XXXXVI. LE STELLE

Ero sconvolta da ciò che avevo scoperto. Possibile che dovessi scoprire ora, a più di vent'anni che mio padre era un assassino? Eppure era vero, lo aveva ammesso lui stesso. Mi misi a letto, ma non riuscii a prendere sonno? Come potevo? Alla fine, stremata dall'ansia e dal dolore, uscii nella notte calda.

Sentii il rumore mentre passeggiavo nel giardino e seppi subito chi c'era nel vecchio campanile. La verità è che le anime che sono destinate alla fine si ritrovano sempre, forse perché cercano gli stessi rifugi. Salii le scale lentamente, sollevandomi l'abito frusciante. La porta era socchiusa. La spinsi e lo vidi, seduto nel vano della finestra, lo sguardo perso nel vuoto. Era dove un tempo ero stata rannicchiata io, dove avevo immaginato i Reietti. Sembrava passata una vita intera da quel momento. Le stelle brillavano nella porzione di cielo che si sedeva dalla finestra. Mi avvicinai. Joseph non si mosse. L'osservai alla luce della luna. Studiai il suo profilo delicato, le labbra carnose, i capelli arruffati che ricadevano sugli occhi. Era bello, ma questo era inutile dirlo. Lo avevo sempre sostenuto.

-Speravo che saresti venuta- disse infine -speravo che in qualche modo avresti sentito che ero qua-

Avresti sentito. Sorrisi. Come se tra noi ci fosse un muto collegamento. Lo raggiunsi senza parlare. Ero certa che non ci fosse bisogno di parole. Tra di noi non c'era davvero bisogno di parlare. Mi sedetti al suo fianco. L'aria fresca, che entrava dalla finestra mi accarezzò il viso. Inspirai il profumo della notte. Era dolce e pieno di promesse. Probabilmente promesse non mantenute. Mi chiesi se gli dovessi dire quello che avevo scoperto. Meglio di no, non volevo che soffrisse, non volevo che iniziasse un'altra vendetta che avrebbe solo potuto rivelarsi un'arma a doppio taglio per lui e per me.

-C'è qualcosa in me di sbagliato, molto sbagliato- sussurrò Joseph, dopo un lunghissimo momento di silenzio.

-Cosa?- gli chiesi, guardandolo.

-Io... non sono quello che sembro, io non sono buono, c'è una parte di me che non conosci, che non potrei mai mostrarti- voltò il viso, in modo tale che non potessi guardarlo in faccia. Cosa temeva che leggessi sul suo viso?

-Non importa chi sei... io so che sei buono- appoggiai la mia mano sulla sua con dolcezza. Volevo rassicurarlo.

Lui avvolse le sue dita nelle mie. Mi godetti la sensazione della sua pelle. Calda, morbida e delicata. Pensai a come sarebbe stato bello essere sfiorata ovunque dalle sue mani. –Ho fatto delle cose brutte- sussurrò –quando ero in viaggio... il denaro che ho ottenuto... non l'ho avuto onestamente-

Inspirai a fondo. Non ero certa di voler sapere, non ero sicura di voler sapere quante cose gli avrei perdonato. –Tu non sei cattivo, Joseph- mormorai –qualsiasi cosa tu abbia fatto-

-Io... non importa- mi trasse a sé.

Ci stringemmo l'uno all'altra, come se avessimo bisogno di stare così stretti per sopravvivere. Avevamo bisogno di sostenerci a vicenda. Era inevitabile. Tristemente inevitabile.

-Solo i folli pensano di cambiare il passato- mormorai –noi possiamo modificare solo il futuro-

Joseph annuì, stancamente. –Se si potesse cambiare il passato... no, non devo pensarci- ricadde nel suo silenzio.

Decisi di limitarmi a stare al suo fianco.

-Faccio degli incubi ultimamente- sussurrò -incubi in cui sono su una nave... è come se quel viaggio per mare mi avesse riportato in mente qualcosa che credevo di aver dimenticato-

Cosa potevo dirgli? Dovevo rassicurarlo? Il mio istinto era quello, cercare di dargli una rassicurazione, di sostenerlo a modo mio. Una parte di me però sapeva che avrebbe potuto non bastava. E poi la vidi.

