XIII
Nel pomeriggio trascorso nel giardino del Consiglio, Edgar mi ha raccontato alcune cose riguardanti i membri che lo compongono. Esistono sei adepti che fanno parte di questa cerchia ristretta di persone: tre sono chiamati Custodi delle Arti e altri tre sono invece i Guardiani degli Elementi. Questi ultimi sono anche i Comandanti delle armate a protezione di Draconem come Edgar, che riveste sia il ruolo di Comandante della prima armata, sia quello di Guardiano della Terra.
L'uomo mi ha spiegato che ciascun Guardiano è affiancato per tutto il tempo della sua vita da un drago particolare, uno di tipo elementale. Come mi aveva già accennato in precedenza, ha ribadito che questa tipologia di draghi è rappresentata da soltanto tre esemplari su questo pianeta, perché il quarto ancora non si è manifestato e così il suo Guardiano.
Oltre ad Edgar quindi, esistono altri due Guardiani: Nina, una ragazza di sedici anni ed Adrian, un ragazzo di diciannove anni. La prima riveste le cariche di Guardiana del Fuoco e di Comandante della seconda armata, mentre il secondo quelle di Guardiano dell'Acqua e di Comandante della terza armata.
Tifeo, drago elementale del fuoco, è il compagno di avventure di Nina; Teti, dragonessa elementale dell'acqua, vola in lungo e in largo al fianco di Adrian. Il drago che accompagna Edgar invece è Forestis: loro sono i primi partner che si sono formati a Draconem.
Per quanto riguarda i Custodi delle Arti non so ancora granché, eccetto che Alvise è uno di loro.
Dopo aver visto sorgere il secondo sole della giornata, Edgar mi ha comunicato la sua intenzione di portarmi in un posto; vorrebbe farmi vedere una cosa che pensa potrebbe piacermi, così ci siamo messi in marcia per raggiungere la destinazione da lui designata.
- Edgar, quando i soli erano ancora quattro, a che ora sorgeva l'ultimo?
- Dovete sapere, signorina Hope, che i soli sorgevano ognuno a quattro ore di distanza dal precedente: il primo si alzava in cielo alle sei del mattino, il secondo alle dieci, il terzo alle due e il quarto alle sei di sera. Anche se il quarto sole adesso è scomparso, Draconem resta illuminata allo stesso modo – risponde prontamente.
Mentre chiacchieriamo, percorriamo le rive floride di un fiume calmo, dal quale si intravedono le cime verdissime di un rigoglioso bosco. Edgar cammina fiero davanti a me, assicurandosi di mettere i piedi nei punti giusti, così lo imito, cercando di ripetere i suoi stessi passi, ma le sue gambe sono nettamente più lunghe delle mie e, quindi, mi tocca saltellare per calpestare le sue orme sull'argine ghiaioso del fiume. Nel corso d'acqua alla nostra destra, nuotano molti pesci di specie a me sconosciute; il liquido che riflette i raggi solari è limpido e freschissimo, infatti ne ho approfittato per sciacquarmi le mani e bere un po'.
Ormai arrivati all'entrata del bosco, decido di rivolgere una domanda, che mi ronza in testa già da qualche ora, all'uomo con cui divido il viaggio bucolico:
- Senti, ma tu... quanti anni hai?
Inizialmente nascosto dal suo mantello nero, si gira a guardarmi e il suo sguardo, sempre serio, si addolcisce quel tanto che basta a non farmi maledire di essere stata invadente.
- Beh, signorina Hope, dipende da cosa desiderate sapere di preciso. Voi cosa intendete per "anni"?
- Non capisco. Mi riferisco agli anni di una persona: io ne ho ventitré. Tu quanti ne hai? Quanti anni fa sei nato?
- Sono nato cinquant'anni fa.
Mentre Edgar torna a darmi le spalle per addentrarsi nella foresta, resto sconvolta, immobile e incapace di proferire parola; poi però comincio a ragionare e ad ipotizzare che il Comandante si stia prendendo gioco di me, così, come spesso accade, esce il mio pessimo carattere, che difficilmente riesco a tenere a bada.
