XVII. LA VISITA

Il giorno seguente tutti parlavano del ballo e del misterioso ragazzo con cui avevo ballato.

Katlyn non ne sembrava molto entusiasta. -Non mi piace- disse solo, evitando di guardarmi.

Le sue parole mi ferirono più delle lamentele di mio fratello che, essendosi nascosto con una ragazza la sera precedente, aveva scoperto solo in seguito quello che era successo.

-Cosa penserà la gente?- continuava a ripetere, lui che aveva sempre fatto tutto quello che voleva, andando avanti e indietro nel grande salone.

-Penserà quello che vorrà- gli risposi io, caustica, quando non riuscii più a trattenermi.

-Ti stai mettendo nei guai-

Lo ignorai. Non m'importava nulla di lui e dei suoi insensati pareri.

La sera successiva al ballo uscii di nuovo, l'ampio abito che frusciava al vento. Joseph, appoggiato al solito albero, era più sorridente del solito.

-Eccomi- esordii, il cuore in gola.

-Sempre bellissima!- s'inchinò.

Io mi fermai e gli sorrisi. -Passeggiamo?- domandai.

-Con vero piacere-

La sera prima non avevamo avuto modo di parlare riguardo alla tomba trovata.

-Pensi che Mary Sue sia là sotto?- chiesi in un soffio, passeggiando a braccetto con lui.

-Sì, credo di sì-

-Cosa vuol dire?- ma sapevo già la risposta.

-Credo che l'abbia uccisa la sua famiglia, poi l'ha sepolta lì-

Soppesai quelle parole. Era orrendo. Sentii un forte dolore allo stomaco, come una pugnalata.

-Non possiamo fare nulla per lei- disse.

-Nulla- confermai con un filo di voce. Ormai era oltre ogni possibile aiuto.

-Questa sera ti voglio portare a conoscere una persona- disse Joseph, un sorriso sulle labbra per scacciare i miei brutti pensieri.

-Chi è?- chiesi, leggermente agitata.

-Niente domande- rispose lui, sorridendomi misterioso.

-Va bene, terrò le domande per un altro momento- esclamai, ridendo.

-Bene- e corremmo insieme nel bosco.

Mi condusse fino a una casetta di legno, dall'aspetto un po' decadente, davanti alla quale ci fermammo. Io avevo il ancora il cuore in gola per la corsa.

-Siamo arrivati- disse Joseph, lo sguardo azzurro che brillava.

Bussò un paio di volte, quindi la porta si spalancò. Dentro c'era una persona, seduta dietro un tavolo.

Era una ragazza dai lineamenti delicati che indossava una lunga tunica rossa e aveva i capelli neri, striati di bianco, avvolti in un foulard dello stesso colore. Mi sentii un po' nervosa. Joseph parve sentire la mia agitazione e mi strinse più forte la mano, come per darmi coraggio.

-Pania, lei è Bel- ci presentò.

-Oh, è questa la ragazza di cui mi parli sempre- commentò la giovane, lo sguardo brillante di malizia.

Io avvampai e mi voltai verso di lui. Notai che Joseph aveva un'espressione imbarazzata.

-Sei davvero molto bella, ma vieni qua, cara, avvicinati- disse Bel.

Io, dopo una breve esitazione, lasciai la mano di Joseph e avanzai, l'abito che mi frusciava intorno, il cuore che mi batteva forte.

Bel mi fissò con attenzione. -Sei davvero bellissima, sembri una sirena, sai?-

-Ehm, grazie- mormorai.

-Grazie a te per essere venuta-

Le sorrisi. Ero nervosa, c'era qualcosa in Bel che mi agitava.

In quel momento la ragazza estrasse un fazzoletto e ci tossì dentro. Notai, con orrore, che si colorava di rosso. Sangue. Mi tirai indietro, quasi senza rendermene conto. Sapevo cosa voleva dire. Consunzione. Ne parlavano in molti. Era una malattia molto pericolosa, dalla quale spesso non si guariva. Notai che gli occhi di Bel erano lucidi. Aveva la febbre.

