XIII. DICERIE
Quando tornai dal mio incontro con Joseph era davvero molto tardi. Sperai che nessuno mi vedesse altrimenti non avrei saputo che spiegazione dare. Non ero abituata a rientrare di nascosto. Sollevai l'abito per non fare rumore, quindi avanzai. Un passo per volta, nell'ingresso buio, attenta a non inciampare. All'improvviso notai un'ombra e sobbalzai, spaventata.
-Tranquilla, sono io- disse mia sorella Beth, facendo un passo avanti.
Mi sfuggì un sospiro di sollievo. –Che ci fai qua?-
-Potrei farti la stessa domanda- disse lei, un sorriso divertito sulle labbra –come mai sei uscita?-
Sospirai. Da quando s'interessava alla mia vita. –Non sono fatti tuoi- protestai.
-Sì invece che lo sono... altrimenti lo dico alla mamma-
Feci una smorfia. L'eterna minaccia che faceva sempre effetto. Non volevo che rivelasse il mio segreto perché avrebbe voluto dire la fine dei miei incontri notturni. –Va bene, ti dirò tutto, ma devi giurarmi che starai zitta-
-Ti do la mia parola- disse Beth, mano sul cuore, come da bambine.
E così le parlai di Joseph, la voce bassa, per non farmi sentire. Le raccontai del nostro incontro casuale, della sua gentilezza, di com'era bello stare con lui. Fui stranamente onesta perché avevo bisogno di qualcuno con cui confidarmi.
-Ma io so chi è- disse Beth quando ebbi finito, sorprendendomi.
-Cosa?-
-Certo, è il ragazzo che passa tanto tempo alla spiaggia! Il Reietto. Lo conoscono tutti-
-Io no- mentii rapidamente. In realtà lo avevo già visto.
Beth si strinse nelle spalle. –Tu non puoi scendere fino al mare, se lo potessi fare lo conosceresti anche tu-
La spiegazione, seppur corretta, m'infastidì. Mi sembra impossibile non aver incontrato più spesso Joseph durante uno dei giri in paese. La verità, lo capisco solo ora, era che ero già tremendamente legata a lui.
Nei giorni seguenti indagai riguardo a Joseph. Volevo sapere tutto su di lui, ma compresi subito che la sua vita era avvolta nel mistero. Prima di tutto provai a parlarne con Sarah. La nostra governante strabuzzò gli occhi non appena lo nominai.
-Come lo hai conosciuto?- mi chiese, come se avessi infranto qualche importante regola.
Ero ovviamente decisa più che mai a non dirle le reali circostanze del nostro incontro. –Ne ho sentito parlare-
-Dimenticalo- fu la sua risposta.
Ovviamente nulla avrebbe potuto farmi diventare più testarda. Continuai la mia indagine. Scoprii così altre cose, soprattutto dalla servitù, che era ben felice di soddisfare la mia curiosità in cambio di qualche mio vecchio oggetto.
Si narrava che il giorno in cui era nato Joseph un grande temporale investì l'isola. Gli alberi tremavano, colpiti dal vento. Tutti erano certi che l'isola sarebbe sprofondata. Non successe invece. La tempesta terminò non appena il neonato emise il primo vagito.
Seppi che Joseph non andava mai in chiesa. Questa però era una bugia perché, come scoprii solo in seguito, lui andava a messa ogni domenica e si nascondeva nell'ultima fila. Non gli piaceva avere gli occhi degli altri addosso.
-Non voglio essere giudicato- mi avrebbe spiegato tempo dopo. Io lo comprendevo bene. Neppure io volevo essere giudicata.
Scoprii che Joseph non aveva amici. Era un ragazzo solo. Nessuno sapeva com'era stato istruito, probabilmente in casa. Era più simile a me di quanto avevo pensato all'inizio. Tenni ben nascoste queste indagini sia a Chris, sia a mia madre. Sapevo che non avrebbero approvato.
Fu in quei giorni che iniziarono le visite notturne. Ricordo con precisione la prima, durante una notte di plenilunio. Io ero a letto, avvolta nelle lenzuola. La figura comparve all'improvviso e mi si avvicinò. Era di fronte a me in tutta la sua oscura bellezza. Lentamente si piegò e io mi sentii come la principessa addormentata che attende il bacio del principe. Le sue mani affondarono nel mio viso, le sue labbra trovarono rifugio nelle mie. Quella notte, immaginaria o reale, impresse dentro di me qualcosa che non riuscirò mai a spiegare. Avevo sentito storie di misteriose creature che s'intrufolano nella camera d'innocenti vergini con il compito di sedurle. Io e mia sorella ne avevamo sempre riso. Morfeo, come soprannominai la presenza, tornò a farmi visita le notti seguenti. Indossava sempre una lunga tunica nera e portava la maschera bianca a nascondere i lineamenti.
Non so se fosse reale o no. Ha forse qualche importanza? Sono abbastanza certa di no. Non avrebbe avuto importanza.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate?
A presto
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