1. La Storia Infinita

Brevissime note iniziali (lo prometto): Ciao a tutti! Rieccomi di nuovo qui con un'altra storia con questi due. RIuscirò mai a liberarmi di loro? Suppongo di no. Vi spiego subbbbito l'idea, così per evitare fraintendimenti. Avete presente il film "you've got mail"? Con Tom Hanks e Meg Ryan? Si dà il caso sia il mio film preferito. O comunque uno dei miei preferiti. O comunque uno di quelli sui quali avrei TANTO voluto scriverci su una storia. Hanno vinto Stiles e Derek. Yay! Ciò nonostante non sarà un copia-incolla della trama del film, anche perché non ci sarebbe molto gusto, no? Alla base c'è lo scambio di email e qualcos'altro che scoprirete leggendo già questo primo capitolo. E, niente, ora mi rendo conto che ciò che volevo veramente dirmi, non posso dirvelo qui perché vi toglierei ogni gusto di leggere e...quindi ci vediamo sotto.
Buona lettura!



«Rhymes that keep their secrets will unfold behind the clouds

There upon the rainbow is the answer to a neverending story»


Autumn, 2013 (Post 6B)

To: LonelyReader
From: ImtheRobinone
Subject: La storia infinita

Te l'ho detto forse un trilione di volte da quando ci scriviamo, ma non sapere niente di te ha il suo bel fascino. Ci sono giorni in cui penso a ciò che mi racconti senza sosta e l'affascinante particolarità di tutto questo è che immagino al di là delle tue parole, costruendoti una vita attorno.
Perché così si fa con i libri, no? Non ci si sofferma solo sulla lettura del racconto, o per lo meno la mente non fa soltanto questo. Non so se mi spiego, ti chiedo nuovamente perdono per i miei pensieri così disordinati. Ma, insomma, la passione che ci ha da sempre legato è proprio l'amore che nutriamo per i libri e mi capirai in quello che sto cercando di dirti. Una storia non si limita a essere scritta, c'è un potere magico in ogni libro: permette alla nostra mente di farneticare e di destreggiarsi con l'immaginazione e costruire quello che la storia stessa ci descrive. E quando ti leggo succede un po' questo, come se tu fossi il grandioso eroe di un romanzo che continuo a leggere giorno dopo giorno e di cui non mi stanco mai di scoprire nuove sfaccettature. Siamo Bastian e Atreyu, l'uno per l'altro nella nostra storia infinita. Dovevo pur citartelo almeno una volta, perché io AMO decisamente quel romanzo.
Comunque, dicevo, è tutto fantastico, perché, a meno che tu non scompaia dopo questa mia risposta – ogni volta temo tu lo faccia, perché è davvero incredibile che tu riesca ancora a seguire i miei discorsi articolati e sconnessi senza perdere la pazienza – dicevo, a meno che tu non decida comprensibilmente di smettere di scrivermi, come quella volta che avevamo deciso di incontrarci, ma poi per degli strani imprevisti non siamo riusciti a farlo e per un po' non mi hai scritto... però quella è stata più come la fine di un primo libro e l'inizio di un sequel, perché dopo un paio di mesi tutto è tornato come prima. Dio, che cliffhanger che è stato. Ho ancora i brividi se ci penso! Ma, poi, tadan, rieccomi di nuovo a leggere del mio libro preferito. Non sentirti troppo lusingato, sono di facile entusiasmo.
Ma comunque. Dov'ero? Mi son perso di nuovo. Mh, sì, quello che volevo dire, salvo imprevisti – e che voglia il cielo non accadano mai più – questa è una storia che non finirà mai, è come un libro che non ha mai fine. Quindi, il sogno di ogni lettore. Il mio sogno! Bastian sarebbe veramente invidioso della mia fortuna, AH!
Okay, oggi ho vaneggiato più del solito, ma perdonami, forse ho assunto una dose eccessiva di adderall. E per tali motivi, forse è meglio chiudere qui questa mia lettera.
Buonanotte, o buongiorno... non sapere quando leggerai mi mette sempre una forte indecisione addosso su come salutarti.
Beh, andiamo sul classico.

