XXIII
Il Guardiano dell'Acqua si comporta in maniera davvero molto gentile nei miei confronti, facendo sì che io apprezzi la sua compagnia; non mi sarei mai aspettata che il giovane fosse così simpatico e socievole. La sua uniforme, costituita da una maglia nera, un lungo giaccone di pelle bianca che gli arriva quasi ai piedi, coperti a loro volta da stivaletti neri, non presenta draghi, ma al centro della schiena spicca furente un tridente indaco. Per l'occasione però, ha deciso di indossare una giacca blu monopetto corta fino alla vita, con due punte sul davanti, che dietro si prolunga in due code lunghe fino al retro del ginocchio. Al di sotto di questa, un gilet color ghiaccio profondamente scollato, copre l'inserimento della camicia bianca nei pantaloni blu affusolati.
Ha un aspetto davvero molto elegante e raffinato.
Grazie a questa cena sto scoprendo tantissime cose che mi aiutano a conoscere meglio le persone che abitano questo mondo, specialmente quelle che rivestono delle cariche importanti nella società draconiana.
- Signorina Hope, gradite altri gamberi arrosto o preferireste delle ostriche con limone? C'è anche del salmone fresco, se di vostro gradimento – propone, avvicinando un vassoio colmo di ogni bene che il mare può offrire.
Gli animali che abitano Draconem non sono come quelli sulla Terra; alcuni hanno lo stesso nome ma appartengono a specie differenti, mentre altri non li ho mai visti prima. Anche in questo caso, i gamberi che Adrian mi ha offerto sono grandi quanto una cicala di mare e il colore del carapace è verde; le ostriche sono piccole quanto una vongola e il colore delle conchiglie è cremisi e non il classico grigio che caratterizza quelle terresti. Per quanto riguarda il salmone invece, avendo a disposizione solo la carne in sé e non il pesce nella sua interezza, potrei affermare che non ci sono differenze con quello che ho mangiato in passato.
- Con i gamberi sono a posto, magari qualche ostrica e una fettina di salmone li prenderei volentieri – confermo sorridendo, poi mi riallaccio al discorso che stavamo facendo prima che lui lo interrompesse porgendomi le pietanze – Adrian, mi dicevi che sei rimasto spiazzato quando hai scoperto di essere un Guardiano. Perché?
- In verità sono sempre stato interessato alle vicende del Consiglio perché mia madre è Draconia, la Custode della Magia. – dice allargando le braccia e incupendo la voce come se parlasse di un essere mitologico riferendosi alla madre, poi continua – Tuttavia, non avrei mai immaginato di ricoprire un ruolo così importante e scavalcare perfino colei che mi ha messo al mondo. Pensate che è stata proprio Draconia a ergere la barriera magica intorno al mio castello e a mutare la natura apparente dell'edificio.
- Ma che stai dicendo? I tuoi occhi sono diventati blu prima, so cosa significa, l'ho scoperto sulla mia pelle. Quando Edgar ha impresso sul mio collo il simbolo della Viverna Blu le mie iridi hanno cambiato colore, quindi so perfettamente che sei stato tu a togliere il sigillo e a reinserirlo poco fa.
Sorride.
- Non ho mai affermato il contrario. Tuttavia, io ho soltanto imparato a recidere lo scudo, non a crearlo – risponde.
- Intendi dire che tua madre ti ha insegnato come fare? Cosa intendi per "non a crearlo"?
- So disattivarlo, ma non so riattivarlo. Signorina, lo scudo è perennemente attivo e devo essere concentrato durante tutto il tempo quando lo recido, altrimenti tornerebbe in funzione autonomamente – spiega mentre spreme del succo di limone su mezza dozzina di ostriche.
- Ah. Quindi non sai "spegnerlo e riaccenderlo" - deduco, portando alla bocca un'ostrica succulenta.
Il giovane beve un sorso di vino, scosta il bicchiere dalle labbra per asciugarsele con la lingua, infine si pulisce le mani con il tovagliolo di stoffa e si alza.
- Questo fa di me un uomo poco interessante? - chiede con un sorriso compiaciuto, porgendomi la mano in richiesta della mia.
- Non capisco – dico stordita.
- Danzate con me e vi spiegherò molte cose che non sapete ancora.
- Non c'è musica per ballare, Adrian. Forse hai bevuto un po' troppo, immagini cose che non ci sono – dico ridendo un po' imbarazzata e tornando a guardare l'interno del mio piatto.
Il Guardiano socchiude le labbra in un leggero fischio e immediatamente, da non troppo lontano, giunge un'incantevole melodia che pervade l'intero salone.
- Signorina, sareste così gentile da concedermi questo ballo?
Talmente esterrefatta, non mi accorgo che sto fissando Adrian dal momento esatto in cui ho sentito la musica.
