XXVII. LA CENA DI NATALE

La cena fu più allegra di quanto avessi pensato all'inizio. Tutti sembravano molto interessati a Joseph. In particolare mia sorella e le sue amiche non perdevano nessuna occasione per lanciare sguardi d'amore, facendomi tremare di rabbia. Mio padre invece era affascinato dai discorsi di Joseph. Li ascoltai parlare di romanzi, viaggi, progetti.

-Se volessi intraprendere la via del commercio- arrivò a dire mio padre, lui che non si offriva mai di aiutare nessuno -dimmelo, ti aiuterò io-

 Chris, seduto al mio fianco, guardava la scena senza cercare di nascondere il fastidio che provava. Non sopportava Joseph e odiava il modo in cui nostro padre gli parlava. Temeva forse di essere sostituito? Non lo so, all'epoca neppure m'importava. Kevin, l'amico di mio fratello, trovava invece ogni scusa per rivolgermi la parola. Io non lo guardavo neppure. Non era per cattiveria, ma ero completamente assorta da Joseph, non avrebbe potuto essere diversamente. Mi sembrava di essere la protagonista di una fiaba.

E poi successe l'imprevisto. Il temporale in un giorno di sole. Ammetto che l'assenza di Katlyn mi aveva fatto pensare. Non capivo proprio perché non avesse voluto venire alla cena di Natale, nonostante mia madre stessa le avesse fatto recapitare l'invito. Devo però aggiungere che ero talmente presa da Joseph che non ci pensai molto... almeno fino a quando lei non arrivò. Era pallida come la luna e tremava. Il vestito le stava largo, come se fosse molto dimagrita. Entrò insieme alla tormenta di neve, il vento che ululava, i fiocchi di neve tra i suoi capelli. Era avvolta in un'aurea che mi fece rabbrividire. Faceva paura. Era una vera dea dei ghiacci. E la sua attenzione era tutta per Chris. Compresi subito che non c'era nulla di buono o docile Katlyn, era venuta lì per vendicarsi. Avanzò, traballante. Dalle sue labbra uscirono parole che non avevo mai sentito. Erano chiaramente insulti. Restai immobile, le gambe inchiodate, come se non potessi muovermi. In effetti non riuscivo a muovere neppure un passo. Ero sconvolta. Non avevo mai creduto Katlyn capace di così tanta rabbia. Mia madre ripeteva talmente spesso che le donne non devono mostrare i loro sentimenti...

-Tu! Mi hai rovinata!- gridò la mia amica.

Mio fratello impallidì e fece un passo indietro. Non era decisamente la sua serata quella. Tutti gli altri erano ammutoliti da una reazione che non ci aspettavamo. Katlyn era stata per anni esempio di rettitudine e buon senso. Ora sembrava una Furia. Fu l'intervento di un amico di mio padre, un medico, a salvare la situazione. Si fece avanti e le disse qualcosa che non compresi, poi la portò in un'altra stanza.

Isteria, questo avrebbero sostenuto in seguito. Io però sapevo che la colpa era di Chris. Se fosse stato un uomo a reagire in quel modo nessuno ci avrebbe fatto troppo caso. Per noi donne però le cose erano diverse. Lo avrei compreso solo in seguito.

La serata comunque non si fermò per Katlyn. Ero ben consapevole che la vita continua sempre, soprattutto quella della buona società.

La sera della vigilia di Natale era nostra usanza danzare. Quella notte non fece eccezione.

-Aspettate mezzanotte ballando, quindi?- mi chiese Joseph, con un sorriso divertito.

-Sì, è una pratica molto divertente... vuoi provare?- gli domandai, cercando di scacciare il pensiero di Katlyn urlante.

-Solo se mi fai ballare tu... e se mi difendi dagli assalti di tua sorella e delle sue amiche- mi rispose lui, sorridendomi.

-Certo, lo farò con molto piacere- replicai.

-Allora balliamo- mi prese la vita tra le mani e mi condusse al centro della sala.