Tuo,
ImtheRobinone

PS Caro LonelyReader – l'ho scritto qui perché mi piace pensare di parlare a un amico; ormai, dopo tutti questi anni, è quello che sei per me. E, con gli amici, mi piace essere diretto senza gli inutili convenevoli come l'iniziare una lettera in modo tradizionale.
Perciò ecco, se non ti infastidisce, ho risolto il problema con un semplice post scriptum.
PPS ora la canzone "Never ending story" di Limahl resterà a suonare in loop nella mia testa, beh, suppongo finché la storia non avrà fine...

PPPS l'hai capita vero? La storia i-n-f-i-n-i-t-a, quindi la canzone... okay, la smetto.



Derek era sempre sul punto di farla finita con quella storia.
Finiva di leggere e si ritrovava tanto innervosito quanto turbato ogni sacrosantissima volta, ormai da... anni. Quindi, sul serio, non riusciva a capire cosa lo spingesse, poi, a ritrovarsi davanti al computer a rispondere a quelle dannate email.
Perché lo faceva ogni volta, anche solo per replicare con mezza frase.
All'inizio non era stato così. Era anche vero che, all'inizio della storia, lui nemmeno si capacitava come ci fosse finito a scambiarsi delle email con un perfetto sconosciuto. Per curiosità? No, semplicemente per sbaglio.
E, difatti, era stato uno sbaglio. Tutto un enorme, complicato sbaglio.


***


All'inizio, era stato anche divertente. Pur non ammettendolo, né a se stesso né a nessun altro, scambiarsi delle email con lo sconosciutissimo ImtheRobinoneera qualcosa di nuovo, quasi liberatorio, perché con lui, all'inizio, era stato capace di essere diversamente da com'era nella vita reale.
Per lo più, parlava a briglia sciolta. Era colpa dello schermo, si diceva, che lo rendeva più... spigliato. Per quanto potesse esserlo, insomma. Sì, all'inizio, con quel perfetto sconosciuto, sotto il nickname di LonelyReader, Derek riusciva a scrivere qualsiasi cosa gli passasse per la mente. O meglio, visto che per lo più parlavano della passione che li accomunava, Derek riusciva a scrivere lunghissime lettere articolando pensieri, consigli, critiche e commenti sui suoi romanzi preferiti. Ecco, era questo che faceva. E per questo, all'inizio, non ci aveva visto nulla di male.
Insomma.
Derek parlava con uno sconosciuto. E tutto in lui gli diceva di non fidarsi a lasciarsi andare così tanto.
Però parlava di libri. Con uno sconosciuto. Come non riusciva a fare nella vita vera. Grazie a uno schermo e una tastiera capaci di renderlo spigliato come non era con nessuno.
Nonostante tutti i possibili "contro", Derek confidava in quei "pro".

Poi, semplicemente, successe. ImtheRobinone non era più uno sconosciuto, bensì una persona e in quanto tale, Derek credeva non fosse più semplicemente lo schermo o la tastiera del pc a renderlo come non era, bensì la persona al di là dello schermo a renderlo così. E così, in quel modo, con quella persona, lui si piaceva. Perciò, doveva sapere chi fosse. Doveva conoscerlo.

E anche ImtheRobinone sembrò entusiasta della cosa.
"Non te lo avrei mai chiesto, giuro, perché so cosa significa chiedere a qualcuno di fare questo passo, ne percepisco i pericoli e non vorrei mai che, per qualsiasi motivo, fra noi- tutto quello che abbiamo, si interrompesse per un incontro. Ma d'altro canto, se sei tu a prendere l'iniziativa, se sei PROPRIO tu a volermi conoscere NONOSTANTE TUTTO, io non posso far altro che dire: CAZZO, Sì. Sì.
Incontriamoci." Così aveva replicato alla proposta di Derek, che scioccamente si era sentito felice. Fin troppo.

Poi... poi, beh, si erano organizzati per incontrarsi. In una tavola calda, niente di troppo elegante o artificioso, capace di mettere entrambi in imbarazzo. Qualcosa di semplice. Di fronte a qualcosa di caldo da bere. ImtheRobinone si sarebbe fatto riconoscere con un libro. Il primo libro che Derek gli aveva consigliato di leggere, così non ci sarebbero stati pessimi malintesi.
Era tutto organizzato, c'era solo da trascorrere una notte e un intero giorno per far arrivare la sera.
La sera del loro fatidico incontro.

