III. VECCHIE STORIE
C'è un episodio della mia infanzia che ancora oggi mi mette i brividi. Non ricordo quanti anni avessi, ma ero piccola. Sarah, la nostra governante, ci stava portando a fare una passeggiata nel bosco quando sentimmo delle urla. Urla agghiaccianti.
-Cosa succede?- chiese mia sorella, con la curiosità che la contraddistingueva.
Io restai immobile, il terrore che mi stringeva lo stomaco. Avrei solo voluto correre a casa.
Sarah ci strinse a sé. –Andiamo, piccole, andiamo, veloci-
-Cos'è?- chiese Beth.
-Silenzio- ci ordinò.
Solo quando arrivammo a casa scoprimmo, da mio fratello, cosa stava succedendo.
-Hanno trovato una ragazza morta- ci spiegò Chris, mentre noi eravamo sedute su un divano del grande salotto.
-L'assassino è ancora in giro?- chiese Beth, spingendosi in avanti, la fronte aggrottata.
-Non è così semplice, questa ragazza non è la prima che è stata trovata- disse mio fratello piano, per paura che qualcuno potesse sentirlo. Nostra madre lo avrebbe sgridato se avesse scoperto che ci raccontava quelle cose.
-C'è qualcuno che sta uccidendo le ragazze?- intervenni.
Lo sguardo di Chris brillò. –Sì, ma voi siete al sicuro- si chinò di fronte a me e sorrise. Il bellissimo sorriso del fratello maggiore. Mi scompigliò i capelli con una mano. –Cosa ci starei a fare io qua se non per proteggerti?-
-Perché le uccide?- chiesi, sorridendo debolmente alla sua rassicurazione.
Chris parve indugiare un attimo. Ricordo perfettamente il suo viso, era ancora un po' infantile, ma già molto bello, con gli occhi brillanti e le labbra carnose. –Si chiama la maledizione del mare-
-Chris!- lo riprese Beth –Non puoi, è troppo piccola per parlare di queste cose-
-Io voglio saperlo- protestai.
-Basta- disse mia sorella.
-Beth!- la richiamò Chris, lanciandole uno sguardo furente –Pania ha il diritto di sapere- voltò nuovamente la testa verso di me –la maledizione del mare è una malattia che prendono coloro che stanno troppo in mare, prima si ricoprono di macchie blu, poi... impazziscono-
Quella fu la prima volta che sentii parlare di quella strana malattia, ma non fu l'ultima. –Uccidono le persone?- chiesi piano, quasi temessi che qualcuno potesse sentirmi.
-Sì, possono uccidere anche le persone-
Mio fratello non mi disse che potevano arrivare a sbranarle, questo lo appresi solo molti anni dopo. Chris sarebbe sempre stato protettivo nei miei confronti, fin troppo. Quel lontano pomeriggio, quella scena lontana nella mia memoria, rappresenta uno dei ricordi più belli riguardo al mio rapporto con lui. Non avrei mai immaginato in quel momento che l'amore fraterno non resiste a tutto, che il male può contagiare perfino le cose più belle e innocenti. Chris, colui che fingeva di essere Lancilotto, sempre pronto a salvarmi, sarebbe stato un giorno mio nemico.
Ogni tanto salivo sul vecchio campanile, che si trovava poco lontano da casa mia. Aveva fatto parte, un tempo, di una chiesa, ma ora rimaneva solo quello dell'antico luogo di culto. Salivo le scale rapidamente, sollevandomi l'abito frusciante per non inciampare. Da là sopra potevo vedere tutta l'isola. La cosa però che m'interessava più di tutto era il villaggio dei Reietti. Cercavo di capire, inutilmente, cosa stesse succedendo al suo interno. La verità era che avevo sentito tantissime storie raccontate a mezza voce dalla servitù. Storie che avrebbero fatto arrossire una signorina perbene. I Reietti si dedicavano, secondo loro, a ogni genere di dissolutezza e riti della fertilità, per usare un eufemismo. Io, nell'ingenuità della mia infanzia, pensavo che quei riti consistessero solo in baci appassionati. La cosa mi faceva comunque avvampare. Immaginavo creature incredibili ballare intorno al fuoco, per poi abbandonarsi a ogni genere di follia. Sapevo di fanciulle rapite dalle creature del mare. Solo molti anni dopo compresi che non si trattava di veri rapimenti, ma di fughe d'amore.