Volteggiammo in mezzo alla stanza, sotto lo sguardo di tutti i presenti. Non c'era niente di più bello di essere stretta tra le sue braccia, di sentire il suo corpo premere contro il mio. Notai lo sguardo brillante d'invidia di mia sorella. Una sua amica le sussurrò qualcosa all'orecchio e lei rise.

-Non guardarle- mi sussurrò all'orecchio Joseph –agli altri piace parlare e soprattutto sparlare-

-A mia sorella piace in particolar modo- aggiunsi. La sala mi sembrava risplendere d'oro.

Joseph mi strinse ancora di più. Mi sentii la più bella della sala. Il mio abito mi volteggiò intorno.

Solo quando fummo stanchi andammo alla finestra. La neve scendeva copiosa. I fiocchi di neve erano enormi, magici, inusuali perfino per il periodo.

-Bellissimo- sussurrò Joseph, cingendomi le spalle con un braccio.

Io sorrisi, poi mi spinsi avanti e aprii la finestra. Il vento gelido mi fece rabbrividire.

-Attenta, prenderai freddo- mi avvertì Joseph, affrettandosi ad avvicinarsi ancora di più, come se potesse scaldarmi.

-Aspetta- allungai un braccio e aprii la mano, rivolgendo il palmo verso il cielo. Presi un fiocco tra le dita. Un bacio gelido sul guanto bianco come quella neve.

-Quando fai così, beh, si frantuma l'idea di te come completamente razionale- esclamò Joseph, ridendo, poi allungò a sua volta il braccio e aprì la mano per raccogliere i fiocchi di neve –forse sei un po' pazza-

-Originale, io sono originale- lo corressi, lo sguardo fisso là fuori, in quel regno di neve.

-Originale, pazza, eccentrica- rise, la sua bellissima risata, quella che mi faceva quasi tremare, quella che avrei sentito volentieri tutto il giorno –buon Natale, Pania- e si spinse in avanti stampandosi un delicato bacio sulle labbra.

-Cosa?- chiesi, sorpresa. Sentii le guance andarmi a fuoco.

Joseph alzò gli occhi e vidi che sopra ci noi c'era il vischio. –Dicono che porti bene-

Mi feci ricadere lungo il fianco il braccio. Le dita della mano destra mi facevano male dal freddo, ma stranamente la cosa non mi dispiaceva. –Quello non è un vero bacio- mi lamentai.

-E come dovrebbe essere un vero bacio?-

Gli buttai le braccia al collo. –Così- e lo baciai, un vero bacio, incurante di tutto e tutti. C'eravamo solo noi due al mondo. Il resto era privo d'importanza. Sapevo bene cosa sarebbe successo se qualcuno ci avesse visti. Le conseguenze sarebbero state orrende, ma semplicemente non m'importava. Fortunatamente nessuno ci vide, probabilmente fummo coperti dalle pesanti tende di velluto oppure la sorte non si era ancora stancata di giocare con noi.

Quella notte Joseph dormì a casa nostra. Fu mio padre a prendere la decisione, visto che la tormenta continuava.

-Abbiamo tante camere degli ospiti- disse –e non è il caso di farti uscire con tutta questa neve-

E in effetti fuori sembrava che ci fosse una vera tempesta. Il vento ululava così forte da far paura.

-Ne sarei molto felice- disse Joseph, sotto lo sguardo torvo di mio fratello.

-Bene, faccio subito preparare una stanza- decise allora mio padre, un enorme sorriso sulle labbra. Era soddisfatto di Joseph ed ero certa che avrebbe approvato un nostro fidanzamento... o perlomeno lo volevo credere disperatamente. Sapevo che sarebbe stato mio padre a dare il consenso per il fidanzamento,  nulla sarebbe stato possibile senza di lui.

La stanza che gli fu assegnata era al piano più alto, con vista dalla parte del mare. Volle accompagnarlo Chris.

-Salutatevi pure qua- disse mio fratello, truce. Non voleva che vedessimo le rispettive stanze.

Joseph mi abbracciò. –Buonanotte- sussurrò piano contro il mio orecchio, poi abbassò ancora di più la voce –lascia la finestra accostata- e si tirò indietro.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao,

cosa pensate di questo capitolo?

A presto

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