I. LA MIA NASCITA
Nulla nella mia nascita avrebbe potuto far presagire le strane circostanze che avrebbero avvolto la mia vita. Vorrei poter raccontare qualche storia romantica. Non so, magari quella di una cometa che graffiò il cielo nello stesso istante in cui io emisi il mio primo vagito. Oppure quella di una pioggia di meteoriti che illuminò la notte in cui mia madre entrò in travaglio. Nulla di nulla. Lo so, è triste, ognuno meriterebbe che il giorno della propria nascita fosse speciale. Dovrebbe essere un diritto. Non è così. Mia madre mi partorì in una notte d'autunno come tutte le altre. Mia sorella giura che nacqui con la compostezza di una principessa e che il mio pianto fu quasi elegante. Ovviamente Beth non può ricordare l'evento perché aveva solo due anni all'epoca. Mio fratello Chris invece non commentò mai la mia nascita. Joseph giura che la notte in cui venni al mondo il mare si gonfiò e ruggì più del solito. Non so come possa ricordare quella notte tra tutte le altre, ma probabilmente ciò è dovuto a quel legame tra di noi, che sempre ci fu e mai si spezzò.
Mi venne dato il nome di Pania. Fu mia madre a sceglierlo, memore di quella storia che le avevano raccontato da piccola. Pania era una bellissima sirena ribelle che s'innamorò di un umano e che si unì a lui. Nei primi anni della mia vita nessun nome sarebbe stato meno adatto a me, che non riuscivo a ribellarmi neppure quando avrei dovuto. La fine della bella Pania fu inoltre tragica, tradita sia dall'amato, che le voleva far rinnegare la propria natura, sia dalla famiglia che la imprigionò. Insomma, non un nome particolarmente felice.
La mia famiglia si era appena trasferita su quella piccola isola, dispersa nel Mar Mediterraneo. Erano partiti da Londra in tutta fretta. Solo quando fui grande compresi che quella della mia famiglia non era stata una partenza, ma una fuga. Mio padre, che era sempre stato attratto dal rischio, aveva perso molti soldi e fatto molti debiti. In seguito avrebbe guadagnato abbastanza per sistemare tutto, ma ormai avevamo deciso di restare sull'isola. Quando erano partiti mia madre era incinta di me di circa tre mesi. Fu un viaggio particolarmente difficile, con onde alte e il rischio che la nave fosse sommersa. La casa in cui andarono ad abitare era appartenuta a una prozia di mia madre. Si trattava di un'abitazione costruita su più piani e decorata con enormi conchiglie. Si narrava che fosse stata proprio costruita da quella fanciulla che sfuggì al Re degli Abissi e che noi discendessimo da lei per via femminile. La storia che riguardava la casa era molto angosciante. Si diceva che la figlia di una mia antenata si fosse innamorata follemente di un ragazzo venuto dal mare. Questa era l'unica cosa su cui tutte le versioni concordavano. Sul resto invece non c'era accordo. Per alcuni era scappata con lui ed era ancora viva, magari in qualche lontana località esotica. Per altri era stata uccisa proprio dalla madre, per evitare che disonorasse la famiglia. Altre storie però raccontavano di come il ragazzo stesso non fosse umano e l'avesse o fatta a pezzi o portata nel suo regno sotto il mare come schiava. Nessuna di queste ultime versioni mi è mai piaciuta molto. Tanto più che la nostra villa, costruita su un enorme scoglio che si affacciava sul mare, era legata a doppio filo alla storia della Sposa del mare, infatti, la vecchia casa, nella quale le giovani attendevano il loro crudele sposo, si poteva raggiungere solo attraverso un sentiero che partiva dal retro del nostro cortile. Non era raro che le persone, vedendoci passare, si facessero il segno della croce. Non che scendessimo spesso in paese, sia perché si trovava lontano, sia perché era abbastanza piccolo. Fu così che crebbi quasi da sola. Unica mia quasi coetanea, perlomeno durante i primi anni della mia infanzia, fu proprio mia sorella Elizabeth, chiamata da tutti, semplicemente, Beth. Io e lei eravamo quanto di più diverso ci possa essere. Beth aveva il mare nel sangue, come si usava dire in quel luogo. Era irruente e impulsiva, di corporatura robusta e con le curve formose, i lunghi capelli biondi che le arrivavano alla vita. Io ero tranquilla e riflessiva, esile, pallidissima e con i capelli scuri dai riflessi dorati. Ero, ahimé, molto diversa dagli abitanti di quel luogo e ciò mi fece sempre ottenere le loro occhiate curiose.
L'isola, narra la leggenda, nacque dalle lacrime di una sirena, abbandonata dal suo amato. Si diceva che sorgesse proprio sopra un magico regno sottomarino, dove vivevano creature leggendarie che ogni tanto uscivano per venire a divertirsi sulla terra ferma. Il folklore è pieno di esseri magici che si uniscono con gli umani e le storie che circolavano sull'isola non facevano eccezioni. Si raccontava anche che ci fosse una piccola comunità creata da coloro che erano nati da queste unioni. Queste creature avevano vari nomi, ma i più li chiamavano i Reietti. Avevano costruito il loro piccolo villaggio in un angolo del bosco che si trovava a est. Mia madre non voleva che io e mia sorella ci passassimo vicino, era terrorizzata dai Reietti. Quando una volta l'anno si teneva il mercato, l'unica possibilità d'incontro tra i nostri popoli, lei chiudeva ogni porta e finestra.
-Dicono che abbiano i poteri dei loro genitori- ci raccontava, a bassa voce, Sarah, la nostra governante, una donna robusta e dai capelli biondo scuro. Soltanto moltissimi anni dopo compresi che quella sua antipatia per i Reietti non era legata tanto alle loro origini, ma al fatto che uno di loro le avesse spezzato il cuore.
Sarebbe passato molto tempo prima di scoprire che i Reietti non erano le creature spaventose di cui parlavano le leggende e che forse erano più simili a me di gran parte della mia famiglia. In quelle lontane giornate la minaccia peggiore che potevamo ricevere era proprio quella di essere mandate nel loro villaggio. Io e mia sorella eravamo andate un paio di volte al limite del sentiero che conduceva lì. Ci sentivamo quasi attratte da un oscuro richiamo. Cercavamo di ascoltare qualcosa, d'immaginare come fosse la vita di quelle creature che, a parer nostro, dovevano essere mitologiche.
-Hanno certamente le pinne- diceva Beth –devono essere orribili-
-Le sirene sono incantevoli- la correggevo io.
-Questi sono dei mezzosangue, devono essere mostruosi- rispondeva, facendo una smorfia.
Le nostre visite al limitare di quel mondo terminarono quando ci scoprì la nostra governante e ci costrinse a tornare a casa. Non potevo sapere che anni dopo avrei conosciuto i Reietti.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate di questo capitolo e di Pania?
A presto!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top