XXII

Sotto consiglio di Adrian, ho fatto un lungo bagno rilassante. I miei capelli sono tornati finalmente morbidi, profumati e sono riuscita a togliere tutti gli sconvolgimenti dalla mia pelle: il viaggio verso Draconem, l'appostamento per osservare il drago di ghiaccio e il sudicio sangue di quei basilischi, che hanno turbato il mio sonno ieri sera. Adesso avrei bisogno di indossare qualcosa che non vanifichi il tempo trascorso nella vasca da bagno, ma purtroppo il mio zainetto si è bagnato durante l'entrata nel castello dei Mari e i due cambi, che avevo riposto al suo interno, sono notevolmente zuppi.

Decido di aprire i pochi cassetti del comò vicino alla porta del bagno, alla ricerca di qualche indumento che possa andarmi bene e trovo un fermaglio con una bellissima rosa in organza celeste, ma di vestiti nessuna traccia. Sbirciando anche nel grande armadio, posto vicino allo specchio, rimango invece estasiata alla vista di un abito azzurro lungo fino ai piedi con un biglietto attaccato alla gruccia di legno. Sfilo la stoffa liscia e morbida dall'appendiabiti e afferro il bigliettino così da poterlo leggere:

"Sicuramente avrete bisogno di indossare dei vestiti asciutti. Quest'abito fa al caso vostro, indossatelo e non dimenticatevi delle scarpe. Adrian."

Resto immobile per un lunghissimo minuto ripetendomi nella mente ogni singola parola del biglietto:

Fa al caso vostro... indossatelo... vestiti asciutti...scarpe...

Scarpe?

Sul fondo dell'armadio, prima nascoste dal lungo abito, spiccano un paio di scarpette in pizzo bianco, con un leggero e delicato rialzo posteriore. Mi avvicino allo specchio appoggiandomi la stoffa cerulea addosso per vedere come apparirei una volta indossata, così noto i particolari che la rendono davvero magnifica. Il vestito è composto da un corpetto in pizzo celeste dallo scollo a V poco pronunciato, delle soffici maniche corte bianche che circondano delicatamente gli avambracci, lasciando le spalle scoperte; la gonna di seta invece segue inizialmente le forme del mio corpo, per poi scendere liscia e più larga verso il basso. Su tutta la stoffa scivola quasi impercettibile un tulle ricoperto da numerosi minuscoli diamanti quasi invisibili, se non fosse per la loro incredibile lucentezza. L'abito è davvero stupendo e non esito nemmeno un istante ad indossarlo. Una volta finito di chiudere la fila di bottoni, sapientemente nascosta su un lato del corpetto, mi infilo le scarpe e raccolgo i capelli appena asciutti in una treccia morbida e vaporosa che scende lungo la schiena scoperta per metà.

È difficile smettere di ammirare un abito del genere perché sembra di indossare quasi una porzione di cielo stellata.

Mi sento una principessa.

Riluttante, decido che è arrivato il momento di tirare fuori dallo zaino tutto quello che c'è al suo interno per farlo asciugare, così mentre svuoto il contenuto sul comò, mi capita tra le mani il mantello di Edgar e opto per stenderlo per bene sul letto, così da far arrivare in ogni sua piega l'aria che entra dalla finestra ancora aperta. Nel dispiegare la stoffa corvina, noto che sul lembo destro in basso, manca un pezzo dell'indumento.

"Oh no! Adrian ha detto che Edgar ci tiene parecchio a questo mantello ed io per ringraziarlo della sua fiducia gliel'ho rovinato. Come ho potuto non accorgermi di un tale disastro?"

Catturata dai miei pensieri angoscianti, vengo riportata alla realtà da qualcuno che bussa alla porta.

- Sì? - domando ancora scioccata.

- Signorina Hope, siete pronta per la cena? - domanda il Comandante della terza armata di Draconem con fare suadente.

Sbuffo per il suo atteggiamento, ma poi ripenso al vestito da favola che indosso e alle scarpe leggere ed eleganti che ho trovato nell'armadio. Devo essere gentile.

- Sì, Adrian, un minuto ancora e sarò pronta - rispondo con serenità forzata.

- Fate con comodo, signorina, vi aspetterò in fondo al corridoio.

Sospiro, pensando che non è proprio il momento giusto per essere messa sotto pressione.

- Signorina Hope, cercate nel cassetto, c'è un fermaglio per capelli - mi suggerisce da dietro la porta.

- Va bene, ti ringrazio.

Osservo ancora tristemente il mantello malconcio del Comandante e penso che nonostante avessi deciso di non farlo, indosserò anche il fermaglio con la rosa. Non voglio più essere ingrata nei confronti di chi mi tratta con gentilezza, perché è quello che sono stata per aver danneggiato il mantello di Edgar: un'ingrata.

Vicina al comò apro il primo cassetto, afferro la rosa e me la infilo tra i capelli sul lato sinistro, dopodiché torno ad ammirarmi allo specchio ancora per qualche secondo, prima di uscire dalla stanza e mostrarmi con quest'abito stupendo.