Quella sera, Derek andò all'incontro e accadde. L'inevitabile. Nonché la peggiore delle situazioni che entrambi, in un modo o nell'altro, avevano sperato non accadesse. Prima di entrare nella tavola calda, si era affacciato furtivamente alla vetrina e l'aveva cercato fra i tavoli. Era in grado di non farsi notare. Era capace di mimetizzarsi, nonostante apparisse in mezzo alla gente come un energumeno tenebroso dal viso minaccioso e l'aria da delinquente. Perché era un lupo...
...Incredibilmente stupido.
Lo vide. Si paralizzò con gli occhi sgranati. L'odore di caffè gli invase le narici quando la porta si aprì per far uscire un cliente e il campanellino suonò riportando l'attenzione di chiunque, dentro al negozio, verso l'entrata. Di chiunque, anche di... chi inconsapevolmente stava aspettando lui.
"Derek? Che ci fai qui?" gli aveva domandato, alzandosi repentino per avvicinarsi alla porta. Perché, lui, il coraggio di entrare e scongelarsi da quella doccia fredda, ancora non l'aveva trovato. Si ridestò quando si rese conto che gli occhi di chi lo stava guardando stupito nel vederlo proprio lì, in quel momento, gli palesavano l'innocenza di non aver capito. Di non aver intuito.
Si rilassò, d'altronde era solo un umano. Astuto, certo, ma privo dei sensi soprannaturali di cui lui era in possesso. Vestì la sua parte, perché non c'era uno schermo, non c'era nemmeno lo sconosciuto con cui era solito scambiare delle lunghe lettere. C'era una persona. Una che conosceva.
L'unica che, forse, non avrebbe voluto trovare lì.
"Secondo te cosa ci posso fare, io, in una tavola calda?" rispose scontroso, facendosi spazio per superarlo ed entrare, dirigendosi verso il bancone. "Ottima osservazione" gli disse quello, che lo seguì, strizzandosi il ciuffo di capelli tra le mani e ridacchiando imbarazzato.
Sembrava ancora nervoso, ancora in attesa, ancora infastidito dalla presenza di un viso noto che avrebbe potuto rovinargli l'incontro. Derek non osò guardarlo, ma gli altri sensi non potevano semplicemente "spegnersi", non ora che erano in allarme, tentando di comprendere come avesse potuto non capire da nemmeno una sola email che si trattasse proprio di lui.
Ordinò, nel frattempo, un caffè.
"Piuttosto, non mi chiedi cosa ci faccio io, qui?" insistette lui. Derek alzò gli occhi al cielo. Innervosito e turbato.
Innervosito, perché era lui e non poteva assistere allo scherzo più assurdo e tremendo che la vita gli stesse facendo.
Turbato, perché era chiarissimo quale fosse il motivo per cui fosse lì, in quella stramaledettissima tavola calda, col suo romanzo preferito sul maledetto tavolino dove avrebbe dovuto sedersi anche lui, se solo...
Sì, se solo non fosse stato lui ad attenderlo.
"Dovrebbe interessarmi?" lo provocò con voce scura, voltandosi a guardarlo con occhi svogliati e le sopracciglia accigliate. Quello sbuffò, facendo spallucce e incrociando le braccia al petto.
"Sei il solito noioso, me ne torno al mio tavolo. Ciao Derek." esclamò dandogli in fretta le spalle. Derek le fissò, intristito e incazzato. Gli occhi gli scivolarono per un momento sui jeans beige che quel tipo riempiva piuttosto bene.
"Derek" fu richiamato giusto in tempo per non domandarsi cosa stesse guardando e si voltò a prendere la propria ordinazione, che il barista gli stava offrendo dopo aver letto il nome sul bicchiere. Rimase impalato lì per qualche secondo di troppo, incapace di decidere sul da farsi.
Avrebbe dovuto seguire l'uomo che l'aveva salutato e sederglisi di fronte per dichiarare la sua posizione. Era lì per questo. E prima di scoprire chi fosse, voleva realmente farlo. Era stato pronto.
Ma ora non più. Irrigidì le spalle, guardò dritto davanti a sé e si avvicinò alla porta d'ingresso. Deciso, non si voltò mai fin quando non salì nella sua Camaro.
Abbandonò il caffè immacolato, mise in moto e corse via da lì. Senza esitazione. Sguardo fisso sulla strada, la mente svuotata da ogni pensiero. Perché pensare in quel momento sarebbe stato veramente pericoloso.
Soltanto nel suo loft, ebbe la forza di lasciarsi andare alla frustrazione e alla confusione che stava provando.
Perché ImtheRobinone non era più uno sconosciuto, né tantomeno una persona. Non una qualunque, insomma.
Ma proprio Stiles Stilinski.


