XXV

- Vi riferivate a questo luogo? - domanda Forestis, sorvolando la zona boscosa che le ho descritto quando mi ha chiesto dove potrebbe essersi strappato il mantello del Comandante.

- Sì. Seguendo il corso del fiume, è qui che abbiamo visto il drago di ghiaccio con il suo piccolo - le rispondo.

Il drago della Terra si arresta delicatamente tra i fili d'erba di una radura rigogliosa e priva di alberi, per poi farmi scendere con prudenza dal suo dorso squamoso e brillante.

- Scoprite se il lembo di stoffa mancante si trova qui. Siate attenta e veloce, signorina - mi raccomanda, cercando di essere gentile nonostante io abbia notato la preoccupazione nei suoi occhi cerulei.

Annuisco con determinazione, dirigendomi immediatamente nella zona in cui io ed il Comandante avevamo preso posto per osservare uno dei miracoli della natura: la nascita di una nuova vita. Controllo attentamente ogni porzione di prato selvaggio, ogni ramo sporgente, ogni roccia dai contorni taglienti, fino a raggiungere il tronco spezzato dietro il quale Edgar mi aveva coperto gli occhi.

Niente. Non c'è.

Mi infastidisce tornare a mani vuote, ma non ho altra soluzione. Percorrendo la strada a ritroso, un piccolo dubbio comincia a farsi spazio tra i miei pensieri, ma decido di rimuoverlo alla vista di Forestis, alla quale mi avvicino scuotendo la testa amaramente in segno di sconfitta.

- Signorina, non dovrei lasciarvi sola, ma preferirei battere la zona nella quale siamo arrivati dalla Terra, essendo ancora giorno e sapendo che Morsus esce allo scoperto soltanto con le tenebre. Nel frattempo, voi dovreste scandagliare la via del fiume. Solo in questo modo potremmo finalmente toglierci ogni dubbio e, accompagnati dalla buona sorte, recuperare il pezzo di mantello mancante.

La dragonessa attende trepidante il mio assenso, che non tarda ad arrivare:

- Va'. - le dico, determinata a risolvere rapidamente la questione - Costeggerò la sponda del fiume, così ti sarà facile trovarmi.

Senza perdere un istante, Forestis ruggisce e si alza in volo. La vedo farsi talmente piccola da sparire nel cielo limpido come i suoi occhi, mentre io mi accingo a perlustrare la zona designata.


Cerco uno straccio scuro incastrato fra le pietre, sbiadito dalla terra o addirittura che gioca tra le onde del fiume affatto impetuoso, come se volesse aiutarmi nella mia missione, ma non trovo nulla.

Per la seconda volta scaccio nuovamente quel dubbio, quel pensiero, quella voce fastidiosa nella mia testa che mi suggerisce la soluzione nascosta della mia ricerca. Un leggero venticello sempre più incalzante mi spinge a voltarmi, facendo appena in tempo ad ammirare l'incredibile eleganza con la quale Forestis atterra a qualche metro da me. È tornata.

Ci scambiamo uno sguardo di sconfitta, quello che si ha quando nonostante l'impegno non si è riusciti nel proprio intento.
- Non ci resta che controllare il castello - sussurriamo insieme e senza dirci altro le salgo in groppa.


Giunti alla maestosa dimora di Edgar, Forestis mi raccomanda ancora una volta di essere accurata nella mia ricerca, perché lei non potrà aiutarmi: la dragonessa della Terra ha una mole troppo imponente affinché riesca a superare l'entrata dell'edificio.

Ripercorro a menadito il tragitto che ho fatto quando ho messo piede qui la prima e unica volta, attraversando il corridoio, il salone, l'armeria, ma niente; non c'è traccia di stoffe a brandelli in giro.

Decido di perlustrare meglio il castello, ipotizzando che Edgar potrebbe aver strappato il mantello prima che mi portasse a Draconem, pertanto potrei trovare il pezzo mancante in qualche angolo inesplorato dell'edificio. In questo modo scopro una stanza talmente bella e fantastica da rimanerne incantata.

Le pareti tinte di un verde pistacchio sono impreziosite da quadri raffiguranti tantissime specie animali sconosciute; i mobili sembrerebbero essere stati ricavati da legno di fico ed il letto è un qualcosa di spettacolare: lungo e largo quasi 3 metri.

Il dettaglio che però rapisce indiscutibilmente la mia attenzione è la quercia da sughero vicina alla testata, la quale affonda le radici nel terreno attraversando il soffitto dell'intera stanza, mentre i suoi rami incatenano le due pareti adiacenti e l'angolo formato da esse. Le foglie verdi, brillanti ed una finestra davvero estesa, rendono la stanza luminosa ed accogliente, facendo sì che io possa ammirare esterrefatta questa piccola porzione di natura sapientemente racchiusa da quattro mura.

Distolgo gli occhi da questo quadro palpabile, impegnandomi a cercare qualcosa di riconducibile al mantello di Edgar: analizzo il pavimento, i mobili, il letto ed infine l'albero, pensando che l'indumento potrebbe essersi impigliato fra i rami di quest'ultimo.

