XXXI. KATLYN
Mio padre invitò nuovamente Joseph per l'Epifania. Sembrava che lui fosse l'unico membro della famiglia a provare simpatia per il ragazzo che mi faceva battere così forte il cuore.
Fu durante quella festa che successe un fatto che sarebbe rimasto scolpito nella mia memoria. Il ragazzo che frequentava Beth decise che era ora di far valere i suoi diritti. Si presentò così tutto ben vestito e affrontò mio padre riguardo a ciò che gli sarebbe spettato se avesse sposato mia sorella. Inutile dire che le cose non andarono proprio come aveva previsto.
-Cosa ti ha fatto pensare che ti avrei fatto sposare mia figlia?- urlò mio padre. Era furioso.
-Voi dovete concedermi la sua mano!- ribadì l'altro, il viso paonazzo. Non si poteva certo definire bello, ragionai, guardandolo dall'angolo della sala in cui mi trovavo, però era sicuramente molto carismatico.
-Non ti concedo proprio nulla- replicò mio padre, abituato a essere sempre ascoltato.
-Andranno avanti per molto- sussurrai a Joseph, che mi teneva delicatamente per il braccio, sostenendomi. Trovavo il corsetto quasi insopportabile.
-Sospetto di sì- mormorò lui –per moltissimo, Lars non è certo disposto ad arrendersi-
Beth singhiozzava, semisdraiata sul grande divano. Solo mio fratello era il grande assente della serata. Probabilmente non voleva vedere Joseph.
Fu solo l'intervento di mia madre che, pilastro della famiglia com'era sempre, si frappose tra i due litiganti e fece finalmente terminare la discussione. –Almeno per questa sera- la sentii dire, con la sua vocina bassa e paziente –non mi sembra la serata adatta per delle simili liti-
I due uomini si lanciarono uno sguardo diffidente, quindi annuirono. Era una pace momentanea. Meglio di nulla, però.
La mattina seguente cercai Katlyn. Non la vedevo dalla scenata della vigilia di Natale. Ero certa che l'avrei trovata seduta da qualche parte, con un libro in mano. Andai ovunque normalmente si rifugiasse. Sotto la vecchia quercia, vicino al roseto, perfino in biblioteca. Katlyn non c'era. Incontrai Beth che si trascinava stancamente nel giardino.
-Hai visto Katlyn?- le chiesi, una strana sensazione che mi premeva il cuore. Sapevo che c'era qualcosa che non andava.
-Katlyn?- e qualcosa di strano passò sul suo viso.
-Certo, Katlyn, la mia amica, ben vestita, non molto alta, hai presente?- chiesi sarcastica.
-So chi è- rispose lei, caustica, prima di distogliere lo sguardo.
-L'hai vista?- insistetti.
-No, non l'ho vista- sussurrò. Stava mentendo, era chiaro. Aprii la bocca per insistere, poi ci ripensai. Era inutile, non avrei ottenuto nulla con Beth.
Quel pomeriggio affacciata alla finestra della mia stanza vidi che il mare si stava gonfiando sempre di più. Non lo avevo mai visto così agitato, così terribilmente bello. Alcuni schizzi mi volarono sul viso, portati dal vento. Inspirai a fondo il profumo della salsedine. Qualcosa non andava, lo sentivo. Mi spinsi un po' in avanti, i palmi appoggiati al gelido davanzale. Potevo quasi fingere di essere una sirena che guardava il mare da uno scoglio. Chiusi gli occhi, concentrandomi sul rumore delle onde che s'infrangevano sul bagnasciuga. Mi sembrava impossibile che io fossi l'unica persona sull'isola a non aver mai visto il mare da vicino. Sentii i capelli sferzarmi il viso.
Quella notte scoppiò il temporale. Con grande dolore compresi che non potevo correre da Joseph. Sperai che lui non mi stesse aspettando, non sotto quella pioggia che lo avrebbe potuto far ammalare. Inoltre un vento gelido entrava dagli spifferi del muro. Afferrai una coperta e me la buttai sulle spalle, avvolgendomi. Mi appoggiai al davanzale e guardai la spiaggia, desiderosa di godermi lo spettacolo della tempesta. Fu in quel momento che la vidi. Una figura bianca, estremamente esile, con i capelli coperti da un velo e completamente vestita di bianco. Intorno c'erano altre persone, esseri quasi anonimi in confronto a lei. Fu solo quando la ragazza, perché non poteva essere altro che una ragazza tanto era magra, voltò la testa la riconobbi. Era la mia amica. Katlyn veniva portata, stretta in un abito da sposa, fino al mare. Osservai la scena, incredula. Stavo forse sognando? Doveva essere così, perché non c'era nessuna spiegazione logica al riguardo. Vidi le persone che aveva accanto che la facevano proseguire. Katlyn si dibatteva, ma veniva spinta, trascinata, tirata. Chiusi gli occhi, il cuore stretto dal dolore. Alla fine la mia amica scomparve tra le onde del mare, come se fosse stata inghiottita da un mostro famelico. Subito ripensai a tutte quelle antiche leggende dell'isola. La tradizione della Sposa del Mare. No, non era possibile. Indugiai un attimo, poi corsi a mettermi un mantello pesante e a indossare un paio di scarpette. Volevo subito parlare con i miei genitori, volevo raccontare loro quello che avevo visto. Mi fermai con una mano sulla maniglia della porta rendendomi conto dell'assurdità di quella storia. Cosa avevo visto in realtà? Fuori era buio, c'era la tempesta, probabilmente avevo frainteso. Arretrai. Oggi mi rendo conto che avevo paura di affrontarli perché una parte di me aveva compreso che la realtà era molto più angosciosa di tutte le più orrende fantasie. Mi lasciai cadere sul letto, ripetendomi che il giorno seguente avrei trovato Katlyn come sempre intenta a leggere un libro oppure a camminare in giardino. Non fu così.
Fu mia madre a comunicarmi la notizia. Lo fece a colazione, non dandomi neppure il tempo di porre per prima la domanda.
-La tua amica Katlyn ieri notte è fuggita con un giovanotto-
La fissai senza riuscire a comprendere. Tutti sapevano che Katlyn non era mai stata corteggiata da ragazzi, tranne mio fratello. –Non è possibile- dissi infine.
-Sì, invece- mia madre mi si avvicinò e mi posò una mano sulla spalla. Dolcemente. L'abito blu le stava alla perfezione. –Mi dispiace, Pania, mi dispiace veramente molto-
Lottai contro le lacrime. Sapevo bene che la mia amica Katlyn era stata inghiottita dal mare. Nulla avrebbe potuto convincermi del contrario ed ero certa che l'avessero offerta perché non riusciva più a chinare il capo come aveva sempre fatto.
-Queste ragazze molto riservate sono quelle che rischiano maggiormente di essere sedotte da qualche sprovveduto- continuò mia madre –magari un giorno ti scriverà un lettera-
Deglutii e decisi di stare al gioco. –Si sa dove si è diretta?-
-Non lo so- mia madre si strinse nelle spalle –Londra, forse-
Non replicai. Sapevo cos'era successo. Katlyn si era ribellata. Avrei dovuto stare attenta. E fu allora che compresi chi era la ragazza trascinata via dalla Caccia Selvaggia. Era proprio Katlyn.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate della fine di Katlyn?
A presto!
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