***


Per due lunghissimi mesi dopo la scoperta si era convinto di aver chiuso con quella storia. ImtheRobinone continuava a scrivergli, ma lui non apriva le email per leggerle, e quindi di conseguenza non gli rispondeva. Non era stato facile, ma ripetersi "è Stiles" e vederlo quasi ogni fottuto giorno lo aiutava a non cedere. Ringraziava Beacon Hills, poi, che attirava ogni tipo di mostro facendoli sempre essere troppo impegnati per prendere anche solo in considerazione quei problemi di serie b.
Ciò nonostante, era comunque difficile. E lo era perché a Derek mancava quello scambio di email. Ogni giorno, sempre di più. Impedirsi di leggere e scrivere era come privare a una parte di lui di esistere. Però era abituato, perché era qualcosa che faceva spesso. Privarsi delle cose belle, intendo.
E il più delle volte, poi, come quella: semplicemente perché non era in grado di accettare l'idea di chi effettivamente sentisse la mancanza.

In qualche modo, però, successe di nuovo. Derek non saprebbe nemmeno spiegarsi come, si giustificherebbe piuttosto con l'influenza del plenilunio. Anche se sono anni che riesce a controllarla.
Il punto è che la mente non ne poté più di trattenersi dal fare ciò che avrebbe voluto e, pertanto, il proprio corpo gli si rivoltò contro. Da quel momento, per Derek fu una guerra, la cui pace terminava temporaneamente soltanto quando scriveva e inviava una maledetta email, per poi ricominciare nell'attesa di una risposta: un terribile circolo vizioso.
Guerra e pace. Come il romanzo abbandonato sul tavolino dove Stiles lo aveva aspettato per – forse- tutta la sera. Un altro fottutissimo scherzo della vita.
Così ImtheRobinonenonStilesnonStilesnonStiles – gli rispose. Senza farsi desiderare. Gli rispose e non si fece scrupoli nel dichiarargli quanto felice fosse di risentirlo e di sapere che stesse bene.
"Sai, a Beacon Hills ne succedono di tutti i colori" gli aveva scritto. "Ero in pensiero che stavolta fosse successo qualcosa – qualcosa di terribilmente brutto –proprio a te. E l'idea di non poter far nulla per aiutarti, di essere del tutto impotente di fronte alla tua scomparsa, mi ha letteralmente torturato per tutti questi giorni. Mio padre non mi sopporta più, quindi ti ringrazia di cuore per avermi scritto".
Di lì in avanti, leggere le sue email e rispondergli era stato per Derek un attacco alla sua sanità psicofisica, di cui, però, non poteva farne a meno.
Non sapeva dove tutto questo li avrebbe condotti, non se lo chiedeva per paura della risposta. Non parlarono più di incontrarsi nella vita reale, entrambi per paure diverse, e continuarono a scriversi facendo passare settimane, mesi e, inevitabilmente, anni.

Dopo aver letto l'ultima email che ImtheRobinone gli aveva inviato, Derek sospirò frustrato e innervosito. Perché quella lettera, quelle parole erano come un pugno al suo stomaco e uno schiaffo morale alla sua bieca volontà di credere che non si trattasse di quell'umano.
Perché ogni cosa ancora una volta gli urlava quanto invece si trattasse proprio di Stiles Stilinski.
Ringhiò sommessamente come un cane con una pulce a pizzicargli il pelo e si ripeté per la milionesima volta, tentando di convincersi, che avrebbe chiuso con quell'assurda storia.
Sì, quella sarebbe stata la volta giusta che non gli avrebbe più risposto.
A favorire la sua decisione, il telefono iniziò a squillare poco distante da lui. Lo afferrò, dopo averlo raggiunto, leggendo "Scott".
Rispose senza esitazione.


