XXXXV. IN BARCA
Quella notte quasi non dormii. Mi sembrava di avere un tamburo nel petto. Passai quasi tutto il tempo a guardare il soffitto e a immaginare il mio futuro insieme a Joseph. Dove saremo andati? Cosa avremmo fatto? La nostra sembrava solo una follia. Eravamo solo due folli ragazzi? Io non avevo mai visto il mondo, non sapevo neppure com'era realmente la vita oltre quell'isola, oltre quei boschi, quelle case, quel mare che ruggiva e profumava di salsedine. Le immagini si presentavano sfocate nella mia mente. Città, case, persone. Tutto sarebbe stato nuovo, meraviglioso e terribile.
Le ore passarono lente, quasi come l'agonia di un malato. Mi congedai da tutti. Salutai mia madre con un abbraccio che lei non si aspettava.
-Ti senti bene, cara?- mi chiese. Mi fissava con attenzione.
-Certo, mi sento molto bene- mentii. Probabilmente non l'avrei mai più rivista. Il pensiero mi lasciava una sensazione di angoscia. Era pur sempre mia madre.
Dissi addio a Sarah, a Beth, a mio padre. Lo feci con discrezione, in modo tale che non capissero, che non cercassero d'impedire la mia fuga. Era ormai un fatto inevitabile, come la necessità di respirare. Lasciai per ultimo Chris. Forse non avrei neppure dovuto congedarmi da lui. Paradossalmente era proprio la persona che mai avrei voluto lasciare. Perché era mio fratello, il mio amico, il mio cavaliere. Joseph o Chris... alla fine avrei scelto sempre Joseph. Era inevitabile.
Chris era seduto sul muretto, stava fissando il cielo azzurro. Mi fermai a osservarlo, sorpresa. Normalmente Chris non stava mai fermo. Non era tipico di lui. Senza parlare mi andai a sedere al suo fianco. Restammo in silenzio per qualche minuto, fianco a fianco.
-Sai, una volta era più semplice- sussurrò lui.
-Da bambini?- indagai.
-Sì, era molto più semplice... era una vita senza problemi- scosse la testa, stancamente. Sembrava esausto, mi resi conto, con sorpresa. Il mio Chris, mio fratello, la mia roccia era solo l'ombra di se stesso.
-Io li ricordo i problemi- ribattei.
-Beh, almeno non c'era Joseph-
Non riuscii a trattenere una risata. -Lo odi davvero così tanto?-
-Non immagini neppure quanto- rispose, caustico.
Se solo avesse intuito... -E odi anche me?- non era previsto che lo chiedessi. Le parole mi uscirono così, senza che me ne rendessi conto e provocarono la risata di Chris.
-Come potrei odiare te? Sei mia sorella, la mia migliore amica, la persona a cui tengo di più al mondo... perfino ora-
-Chris- sussurrai, la gola stretta dalle lacrime che non potevo far uscire. Mio fratello però le percepì, anche se non comprese il loro reale motivo.
-Tengo davvero a te- e mi strinse forte. Restammo abbracciati nella tenue luce del pomeriggio. Il pensiero di lasciarlo e di non vederlo mai più... era come perdere un pezzo di me.
Quando quella sera io e Joseph arrivammo alla spiaggia la barca era già pronta. Non era molto grande, ma non aveva importanza, ci salii con l'aiuto di Joseph, l'ansia che mi scavava il petto. Le onde del mare la muovevano violentemente. Tentammo di partire per più di un'ora, ma fu inutile. Non avevo mai visto il mare così agitato, pensai, lo stomaco che mi si annodava.
-Non riusciamo a partire- constatò Joseph, la voce stranamente atona.
-C'è qualcosa che non mi dici- mormorai.
Lui indugiò, poi sospirò. –Non è nulla, solo che non era previsto che il mare fosse agitato-
-Riproveremo domani-
-Certo, certo- disse lui, ma compresi che non credeva alle sue parole. Era sicuro che non saremmo mai partiti.
Per altre cinque sere tentammo senza successo. Non appena salivamo sulla barca subito il mare si agitava. Era come se fosse ben deciso a farci rimanere sull'isola. Gli schizzi di acqua salata mi colpivano il viso come schiaffi, come rimproveri, come insulti. Mi bruciavano la pelle, lasciandomi segni rossi simili a frustrate.
-Sembra che non voglia farci partire- commentai piano l'ultima volta, le lacrime che si mischiavano all'acqua salata.
-Forse non è destino, forse è meglio così- tentò Joseph.
Sentii le lacrime scendermi lungo le guance. –Non potremo mai stare insieme- gemetti.
-Troveremo una soluzione- mi rassicurò.
-No, nessuna soluzione... questa è la fine-
E poi successe una cosa strana. Joseph scosse la testa, si portò le mani al viso.
-Questo mondo io... non lo capisco- sussurrò. Una frase fuori luogo, che mi lasciò confusa. Cosa non capiva? E perché sembrava importargli così tanto? Il mondo non era poi così importante, a parer mio. -Torniamo indietro- decise.
