3. Curiosità e compleanni (parte prima)
A Derek Hale,
non ti piacciono i compleanni,
ma francamente chissenefrega:
auguri ♥
All'epoca, capire che Scott fosse un tipico ragazzino della sua età cui il morso aveva radicalmente cambiato la vita, affinando i sensi e rendendoli soprannaturali, non era stato difficile. Così come non era stato difficile intuire che il morso non aveva migliorato il suo acume.
Derek aveva intuito subito quale fosse la fortuna di Scott: il suo migliore amico, la mente che aveva sempre a portata di mano, quella che poi si sarebbe rivelata come la sua – quella di Derek – spina nel fianco.
Stiles Stilinski era perspicace. Per quanto poco lo soffrisse, Derek lo aveva ammesso senza problemi, o, meglio, ne avrebbe avuti qualora avesse mai dovuto dichiararlo ad alta voce – ma fino ad allora non aveva corso questo rischio.
Il vero problema era proprio la sua caparbietà. Non ci aveva messo molto a scoprire cosa fosse successo al suo migliore amico, a crederci, a raccogliere quel tipo di informazioni alle quali anche i miglior cacciatori fanno fatica ad attingere. Ma, soprattutto, non aveva impiegato troppo tempo a convincere Scott a fidarsi di lui. Questo, in particolar modo, aveva sempre attirato la curiosità di Derek. Perché, secondo il suo punto di vista, soltanto uno stupido poteva fidarsi di un ragazzino che puzza di sovraeccitazione. Scott non era sveglio, certo, ma non sembrava del tutto fuori di testa. Perciò, Derek doveva per forza tornare al punto di partenza: Stiles aveva la credibilità per essere creduto e, anche se il più delle volte apriva bocca per dire stronzate, riconosceva anche che fosse lui la vera mente di quello che poi divenne il branco.
Quando aveva dovuto avvicinarsi a Scott per convincerlo a fidarsi di lui, inevitabilmente aveva dovuto passare per Stiles. Era assolutamente sicuro di non dover convincere un insulso umano, ma quel passaggio era stato fondamentale. Che non lo sopportasse era tutt'altra faccenda, Derek non era stupido.
Così all'inizio lo aveva seguito, prima in biblioteca, da dove lo aveva visto uscire con una pila di libri sulla mitologia di animali e creature di ogni genere e la storia dei lupi in California, e anche solo questo era stato capace di innervosirlo. La prima regola di un licantropo è non dare nell'occhio; Stiles ovviamente non stava facendo un buon lavoro. Perspicace, ma fondamentalmente un idiota. Un lato positivo per Derek era sapere che non fosse toccato a lui il morso, altrimenti non solo Beacon Hills avrebbe saputo della loro esistenza, ma TUTTA la California nel giro di pochi giorni.
Lo aveva seguito fino a casa e lo aveva sentito, appostato su un albero, fare le sue ricerche e impazzire lentamente in una delle sue probabili crisi. Era stato sopraffatto da un'ondata di olezzo di quel maledetto medicinale che Stiles assumeva e lo aveva sentito discutere con Scott, cercando di convincerlo sul morso e sulla sua licantropia.
Avrebbe potuto ringraziarlo per aver fatto un po' del suo lavoro, ma quando si ritrovò dietro le sbarre di un carcere, esattamente a causa di quell'umano, beh, trovò solo mille modi per maledirlo e confermare la sua sensazione iniziale: Stiles aveva acume, a differenza di Scott, ma era fondamentalmente un idiota. E, sì, in questo esattamente quanto Scott.
Col tempo l'idea di avere a che fare con un branco di mocciosi non gli venne meno, così come non passò l'insofferenza nei confronti di quel ragazzino che, strano scherzo del destino, finiva sempre col metterlo nei guai e...beh sì, gli salvava anche la vita. Di tanto in tanto. Ma in genere erano più i guai ad accompagnarlo.
Per questo, quando pensava di chiudere la storia, lo faceva credendo di dover dire a Stiles tutta la verità. Perché se pensava di dover sparire nuovamente, sapeva anche che così facendo avrebbe soltanto illuso Stiles che prima o poi LonelyReader gli avrebbe scritto nuovamente.
Doveva dirglielo, perché Stiles era un idiota, certo, ma anche intelligente e presto avrebbe capito da solo e, se fosse realmente successo, Derek non poteva prevedere cosa ne sarebbe conseguito, ma sicuramente era certo che avrebbe accompagnato uno dei loro soliti disastri.
Perché "Stiles, sono io LonelyReader", dopo tutto quello che era successo, poteva unicamente portare a questo: al cataclisma più catastrofico della storia di Beacon Hills.
Nell'incertezza, quindi, Derek preferiva sempre non chiudere quella storia e rimanere in quella situazione di mezzo, frustrante, ma decisamente meno "disastrosa".
Così facendo, erano passati veramente troppo anni. E di sventure ne avevano viste di ogni tipo.
Derek era perfino andato via da Beacon Hills. Stiles era prima diventato un Nogitsune, e poi era stato rapito dai Ghost Riders.
Stiles stava studiando per entrare nell'FBI, che tra le tante cose, lo ricercava per omicidio di massa.
Si erano salvati la vita, reciprocamente, ed erano stati sul punto di morire – anzi Derek era morto veramente per qualche minuto – un numero di volte che avevano perfino smesso di contare.
Eppure, ImtheRobinone e LonelyReader avevano continuato a scriversi. Con periodi di frequenza sempre diversi e frazionati nel tempo, ma non avevano smesso mai.
E questo non solo perché Derek non aveva modo di chiudere quella storia. Perché a diventare codardi ed esserlo poi per tutta la vita ci avrebbe compiuto un attimo, nonostante tutta la buona volontà e la promessa a se stesso e a Stiles di non farlo. Sapeva che, volendolo veramente, poteva farlo. Era ancora in tempo, perché Stiles non sembrava avere la benché minima idea che fosse lui il volto dietro LonelyReader. Eppure, non lo aveva fatto, perché quando ci aveva provato era stato ancora peggio continuare la propria vita. Aveva vissuto con l'idea che la mancanza di una persona fosse decisamente un peso al quale lui aveva fatto l'abitudine, a tal punto da preferirlo a qualsiasi altro tipo di sofferenza. Ma nella sua vita aveva provato la mancanza di persone che erano venute a mancare, non dalle quali egli stesso si era distanziato, perché tutti coloro che l'avevano visto andare via ed erano ancora in vita, non erano stati capaci di fargli provare quella nostalgia che Derek provava ogni qualvolta passavano lunghi periodi senza una email di ImtheRobinone. Da quando sapeva che si trattasse di Stiles non lo ammetteva più, ma non si era fatta meno la mancanza, l'aveva solo resa invisibile ai suoi pensieri. E la prova era che, nonostante tutto, andasse ancora a controllare la sua posta in arrivo e, quando questa era vuota, avvertisse un pizzicore bruciante in fondo allo stomaco.