***


"Stiles, smettila." lo ammonì la prima volta.

Il ragazzo, probabilmente non intuendo il motivo per cui dovesse smetterla, o proprio perché lo capiva e traeva misteriosamente piacere nel torturarlo, continuò a fischiettare.
Ritrovarsi nella Jeep di Stiles non era mai un piacere. Non da quel maledetto giorno in cui era successo tutto.
Eppure, Scott amava accoppiarli quando decideva cosa far fare a chi e come dividere gli impegni tra i membri del suo branco. E i mostri, a Beacon Hills, non smettevano di arrivare.
Derek odiava Scott, i mostri, Beacon Hills e la sua vita.
E Stiles. Come dimenticarsi l'odio per lui.
Lo afferrò per il braccio, stritolandoglielo, quando la Jeep si fermò a un semaforo rosso. Lo strattonò verso di lui e digrignò i denti, facendo brillare di un blu elettrico i suoi occhi: "Ho detto che devi smetterla." lo minacciò a un soffio dalle sue labbra, per la seconda volta.
Stiles gli fissò le sue, per poi alzare lo sguardo sui suoi occhi e osservare attentamente e divertito pure quelli. "Altrimenti? Dai, son curioso di ascoltare la tua nuova ingegnosa minaccia. Te l'ho mai detto che la tua originalità mi affascina?" soffiò, sagace.
Derek brontolò un ruggito che rimbombò nel suo petto e, sospirando fastidiosamente, lo lasciò strattonandolo in malo modo, per poi guardare fuori dal finestrino. In risposta, scelse il silenzio. Perché era quella l'unica arma contro il più logorroico degli umani.
Stiles riprese a fischiettare nello stesso momento in cui riprese a camminare lungo le strade di Beacon Hills.

Te l'ho detto forse un trilione di volte da quando ci scriviamo, ma non sapere niente di te ha il suo bel fascino.

Derek si sarebbe volentieri messo a piangere per la frustrazione, quando quelle parole gli riecheggiarono nelle orecchie.
Perché invidiava Stiles. Lo invidiava perché in tutta quella storia, lui, riusciva ancora a trovarci del fascino.
Mentre lui... solo disgusto.
Stava per minacciarlo una terza volta, esausto di sentirgli fischiettare quella canzone, ma Stiles inchiodò di nuovo, arrestando il motore della Jeep e smettendo automaticamente di canticchiare per "siamo arrivati" confermargli, prima di scendere.
Accelerò il passo cercando di perderselo fra i boschi che, purtroppo, ormai, conoscevano a memoria, quando questo ricominciò a fischiettare.
"Hey, Derek, gambe umane, ricordi? Se hai fretta, puoi farmi salire in groppa alle tue spalle e fare di me la tua Bella Swa-"
"Chiudi la bocca, Stiles." lo ammonì interrompendolo, fingendo di aver trovato nell'aria qualcosa, pur di non dargli anche solo il sospetto che lo stesse ammutolendo per non sentire la sua ennesima stronzata.
Stiles lo raggiunse, guardandosi attorno, forse per aiutarlo a cercare qualsiasi cosa Derek stesse annusando.
"Sentito qualcosa?" domandò Stiles qualche secondo dopo.
"Sì."
"Cosa??" La curiosità, pensò Derek, farebbe cadere anche il più astuto al mondo.
Per rispondere a quell'ultima domanda, il lupo si prese il lusso di guardarlo dritto negli occhi, così che Stiles non avrebbe avuto alcun problema a intuire a chi si stesse riferendo. E questo perché Derek "Un idiota." gli rispose.

Ripresero a camminare, e per vendetta riprese a fischiettare; o per lo meno lo fece subito dopo essersi fatto passare la mortificazione di essere stato preso in giro proprio da Derek Hale, il taciturno privo di alcun senso dell'umorismo – citando se stesso.
Derek non resistette ancora poi molto e questa quarta volta in cui lo minacciò, lo fece afferrandolo velocemente per la gola e alzandolo da terreno senza alcuna remora.

