XXX. TORNA DA ME
La febbre durò un paio di giorni, durante i quali mia madre e mia sorella si alterarono al mio capezzale. Mi ripresi all'improvviso. Una mattina mi svegliai e stavo nuovamente bene... fu poco prima che lui tornasse.
Io e Beth eravamo sedute sul letto quando sentii una voce familiare che mi chiamava, che gridava selvaggiamente il mio nome. Notai una smorfia di fastidio sul viso di mia sorella, che mi stava sistemando i capelli.
-Joseph- sussurrai, tirandomi su.
-Non è il caso che tu ti... - ma non l'ascoltai. Scesi rapidamente dal letto e, lottando contro i capogiri, mi diressi alla finestra.
-Joseph- lo chiamai, barcollando, scalza. Il pavimento di pietra era gelido sotto i miei piedi.
-Pania, ti prego, Pania- mormorò Beth –non puoi andare alla finestra, prenderai freddo-
La ignorai e mi aggrappai al davanzale con una mano, mentre con l'altra aprivo la finestra. Le ginocchia mi tremavano, ma non aveva importanza. –Joseph, ti prego, Joseph- gemetti, le lacrime che mi correvano lungo le guance.
-Basta- Beth mi afferrò per le spalle, cercando di tirarmi indietro, ma non ci riuscì.
-Pania- urlò Joseph e un attimo dopo lo vidi comparire sotto la finestra. Era pallido e mi sembrava smagrito, i capelli neri scompigliati. –Pania, ho saputo che non stai bene- gridò –sono corso subito... mi dispiace, mi dispiace, amore mio... io... ti devo parlare, posso salire?-
Diedi una gomitata a Beth che era sempre appesa alle mie spalle. –Vieni su, corri-
-Arrivo, arrivo- e un attimo dopo era scomparso.
-Aiutami a indossare qualcosa- dissi, voltandomi verso mia sorella.
-Non puoi riceverlo- esclamò lei. L'espressione che le dipingeva il volto era impagabile. –Tu sei malata ed è anche colpa sua, lo hai aspettato per ore sotto la neve-
L'afferrai per le spalle e la scossi. –Devo vederlo, se non mi aiuterai lo farò da sola- la fissai.
Mia sorella sospirò e chiuse per un istante gli occhi, come se fosse molto stanca. –Questa cosa a Chris non piacerà, ma non puoi certo vestirti senza aiuto- sorrise, complice.
Sorrisi. –Grazie- mormorai, le lacrime che pungevano per uscire. Forse per la prima volta mi sentii davvero vicina a Beth.
-Dobbiamo fare in fretta- mi passò un braccio intorno alla vita per sostenermi fino al letto, dove mi sedetti –preferenze di abito?-
-Non so- il cuore mi batteva fortissimo –quello rosso scuro è troppo provocante?-
Mia sorella scoppiò a ridere. –Pania, quello è troppo castigato!-
-Castigato quello?- chiesi sorpresa.
-Te lo scelgo io l'abito- decise -e sarà meglio evitare il corsetto... ti sei appena ripresa... - e corse ad aprire la cassa di legno scuro, dentro cui c'erano gli acquisti di mio padre, abiti che arrivavano direttamente da Londra. Beth non fece comunque in tempo a scegliere.
Sentii dei forti passi. Un attimo dopo la porta della mia stanza si aprì e vidi Joseph, sorridente. Ora potevo vedere quanto era dimagrito. Indossava degli abiti neri e vecchi, come se non gli importasse nulla del suo aspetto. Mi corse incontro, mi afferrò per la vita e mi sollevò.
-Aspetta, non mi sono vestita- urlai, non resistendo all'impulso di stringerla a me.
-Non importa- mi strinse ancora di più a sé –quando in paese ho saputo che stavi male... sono quasi impazzito... ti avevo sognata, sai? Ero certo però che fosse solo un sogno... tuo fratello mi aveva detto che tu avresti dovuto sposare un altro-
-Sposare un altro?- chiesi, sorpresa –Io non potrei mai sposare un altro- la mia voce tremava.
-Mi ha fatto vedere una lettera, diceva che era tua... aspetta- estrasse qualcosa dal faretto nero e mi porse una lettera scritta sulla mia carta.