Una stella cadente graffiava il cielo notturno.  -Guarda- e mi affrettai a indicargliela -un desiderio, esprimi un desiderio-

Joseph rise, una risata delicata, simile al tintinnio di una leggera pioggia.

–Per alcuni le stelle rappresentano il destino- mormorai –e quando cadono vuol dire che per un attimo il destino si può cambiare- mi voltai verso di lui e gli sorrisi –esprimi un desiderio-

Joseph mi fissò senza parlare. –Il mio desiderio ce l'ho davanti-

Mi sentii avvampare. –Non dirmi che nascondi qualcuno nella stanza- scherzai.

Lui scosse la testa. -De sidera... la mancanza delle stelle-

-Dal latino- compresi.

-L'uomo cerca le stelle, cerca il suo destino nel cielo- mi si avvicinò ancora di più.

-La stella è caduta- mormorai, il cuore che mi batteva così forte, certa che potesse scoppiare –puoi cambiare il tuo destino-

-Ora non m'interessa del destino... voglio solo te- disse, lo sguardo brillante di determinazione.

-Me?- chiesi –Lo sai che... - non terminai la frase, la gola era stretta da una morsa.

Joseph si spinse in avanti e posò le sue labbra calde contro le mie. Mi baciò, facendomi tremare come una ragazzina. Le sue mani accarezzarono il mio viso. Tutto il mondo perse importanza. Chi fosse in realtà Joseph divenne privo di senso. Ciò che provavo per lui superava qualsiasi cosa. Il mio amore era indistruttibile. Non sapevo quante volte nella mia vita avrei pensato ancora a quel momento, a noi due fermi di fronte a quel cielo stellato. Sarebbe diventato uno di quegli istanti rimpianti, amati, strazianti

Joseph, senza una parola, si tolse il mantello e lo stese per terra, quindi mi fece sdraiare sopra. Affondai nel morbido tessuto, mentre lui mi slacciava l'abito. Me lo fece scivolare lungo il corpo, la stoffa che mi accarezzava la pelle con la delicatezza di un amante. Sentii il cuore battere più forte, irrequieto e desideroso. In quell'istante dentro di me era in corso una tempesta di sensazioni, colori, profumi. Un mondo perfetto che nulla avrebbe potuto distruggere. Gettai indietro la testa, accettando i suoi baci, e mi aggrappai a lui, gli occhi chiusi. Non c'era nulla di meglio al mondo che quell'attimo. Era nostro, era unico, era semplicemente folle.

Più tardi mi scrogiolai nel dolce languore che segue la delicata tempesta dei sentimenti. Mi sembrava di sentire ancora il suo tocco sulla pelle. Non c'era nulla di meglio che stare lì con lui.

-Alcuni dicono che le stelle cadano da qualche parte- disse Joseph, giocando con i miei capelli. Sentivo il suo tocco delicato e mi sentivo felice, completa, perfetta.

-Veramente?- chiesi, curiosa, la testa appoggiata contro la sua spalla.

-Certo, ti piacerebbe avere una stella caduta?- mi sussurrò all'orecchio.

-A chi non piacerebbe... ma non è possibile- mormorai, ma già sapevo che lui avrebbe trovato una soluzione.

-Certo che lo è, ne troverò una per te- decise.

Sorrisi a quel pensiero. Una stella solo per me. Sarebbe stato bello. Irreale, ma bello.

-Mi ami?- mi domandò all'improvviso, come se avesse bisogno di una conferma. Si tirò su, per vedere il mio viso.

-Amo un ragazzo che ho incontrato in una notte, che cercava la mitica rugiada di San Giovanni- sussurrai, dopo un breve indugio.

-E tu sarai sempre innamorata di questo ragazzo?- chiese, lo sguardo puntato su di me –Qualsiasi cosa succeda?-

Lo fissai per un lunghissimo istante. Sapevo che dietro le sue parole si nascondeva un altro significato, qualcosa che forse non volevo conoscere. Per quel momento volli ignorare il problema. –Buonanotte, Joseph- sussurrai –dormi bene... e magari sognami- scivolai via dal suo abbraccio, mi alzai e mi allontanai senza aggiungere altro.

-Io ti sogno sempre- disse lui, malinconico.

Non replicai, me ne andai, con un sorriso che mi piegava non solo le labbra, ma anche l'anima.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate?

A presto

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