-Non ti preoccupare- disse dolcemente la ragazza, mettendo via il fazzoletto -Ormai mi sono abituata- sorrise tristemente -Joseph, caro, lasciaci sole-

Lui indugiò, l'espressione indecifrabile.

-Non la mangio, tranquillo- insistè la giovane.

Joseph mi guardò, indeciso su cosa fare. Mi sforzai di sorridere. -Vai pure- gli dissi.

-Aspetto qua fuori- mi rispose, annuendo impercettibilmente, quindi uscì, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo.

Bel attese alcuni istanti, senza emettere suono, poi si spinse avanti, come se volesse confidarmi un segreto.

-Ci sono delle cose che dovresti sapere- mi disse. Aveva i denti macchiati di rosso. Sangue.

-Cosa?- chiesi, il cuore in gola. Ero nervosa, quasi mi preparassi a ricevere chissà quale notizia. Forse Joseph era promesso a un'altra. Il solo pensiero mi feriva.

-Joseph è nato avvolto nel sacco amniotico- mi spiegò piano la ragazza.

La fissai senza comprendere e lei mi sorrise.

-Sei così giovane, così ingenua- mi accarezzò dolcemente la guancia con le sue dita gelide e mi tirò indietro una ciocca di capelli -dicono che chi nasca in quel modo sia destinato a diventare un vampiro-

Fui percorsa da un brivido. Avevo letto dei vampiri in alcuni vecchi libri della biblioteca. Mio padre inoltre aveva portato da Londra alcuni romanzi che li riguardavano. Erano creature che non appartenevano né al mondo dei vivi né a quello dei morti. Vagavano sulla terra perseguitando gli essere umani. -Non è possibile, i vampiri non esistono- tentai.

La ragazza non parlò, si limitò a sospirare sconsolata.

-Joseph non può essere un vampiro- continuai, ma un leggero e folle dubbio si era fatto strada in me. Si comincia sempre così con un piccolo, insignificante dubbio.

Il colloquio durò appena mezz'ora. Bel parlò di molte cose, la maggior parte priva d'importanza e non citò più Joseph.

-Esci pure- disse quando ebbe finito di parlare del tempo -inizio a essere stanca- socchiuse gli occhi, come se le palpebre fossero diventate pesanti -abbi cura di Joseph, lui tiene molto a te-

Quelle parole mi scaldarono il cuore. -Lo farò-

Joseph mi aspettava fuori, appoggiato alla casa. Non appena mi vide mi porse il braccio che io presi, quindi c'incamminammo lungo un sentiero.

-Che te ne pare di Bel?- mi chiese.

-Sembra molto simpatica-

-Certo che la è, non potrebbe essere diversamente visto che è mia sorella-

Mi fermai, sorpresa. -Lei è tua sorella?- chiesi.

-Sì, non lo sospettavi?- domandò, divertito.

Scossi la testa.

-Dovevo fartela conoscere- sorrise -diciamo che avevo bisogno di una sorta di benedizione-

-Per cosa?-

Joseph si strinse nelle spalle e ignorò la mia domanda. -Le sei piaciuta e credimi, piacere a mia sorella non è semplice-

Sorrisi. -Ne sono felice-

Fu solo allora che compresi perché Joseph cercasse disperatamente la rugiada di San Giovanni. Sperava così di poter guarire la sorella da quell'orribile morbo. Lui non poteva ancora sapere che non sarebbe stata la consunzione a portarla via.

In quel momento passammo in silenzio davanti alla grande casa disabitata che distava poco dalla mia.

-Un giorno la comprerò- disse Joseph -è il mio sogno-

Sorrisi accondiscendente, certa che fosse solo un suo desiderio senza speranza. Non potevo sapere che un giorno quella casa enorme sarebbe stata davvero sua.

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate di Bel?

A presto

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