L'aprii. La calligrafia assomigliava alla mia, ma era un po' più allungata. Sospettai che fosse stata Katlyn a copiare la mia calligrafia, probabilmente lo aveva fatto prima della vigilia di Natale. Lessi, il cuore che mi sfarfallava nel petto. Il messaggio era chiaro. Nella lettera sostenevo di amare Kevin e di volerlo sposare.
-Lo sapevo che non avrei dovuto crederci!- esclamò Joseph.
-Come hai potuto credere che potessi lasciarti?-
Non comprendevo a fondo le sue fragilità, quanto Joseph non si sentisse all'altezza.
E poi la voce di Chris invase l'ambiente. –Esci dalla stanza di mia sorella!- un attimo dopo era in piedi sulla soglia. Sgranò gli occhi non appena mi vide tra le braccia di Joseph. –Allontanati subito da lei!- gemette, furioso, poi guardò me –Pania! Cosa fai?-
Mi frapposi tra i due. –Basta!- urlai. Stavo tremando.
-Pania, ti rendi conto di quello che fai?- chiese nuovamente mio fratello, lo sguardo puntato su di me -Sei... oh, non ci si deve mostrare a un uomo in quel modo!- si lamentò.
-Io non faccio nulla di male- urlai.
-Certo che fai... non capisco perché hai fatto avvicinare questo ragazzo-
-Non devi decidere della mia vita- protestai.
-Io ti voglio solo proteggere!- si giustificò, il tono carico di qualcosa che in quel momento non compresi.
-Non così- risposi, la voce addolcita. Capivo in parte mio fratello. Voleva solo il mio bene.
-Non voglio comunque che resti in camera tua!-
Sospirai e feci per protestare, ma Joseph intervenne.
-Ha ragione lui... l'importante è che tu stia meglio... passerò a trovarti non appena potrai ricevere delle visite-
Annuii. –Va bene, cercherò di riprendermi il prima possibile allora-
Lui mi baciò sulla guancia, quindi mi lasciò. –A presto, mia cara- e, seppur con dolore, si allontanò.
-Vieni a trovarmi- lo pregai, il cuore in gola –cerca di venire già domani- stavo tremendo.
-Sì, credo di non poter stare neppure un attimo senza di te- rispose Joseph, gli occhi azzurri lucidi.
–Bugiardo- lo canzonai.
-Non sono un bugiardo- si difese.
-Sì, invece- risposi, ridendo. Mi piaceva prenderlo in giro. Gli mandai un bacio sulla punta delle dita. Lui lo prese nella sua mano e se lo portò alle labbra.
-Avete finito?- chiese Chris, gelido. Mi sembrava incredibile che lui non potesse comprendere i forti sentimenti che ci univano. Non avevo mai considerato mio fratello come un insensibile, al contrario. Lui era sempre stato molto comprensivo nei miei confronti. Non potevo proprio capire perché fosse così crudele.
-Ci vediamo- disse Joseph, strizzando l'occhio, quindi uscì senza aggiungere altro. Bello come un principe, anche se un po' ammaccato.
Chris lo seguì, come se volesse accertarsi che uscisse davvero dalle nostre vite.
Fu durante la mia convalescenza che Beth mi raccontò la triste fine di Piper. Eravamo in camera mia, sdraiate nel mio letto, come quando eravamo piccole.
-S'intratteneva con degli uomini- mi raccontò, la voce bassa, perché nessun ci sentisse.
-Con degli uomini?- e mi sentii subito ridicola. Non era quello che facevamo anche io e Beth? Mia sorella comunque non sembrava minimamente turbata dalla poca coerenza.
-Che sciocca!- rise.
-Povera Piper- mi sfuggì.
-Oh, non siete mai andate d'accordo... lei ti odiava-
Quelle parole mi parvero gelide. Piper un tempo non era sua amica? Beth però non aveva amiche, aveva solo conoscenti.
-Comunque ieri si è lanciata dalla scogliera-
La notizia mi sconvolse. Beth invece sembrava imperturbabile. Cambiò discorso come se nulla fosse. Mi ritrovai così a pensare ancora alla follia di essere donne in un mondo come il nostro. E un pensiero mi attraversò la mente.
-Come una sposa del mare-
-Non dire sciocchezze!- esclamò Beth, arricciando il naso. -Lo sanno tutte che le spose sono vergini- e qui la storia si concluse.
Avrei compreso solo più avanti che la mia intuizione non era poi così assurda come avevo pensato.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate di questo capitolo?
A presto
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