Una lunghissima premessa per arrivare al punto focale di tutta questa situazione: nonostante Derek sapesse che ImtheRobinone fosse Stiles, non era venuta a mancare affatto la curiosità di leggere le sue email. Finiva di leggerle e, certo, si ripeteva quanto fosse idiota e quanto lo detestasse, ma poi cliccava velocemente sul tasto rispondi e iniziava una nuova lettera senza alcuna esitazione.
Era la curiosità, che lo aveva fatto cominciare. E sempre lei, che lo faceva continuare.
Fottuta curiosità, che gli aveva anche donato il peggior regalo che potesse chiedere per i suoi venticinque anni. Derek la chiamerebbe beffa al suo tentativo di ignorare il guaio grosso in cui si era cacciato, ma sommariamente "curiosità" rendeva bene il concetto.
Perché uno Stiles, privo di conoscenza, in casa sua, dopo una lunga ed estenuante festa a sorpresa assolutamente non voluta e non gradita, come altro avrebbe potuto finirci se non a causa della curiosità?
***
Winter, 2011(pre-season 1)
Derek non andava molto d'accordo con la tecnologia. Era già tanto che avesse quel cellulare di vecchia generazione in grado di chiamare e mandare messaggi e, beh, sì, tutti gli elettrodomestici essenziali in casa: lavatrice, frigorifero, microonde ecc.
New York lo faceva sentire un po' inadeguato per questo, ma tutto sommato ci stava bene da quando lui e Laura si erano trasferiti. Era stato difficile, traumatico, triste per un ragazzo della sua età, ma era cresciuto in fretta e aveva saputo diventare uomo.
Quando rincasò quel giorno, fondamentalmente sapeva che qualcosa fosse cambiato, ma fu comunque una sorpresa.
Aveva visto Laura comportarsi in modo insolito, agitarsi per giorni e settimane. Avevano perfino discusso sulle sue intenzioni e Derek si era detto irremovibile sulle sue convinzioni. Ciò nonostante, aveva pur sempre discusso con un'altra Hale e, seppur negandolo, sapeva perfettamente quale mossa successiva gli avrebbe fatto perdere la partita.
Scacco matto: un computer con un foglio era stato abbandonato sul tavolo del loro modesto salotto. Si avvicinò.
Riconobbe la calligrafia della sorella.
Sapevamo che prima o poi avrei preso questa drastica decisione, Derek. Non posso più continuare così, io devo capire cosa è successo. Devo, se voglio mettermi l'anima in pace una volta per tutte. Sai dove sono diretta e sai che ti aspetterò lì. Perché torniamo sempre nel luogo dove apparteniamo e di questa cosa ne abbiamo bisogno entrambi. Lo so che in questo sei d'accordo con me, nonostante tutto. Però capisco che possiamo avere tempi diversi per capirlo e accettarlo e forse, ora, avrai modo di pensarci senza la tua sorella a influenzarti.
Ti prego, rimaniamo in contatto. Ti lascio il mio computer e di seguito troverai le istruzioni per usarlo.
Non avrai problemi, Derek: ma devi seguire passo per passo le mie indicazioni altrimenti finirai per rompere l'ennesimo pc per la tua stupida cocciutaggine.
Ti voglio bene,
Laura
Diamo per scontato che tu sappia come sia fatto un pc, in ogni caso ti basta sapere che la tastiera non è tua nemica: ci sono le lettere, i numeri, le frecce, la barra spaziatrice (il tasto rettangolare più lungo di tutti) e il tasto invio sulla destra, tra i tasti delle lettere e quello dei numeri. C'è un mouse già collegato. Lo schermo. E, ricordati Derek, il computer è tuo amico. Ora, dopo averlo studiato attentamente. 1)Premi il pulsante di accensione: * icona del tasto di accensione*
2) Attendi, con calmaSchermata iniziale.
3) Inserisci la password: lapazienzaèlavirtùdeifortiDerek
4) Connettiti a internet: in basso a destra, clicca sull'icona di internet (* icona del wifi *)
5) inserisci la password: portapazienzafratellino
6)Attendi che si connetti a Internet. L'icona si illuminerà, dandoti la potenza del segnale.
7) Ora, so che non sei interessato a nulla se non a restare in contatto con la tua sorellina perciò, apri Chrome (* icona di google chrome * ) lo troverai sul desktop (la schermata principale del computer).
8) Sulla barra di ricerca (in alto dove in corsivo c'è scritto "scrivi qui l'indirizzo" con lente di ingrandimento" scrivi: www.youhavegotmail.com e premi invio
9)Aspetta che si carichi la pagina. Respira, stai facendo passi da gigante.
10)Il sito si sarà caricato a questo punto, non è gradevole all'occhio? In ogni caso, in alto a destra trovi "Registrati", clicca lì.
11) Compila tutto quanto, non tralasciare nulla. Se non ti fa sentire adeguato, puoi utilizzare anche dei soprannomi per non identificarti. Lo so quanto sei diffidente e non voglio obbligarti in questo. Una volta che hai compilato tutto, clicca "registrati" in fondo alla pagina. Se hai fatto tutto come ti ho scritto, non dovresti aver problemi. In caso contrario, ricomincia tutto da capo ricordandoti quanto sia preziosa la virtù della PAZIENZA.
12)Nella nuova pagina che ti si aprirà, puoi aggiungere nuovi contatti o essere aggiunto. In ogni caso, a te interessa aggiungermi così da potermi scrivere: cercami. La mia email: [email protected]
Una volta che mi avrai trovato, aggiungimi cliccando sul + accanto alla mia email. E scrivimi. Senza maledizioni o rimproveri del tuo genere, perché Derek, ricordatelo, sono io la sorella maggiore.
13) Ti voglio bene, okay?
Laura Hale era sempre stata così. Derek non era arrabbiato con lei, perché era qualcosa che entrambi prima o poi sarebbero giunti a dover fare. Dividersi e percorrere la strada che ognuno credeva più giusta per se stesso. Dal giorno dell'incendio, avevano cercato di andare avanti, cercando di affrontare il terribile lutto con la consapevolezza che, però, nulla sarebbe stato più come prima. Se Laura era già una donna, pronta a metabolizzare e a farsi forza, Derek aveva dovuto crescere in fretta, farsi uomo e prendersi le proprie responsabilità. Ricominciare a New York era stato tanto difficile quanto più semplice che farlo a Beacon Hills, ma col tempo, superato il dolore della perdita dei propri cari, era rimasta soltanto la rabbia. Una rabbia che Derek aveva inflitto a se stesso, ritenendosi il colpevole di tutto ciò che era successo. Laura, invece, quella rabbia l'aveva riposta in un cassetto mentale che, col tempo, si era evidentemente aperto, spalancandosi, pervadendola e dandole il coraggio di tornare indietro, in quel terribile loro passato, per scoprire cosa fosse successo alla loro famiglia. Per capire chi fosse il responsabile della totale distruzione della famiglia Hale.
