XIV. IL RITRATTO

Mi resi presto conto di non poter fare a meno di vedere Joseph. Era diventato una parte irrinunciabile della mia vita. Quando finalmente tornò, corsi da lui quella notte stessa, avvolta nel mio lungo mantello nero. Non avrei potuto resistere un giorno di più lontana da lui.

Joseph mi attendeva, in piedi accanto al grande albero, un'espressione indecifrabile sul suo bel viso. Mi sollevai leggermente il bordo del vestito per raggiungerlo più rapidamente.

-Ecco qua la mia sirenetta- fu il suo saluto, seguito da un profondo inchino che fece fare una capriola al mio povero cuore.

-Smettila- lo ripresi, con tono allegro, rossa in viso.

-Pania era veramente una sirena- mi rispose lui, allungando le braccia. Le sue mani si strinsero forti intorno alla mia vita. Un gesto che mi sorprese e mi fece tremare.

Balbettai qualcosa, timidamente. Non ricordo cosa dissi, ma Joseph scoppiò a ridere.

-Che ne dici, sirenetta di andare in spiaggia? Potremmo osservare le stelle da lì-

-Oh no!- esclamai subito. Dovevo trovare una scusa, ma alla fine dissi la verità. -Non posso andarci-

-Peccato, avremmo potuto immergerci in mare- le sue mani stringevano dolcemente la mia vita.

Sospirai. –Io non mi sono mai immersa in mare- sussurrai, con tristezza.

-Potremo recuperare- mi sorrise, accattivante. I denti bianchi brillarono nel buio. In quel momento mi ricordò un predatore, pronto a balzare sulla sua preda. Un brivido mi percorse la schiena. Ero io la preda. Mi morsi le labbra. La cosa peggiore era che non mi dispiaceva essere la sua preda.

Scossi comunque la testa. Il mare m'incuteva paura. Era qualcosa di atavico.

-Ti posso insegnare io- si propose Joseph.

-Non penso che ci riuscirai- mormorai.

-Non dirmi che hai paura- disse, con una dolcezza che non mi aspettavo.

-No- mi affrettai a dire, non volevo che mi prendesse per una codarda.

-Allora faremo una passeggiata- propose. Questa volta non potei proprio dirgli di no.

Un'altra volta Joseph arrivò con un blocco da disegno. Lo teneva stretto al petto, un'espressione indecifrabile sul viso.

-Cosa c'è lì dentro?- chiesi, curiosa.

-Una mia piccola passione- rispose, distogliendo lo sguardo. Sembrava quasi imbarazzato.

-Posso vedere?- chiesi timidamente, il cuore in gola.

-Se vuoi- me lo porse.

Guardai, entusiasta, i fogli ricoperti da disegni. Creature reali e immaginarie, tracciate con delicatezza e passione. Erano bellissimi. Joseph mi fissava senza parlare, il viso inespressivo. Sembrava che stesse cercando di valutare le mie reazioni. –Sono perfetti- dissi, voltandomi verso di lui.

Joseph parve sorpreso dal complimento. Le sue labbra si piegarono in un sorriso e i suoi occhi brillarono. –Grazie-

-Perché non fai un mio ritratto?- chiesi, d'impulso. Desideravo capire come mi vedesse lui, come mi avrebbe impressa su quella carta.

Lui mi fissò, visibilmente divertito. –Vuoi farti ritrarre?-

-Certo, mi farebbe molto piacere- ammisi.

-Avrai sicuramente dei ritratti- tentò, continuando a scrutarmi.

-Nessuno fatto da te-

-Beh, non sono così bravo-

-Secondo me invece lo sei- indicai i suoi disegni –sul serio, penso che tu sia molto bravo-

Lui sorrise ancora di più.

-Fammi questo ritratto- dissi con un sorriso –ne sarei molto felice-

-Va bene, ma a una sola condizione-

-Quale?- chiesi.

-Dovrai posare come una sirena-

Era solo un'altra scusa per continuare a vederci e io ne fui lieta. Nei giorni seguenti Joseph fece il mio ritratto. Era molto bravo a disegnare, non lo dico solo per vantarmi di lui. Non avrei desiderato essere ritratta da nessun altro. Fu durante una di queste sessioni di pittura, mentre io ero adagiata sull'erba, l'ampio abito azzurro che mi circondava, che Joseph citò un fatto riguardante la mia famiglia.

-Si chiamava Mary Sue la tua antenata che scomparve nel nulla- spiegò.

-Quella che fuggì con un uomo?- domandai, arrossendo.

-Così dicono- si strinse nelle spalle.

-Tu non ci credi?-

Joseph sorrise. -Ho imparato che il mondo è pieno di bugiardi-

Lo fissai sorpresa. Mi era stato insegnato a non accusare mai nessuno di essere un bugiardo e la  naturalezza con cui lo faceva Joseph lo sorprendeva.

-Non so che fine abbia fatto, ma mi piacerebbe scoprirlo- ammise.

-Potremo cercare di farlo- proposi.

-Sì, è un'ottima idea!- era entusiasta della proposta.

Sorrisi, imbarazzata. Ero felice di averlo fatto sorridere in quel modo. Fu così che quella notte parlammo quasi e solamente di Mary Sue. Le nostre ipotesi erano forse assurde, ma non m'importava. Non c'erano prove per confermarle o per smentirle.

-Scopriremo la verità!- dichiarò Joseph.

E io non potei far altro che assecondarlo. A quel punto gli avrei concesso qualsiasi cosa.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate? Il capitolo è un po' breve, ma il prossimo sarà più lungo.

A presto 

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