Impigliato.

La voce nella mia mente grida impedendomi finalmente di ignorarla.

Il pezzo di stoffa che sto cercando è proprio quello che ho trovato raccogliendo le ciliege nel giardino della mia vecchia casa. Fortunatamente, sono certa di non averlo buttato, ma conservato e sistemato nel mio nuovo appartamento.

Abbandono la stanza, svolto a sinistra e corro verso il portone attraversando il lungo corridoio, infine esco per avvisare Forestis.

Le rivelo la mia intuizione e lei mi fa montare in groppa per poi dirigersi, senza battere ciglio, in direzione del Palazzo del Consiglio.

- Soltanto Edgar può aprire un varco che ti permetta di tornare sulla Terra; la sua spada è l'unico oggetto in grado di attuare un processo così complesso. Dovremo aspettare – mi informa, solcando il cielo limpido di Draconem.

- Se il mantello lo protegge come dici, non ha senso questa nostra lontananza. È lampante che la causa della sua debolezza sia dovuta a questo inconveniente – sentenzio, riferendomi alla notte in cui Morsus ha attaccato il castello di Edgar.

Mentre atterriamo vicino alla finestra da cui sono uscita qualche ora fa, Forestis mi rassicura confermando che lo strappo del mantello di Edgar è l'unica possibilità grazie alla quale l'arpia ha potuto sopraffarlo. La dragonessa mi lascia sul davanzale e resta con me a parlare ancora per un po'.

- Torneremo a cercare la stoffa quando potrete vedervi di nuovo. Il Consiglio non sa che Edgar ha un mantello speciale e non deve venirne a conoscenza - mi dice, mentre il suo sguardo si perde nel vuoto e i suoi occhi cerulei si fanno scuri e pensierosi.
- Dimmi, come mai il Consiglio non deve sapere nulla in proposito? Da quel che ho capito, siete voi draghi a scegliere il Guardiano che vi accompagna, cosa importa se altri non sono d'accordo? - domando risvegliando Forestis dai suoi pensieri.

- Edgar è un combattente valoroso, il draconiano più coraggioso che io abbia mai conosciuto in tutti i secoli della mia vita. È per questo che gli ho fatto un dono - dice guardandomi negli occhi e indicandomi una squama mancante sul suo petto.

Osservo la zona scoperta di pelle liscia aspettando una spiegazione dal rettile.

- Una scaglia della mia armatura è stata cucita con la magia nel mantello affinché protegga chiunque lo indossi. Per questo ve l'ha donato e ha preferito privarsene pur di sapervi al sicuro. L'unica cosa con cui non ha fatto i conti è lo squarcio che c'è su quel lembo. Non se n'è accorto – spiega, poggiando lo sguardo sull'indumento che stringo fra le braccia come il più prezioso dei tesori.

Non posso che pensare al gesto di Edgar: ha messo a rischio la sua vita pur di proteggermi.

- Tornate a studiare, adesso, e non riferite ad alcuno dove siete stata finora. Non vi è vietato restare in compagnia di noi draghi degli Elementi, ma temo che qualcuno possa indagare. Sarà meglio che ciò che ho fatto per Edgar non venga mai scoperto.

-Perché? – domando ancora scettica, pensando che la cerchia dei potenti a guardia del Consiglio non destituirebbe mai Edgar dal suo incarico.

- Non sapete gli scempi a cui ho assistito nel corso della mia lunga vita. Noi draghi sappiamo ciò che può accadere quando un draconiano assaggia il potere di cui non è degno. Il Consiglio potrebbe chiedere a tutti i draghi di donare una scaglia e ciò è fuori discussione. Ogni anno elargiamo gran parte della nostra energia, affinché la vita su Draconem sia più semplice per i suoi abitanti. Le scaglie potrebbero essere utilizzate per fare del bene, ma anche del male se lasciate nelle mani sbagliate, si tratta di un potere immenso. Riuscite a capire?

Forestis mi fissa ardentemente negli occhi ed io annuisco immaginando uno scenario apocalittico come quello che lei vuole lasciare intendere.

- Proprio per questo motivo, il Consiglio non deve sapere nulla del mio dono ad Edgar. Ora andate. Ci vedremo presto, non temete.

Mi congeda e si alza in volo. La guardo allontanarsi, poi mi volto e chiudo la finestra, ritrovandomi nuovamente ad occupare il mio posto all'interno della biblioteca. Rifletto sul discorso di Forestis riguardante la scaglia regalata ad Edgar, ma la mia attenzione viene catturata dalla luce brillante di due smeraldi accesi. All'ingresso della biblioteca staziona un uomo dai capelli rossi con una barba leggera. La carnagione scura, come non ci si aspetterebbe da una persona con i capelli di un colore così raro, mette in risalto il baluginio dei suoi occhi verdi.

Mi fissa con espressione dura e minacciosa.

Chi è?

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