XXI

Gli occhi che mi stanno fissando sono azzurri e freddi come il ghiaccio, imponenti, decisi e ammalianti. Lo sguardo che mi osserva e studia ogni mia mossa è uno di quelli da cui non ti stacchi facilmente, anche se lo desiderassi con ogni fibra del tuo corpo. Adrian è fermo a qualche metro da me e sta aspettando una risposta, ma sono ancora stregata dalle due piccole porzioni di cielo che si affacciano sul suo volto per fornirgliene una.

- Signorina Hope, siete pronta a venire con me? Teti ci sta aspettando qui fuori, dobbiamo muoverci o la notte incomberà su di noi prima che possiamo raggiungere il castello. Raccogliete le vostre cose e partiamo.

Il ragazzo mi ha distratta qualche minuto fa, proprio mentre stavo riflettendo sulla profezia; è entrato nella biblioteca e ha fatto ombra sul grande libro che ho sulle gambe. Quando ho alzato la testa mi ha trafitto col suo sguardo gelido e penetrante. Dopo essersi presentato, il Guardiano mi ha comunicato che dobbiamo partire per il castello dei Mari e che sarà lui stesso a condurmici, ma ha dovuto ripetermelo affinché lo ascoltassi.

Indispettita e bramosa di conoscenza, chiudo riluttante il pesante volume nel quale sono probabilmente custodite le risposte alle domande che mi pongo da giorni e afferro lo zainetto che ho portato dall'appartamento in cui ho dormito soltanto una notte, con Edgar. Al pensiero della nostra settimana di lontananza mi sento svenire, ma prima che possa mettermi a frignare, Nina mi tocca una spalla e sorride:

- Allora Hope, ci vedremo domani mattina per continuare a studiare insieme. Riposa questa sera e sta attenta al signore dei Mari - mi dice con un tono sarcastico, poi si avvicina e sussurra - è un astuto seduttore.

Alle orecchie di Adrian il commento della Guardiana non passa inosservato, così ci apostrofa immediatamente:

- Signorine, di cosa parlate alle mie spalle? Non c'è tempo per scherzare, signorina Hope, dobbiamo andare, è davvero tardi adesso.

Il suo sguardo si fa duro e serio per la prima volta da quando l'ho visto, così mi alzo dal cuscino sulla quale sono seduta e corro a riporre il libro: vorrei tanto portarlo con me per continuare a leggere, ma dalla biblioteca non si può sottrarre nulla e sarebbe comunque un volume troppo ingombrante. Torno nella zona in cui leggevo: una porzione di giardino adornata da morbidi cuscini posti ai piedi di una grande porta finestra alta sui tre metri e larga due, nelle cui vicinanze un grande tavolo di quercia ospita la Guardiana del Fuoco, intenta a sfogliare il testo oggetto dei suoi studi. Prendo il mantello di Edgar, lo indosso legandolo al collo come fa di solito il suo legittimo proprietario, e lascio intendere ad Adrian che sono pronta per partire.

- Vi sta enorme, signorina Hope, striscia a terra. Il Comandante Edgar ci tiene tantissimo a quella stupida mantella, fate attenzione a non rovinarla; difatti non so perché ve l'abbia lasciata - sghignazza per poi voltarsi e incamminarsi verso l'uscita.

- Andiamo – ordina con voce ferma.

Saluto Nina con un sorriso e mi affretto a raggiungere, un po' diffidente, il Guardiano dell'Acqua il quale, ormai superato il corridoio principale dell'edificio passeggia tra i fili d'erba nel giardino esterno al palazzo del Consiglio. Tra gli arbusti imponenti tipici di Draconem, troneggia mastodontico un drago dalle scaglie azzurre. Mentre Adrian si appresta a raggiungerlo, rallento il passo per ammirare l'incredibile intreccio di colori che percorre la pelle coriacea e squamosa del rettile. Sfumature di blu, indaco e ceruleo impreziosiscono le scaglie dure e brillanti dell'imponente creatura, le cui iridi nivee si posano per un istante sulla mia figura ormai al suo cospetto.

Teti, la dragonessa dell'Acqua; deve trattarsi di lei.

Incantata da un essere così elegante e misterioso, mi sento improvvisamente sollevare dai fianchi per poi ritrovarmi in groppa alla creatura oggetto della mia attenzione.

- Tenetevi forte, signorina Hope. Teti è velocissima, non come quelle lumache di Forestis e Tifeo.

Il Guardiano sembra entusiasta della sua fedele cavalcatura e, prima che io possa controbattere, parla di nuovo:

- Appena saremo al castello vi preparerò un succulento banchetto di pesce. Andiamo!

Il drago si alza in volo e accelera di scatto, facendomi istintivamente stringere alla vita del giovane Adrian, il quale non sembra affatto esserne infastidito. L'animale fluttua rapido nel cielo ma talvolta, quasi come richiamato dal proprio elemento, perde quota velocemente riuscendo a sfiorare con il ventre l'acqua di fiumi, mari e laghi facendo sì che goccioline fresche ci bagnino un po' la pelle.

