3.

Cerco di non dire cose blasfeme, al terzo piano? Volevano farmi morire? Probabile, sospiro e inizio a fare altre scale, penso che a fine anno avrò dei polpacci talmente definiti da far invidia a un ciclista.

Trovo la mia classe, la 4°B e noto con grande dispiacere che hanno pure levato le macchinette quest'anno, ovviamente per rendere tutto più vivibile. La campanella suona e io  entro in classe lanciando il mio zaino nei posti in fondo, per rivendicarne il possesso come madre natura ci ha insegnato, ovviamente ho scelto il posto più confortevole, quello dalla finestra e calorifero con la vana speranza di avere un clima ottima tutto l'anno.

La donna pigna entra qualche momento dopo di me, la sua vita è facile perchè ho già conquistato il posto e con calma si siede al mio fianco, mi passa un bellissimo recipiente di carta dove al suo interno dovrebbe esserci una sostanza che assomiglia al caffè ma anche all'acqua sporca.

Sorseggio la bevanda pensando a quanto sia mistico il Lunedì.

Penso di non esser mai entrata in classe sapendo quale professore avrei avuto, dalla porta compare il professore di filosofia, conosciuto in terza superiore per la sua indole combattiva, giravano voci che avesse preso a sprangate un comunista. Era il mio preferito.

La classe a poco a poco si riempie, lui con il suo voce da zio Benito (Armiamoci e partite) inizia a fare l'appello e appena nomina il mio cognome si illumina, come se gli avessi rallegrato la giornata, si ferma da quello che sta facendo e si alza dal suo posto venendo verso di me.

"Ferrari! Cosa ci fai tu qui?" Mi chiede mentre mi da un buffetto scherzoso sulla guancia e un sorriso a trentadue denti.

"Eh prof, mi han segata.." Dico ridacchiando.

Il rapporto che avevo con questo professore era stupendo, per carità bnon aveva preferenze, è buffo pensare che un anno ha cercato purte di bocciarmi.

Comunque lui torna a posto e continua il suo appello come da programma, sentiamo bussare alla porta, entra un ragazzo che non avevo mai visto forse era l'astigmatisnmo o forse non sapevo chi cazzo fosse.

"Ben arrivato piccola stella del paradiso, fammi indovinare la sveglia non ha suonato?" Chiede il prof al ritardatario con tono grondante di sarcasmo.

"Siediti su. Avrai l'opportunità inestimabile di starmi a fianco sta mattina. Non sei felice?" Continua con il suo tono ironico il prof facendo fare qualche risatina alla classe.

"Passo prof." Dice il ragazzo dai capelli corvini rasati ai lati.ù

"Va bene, me lo ricorderò, allo siediti lì al posto della signorina Verdi così magari quest'anno riuscirà a non essere rimandata." Dice appuntandoselo sul quaderno.

"Ma prooooooof! Non può separarci." Dice la donna pigna e io la guardo con un sopracciglio alzato.

"Ma ti levi dar cazzo?" Le rispondo io con tono amorevole e disinvolto.

Viene fatto questo scambio che manco le mediazioni con i terroristi in medio oriente, finalmente sto cristo si siede e io divento incredibilmente timida, la mia amikca ci guarda da lontano e mi fa segno di cercare di sorridere che probabilmente sembravo il mostro di Frankestein.

"Ti vuoi presentare coso?" Chiede il prof scrutandolo con i suoi occhiali rotondi su naso.

Il ragazzo sbuffa e non da segno di un minimo interessamento a ciò che lo circonda, alza lo sguardo al prof e dice: "Mi chiamo Alexander Del Grande, ho diciannove anni, vengo da Viareggio ma ho sempre vissuto a Massa-Carrara, sono qui perchè mi babbo ha trovato lavoro come carabiniere nel gabbio di Imperia."

Dall'altro lato della classe si sente il buffone della classe dire: "Puoi dire... bevo una coca cola con la cannuccia corta corta?" Ovviamente venne fulminato dal corvino con i suoi occhi color tempesta.

Alexander non sembrava un tipo da molte parole, aveva quel fascino da bello e tenebroso, guardandolo attentamente si poteva notare un tatuaggio spuntare appena si alza le maniche della felpa nera che indossava, è un maori sull'avanbraccio destro.

Mi sorprende a fissargli il tatuaggio, mi giro con disinvoltura e guardo fuori dalla finestra, spostandomi una ciocca dei miei capelli biondo cenere dietro l'orecchio e rimugino che Van Gogh non l'avrebbe potuto fare.

Il ragazzo al mio fianco sembra infastidito, ed esordisce così: "I che ti guardi, scantosa?" (N. Autrice: si, anche se il mio budget di un pangocciolo è poco.. Ho cercato su internet e il risultato è questo)

Rimango sbigottita da queste soavi parole, non sapevo il dialetto ma sentii come se fossi stata notata da qualcuno per la prima volta, distolgo lo sguardo e sentendo improvvisamente la gola secca non rispondo con il timore di averlo indispettito.

Le ore passavano, la mia amica da lontano mi guardava come per chiedermi se stavo bene, e come se avessi bisogno di un po' di aria all'intervallo esco per andare subito dove una volta si trovavano le macchinette ma, mi dimentico che purtroppo le avevano levate o almeno quelle del cibo.

Dunque la mia amica mi raggiunge, mentre io con i miei sessanta centesimi mi prendo una bottiglia di acqua frizzante e mi appresto a berne un goccio, la logorroica mi guarda con fare preoccupato.

"Hope tutto bene?" Chiede la ragazza davanti a me e io annuisco non tanto per dare una risposta vera ma, solo per non farmi rompere le palle da lei, tendeva sempre a preoccuparsi troppo anche per le cose inutili.

"Il ragazzo nuovo non sembra molto amichevole... Cioè ha il solito aspetto di uno che non porta mai niente di buono." Dice pensierosa guardando prima me e poi distogliendo lo sguardo per guardare il corridoio pieno di persone, tutte le classi del nostro piano erano lì... E anche alcune dell'artistico..

"Su, andiamo a fumare. " Dico per non pensare a ciò, però dentro di me ero un po' irrequieta... Gli avevo dato davvero così tanto fastidio?

Mentre camminiamo verso i bagni, io e la donna pigna parliamo del più e del meno pensando a quale prof ci avrebbe fatto dannare nelle prossime ore che seguivano.

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