Derek si abbandonò sulla sedia e guardò il computer in modo assente. Sapeva fosse inutile tutto quello che Laura aveva fatto per lui, perché era chiaro che non sarebbe rimasto a New York, non ora che lei era prossima a scoprire la verità. Quella che era stata sempre stata taciuta, che lo riempiva di rimorsi e tormentava quotidianamente.
Era arrivato il giorno. Quello di ammettere tutte le sue colpe. Non usò le indicazioni scritte da Laura per partire e seguire la sorella nella loro città d'origine. Il giorno dei conti era arrivato. Derek si rese conto che aveva atteso anche fin troppo tempo.
Fece in fretta i bagagli, infilando il computer e il foglio che le aveva scritto in maniera sbrigativa. Lasciare New York fu semplice, perché in fondo non era mai stata la tappa in cui fermarsi definitivamente. Per Derek non era mai stata una casa. Laura lo era, ed era stupido restare in un luogo dove la sua dimora era improvvisamente svanita nel nulla.
Ciò nonostante, era tardi. Era tardi per porre rimedio ai suoi sbagli. Era troppo tardi per cercare un modo per redimersi agli occhi della sorella.
Perché perse anche lei. E perdendo anche lei, a Derek rimase soltanto una lettera, un foglietto pieno di istruzioni, un computer inutilizzato e...tanti nuovi sensi di colpa.
Il resto era storia.
***
Spring 2011(Season 1)
C'era puzza di un suo simile e di un umano con dipendenze da farmaci, probabilmente. Molto diverso da lui, il suo simile, forse perché ancora ignaro di cosa stesse diventando. Derek seguì le tracce per tutta la foresta.
C'era l'odore anche di qualcosa di grosso... una terza traccia. Puzzava di rancore e vendetta, ma soprattutto di orgoglio e soddisfazione. Non puzzava, in realtà, ma erano le sensazioni che percepiva Derek quando annusava l'aria cercando di capire.
Fu chiaro che il terzo odore era lo stesso della bestia che aveva ucciso sua sorella. Per questo quando si imbatté nel suo "simile" e nell'umano, ebbe il sospetto che il giovane, incosciente di star diventando un licantropo, fosse stato morso dalla stessa persona, se così si poteva definire l'assassino che gli aveva tolto sua sorella.
Per Derek fu l'unica vera pista che avrebbe avuto per arrivare a chi aveva ucciso Laura, quando incontrò Scott e Stiles capì che la sfiga era spietata perfino nei dettagli.
Non tanto per il moretto dalla pelle olivastra, dall'aria ingenua e inconsapevole della trasformazione in atto nel suo organismo. A primo impatto gli dava l'idea che, con le dovute maniere, avrebbe saputo giostrarselo a proprio piacimento.
Il vero problema era l'altro. L'umano.
Derek si ricordava di lui, da piccolo era un moccioso troppo curioso che metteva il naso ovunque senza porsi il minimo problema che questo potesse infastidire qualcuno. Era il figlio dello sceriffo, era cresciuto in quei sei anni, certo, ma non aveva perso affatto la faccia da schiaffi né l'aria del goffo sempre in cerca di guai.
Fu la sua voce che attirò l'attenzione di Derek. Lo sentì parlare di plenilunio e poi ululare come un idiota.
"Potrebbe essermi successo qualcosa di grave!"
"Lo so, sei un licantropo!" li sentì ancora e, seppur stupito, non si scompose. Soprattutto perché l'idiota umano scimmiottò il ringhio di un lupo e... sul serio? L'istinto di fargliela fare nelle mutande con un vero e proprio ringhio fu altissimo. Già da quel preciso istante, Derek aveva chiaro il perché lo avrebbe considerato sempre un problema. Un problema piuttosto fastidioso.
Senza contare il fatto che fu l'umano, e non Scott – con i suoi sensi in via di sviluppo soprannaturale – a notarlo per primo, fermo sul posto a guardarli – ebbene sì – in cagnesco.
"Avrei giurato che fosse qui. Ho visto il corpo, poi sono arrivati i cervi di corsa. Mi è caduto l'inalatore".
Derek lo strinse forte nella propria tasca, l'aveva trovato seguendo le tracce ed era stata la fonte per contraddistinguere i tre diversi odori. Rabbia, all'idea del corpo di sua sorella. Aveva trovato anche lei e le aveva dato una giusta sepoltura.
"Magari l'assassino ha spostato il cadavere" commentò il figlio dello sceriffo.
"Spero non abbia preso anche il mio inalatore, quel coso mi è costato 80 dollari!"
Quando Stiles lo notò, Derek fu stupito. Ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa che fosse quello morso ad accorgersi di lui, ma invece lo aveva fatto l'umano. Come se lo avesse percepito. Ma era impossibile: i suoi sensi umani dovevano limitarlo tanto.
Quando rimasero a fissarlo, Derek annusò imbarazzo e sospetto provenire da entrambi. Si avvicinò impettito: "Che ci fate qui?"
Non ricevette subito risposta, ma l'umano si agitò sul posto eludendo la sua occhiataccia. Era lui, quello imbarazzato.
"Ah?" insistette per ricevere una risposta. Cercò di sembrare quanto più minaccioso potesse: "Questa è proprietà privata" continuò, fissando il giovane licantropo.
A rispondere, ovviamente, fu l'umano: "Ehm, scusaci, amico, non lo sapevamo".
Derek lo ignorò. "Sì, stavamo solo cercando una cosa ma..." a quell'esitazione, Derek articolò con le sue sopracciglia per incitarlo beffardamente a continuare.
"Ah..." balbettò Scott. "Non importa"
A quel punto, Derek tirò fuori l'inalatore e glielo lanciò. Sapendo esattamente che quello lo avrebbe acciuffato senza notevoli difficoltà. Lo vide però stupirsi, guardandosi la propria mano, per poi riprovare lo stesso sospetto che aveva odorato inizialmente.
Per questo, Derek fece dietrofront e se ne andò. Che provasse del sospetto era normale. Sapeva sarebbe stato così; ciò nonostante sarebbe stato difficile stargli dietro cercando di arrivare a chi gli aveva dato il morso.
"Okay, devo andare al lavoro" il sospetto si era già fatto meno nell'animo di Scott, ma poi Derek lo sentì infiammarsi nell'altro: in quello che diceva cose intelligenti, però comunque in maniera molto idiota.
"Amico, quello è Derek Hale!"
Procedendo col suo passo, Derek ebbe la certezza di non sbagliarsi: quello era davvero il figlio dello sceriffo e crescendo non aveva fatto altro che peggiorare in tutte le sue caratteristiche caratteriali.
----
Derek era tornato a Beacon Hills da qualche mese ormai. E, nei suoi ventitré anni di esistenza, mai si era sentito così solo. La scomparsa di Laura aveva riacceso in lui la rabbia, forse, in maniera decisamente più violenta e, ancora una volta, l'aveva rigettata addosso a se stesso. Perché era solo colpa sua.