- È fenomenale vero, signorina Hope? Teti è davvero un portento, riesce a percorrere lunghe distanze in minor tempo rispetto ai suoi due fratelli.

- Vuoi dire che Forestis, Teti e Tifeo sono fratelli? - domando sconvolta. Ero certa che non avessero nulla a che fare l'uno con l'altro, essendo draghi di elementi diversi.

- Certo, signorina Hope, sono tre fratelli: Teti, Tifeo e Forestis - conferma Adrian.

- Siamo quattro: due esemplari maschili e due femminili. Non dimenticare mio fratello Zefiro – ruggisce la dragonessa dell'Acqua, interrompendo il suo Guardiano.

Adrian tace, così catturo immediatamente la sua espressione triste; sospetto che questa non sia la prima volta che discuta dell'argomento con il suo drago, al quale accarezza le squame celesti venate di bianco. Quasi come farebbe una sorella maggiore, mi accoccolo a lui per rassicurarlo e per dargli conforto, poiché sembra davvero giù di morale per la sua dimenticanza.

Vorrei sapere che fine abbia fatto questo fantomatico Zefiro ma, vista la tensione che si respira nell'aria, decido di rimandare ad un secondo momento le mie domande e continuo ad ammirare il paesaggio, scorgendo in lontananza l'inconfondibile castello dei Mari. Pur non avendolo mai visto, riconosco immediatamente l'edificio perché ha una peculiarità a dir poco strabiliante: è interamente fatto d'acqua.

- Scusa, Adrian, ma sei sicuro che io possa entrare nel tuo castello? Come farò a respirare? E tu? Come si può vivere dentro un edificio fatto d'acq... - chiedo incredula, ma prima che possa finire l'ultima domanda, Teti accelera all'improvviso, scende in picchiata dirigendosi verso il castello e sfonda l'enorme portone d'acqua, lasciandomi a malapena il tempo di tapparmi il naso e chiudere gli occhi.

- Vedete, signorina? È tutta un'illusione.

Sono ancora viva. Apro gli occhi, togliendo la mano dal viso e un giardino ricco d'erba e fiori profumati si palesa davanti al mio sguardo incredulo.

- È normale che siate stupita; il castello di Nina ed il mio sono un po' diversi rispetto a quello di Edgar. Noi Guardiani del Fuoco e dell'Acqua non abbiamo bisogno di sigilli perché è il nostro elemento a proteggerci dal nemico, senza contare che i draghi che vivono nel proprio elemento sono più forti.

Resto esterrefatta.

Ancora non riesco a capire cosa sia successo, ma da ciò che ho potuto vedere finché ho tenuto gli occhi aperti sono pronta a mettere la mano sul fuoco che abbiamo oltrepassato un muro d'acqua.

Davvero quelli che sfiorano i miei piedi sono fili d'erba e mi trovo al cospetto di un castello fatto di marmo? Quella che sta entrando nei miei polmoni è aria pura e vera; com'è possibile? Che sia magia?

- Venite, signorina, vi mostro la vostra stanza, così potrete asciugarvi dopo il nostro bel tuffo – sostiene per poi scoppiare a ridere di cuore.

Mentre seguo Adrian, osservo ciò che mi circonda e studiando il luogo in cui mi trovo, gli rispondo:

- Grazie. Effettivamente ho proprio bisogno di una doccia.

- Quando avrete finito di sistemarvi, mi raggiungerete nella sala centrale; vi preparerò dell'ottimo pesce. Gradite il pesce, signorina Hope? - domanda premuroso il Guardiano.

- Sì. Sono affamata, mangerei qualsiasi cosa.

Adrian si ferma a voltarsi, sorride e torna a camminare dandomi nuovamente le spalle. Non è più triste come prima, adesso sembra un ragazzo felice e spensierato e credo sia contento di avere compagnia tra le mura di questo enorme castello.

La nostra passeggiata si conclude davanti alle due ante di una porta rettangolare in legno d'acero.

- Eccoci, questa è la vostra stanza. Lasciate che ve la mostri – afferma il Guardiano tirando a sé entrambe le ante come fossero quelle di un armadio. Al di là della soglia, quattro pareti celesti circondano un grande letto a baldacchino sul cui legno chiaro sono intarsiate innumerevoli creature acquatiche. Piccoli cavallucci marini scendono da un maestoso lampadario appeso al centro della stanza, mentre ai piedi del letto risplende un grande specchio dalla cornice blu di un materiale raffinato. Un'elegante finestra in stile inglese completa la visione lasciando entrare un filo di vento che importuna il leggero drappeggio ricamato del letto a baldacchino. Predominano colori tenui, il celeste delle pareti ed il bianco dei tessuti.

- Nel caso in cui aveste bisogno del bagno, lo troverete dietro quella porta vicina allo specchio. Spero sia tutto di vostro gradimento. Vi aspetto per cena.

Accenna un piccolo inchino e chiude la porta.

Silenzio.

Sono finalmente sola con i miei pensieri.

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