Lo odiava. Non lo sopportava. E i motivi andavano molto al di là di qualsiasi ragione che Stiles avrebbe potuto farsi venire in mente.

"Che problemi hai con questa canzone? Non capisco!" disse a fatica, cercando di consumare meno ossigeno possibile.
Quelle parole sembrarono far rinvenire Derek, che subito lo mollò facendolo cadere a terra in ginocchio. Stiles riprese fiato con affanno mentre Derek si allontanava veloce. "Non abbiamo tempo da perdere con queste cose, dobbiamo fare quello che ci ha detto Scott." disse scontroso.
Stiles si rimise in piedi qualche secondo dopo, toccandosi piano il collo arrossato. Non capiva cosa potesse disturbare tanto quel lupo scontroso, ma più i giorni passavano, più la mente veniva stuzzicata dall'idea che ci fosse in lui un vero e proprio problema che potesse infastidirlo; più dell'idea primaria, che era sempre bastata da quando si conoscevano, che fosse Stiles Stilinski, insomma.

"Hai ragione." disse poi, indispettito. "Prima finiamo, prima possiamo tornarcene ognuno per la propria strada." Perché, in fondo, nemmeno per Stiles era un divertimento avere a che fare con Derek Hale.

Stiles non osò più fischiettare, nonostante quella canzone risuonasse nella sua mente ancora e ancora, senza sosta.
Tornò a farlo, soltanto una volta che Derek fu sceso dalla sua Jeep, qualche ora più tardi.
Giusto il tempo che lo sportello – stonk – si chiudesse e lui accelerasse per allontanarsi da quell'uomo e "written on the pages is the answeer to our neveeerendiiiing stoooorryyyyyyy" urlò a squarciagola, sapendo che anche un solo sussurro di quella canzone sarebbe giunta all'orecchio del licantropo.
Dallo specchietto retrovisore, infatti, Stiles vide Derek stringere i pugni e fissare il retro della sua macchina come un uomo che cerca un modo possibile per ucciderlo senza subirne le inevitabili stupide conseguenze.


Il fatalismo è indispensabile nella scienza storica per spiegare gli avvenimenti privi di senso(vale a dire dei quali non comprendiamo il perché)Guerra e Pace



* La famosa canzone:

https://youtu.be/Gf1WT8VEZxk

note finali (non prometto nulla stavolta): eccoci qui! Allora? Gradito questo inizio? Un po' confuso? Bene, quello che volevo spiegarvi di sopra e che non ho potuto più dirvi è propriamente questo. Se questa storia avrà veramente vita, dovete sapere che ci saranno continui salti temporali. Nel senso che la storia incomincia con Derek che già sa di Stiles - nel film succede tipo a metà della storia lol - ma ho in mente tantissime scene di quando ancora entrambi non sapevano le loro vere identità e quindi la storia si strutturerà un po' così, con molti riferimenti al "prima", su come hanno iniziato a scriversi ecc. Spero vi intrighi questa idea.

Seconda cosa che volevo dire. Io sono molto affezionata a Stiles e Derek e basare una storia completamente AU mi viene difficile perciò l'universo è alternativo perché nasce dall'idea di "you've got mail" ma... insomma, Stiles e Derek vorrei avessero la loro storia. Per poter realizzare questo mio capriccio, ho dovuto quindi prendere delle decisioni e impostare un parametro. Ed è questo: i fatti che verranno descritti in questa storia succedono sicuramente dopo le prime due stagioni di Teen Wolf. Non so ancora se riuscirò a metterci dentro anche la terza e la quarta (son quelle che mi interessano di più, in realtà) ma questo lo vedremo più avanti. In realtà sì, perché Derek non è Alpha e quindi dovremmo già essere oltre la seconda stagione ma... vabbè. Questi dettagli, in fondo, per adesso, son futili.

Terza - e ultima giuro - cosa che vorrei dirvi è: aiutatemi a capire se l'idea vi intriga e se vorreste davvero veder nascere questa storia. Sono fatta malissimo e mi entusiasmo non solo TANTISSIMO scrivendo, ma anche se ciò che scrivo entusiasma voi. Perciò, scrivetemi.


Un abbraccio,

VenerediRimmel

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