Era stato molto vicino dal distruggere quel computer, ma alla fine, con un sorriso malinconico mentre leggeva la calligrafia della sorella nelle sue istruzioni d'uso, lo aveva acceso.
Non lo sapeva nemmeno lui cosa andasse cercando. Forse niente o, semplicemente, un'illusione.
Tant'era che si stufò presto e, subito dopo aver creato il proprio profilo e la propria email, abbassò lo schermo e si rintanò nella foresta di Beacon Hills.
Iniziò tutto così: Derek non aveva proprio idea di cosa stesse cercando in quell'aggeggio, né di cosa poi mise effettivamente in atto con quell'azione che reputava senza conseguenza.
Credeva che avere una email potesse un giorno ritornargli utile, ma non aveva alcuna idea di come e perché.
Era stato privo di senso farlo, e se solo in quel momento avesse pensato al suo caro Tolstoj, probabilmente avrebbe capito che si trattava di uno dei tanto detestati atti fatali.
Lì, ci si era proprio messo in mezzo lo stupido fato. E forse Derek non ci aveva minimamente pensato, perché detestava quella parola e chiunque ci credesse.
---
Il rumore molesto del computer, qualche giorno più tardi lo costrinse ad alzare nuovamente lo schermo del portatile per vedere cosa quell'aggeggio infernale volesse da lui.
La batteria era scarica e lo informava che presto il computer si sarebbe definitivamente spento. Aggrottò le sopracciglia, domandandosi in che stato avesse passato quei giorni che non lo aveva usato, se ora il pc lo informava che si sarebbe presto spento per carenza di energia.
Scoprì in quel modo che il computer potesse andare in stand by. Quando attaccò la spina, stava giusto appunto capendo come spegnerlo definitivamente (in mancanza di istruzioni fu più difficile), ma la notifica di una email nel sito lasciato aperto si mise in mezzo alle sue chiare intenzioni.
Trovò così l'email di ImtheRobinone. La prima email.
To: LonelyReader
From: Imtherobinone
Subjects: ciao!
Prima che tu possa cestinarmi senza nemmeno darmi il beneficio del dubbio, volevo dirti che questo non è spam. Non voglio venderti nessun prodotto dimagrante o consigliarti una vita sana con dei prodotti bio di dubbia provenienza europea.
Ci sono un paio di motivi che mi hanno spinto a scriverti, ma prima permettimi di presentarmi. Non voglio passare per un maleducato.
Ciao, LonelyReader
Non ti dirò il mio vero nome, anche perché in realtà non è nemmeno tanto importante. Sono un ragazzo di sedici anni, frequento il secondo anno di scuola superiore e... mh. In realtà non ho un granché da dire per presentarmi, ora che ci penso. Comunque. Passo subito ai motivi. Ho letto la tua scheda, sono riuscito a trovarti perché entrambi siamo di Beacon Hills, ma a differenza della marea di persone iscritte al sito, tu, come me, non hai rivelato la tua vera identità. Questo è abbastanza strano, ma al tempo stesso importante. Il tuo nickname mi fa pensare che tra i tuoi hobby ci sia quello della lettura e, "Perfetto" mi sono detto, perché anche io amo leggere.
Perciò, eccoti i motivi, in questa maledetta cittadina ci si conosce un po' tutti e a lungo andare, è davvero noioso viverci, abitarci. Tu e io probabilmente ci incontriamo spesso dal benzinaio, o a far la spesa, oppure in biblioteca, (eh certo, lì sicuramente sarà capitato di incontrarsi, se entrambi amiamo leggere. Insomma, in fatto di probabilità, le percentuali saranno altissime!), ma su questo sito possiamo essere due volti anonimi che parlano senza essere etichettati per la storia che portiamo addosso. Non so se mi spiego, ma ho bisogno di un amico di penna di cui non so assolutamente nulla e di cui lui non sa nulla di me. Non pensare a chissà quale atroce motivo, probabilmente lo sto facendo per noia. O boh, per curiosità. Com'è quel detto, che con gli sconosciuti si è decisamente più in confidenza? Insomma, a volta è più facile confrontarsi apertamente con un estraneo, piuttosto che con un amico. Tu e io, reciprocamente, potremmo essere questi no? Estranei di penna.
Ho davvero bisogno di questa cosa e spero che tu sia disperato (e perché no, intrigato) quanto me da rispondermi e iniziare questa avventura.
Se sei d'accordo con me, possiamo parlare di qualsiasi cosa, ma non della nostra vita reale. Ecco, una regola nel caso in cui non dovessi cestinarmi e prendermi sul serio: non dobbiamo mai lasciarci scappare alcun dettaglio di noi. Se diventeremo estranei (passami il termine, dai) di penna, l'unico nostro argomento sarà qualcosa che ci riguarda, ma non qualcosa che possa rivelarci. Cosa? Ti starai domandando. Perché non parlare della passione che ci accomuna? I libri, già.
Lo so, ti sembrerò un pazzo in piena crisi di delirio e può anche essere, chi sono io per giudicarmi normale? Ma non ho nulla da perdere, non mi conosci, non sai chi sono realmente e se finirò nella tua spazzatura, probabilmente ti resterà di me soltanto l'idea di un disperato che ha tanta voglia di qualcosa di nuovo.
E, fidati, siamo un bel po' al mondo, di disperati di questo tipo. Le probabilità son alte, secondo me, anche in questo caso.
Spero risponderai, ma in ogni caso è stato bello scriverti.
Buona vita,
ImtheRobinone
Le sopracciglia di Derek avevano un loro speciale linguaggio comunicativo e in quel momento, subito dopo la lettura, si era aggrottate all'inverosimile, esprimendo tutta la confusione che provava.
Non aveva risposto. Ma nemmeno cancellato quell'email. Aveva abbassato lo schermo del portatile e si era allontanato. Avrebbe scoperto più tardi come spegnere quell'aggeggio infernale.
---
Fu quella sera, quando quelle parole si erano fatte moleste nella propria mente tornando di tanto in tanto a ricordargli dell'email che aveva letto.
Alzò nuovamente lo schermo, ma non per capire come spegnerlo. Ci impiegò diversi minuti, ma alla fine capì come fare per rispondere a quell'email e lo fece.
Si sorprese di come riuscì a scrivergli, senza sembrare o sentirti un cretino. Inizialmente fu difficile lasciarsi andare, ma fu decisamente divertente provarci.
La curiosità lo aveva spinto a mettersi in gioco, ma Derek aveva finto di non rendersene conto.
Per lui fu un altro avvenimento privo di senso. Non comprendeva il perché, ma la sensazione di sentirsi meno solo, in quello schifo che era la sua vita, lo fece andare avanti trascinato dall'acerrimo destino.
To: ImtheRobinone
From: LonelyReader
Subjects: re: ciao!