Non controbattei. Aveva ragione, era inutile stare lì, attendere qualcosa che non sarebbe venuto. Il mare c'impediva di partire.
Quando tornai a casa trovai mio padre seduto in salone, completamente affondato nel divano. Mi fermai, terrorizzata dall'idea che avesse compreso. Non mi ero preoccupata troppo di lui, troppo pieno d'impegni per badare a me. Ero stata imprudente, sciocca, imperdonabile. Per colpa di ciò rischiavo di finire chiusa in una stanza, dimenticata dal mondo, dimenticata da tutti.
-Pania- sussurrò lui, ma era come se non mi vedesse realmente. Non era quindi lì per me. Questo mi diede coraggio.
-Ehm, posso fare qualcosa?- domandai, E fu in quel momento che la vidi. La Dama Bianca era seduta sul pavimento di marmo, immersa in una pozza d'acqua. Sbattei le palpebre incredula. Cosa stava succedendo?
-In sere come queste penso sempre a lei- mormorò mio padre.
A lei? Compresi che non stava davvero parlando a me, ma a sé stesso.
-Tutto è successo in una notte come questa- continuò, la voce impastata di stanchezza e dolore.
-Cosa?- lo incalzai. Ormai la danza era iniziata e anche se non mi sarebbe piaciuto il finale dovevo condurla fino alla fine.
-La donna di cui mi hai chiesto... quella del ritratto-
E fu in quel momento che la Dama Bianca si voltò verso di me e i suoi tratti si fecero più chiari. Un attimo ed era identica alla donna bionda del ritratto e quegli occhi... il mare in tempesta. Per poco non svenni. Mi aggrappai alla parete, confusa, turbata, distrutta. Io conoscevo quello sguardo, lo conoscevo come mai avevo conosciuto uno sguardo.
-Io l'ho amata così tanto... era una creatura speciale... sai, frequentavo quest'isola ben prima che tua madre e io ci venissimo a vivere, portavo qua le navi per il commercio-
La donna del ritratto nello studio di mio padre era la madre di Joseph, compresi con una fitta allo stomaco che per poco non mi fece svenire. Mio padre mi fissò, lo sguardo rosso. Aveva pianto? Non lo sapevo.
-Mi capitava spesso di vederla, quando controllavo lo scarico delle merci... era così bella... ma non mi guardava neppure... ti rendi conto? Si era concessa a quell'uomo ma non guardava neppure me... io l'ho amata per davvero... esattamente come tu ora ami quel suo figlio che le somiglia terribilmente-
Mi sentii quasi mancare. Un terribile presentimento si fece strada in me. -Joseph... -
-No, Joseph non è tuo fratello, non temere, mi sarei opposto a voi due se lo fosse stato... ho rivisto noi, sai? Per questo non ho ascoltato né tua madre, né tuo fratello, neppure quella sprovveduta di tua sorella... era bello poter vedere l'amore in voi due... Joseph non aveva neppure un soldo, ma aveva spirito, molto più di tuo fratello- fece una smorfia -quel ragazzo... non combinerà mai nulla, ma Joseph... è davvero il figlio che avrei voluto avere... non gli dirai nulla, vero? Non gli rivelerai che amavo sua madre?- la voce era supplichevole.
Restai muta, una mano appoggiata al muro, nel tentativo di sorreggermi. C'era altro, molto altro. Chi era davvero l'uomo che avevo davanti?
-Non glielo dirai, vero?- insisté.
Scossi debolmente la testa. Avevo la nausea.
-Brava la mia bambina, sei sempre stata la mia preferita, sai?-
No, io non ero la sua preferita. Mio padre non sapeva amare. Beh, forse un tempo lo aveva saputo fare, ma ora non più. -Cos'è realmente successo alla madre di Joseph?- dovevo sapere, ne avevo un viscerale bisogno.
-Lei era una Reietta... l'abbiamo consegnata al mare-
Una Sposa del Mare. -Perché è quello che fate con le donne ribelli, no?- chiesi con un filo di voce, dando voce a ciò che da tempo avevo compreso. Avrei voluto gettargli addosso molto di più, ma mi trattenni. La situazione era ben più grande di me. Era pericoloso, davvero molto pericoloso. Mi stavo muovendo sui carboni ardenti, dovevo stare attenta a non bruciarmi.
-Sì, le ribelli... la storia della Sposa... è un modo per gestire le ribelli... qui in città lo sanno tutti.. -
-E la sorella di mamma?- domandai, un sussurro triste.
-Lei è solo pazza-
Non replicai. Mi sentivo morire. Oh, Joseph, mio caro Joseph.
-Ora vai a dormire- mi ordinò.
Ubbidii senza replicare. Ero lontana quando sentii le sue parole, il suo congedo.
-Brava bambina, tu sì che sei una brava bambina-
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate?
A presto
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