ha dato le informazioni che aveva?""Forse perché c'era qualcun altro a origliare la conversazione?"Cora roteò gli occhi al cielo. "In famiglia non dovrebbe trattarsi nemmeno di origliare. Hai segreti con me, Derek?"Una marea."No, ma forse si trattava di una sua questione privata-" convenne lui."E da quando chiama te?" incalzò lei. Derek avrebbe voluto mordersi forte la lingua. Quella ragazzina insolente era più brava di lui e non aveva scampo. La mascella fece l'ennesimo guizzo, Cora comprese quanto fosse infastidito da quell'interrogatorio e appoggiò la schiena alla sedia, arrendevole."Non lo so, Cora! Non sto nella sua testa e francamente nemmeno mi interessa. Possiamo tornare a mangiare?"Lei lo studiò ancora un po', tamburellando con le dita sulla tavola. Il dubbio sembrò scivolarle via di dosso, ma Derek non fu sicuro di averla convinta a mollare un po' la questione.In ogni caso, rimasero in silenzio e ripresero a mangiare. Qualche minuto dopo stavano già parlando di altro.
***
Spring 2011
(season 1)
To: LonelyReader
From: ImtheRobinone
Subject: re: in bocca al lupo
Avrei voluto tanto poter rispondere "viva il lupo", ma non se n'è fatto più niente e la mia carriera da titolare si è conclusa ancor prima di iniziare. Che disdetta. Alla fine, ho realmente deluso il mio vecchio e non avergli potuto dare nemmeno una spiegazione è stato anche peggio di non aver giocato! Ci credeva tantissimo, finalmente il figlio avrebbe potuto giocare una partita di lacrosse! Ah, si trasformerà senz'ombra di dubbio nell'ennesimo senso di colpa che verrà a torturarmi negli incubi.
Comunque, grazie. La tua email mi ha regalato un sorriso. È davvero tenero il retroscena di questo augurio. Penso che d'ora in poi non solo eviterò di rispondere nel modo sbagliato, ma rimprovererò chiunque altro lo faccia.
Quindi, visto che hai promesso di iniziare la mia saga fantasy preferita, mi sembra doveroso prendere il tuo insegnamento e utilizzarlo subito, perché – fidati – ne avrai molto bisogno: in bocca al lupo!
PS Seriamente, voglio i commenti. Li esigo!
ImtheRobinone
***
Qualche ora più tardi, una volta che Cora si fu appisolata sul letto che Derek le offrì per dormire, lui ne approfittò per uscire dal loft e chiudersi nella propria auto. Era abbastanza lontano e la sorella dormiva, poteva star tranquillo. Così chiamò Stiles.
"Derek?" rispose dopo nemmeno due squilli. Sembrava in ansia.
"Hey." gli disse lui, affabile.
"Hey." la risposta di Stiles ebbe un tono quasi seccato. Indispettito.
Derek sospirò. "Mi dispiace per poco fa."
"Lo spero."
"Non sapevo come gestirla. È arrivata facendomi una sorpresa e non ho pensato ad avvisarti."
Stiles ci rifletté per qualche secondo. "Perché ha risposto lei al telefono?"
"Non era mia intenzione, Stiles. È successo. Pensi che abbia voluto il teatrino di poco fa?"
"Parole tue: ti diverti a mettermi in difficoltà."
"Hai ragione, ma solo quando si tratta della tua famiglia, non della mia."
Stiles sospirò. "Ovviamente" Derek lo immaginò sorridere. Lo fece anche lui.
Rimasero in silenzio.
"Quindi tua sorella è venuta per le vacanze natalizie." sostenne Stiles. Sembrava dispiaciuto.
"Già." replicò Derek. Nemmeno lui sembrava al settimo cielo, eppure la sorpresa di Cora aveva saputo rallegrarlo. Era la sorella ritrovata dopo una tragedia, non poteva considerarla come un imprevisto spiacevole, nemmeno quando effettivamente lo era.
"Quindi niente nido d'amore nel tuo loft." concluse Stiles.
Derek roteò gli occhi, ma solo perché incapace di dimostrare a se stesso quanto in realtà dispiacesse anche a lui.
"Troveremo un modo, Stiles." lo rassicurò.
"Sì, certo. Lo so. E sono felice che tua sorella sia tornata. Ho passato queste due ultime ore a veder svanire tutte le fantasie che mi ero fatto in queste settimane e non riesco proprio a non essere un po'... dispiaciuto."
"Ti capisco. È mia sorella ed è sempre bello averla con me, ma- dispiace anche a me. Però non significa che non avremo modo di- stare insieme."