Caro ImtheRobinone,
anche se risponderti, metaforicamente parlando, lo trovo come dare spago a un folle, ammetto che mi hai incuriosito grazie all'idea della passione in comune (sì, non ti sbagliavi). Non so se sia un trucco e alla mia risposta seguirà un attacco spudorato a fini commerciali, ma sappi che ho un numero della polizia postale e non ho paura ad usarlo. Ecco, a idiozia corrisponde altra idiozia. Sì, ti ho dato dell'idiota, ma me lo hai concesso tu questo privilegio, con la storia del "ci conosciamo, le probabilità sono altissime se prendiamo la biblioteca come possibile luogo frequentato da entrambi". Ma, seppur non dovessi conoscerti, soltanto un idiota potrebbe scrivere a un perfetto sconosciuto ed essere convinto che questo non lo prenderà per pazzo. Quindi lo sei in ogni caso. Non offenderti, perché in realtà mi hai stupito, e quindi, se in qualche modo lo può diventare, prendilo come un complimento.
Mi presento anche io, anche se a questo punto – dopo averti dato dell'idiota ripetute volte – farò sicuramente la figura del maleducato. Pazienza.
LonelyReader, ho ventidue anni. Niente più scuola, da un po' ormai. E... niente dettagli, ottima regola che può funzionare.
Non ho mai partecipato a un club del libro, né ho mai sentito il desiderio di farlo, ma non ti nego che l'idea di parlare con qualcuno di questo potrebbe piacermi.
Ma questa cosa può funzionare soltanto in un modo, comunque. E non perché io sia disperato quanto te, mettiamolo in chiaro. Diciamo piuttosto che mi hai fatto un po' pena e io sono in vena di aiutarti.
Però. Sì. C'è una condizione. Potremo diventare "estranei di penna" (touché per il gioco di parole originale) solo se ci sono le basi per farlo. E per capirlo ho bisogno di una cosa.
Fammi una classifica dei tuoi libri preferiti. Minimo tre.
Hai sedici anni, non pretendo che tu sappia chi siano autori come Tolstoj o Dostoevskij però... un minimo.
Spero ne valga la pena.
Altrimenti, buona vita a te
LonelyReader
***
Autumn 2013
(post 6b)
7 Novembre 2013.
25 anni e sentirseli addosso tutti, perfino il doppio. Okay, forse troppi, ma la sua vita era sempre stata intensa e certi giorni addosso lo avevano provato a tal punto da farlo sentire più vecchio della sua età.
Il fisico suggeriva altro, ma per quello doveva ringraziare l'essere una creatura soprannaturale e, soprattutto, la sua ossessione per l'attività fisica. Si allenava ogni giorno, per questo.
Il suo problema era quello di sentirsi vecchio dentro, nella testa, e soprattutto di detestare fortemente lo scorrere degli anni e il sopraggiungere del suo compleanno.
Per questo, il più delle volte se ne dimenticava. Si ritrovava all'alba del giorno dopo ricordandosene di colpo e, con una alzata di spalle, se lo faceva scivolare addosso senza troppi ripensamenti.
Quell'anno, purtroppo per lui, non fu così.
Quando entrò nel loft, rimase come uno stoccafisso a guardare davanti a sé. In un primo momento allarmato per l'improvviso frastuono e, poi, infastidito.
"SOOOORPRESAAAAAA" fu l'urlo generale di coloro che avevano avuto il coraggio di fargli una festa a sorpresa.
Derek li guardò con la sua solita espressione, cogliendoli tutti – uno ad uno – in un profondo imbarazzo per quella mancata reazione. Ma poi, ricordandosi un minimo delle buone maniere, accennò un sorriso. Uno dei suoi, dei più finti e impostati che potesse tirare fuori.
Dopodiché, sopportò in silenzio che tutti gli facessero gli auguri.
Quando si ritrovò Scott davanti, aggrottò le sopracciglia e fece la domanda che aveva sulla punta della lingua fin da quando era arrivato: "Come avete fatto a scoprirlo?"
Scott ridacchiò divertito, ma a rispondere – come nella maggior parte dei casi, fu la sua spalla, ovvero la spina nel fianco di Derek.
Spina nel fianco vero e proprio, visto che subito si addossò tutta la colpa: "Dimentichi forse che mio padre è lo sceriffo?"
Derek lo guardò seccato: "Come potrei dimenticarlo, se ci tieni così tanto a ricordarcelo almeno dieci volte al giorno?"
Stiles gli dimostrò quanto si fosse offeso per quel sarcasmo inappropriato con una delle sue tipiche espressioni riservate unicamente a Derek Hale e, dopo uno sbuffo compito, continuò: "Beh, dimentichi allora che sei stato schedato, qualche anno fa, e che quindi sappiamo tutto di te."
Tutto. Derek si sentì punto nel vivo. Soprattutto perché era stato Stiles a dirlo. Per questo lo ignorò, tornando a guardare il gruppo che lo circondava con dei sorrisi abbastanza imbarazzati.
Derek si impossessò nuovamente del suo falso sorriso di circostanza, quello che un po' inquietava, ma che era capace di far ricordare agli altri che fosse ancheun po' umano e, alla fine, ringraziò: "Non eravate costretti a farlo, in ogni caso."
Lydia intervenne: "Scherzi, Derek? Venticinque anni sono un traguardo che va festeggiato!"
Derek fece un ghigno. Stavolta sincero. "E questo significa che volevate avere una scusa per organizzare una festa."
Liam optò per la schiettezza: "Esattamente".
Derek annuì, ancor più divertito. "E ovviamente casa mia è l'unico luogo gratis di tutta Beacon Hills dove poter organizzare una grande festa."
Theo spalleggiò l'amico al suo fianco con la stessa sincerità: "Un brindisi alla franchezza?" nel dirlo, alzò il bicchiere di carta che aveva tra le mani. Derek notò che quasi tutti ne avevano uno, e quando si guardò le mani fece in tempo a notare Lydia consegnargliene uno.
Ci fu un attimo di attesa, pieno di silenzio, in cui ogni invitato – o intruso ai suoi occhi – aspettava che Derek desse il consenso a quel party.
Era veramente tentato di mandarli tutti via. Seriamente. Odiava le feste, ancor più se il festeggiato era lui. Odiava sentirsi al centro dell'attenzione e avere tutti quei ragazzini attorno, senza un valido motivo.
Ciò nonostante, sospirò e alzò il bicchiere al cielo. "Salute"
Dopodiché fu il caos.
***
Spring, 2011(Season 1)
To: LonelyReader
From: ImtheRobinone
Subject: "sei un idiota" è il nuovo "sei proprio figo"
Sai, LonelyReader
Avrei potuto immaginarti in mille modi, ma mai così. Non so se il mio voglia essere un complimento o un'offesa, ma dopo la tua email so per certo che non te la prenderai a male.
E la cosa, credimi, mi piace un sacco.
Anche perché oltre a questo hai realmente capito il senso della mia proposta e hai risposto nell'unico modo in cui speravo che qualcuno mi rispondesse: sorprendendomi a mia volta.
Ecco, ora questo suona fin troppo come un complimento, quindi cancella tutto e ricominciamo da capo.