Adagio la mia mano destra sulla sua per abbandonare la sedia ed il tavolo alle mie spalle, seguo il Comandante finché non ci ritroviamo difronte al camino scoppiettante. Adrian si ferma, porta la mia mano al suo petto e, grato, sorride, poi inizia a muoversi cullandomi nel suo ondeggiare a tempo.
Un ballo, un solo ballo. Cosa può esserci di male.
- Domandate pure – dice, poggiandomi una mano sulla spalla e facendola scivolare lungo la schiena sino alla vita, punto in cui assume una presa calda e sicura.
- Che cosa? - chiedo spiazzata.
- Ciò che volete. Ho promesso di istruirvi su tutto ciò che so, se avreste danzato con me; mi sembra che lo stiamo facendo.
Sorride e mi lascia compiere un'elegante giravolta che si conclude nelle sue braccia, per poi cominciare ad ondeggiare di nuovo.
- D'accordo.
Avvampo e comincio subito a partorire una domanda prima che il silenzio mi faccia impazzire, ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è: perché gli ho concesso questo maledetto ballo.
Adrian mi guarda fisso negli occhi; è in attesa, ma percependo il mio imbarazzo lo spezza aprendo il discorso per primo, ancora una volta.
- Avete visto la frusta infuocata di Nina?
Annuisco, incapace di proferire parola ed evitando il suo sguardo ipnotico.
- Quella è la sua arma da Guardiana.
- Cioè? - riesco a mugugnare.
- Ogni Guardiano, signorina Hope, possiede una propria arma: Nina la frusta infuocata, Edgar la spada del sigillo ed io...
Ancora una leggera giravolta e sono nuovamente tra le sue braccia calde e ricoperte dalla seta blu del suo magnifico frac.
- Sono il figlio di un Custode, signorina – afferma con un sorriso e continua, sicuro di sé – ho due armi da Guardiano.
Ha nominato Edgar e tutti i pensieri nella mia testa sono scomparsi, riesco ad immaginare solo il Comandante della prima armata di Draconem e a chiedermi cosa starà facendo in mia assenza.
Notando un notevole cambiamento nella mia espressione, probabilmente dovuto al fatto che sto pensando al Guardiano della Terra, Adrian esprime meglio la questione.
- Il mio scudo di tanzanite assorbe gli urti e ogni tipo di attacco dell'avversario come se fosse fatto d'acqua. Al suo fianco, impugno il tridente della collera, che però ancora non riesco ad utilizzare appieno.
- Perché no? - domando incuriosita.
- Perché si ipotizza che l'arma in questione raggiungerà la massima potenza quando avrò compiuto venticinque anni, quindi per il momento il suo utilizzo non è molto dissimile a quello di una lancia. Non vedo l'ora di sperimentare l'incredibile potenza del mio tridente, sono sicuro che potrei sbarazzarmi dei nemici con un solo fendente.
È bramoso, ardente di potere, glielo leggo negli occhi. Si tratta, tuttavia, di un desiderio puro, senza vena di ambizione, lo stesso di chi ha qualcosa o qualcuno da proteggere.
- Lo farai, ne sono certa. Devi solo avere pazienza – lo rassicuro sinceramente.
Il suo volto si distende in un'espressione di gratitudine e gentilmente interrompe il nostro ballo.
- È ora di andare, signorina – afferma con un sorriso.
Annuisco ed insieme ci dirigiamo verso la mia stanza.
- È stato un onore per me godere della vostra compagnia questa sera. Vi ringrazio dal profondo del cuore e vi auguro una serena notte.
Ci congediamo l'uno dall'altra con un leggero inchino, come si fa tra nobili ed infine chiudo la porta alle mie spalle.
Nella mia camera, sciolgo i capelli, sbottono l'abito e lo ripongo nell'armadio, dopodiché mi appresto a scansare il mantello di Edgar dal letto per dormire, ma mi accorgo che le coperte sono bagnate.
L'acqua che impregnava l'indumento iconico del Comandante si è spostata da questo al letto e quindi non mi resta altro che togliere le coperte e mettermi sul materasso utilizzando il mantello, ormai asciutto, come un sacco a pelo.
La prepotenza dei raggi solari invade la stanza in cui ho passato la notte, rendendo le pareti azzurre più chiare e colorando di celeste anche i miei pensieri. Mi stropiccio gli occhi e cerco di alzarmi dal letto ma non ci riesco: sono totalmente avvolta dal mantello di Edgar.