"Oh no, fidati, in qualche modo riuscirò ad aggrapparmi al tuo bel culetto. Non temere."
Derek sorrise, sbuffando per cercare di camuffare la reazione.
"Te ne vieni fuori sempre nel migliore dei modi." si complimentò, non sapendo come altro commentare quel bel culetto.
"Non ci sono orecchie indiscrete che possono sentirci, vero?" domandò Stiles, d'un tratto spaventato di aver fatto l'ennesima stronzata.
"No, sono uscito fuori. Sono in macchina."
"Perfetto, quindi posso fare altre esternazioni sulle parti del tuo corpo che più gradisco?"
"Preferirei di no."
"Sei noioso."
"E tu in calore."
"Io non- è che mi ma-nca vederti." farfugliò cercando di salvarsi all'ultimo. Derek chiuse gli occhi. "Merda! Perché è tanto difficile?" lo sentì esclamare.
Derek guardò un po' ovunque nella notte desolata del suo quartiere. Lo sapeva benissimo.
"Perché quando tutto succede così all'improvviso, dopo un periodo in cui tutto ogni cosa avresti pensato fuorché che accadesse, è normale ritrovarsi spiazzati."
"Wow, come sei saggio."
"No, Stiles, semplicemente so cosa provi. Vale lo stesso per me."
"Davvero?"
"Sì, davvero."
"Quindi ti manco?" domandò Stiles. Un idiota. "Cioè, non ti manca vedermi e alzare gli occhi per ogni stronzata che dico, e non ti manca il desiderio di prendermi a capocciate o di farmi chiudere la bocca con una delle solite minacce. Ti manco, punto." non sembrava una domanda, bensì una costatazione.
"Continuo ad alzare gli occhi per ogni tua stronzata e a sentire il desiderio di prenderti a pugni e tutto il resto. Ma, sì, mi manchi, e la bocca ora saprei chiudertela in un altro modo."
"Le minacce sono così sopravvalutate, in effetti." convenne Stiles. Derek sghignazzò. "A volte necessarie, ma non sempre."
"Beh, tra due giorni torno." rispose soddisfatto Stiles.
"Lo so." esclamò Derek con la stessa enfasi.
"Non vedo l'ora che tu mi chiuda la bocca, allora."
"Lo farò solo quando avrai sistemato le cose con chi devi." precisò il lupo.
"Ahi! Siamo tornati alle minacce?"
Derek rise. Accadeva un po' troppo spesso, ormai, ma poco importava. "A volte sono davvero necessarie."
"Ma non sempre, parole tue!"
"Stiles..." si portò una mano davanti alla faccia.
"Sto scherzando, hai ragione tu. Ho chiesto a Lydia un passaggio dall'aeroporto. Pranzeremo insieme e le dirò tutto. Cioè non proprio tutto, non di te, di noi. Insomma, lo sai!"
"Sì."
"Tu nel frattempo non farti scoprire da tua sorella. Quella donna è diabolica."
Derek guardò verso l'edificio alla sua sinistra. Non si scorgeva nessuno dalla finestra. "Quindi avevi una cotta per lei?"
"COS-? Non ti ci mettere anche tu, Derek."
"Non so cosa mi infastidisca di più: se tu con mia sorella o mia sorella con te."
"Non deve infastidirti, perché non c'è stato nulla. Anzi, a cosa già successe, tutto ha molto più senso. Insomma, Cora è te al femminile. È ovvio che avessi un'attrazione..."
Derek si accigliò. "Ah, sì? Dovrebbe essere ovvio?"
"Se ci fosse stata una me al femminile, anche tu avresti potuto considerarla una... via più facile?"
"Stiles, io non ragiono in questi termini."
"Ah già, tu sei quello dell'amore fluido."
Derek fece una smorfia. "Perciò, fammi capire, trovavi mia sorella una strada più semplice da compiere?"
"NO, cazzo, mi spiego malissimo."
"Lo spero."
"Ti ho fatto tornare il desiderio di prendermi a pugni, non è così?"
"Non è mai svanito."
"Senti, non lo so ancora quando è successo e perché ho fatto certe cose. Ma, ad oggi, so che se sono spinto verso di te a una velocità incomprensibile e impossibile da gestire è perché chissà da quanto tempo, senza saperlo, lo desideravo. Io credevo di avere delle curiosità verso le persone del mio stesso sesso ma- ho baciato te, insomma. Ho scelto te, da ubriaco, sapendo che avresti potuto uccidermi. Ho avuto altre occasioni e non mi sono mai lanciato a capofitto. Ho sempre desistito, alla fine. Non mi sono mai voluto dare delle vere risposte. Con le ragazze sembrava più semplice? Sì, ma questo è un po' come ti cresce la società, no? Diventi adolescente e improvvisamente devi perdere la verginità. Con una ragazza. Perché è così. Io pensavo ai ragazzi, sapevo di vederli con occhi diversi, ma non mi sono mai esposto perché... non trovavo il giusto motivo.