Lo sai, vero, che mi stai facendo sentire sotto pressione come quando il professore entra in classe e annuncia un test a sorpresa? E non ti senti in colpa per questo? No, eh? SADICO!
Ventidue anni. Sarà interessante quindi parlare con una... persona matura. Sì, ho pensato "vecchio", ma è già tanto che io ti abbia risparmiato questo affronto. Avrei potuto scherzarci sopra, come tu hai fatto della mia idiozia. E sappi che l'hai molto offesa e adesso è in un angolino a piangere sperando che tu le chieda scusa.
Cooooomunque, caro LonelyReader.
Che tu ci creda o no, conosco sia Tolstoj che Dostoevskij e non perché sono andato a cercarli su Wikipedia per accertarmi di aver letto almeno qualcosa, ma perché, beh, sono gli autori preferiti di mia madre e quindi i libri più antichi che ho a casa. Ma niente dettagli e questo giuro è l'unica cosa che saprai di me. Sì, la soddisfazione era troppo per tenermela solo per me.
Vuoi una classifica, eh. Mai scelta fu più ardua, credimi.
Leggo un sacco, per lo più fantasy epico e distopico. Sai, amo i complotti e tutte le robe sulle creature soprannaturali. Mi affascinano e, non so, è come se avessi sempre tanto altro da scoprire, sempre un nuovo tipo di esserino speciale da conoscere.
Sono cresciuto con Harry Potter ed è la mia vita, ma credo che dovrò tenerlo fuori da questa classifica. E non perché lo ritengo una lettura per bambini (perché non lo è, PUNTO.), ma perché soltanto tre posti mi stanno stretti e Harry Potter è un mondo troppo vasto. Se non lo hai letto e non lo hai fatto perché quelli della tua età lo trovano non adatto per gli adulti, ti invito calorosamente a farlo. Subito.
Quindi, escludendo questo e, sì, beh, anche Il signore degli anelli e Lo Hobbit, anch'essi fin troppo epici per essere ridotti a una lista... mh, cosa mi rimane? Ah sì. Non sono in grado di metterli in ordine di preferenza, quindi accontentati del mio sforzo:
-Fahrenheit 451. Di Ray Bradbury
Quanto ho sofferto nel leggere di libri messi a rogo? TANTISSIMO. Ma è uno dei romanzi distopici che più mi ha fatto riflettere nella vita. Assieme a 1984, che sotto certi punti di vista è molto simile, ma tra i due quello di Bradbury mi ha coinvolto di più. Mi ha fatto incazzare di più, ecco. Non so se ti capita mai, ma a me certe volte è capitato proprio di arrabbiarmi. Sopprimere un urlo di frustrazione o rimanermene in silenzio vegetativo per ore, cercando di trovare il modo di far pace con lo scrittore, e anche un po' con me stesso.
-Credo di conoscere a memoria quasi tutti i libri di A. C. Doyle, perché ho un debole anche per il genere giallo e quindi ti dico semplicemente che Sherlock Holmes è una mia crush e non ti permetterò mai di prendermi in giro per questo. Il mio preferito in assoluto è il quarto dei suoi romanzi su Sherlock: la valle della paura! Dio, quante notti insonni con quel libro!
Sono un attento analizzatore, uno di quelli che resta sveglio tutta la notte facendo ipotesi su ipotesi magari a metà libro, quando ancora non ci sono abbastanza indizi per arrivare alla soluzione. C'è chi direbbe che sono un paranoico ossessivo, ma in realtà si tratta unicamente della mia malata morbosità a voler scopriretutto ciò che si nasconde alla verità, quello che gli altri nominerebbero come problema e che, per me, è più che altro una delle mie migliori qualità.
-Last, but not least direi le Cronache di Narnia. L'ho letto subito dopo Harry Potter. Sai, quando entri in un mondo magico, è come se al tempo stesso entrassi in un circolo vizioso, diventi dipendente e hai bisogno di altre porte. Trovare Narnia, dopo i romanzi della Rowling, è stato come salvarsi la vita, perché non solo è una storia meravigliosa, ma vale tanto quanto il mondo che si cela ad Hogwarts e dintorni.
Me lo sento che ai tuoi occhi passerò per il lettore medio ma, hey, ho sedici anni e ho tempo di diventare... maturo quanto te. E poi chi ti dice che io non ti abbia trovato proprio affinché tu diventassi il mio mentore? Suvvia, la differenza d'età ci sta e sicuramente tu avrai tanti libri di vera cultura da consigliarmi.
A proposito, se ho passato il test, gradirei che tu mi facessi la tua classifica. Non sentirti sotto pressione, io non sono quel tipo.
Scommetto tutto quello che ho che sto parlando con un amante di romanzi storici.
Eh, ci ho preso? Dai, solo per questo dovresti convincerti a parlare con me.
E perché ancora un po' ti faccio pena e tu sei ancora in vena ;) ;) ;)
Buona serata,
ImtheRobinone
Derek si convinse di portare avanti quella cosa soltanto perché aveva sorriso, e ritrovarsi a farlo in quel periodo, in quella circostanza, lo aveva fatto sentirebene.
Questo, però, al destinatario delle sue email non lo ammise mai.
***
Autumn 2013
(post 6b)
Derek non era un animale da festa. Si pentì di aver concesso a quel branco di ragazzini di festeggiare in casa sua qualche istante dopo il brindisi. Ciò nonostante, preferì semplicemente mettersi in un angolo e rimanere di guardia a vigilare su quel gruppetto che, seppur cresciuto, amava ancora la musica alta, la danza, il chiasso e, insomma, tutto ciò che invece Derek detestava.
Più si metteva ad osservare la gente più era convinto di riconoscerne veramente in pochi. In qualche modo, ne era certo, la voce doveva esser giunta perfino nei corridoi della scuola di Beacon Hills. E per questo di certo c'era da ringraziare Liam e Mason.
"Hey, cugino, non smetti mai di recitare la tua parte?"
Derek alzò un sopracciglio, chiedendole quindi che cosa intendesse. Malia sogghignò sorseggiando dal suo bicchiere. Gli rispose soltanto dopo aver mandato giù: "Quella del lupo solitario" lo disse con tono ovvio. Derek sbuffò un risolino e guardò attorno a sé, ignorandola per un momento.
"Anche tu però non scherzi, cugina. Sempre la solita imbrogliona. Lo so c'è il tuo zampino in tutto questo."
Lei sorrise soddisfatta. "Avresti dovuto aspettartelo, infatti."
"Sì, avrei dovuto."
"Lo prenderò come un ringraziamento."
"Ma sai che non lo è."
Quel botta e risposta terminò quasi subito, quando la coyote dal viso vispo lo fronteggiò guardandolo seriamente: "Prova a divertiti, okay? Per una serata, provaci..."
"Qual è il tuo problema?"
"Non è un mio problema, ma vorrei che... tu non fossi così solo, Derek" ammise, stavolta con sincerità.