Raggiungo la porta, poggio le mani sulle maniglie, chiudo le palpebre e sospiro un istante.

Apro gli occhi, spalanco le ante per uscire e davanti a me trovo Adrian che mi blocca il passaggio.

- Siete incantevole, signorina – afferma, prendendomi la mano per baciarne il dorso, poi mi invita a seguirlo.

Dentro di me penso che effettivamente sa come trattare una donna, perché con questa semplice mossa mi ha fatta arrossire; tuttavia non cederò alle sue lusinghe e alle sue attenzioni.

- Come facevi a sapere che questo vestito e queste scarpe mi sarebbero andati bene? Mi hai vista soltanto oggi - domando sinceramente sbalordita.

- É magia – sostiene ridendo, per poi rivelarmi il trucco.

- Dovete sapere, signorina Hope, che in realtà la prima volta che vi ho vista è stata quando siete arrivata al Palazzo del Consiglio, timida e impacciata in compagnia di Edgar e Nina – afferma, sorridendo con una vena di soddisfazione.

Questo ragazzo mi mette costantemente in imbarazzo e non lo conosco nemmeno da un giorno; spero che questa settimana passi davvero in fretta, non voglio restare in questo enorme castello immerso nell'acqua da sola con lui.

Giungiamo nel salone principale: una stanza immensa in cui troneggia un enorme tavolo in marmo chiaro, ricolmo di pietanze, al quale potrebbero tranquillamente sedersi una ventina di persone. L'ambiente è caldo grazie al fuoco che brucia all'interno di un maestoso camino in pietra, grande abbastanza da essere alto quanto me e largo sui due metri. Le pareti chiare rendono la stanza incredibilmente luminosa, mentre grandi finestre bifore lasciano penetrare la luce tenue ed ammaliante del crepuscolo.

Senza dire una parola, il giovane ragazzo afferra la mia mano e mi conduce verso un balcone che non avevo ancora notato, regalandomi uno spettacolo impagabile.

L'ultimo sole sta tramontando su Draconem e i suoi raggi si spengono sulla natura che circonda il Castello dei Mari. Lo scudo d'acqua che protegge la fortezza di Adrian rende la mia visione offuscata, così il Guardiano lo recide per qualche istante. I suoi occhi si accendono di un blu intenso per alcuni attimi, gli stessi in cui riesco ad osservare il paesaggio nitido, cosparso ancora da qualche goccia d'acqua che scende vicina, residuo dello scudo.

- È meraviglioso.

Non riesco a dire altro.

Improvvisamente però, i prati verdi e rigogliosi iniziano ad ingrigire e ad accartocciarsi su sé stessi, gli ultimi esemplari di predatori a caccia tornano lesti a rintanarsi nei loro nascondigli sicuri, così come le prede in fuga e tutto davanti ai miei occhi cambia radicalmente. Inizia a piovere sempre più forte e una colonna d'acqua copre nuovamente la mia visione.

- Può bastare, signorina.

Gli occhi di Adrian tornano freddi come il ghiaccio ed io capisco che ha riattivato lo scudo.

-Ti ringrazio per avermi fatto assistere, anche se per pochi istanti, ad uno spettacolo unico come quello di poco fa – dico grata e con un velo di malinconia.

- È un piacere per me, signorina Hope.

Il ragazzo mi conduce al tavolo in marmo e con un sorriso scosta la sedia a capotavola per farmi sedere. Onorata, prendo posto e lo osservo raggiungere la parte opposta del tavolo, mentre fa una cosa che non mi aspetto: prende la sedia che c'è a capotavola e torna vicino a me, per mettersi seduto al mio fianco.

- Voglio ammirarvi da vicino per tutto il tempo che sarete qui, signorina. Dovete perdonarmi, ma non capita tutti i giorni di essere al cospetto di una bellezza incantevole come la vostra - mi sussurra.

Vedendo il mio notevole imbarazzo, il Comandante sente l'obbligo di doversi spiegare.

- Perdonate se delle volte posso apparire alquanto fastidioso ed invadente, ma non è mia intenzione. Vedete signorina, noi Guardiani siamo spesso soli nelle nostre enormi dimore e quando abbiamo compagnia si tratta di un evento eccezionale. So perfettamente che vi trovate in un ambiente nuovo e con una persona di cui non vi fidate, ma vi giuro che saprò prendermi cura di voi per tutto il tempo necessario – afferma serio.

È la prima volta che vedo un Adrian totalmente diverso da quello che ho conosciuto oggi, sembra come se quella che mi ha presentato finora sia solo una corazza, che il vero sé stesso sia l'uomo che mi sta parlando adesso e non il ragazzo sfacciato di un'ora fa.

Gli sorrido e annuisco in segno di ringraziamento per la sua promessa.

- Gradireste iniziare la cena?

- Con molto piacere. Sei stato tu a preparare tutto questo? - dico, riferendomi ai piatti elaborati che ho davanti e rivolgendomi a lui con un atteggiamento del tutto nuovo.

- Sì – risponde e comincia a servirmi guardandomi negli occhi e sorridendo a sua volta.

- Grazie, Adrian.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top