Con te sapevo, in qualche assurdo modo, che potevo fidarmi. Forse consideravo tua sorella la strada più facile, perché mi ricordava te, oppure perché era semplicemente Cora, questo temo che non lo saprò mai, ma... ora siamo arrivati qui e forse non avrò avuto le risposte alle domande che mi ponevo, ma ne sono arrivate delle altre, e ne sono felice. E, fanculo Derek, questa storia deve proprio finire. Tu non parli e costringi me a far questi sproloqui di merda."
Derek si era abituato a sentirlo chiudere quelle confessioni in quel modo e nemmeno ci badò questa volta. "Ti dirò io una cosa, adesso."
"Devo preoccuparmi?"
"Sta zitto." lo ammonì. Prese fiato. "Sei la cosa più sana che mi sia accaduta in questo periodo e forse ti ho detestato tanto e ho desistito dal fidarmi di te perché certe cose, i lupi, lo capiscono col fiuto. Io ho avuto tante relazioni, perlopiù sbagliate, e tu altrettante, come è giusto che sia. Ma ora siamo qui. Col passato alle spalle. Tu non ancora del tutto, ma ci arriveremo. Spero di arrivarci. Perché è questo, quello che voglio. Non saprò sempre dirtelo come fai tu, ma il tentativo di farlo ora è la dimostrazione che fai del bene anche tu Stiles, e ne stai facendo a me."
"Fai del bene anche tu, Stiles." Civettò, smorzando l'imbarazzo, poco dopo. "Sempre questo tono sorpreso." continuò.
"Sul serio? La tua risposta è una citazione di Harry Potter?"
"HAI LETTO LA SAGA DELLA ROWLING?" urlò a tal punto che Derek considerò l'idea che avesse svegliato Cora. Guardò di nuovo verso l'edificio per controllare. Tutto taceva.
"Ovviamente, per chi mi hai preso? È il romanzo del secolo."
"E perché non ne abbiamo mai discusso? Insomma, Derek! Sono le basi. Tipo, in che casa pensi ti smisterebbe il cappello parlante? Io credo di essere Corvonero, il giusto compromesso tra intelligenza e furbizia. Tu saresti un, mh, Serpeverde? Forse. E il tuo patronus sarebbe senz'altro un lupo! Anzi no, forse saresti un animagus e...non pensi anche tu che la concezione del licantropo sia alquanto erronea? Il basilisco invece è-"
"Stiles." lo fermò.
Stiles si ammutolì. Lo sentì ridacchiare. "Sì, perdonami, mi ero lasciato prendere dall'entusiasmo della rivelazione. Ne riparleremo sicuramente, comunque. La questione non è chiusa qua. Dannazione, Derek Hale ha letto Harry Potter."
Derek negò col capo e sorrise.
"Sempre questo tono sorpreso, Stiles."
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Sono all'aeroporto.
Non vedo l'ora di vederti.
Stasera.
Lo spero!
Se mio padre non mi obbligherà a restare con lui a guardare qualche partita...
Oddio, Derek, non dirmi che ti sei fatto invitare da mio padre a cena.
Derek?
DEREK?
Ti detesto.
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Eccomi di nuovo qui. Visto? Stavolta abbastanza puntale. Come avrete notato, questo capitolo è stato un po' diverso da tutti gli altri. E non avete idea di quanto mi sia divertita a scriverlo. Spero che anche voi abbiate gradito l'esperimento, ma sì chiamiamolo pure così. Potrebbe apparire come un capitolo di passaggio ma in realtà le dinamiche si sviluppano e approfondiscono per Derek e Stiles e succedono tante cose interessanti. Vediamo se riuscite a notare tutti i dettagli.
Il prossimo capitolo tratterà delle vacanze di Natale e tutto ciò è esilarante perché fa un caldo boia e descriverli in cappotto, sotto il vischio, sarà veramente... un trauma. Ma non ho paura, anche perché la storia sta per entrare nel vivo!
Mi avete scritto in tanti e, giuro, non lo credevo possibile. Sono veramente felice che anche voi non abbiate abbandonato questa storia.
Dobbiamo tutti ringraziare Cecilia, perché non solo mi ha dato lo sprint per riprendere a scrivere, ma si è anche gentilmente offerta di betarmi i capitoli. La ringrazio io anche a nome vostro. Grazie di cuore, tesoro ♥
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