Derek sbatté le palpebre velocemente e piegò di poco il capo, guardandola pensieroso. Malia si indispettì: "Che c'è?"
"Da quando ti preoccupi per me?"
Lei sembrò rivestire le proprie vesti, quelle che un po' la rendeva molto simile a Derek e si ricompose: "Siamo un branco, l'unica famiglia che ho."
Derek la afferrò per le spalle, in segno di conforto. La guardò dritta negli occhi e certo delle sue parole, le rispose: "Perciò goditela e non stare a preoccuparti di ognuno di noi, non se siamo tutti vivi e vegeti. Okay?"
Lei si specchiò nelle sue iridi e abbozzò uno dei loro sorrisi che li rendeva molto simili. "Goditi anche tu questa festa, soprattutto perché siamo tutti vivi e vegeti"replicò. "Hai l'aria di chi è ad un funerale, piuttosto che a un party."
Eh... per Derek non c'era poi così tanta differenza.
Derek serrò la mascella, senza perdere l'aria da fratello maggiore che aveva messo su per fronteggiare la cugina. Ci sapeva fare, quella ragazzina, e Derek non poteva non dirsi fortunato ad averla ritrovata.
"Ci proverò"
Malia annuì piuttosto soddisfatta. Prima che andasse via, Derek aggiunse: "Ma non ti prometto niente" alla quale la ragazza rispose con uno sbuffo di risata.
Stiles aveva l'abitudine di farsi passare in fretta qualsiasi atteggiamento ostile avesse con qualcuno che glielo aveva provocato. Questa abitudine non mancava nemmeno quando il livello di alcool nel suo corpo diventava esageratamente alto.
Derek, se possibile, lo trovava ancor più fastidioso.
"Deeeeeeerek, ma ti ho fatto gli auguri?! Vieni qui, dai, sourworf, fatti abbracciaaare" esclamò con enfasi quando in mezzo alla pista da ballo accidentalmente avevano incrociato i loro sguardi.
Derek lo aveva visto da lontano avvicinarsi ed era riuscito a sentirlo, nonostante la musica alta, grazie al suo superudito, e la reazione era stata la medesima di sempre.
Incrociò le braccia al petto e lo guardò con la sua espressione indecifrabile, ma che per magia sapeva ben esprimere astio e minacciosità. Stiles, tuttavia, con gli occhi inebriati dagli alcolici ingurgitati lo vide fino all'ultimo piuttosto opaco e, quindi, gli si avvicinò fino a una distanza di qualche metro.
Derek negò, serrando la mascella, pronto a scansarsi per evitare che l'idiota lo acciuffasse tra le proprie braccia in quel gesto che assolutamente non voleva ricevere.
Intuendo che Stiles in quello stato non era pronto a cogliere quanto si stesse cacciando nell'ennesima situazione imbarazzante, che si sarebbe conclusa con lui con qualche possibile contusione, Derek si sentì magnanimo e lo avvertì con un tono di voce fermo e piuttosto alto, sapendo di poter arrivare perfino a quelle orecchie umane: "Sparisci dalla mia vista, Stiles."
Funzionò, considerato che il più giovane dei due ancora in cammino verso di lui a braccia aperte, svoltò a destra procedendo finché non si imbatté in Scott. Derek li vide abbracciarsi e negò di nuovo, roteando gli occhi, mentre Scott si accertava che stesse bene "Hey, amico! Ma quanto hai bevuto?".
Lydia gli si avvicinò poco dopo, col suo solito atteggiamento sdegnante, ma fiero. Si affiancò a lui e iniziò a fissare le persone che avevano davanti.
"Spero tu ti stia divertendo, Derek. Non te lo chiederei, sai, se non fosse così intuirlo visto che tutte le emozioni umani si raggruppano sul tuo viso nella stessa identica espressione" lo prese in giro.
Derek la guardò con la coda dell'occhio. Sorrise beffardo. "Non credo che l'idea di questo party girasse attorno alla volontà di farmi divertire."
Lydia abbozzò uno dei suoi sorrisi astuti. Poi lo guardò, in segno di sfida. "Il giorno che ci confesserai qual è il modo per far divertire Derek Hale, forse allora potrai dire una cosa del genere."
Derek si accigliò. "Cosa vi aspettate che faccia, esattamente?"
Lei fece spallucce. "Che ti dimostri quantomeno contento quando i tuoi amici dimostrano di tenere a te."
Derek annuì e si guardò attorno. Poi fissò la ragazza e col suo tono saccente, ribatté: "State o no facendo un party in casa mia?"
Fu il turno di Lydia di guardarsi attorno. Sembrò realizzare che, in quel caso, Derek non aveva tutti i torti. Sorrise smagliante.
"Oh Derek, buon compleanno" e, dopo avergli stampato repentinamente un bacio sulla guancia, si volatilizzò.
---
"Hai visto Stiles?" gli domandò Scott, qualche ora più tardi. Derek alzò entrambe le sopracciglia, senza rispondergli. Scott annuì, guardandosi attorno.
"Anche Lydia lo sta cercando, ma sembra si sia dissolto nel nulla. Ha bevuto troppo e ho paura sia andato a zonzo chissà dove."
Derek si finse disinteressato. Ci fu silenzio per qualche secondo, ma poi sospirando disse: "Stiles è abbastanza sveglio da sapere di non dover combinare guai in casa mia", ma, benché ci credesse, Derek non si sentì sicuro delle proprie parole. Guardò il loft ancora mezzo affollato iniziando la sua personale ricerca.
Scott ridacchiò. "Sì, probabilmente hai ragione".
Lydia si avvicinò a entrambi in quel momento. "Scott, sono stanca. Non ho la minima idea di dove si sia cacciato quello stupido del mio ragazzo, ma ho finito la pazienza per oggi, quindi lo mollo qui e me ne vado a casa"
Derek si fermò al "lo mollo qui" e la fissò crucciato. Lei, di tutta risposta, sorrise e "Ora è un problema vostro."
Fin tanto che Scott era lì, Derek rimase tranquillo perché per "problema" e "vostro" poteva ancora credere che i diretti responsabili fossero Scott, o Malia o qualsiasi altro individuo eccetto lui.
Ma, dopo qualche ora nelle quali dell'umano non vi era stata alcuna traccia, e il fatto di sentire il suo odore ovunque in quel dannato loft non era servito a rintracciarlo, ma solamente a depistarli, divenne anche un problema di Derek.
La casa si svuotò e anche Scott sembrò intenzionato ad andarsene. Con una buona scusa.
"Qui non c'è, abbiamo cercato ovunque. Io e Malia andiamo, diamo un'occhiata qui attorno e poi passiamo a casa dello sceriffo. Quando lo trovo ti faccio sapere."
Derek annuì, ancora una volta fingendo disinteresse.
Quell'idiota.
Dove cazzo si era andato a ficcare.