Essendo riuscita a divincolarmi dalla presa della stoffa corvina mi alzo dal letto e indosso gli abiti portati da casa: una maglietta rossa a maniche corte, un pantaloncino nero e le mie solite scarpe rosse, ormai asciutte. Mentre sono davanti allo specchio del bagno a lavarmi i denti i miei pensieri si soffermano sulla tecnologia di questo mondo, se così si può definire. Infatti, sempre grazie alla cena con Adrian, ho scoperto che per far funzionare rubinetti, forni e tutto ciò che è regolato da energia, vengono stipati e riutilizzati i poteri di determinati draghi, tramite gli incantesimi di Draconia. Le creature sono ben felici di aiutare le persone, specialmente i membri del Consiglio, infatti una volta l'anno si svolge una grande cerimonia in cui i draghi donano parte della loro energia al popolo di Draconem.
Finisco di pettinarmi i capelli e mi dirigo verso la porta, ma prima di uscire dalla stanza raggiungo il letto per prendere il mantello di Edgar. Una volta nel corridoio i miei passi mi portano all'ingresso principale.
Credo sia ancora presto per andare in salotto a fare colazione, poiché Adrian non è venuto a salutarmi; immagino stia ancora dormendo. Né approfitterò per osservare meglio questo castello, cominciando dal giardino al di fuori dell'edificio.
Indosso il mantello allacciandolo al petto, dopodiché apro il portone principale cercando di fare meno rumore possibile.
Il ragazzo che credevo stesse dormendo, è invece in piedi tra i fili d'erba a fissare il cielo bagnato1.
Ammiro il tridente disegnato sulla sua uniforme, poi il suo sguardo di ghiaccio si concentra su di me e mi sorride insieme alle labbra del giovane. I capelli neri e lucidi incorniciano i suoi occhi nei quali si rispecchia la sfera d'acqua che copre l'intero castello.
- Buongiorno, signorina Hope. Non credevo vi sareste svegliata così presto, il primo sole è sorto da appena mezz'ora – dice, continuando a sorridere.
- Dunque, sarebbero le sei e mezzo. Effettivamente avrei potuto riposare ancora un po'. Tu invece, ti svegli sempre a quest'ora?
Il ragazzo si sfoga in una risata contagiosa e mi domanda:
- Vi andrebbe di visitare il giardino del mio castello? Abbiamo ancora del tempo prima di dirigerci al Palazzo del Consiglio. La biblioteca non sarà accessibile fino alle otto, quindi se avete piacere, potremmo approfittare di quest'ora e mezza per passeggiare e per consumare la colazione.
- Va bene, mostrami cos'ha di speciale questo tuo castello rispetto agli altri - lo sfido sorridendo, per poi raggiungerlo.
Immersi nella natura, racconto al giovane guardiano il disastro che ho combinato con le coperte e di come le ho rese fradice. Ovviamente l'ho rassicurato del fatto che mi sono arrangiata e ho riposato lo stesso e lui si mette a ridere a crepapelle.
- Ahahah, avreste potuto chiedermi altre coperte! Inoltre ho numerose stanze disponibili, bastava dirlo che quella in cui vi ho sistemato non era di vostro gradimento – scherza.
- Sì, ma non volevo disturbare. Avrei preferito stendere gli abiti fuori dalla finestra, ma non c'era vento, quindi ho lasciato perdere. Ora che ci penso, da quando sono in questo mondo, non ho mai sentito una folata di vento forte, neanche quando ha piovuto.
Adrian, anche se con fatica, smette di ridere e mi spiega un'ultima cosa:
- Purtroppo non c'è più vento a Draconem. Può capitare di incappare in qualche piccolo movimento d'aria generato dagli oggetti in movimento, ma il vento vero e proprio, quello spontaneo, è scomparso tre anni fa insieme a Zefiro, il Drago del Vento. Se manca un Drago degli Elementi, cessa di esistere l'elemento in sé.
- Capisco.
La nostra passeggiata, che per tutto il tempo è stata accompagnata da fiori profumati e variopinti, si interrompe ai piedi di uno specchio d'acqua davvero grande.
- Non avrei mai detto che quest'isola fosse abbastanza vasta da contenere un lago così imponente – affermo con stupore.
- Se osservate meglio, signorina, potreste notare qualcosa di ancora più affascinante – dice rivolgendosi alla superficie dell'acqua.
Indagando con lo sguardo mi concentro su un'increspatura dalla quale emerge un muso squamoso e baffuto: quello di Teti.
- Come potete vedere, quello è il giaciglio preferito dal mio drago, le piace trovare ristoro esattamente in quel punto del lago e non la si può disturbare per alcun motivo, se non per qualcosa di realmente importante – spiega con tenerezza il Guardiano.
A questo punto, ho tantissime curiosità, ma decido di investigare nella biblioteca del Consiglio per trovare lì eventuali risposte.
- È ora di rientrare, altrimenti faremo tardi, signorina Hope. Dopo di voi – mi esorta il giovane ed io lo assecondo dirigendomi nuovamente all'ingresso del castello.
Cielo bagnato1: riferito alla barriera intorno al castello, che rende la visione del cielo offuscata come se visto da dietro una bolla d'acqua.
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