Solo quando mio padre rientrava dai viaggi non correvo al campanile. In quei momenti tutto ciò che non riguardasse lui perdeva ogni attrattiva.
Tra le cose che nostro padre ci portava c'erano anche i vestiti. Io e Beth aprivamo i pacchi che li contenevano sempre con solennità, come se fossero qualcosa di molto prezioso. Conoscevamo le mode sempre con un po' di ritardo, grazie alle riviste che venivano vendute sull'isola. Bustini, crinoline, guanti, ombrellini. Tutto ci sembrava essere impregnato di una sorta di magia, come se il solo indossare quelle cose ci avrebbe potuto rendere affascinanti come le ragazze che vedevamo in quei giornali. In particolare ci affascinavano i capi che arrivavano direttamente da Londra, ci sembrava che avessero una sorta di regalità.
-Cosa portano le dame di corte?- amavamo chiedere a nostro padre e lui ce le descriveva con cura.
-E la regina?- domandavamo.
-La regina Vittoria è al massimo del suo potere- ci rispondeva nostro padre, prima di raccontarci qualche particolare su di lei.
All'epoca ero certa, e lui ce lo lasciava intendere, che lui fosse molto amico della regina. Ci raccontava dei ricevimenti a cui partecipava e di molte altre cose che mi lasciavano sorpresa. Ora mi chiedo se non inventasse gran parte delle storie. Non sarei sorpresa oggi di scoprire che in realtà mio padre aveva visto la regina solo da lontano. La verità è che, mi duole il cuore anche solo pensarlo, l'uomo più importante della mia infanzia era quello che si può definire un gran bugiardo. Alla luce di ciò non mi sorprende il fatto che sia io sia Beth avremmo sempre ricercato uomini problematici. Perfino lui... perfino l'unico che ho amato. C'è ancora tempo però, dovete pazientare ancora un po' prima che vi parli di lui.
Quando Chris iniziò ad andare in viaggio con nostro padre, spesso, tornava portando con sé un libro per me. Era un nostro segreto. Erano normalmente libri che mia madre non mi avrebbe mai fatto leggere. Storie di amori passionali e proibiti, ma anche libri di scienza e anatomia. Chris sapeva quanto ero curiosa e cercava in tutti i modi di farmi felice.
-Non c'è nulla di più bello del tuo sorriso- mi diceva. Una frase che probabilmente aveva sentito da nostro padre.
A ripensarci mi sembra impossibile che Chris sia cambiato così tanto nel corso degli anni. Nella mia mente ci sono due Chris, quello della mia infanzia e prima adolescenza, il fratello premuroso, e quello della mia giovinezza, ossessionato dall'odio. C'è una vecchia storia di famiglia che dice che tutti gli uomini sono vittima di un destino nefasto. Fu questa maledizione a colpire Chris? Non lo so.
Fu in quel periodo che cominciai a vedere nei dintorni della casa una strana donna. Era davvero molto bella, forse la più bella che avessi mai visto, con setosi capelli biondi, grandi occhi azzurri come il mare, portamento elegante. Non sembrava quasi umana. Era vestita sempre allo stesso modo, con un lunghissimo abito bianco strappato in più punti. Credetti per anni che fosse lo spirito della prima Sposa. Il suo vestito era grondante acqua, tanto da lasciare delle scie dietro di sé. La chiamai la Dama Bianca. Solo anni più tardi avrei scoperto l'agghiacciante verità che avvolgeva quell'eterea figura e avrei compreso che a volte sono le persone che più ami a fare le cose peggiori.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate?
A presto!
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