Il loft era un totale disastro, ma Derek non ci pensò un secondo nel tentare di mettere in ordine. Dopo aver preso un paio di secchi dell'immondizia, iniziò a raccogliere qualsiasi cosa fosse destinata alla spazzatura.
In testa, una forte incazzatura per l'umano scomparso.
Ora, in un branco di creature soprannaturali di norma non ci si preoccupa delle serate all'insegna degli alcolici. Questo fondamentalmente perché le creature soprannaturali non si ubriacano.
Ma nel meraviglioso branco di Scott, c'era anche chi invece ne soffriva gli effetti, e naturalmente il primo non era nientepopodimeno che il più grande degli impiastri.
A metà dell'opera, Derek si rese conto che si era messo alla ricerca di Stiles Stilinski in ogni anfratto di casa sua, con la scusa di ripulire quel posto.
E questo lo urtò notevolmente. Soprattutto perché di Stiles non vi era davvero alcuna traccia.
Alla fine, dopo aver controllato il cellulare per una dozzina di volte, sperando che Scott gli mettesse l'anima in pace, Derek si incamminò verso il proprio letto. Si tolse i propri abiti, indossando un pantalone della tuta e una canottiera. Prese il libro che stava leggendo, La storia infinita, e si sdraiò cercando di rilassarsi.
Stiles Stilinski, forse anche a causa del libro che stava leggendo, era però un tarlo che non voleva lasciare in pace la propria mente.
Preoccupazione, l'avrebbe chiamata chiunque. Lui preferiva qualificarla come fastidio.
Poi lo sentì. Forse la calma, probabilmente la vicinanza. Il battito cardiaco di un cuore sotto di lui.
Sommesse un latrato, mentre annusava l'aria.
Era lì. Quell'idiota era lì. Ma dove?
"Stiles?" lo chiamò guardandosi attorno. Il buio regnava se non fosse per la lampadina accesa sul proprio comodino. Non ricevette nessuna risposta.
Tum-tum. Tum-tum. Tum-tum. Tum-tum.
Poi quel soffio nel battito del cuore che alle orecchie di Derek aveva sempre contraddistinto Stiles da tutti gli altri.
"STILES?" ringhiò.
STONK.
Quel rumore, di testa che sbatte contro qualcosa di solido, Derek lo sentì provenire proprio sotto di lui. E stavolta per il lupo fu inequivocabile capire dove quell'idiota si fosse andato a cacciare.
Si piegò verso il pavimento e alzò la coperta per guardare sotto il proprio letto.
Un paio di occhi d'ambra lo guardavano piuttosto intontiti. "D-erek?" farfugliò. Doveva avere la bocca impastata per il sonno, o forse per la sbronza ancora in circolo.
Senza dire niente, Derek lo acciuffò per un braccio e lo tirò malamente fuori di lì. Lo lasciò soltanto per farlo rotolare sul suo pavimento, accanto al letto. Poi lo guardò duramente.
"Cosa diavolo ci facevi sotto il mio letto?" ringhiò.
Stiles si grattò grossolanamente la guancia cercando la risposta attorno a sé. "E lo chiedi a me?" gli rispose, in un risolino isterico.
Era ancora ubriaco.
Derek si alzò, soltanto per acciuffarlo e tirarlo in piedi. Si guardarono negli occhi, anche se Stiles doveva star sprecando molte energie per farlo.
"Hai idea della preoccupazione che hai fatto venire a...Scott e gli altri?"
Una esitazione nel tono di voce avrebbe insospettito anche un caparbio come Stiles, ma in quel momento la prontezza del suo cervello era agli stessi livelli di uno Scott McCall alle prese con un enigma, e quindi Derek non si preoccupò.
"Ora che ne parliamo, potrei essermene fatto una idea. Ma a quanto pare no, fino a che non mi hai svegliato urlando, dormivo beatamente come un angioletto" parlava trascinando ogni parola e questo diede modo a Derek di infastidirsi ancor di più. Digrignò i denti e lo guardò furioso, in procinto di una nuova crisi di nervi.
Lo lasciò andare un momento strattonandolo, solo per vederlo barcollare su se stesso, pronto ad accasciarsi a terra e tornarsene alla posizione in cui lo aveva trovato. Ma prima che potesse farlo, Derek lo raccolse per le braccia e lo trattenne in piedi.
Allora, si guardarono nuovamente. Spaesati. "Stai in piedi" gli ordinò a denti stretti.
"Lo vorrei tanto, giuro" biascicò Stiles, lasciandosi andare nell'ennesima risata brilla. Derek roteò gli occhi per poi guardarsi attorno. Optò per il letto, maledicendo per la prima volta la sua scelta di aver arredato quel posto con lo stretto indispensabile e una poltrona nella sua stanza non doveva essere rientrata nelle necessità di primo ordine, perché non c'era, nonostante in quell'occasione sarebbe potuta senz'altro tornargli utile.
Perché ora significava dover condividere il letto con Stiles. Prese il proprio cellulare e messaggiò immediatamente a Scott.
Stiles è qui. Ancora ubriaco.
Il suo sbaglio fu essere del tutto essenziale con le parole e aver mancato di un'implicita richiesta di venirselo a raccattare. Questo glielo fece intuire la risposta dell'Alpha.
Meno male! Stavo sul serio iniziando a preoccuparmi... allora, lasciamogli smaltire la sbornia per questa notte... Deve aver bevuto davvero tanto!
Grazie Derek.
Buonanotte.
Rimase a guardare lo schermo del cellulare per qualche minuto, senza il coraggio di guardare Stiles, che probabilmente doveva essere collassato nuovamente.
Derek era pronto a rispondergli di venirselo a prendere, che l'alternativa sarebbe stato cacciarlo fuori di casa sua in qualsiasi condizione fosse, ma quando la luce dello schermo si spense e vide il suo riflesso, seppe che non lo avrebbe fatto affatto.
Abbassò la mano, sconfitto, e guardò Stiles che, col capo accasciato su se stesso, aveva nuovamente perso conoscenza.
Sbuffò scocciato e si distese all'altro capo del letto. Riprese il proprio libro e per un po' continuò la lettura, ignorando che Stiles fosse lì.
Ovviamente, non durò molto, rivelando a Derek che il suo venticinquesimo compleanno non aveva la benché minima voglia di terminare.
Anche perché non aveva scartato alcun regalo e Stiles o la curiosità o il famoso bastardo fato o forse tutte e tre insieme avevano deciso che dovesse riceverne almeno uno.
note finali: Lo so che sulle date di compleanno non c'è nulla di certo ma ho dato per "vero" l'unica, di Derek, nato il 7 Novembre del 1988 e, difatti, in base a questa data di nascita, si impostano gli anni di tutti gli altri.
Anywaaaayyyysss questo capitolo è più lunghetto e, infatti, l'ho spezzato in una prima parte e...lo so. Sul più bello. Vi invito a notare i dettagli della scena e immaginarvi cosa potrebbe succedere, sarei veramente CURIOSA di sapere quali deduzioni fareste su ciò che succederà nel prossimo capitolo!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top