- Mi stai prendendo per una scema? Tu non hai cinquant'anni! Dovresti tingerti i capelli o farti tirare la faccia per nascondere così bene i segni della vecchiaia - gli rispondo alzando la voce dal tono sarcastico.
Mi ha preso davvero per una stupida? Dimostra a malapena trent'anni, come fa ad averne cinquanta?
Nel tentativo di sbollire la collera, resto in silenzio ed osservo il Guardiano pietrificarsi: dai suoi occhi traspare un po' di imbarazzo. Inizio a pensare che probabilmente mi sono infervorata un po' troppo per uno scherzo, ma per un breve lasso di tempo ho creduto che stesse dicendo la verità e questo mi ha fatta andare fuori di testa, come una pazza.
- Non mi permetterei mai di offendervi, signorina Hope, in alcun modo. Sono sempre sincero con voi e pertanto, ho davvero cinquant'anni. So che il mio corpo tradisce la mia sincerità, ma dovete credermi.
Edgar capisce che c'è bisogno di calma e pazienza in questo momento, perché sono ancora scossa dalla rabbia e così, mi raggiunge ponendosi a pochi centimetri da me, poi inizia a spiegare:
- Dovete sapere, signorina Hope, che quando si diventa un Guardiano degli Elementi, il corpo non invecchia più e che, nonostante il trascorrere degli anni, continua a mostrare l'età che possedeva nel giorno di rivelazione, momento in cui un Drago Elementale sceglie il proprio Guardiano. Forestis ha deciso che sarei stato il suo fedele compagno ben ventitré anni fa, quando avevo ventisette anni.
Ancora incredula e confusa, cerco di dare un senso al discorso del mio interlocutore, il quale attende che io mi ripeta ogni parola nella mente un paio di volte e, quando finalmente riesco ad assimilarle tutte, esordisco con una domanda:
- Se quello che dici fosse vero, ciò che vorrei sapere è: perché? Anche gli altri Guardiani subiscono lo stesso destino? Allora, siete tutti immortali! Sbaglio?
- Signorina Hope, noi Guardiani non possiamo invecchiare: abbiamo il compito di governare Draconem; dobbiamo occuparci del suo equilibrio naturale ed è per questo che abbiamo bisogno di avere la forza di un corpo giovane, ma la saggezza di una persona avanti con gli anni. Un ragazzo, o un giovane adulto, sarebbe sicuramente la scelta migliore in battaglia rispetto ad un uomo anziano, ma non avrebbe vissuto abbastanza esperienze per prendere le giuste decisioni. La Legge di Draconem impone ai Guardiani di difendere e rispettare l'equilibrio del pianeta ed è per questo che restiamo giovani nel corpo e andiamo avanti con lo spirito: è fondamentale ci sia continuità da parte nostra.
- E per quanto riguarda Adrian e Nina?
- I due sono diventati Guardiani in giovane età e per loro è leggermente diverso, poiché La Legge di Draconem prevede che i Guardiani abbiano compiuto venticinque anni, prima che il loro corpo cessi di mutare. Il momento di rivelazione per i due ragazzi è avvenuto quando erano ancora dei bambini: Nina è diventata guardiana quattro anni fa, a dodici anni, mentre Adrian cinque anni fa, a quattordici anni – dice con calma, sedendosi su un tronco vicino a noi, così anch'io faccio lo stesso.
- Perché dovete avere venticinque anni? E per te, che sei stato scelto a ventisette, le lancette dell'orologio sono tornate indietro? Potrebbe sembrarti una domanda sciocca, ma vivrete per sempre?
Lo ascolto con molta attenzione e mi domando se quel che dice sia veramente possibile in un mondo in cui vige la magia. Ho bisogno di scoprire ancora molte cose a proposito di Draconem e delle leggi che la governano e forse proprio Edgar potrebbe aiutarmi a soddisfare la mia sete di conoscenza.
- Si tratta di una questione biologica, signorina Hope. A venticinque anni il corpo umano è all'apice della forza ed è per questo che bisogna raggiungere e non superare questa età. Io sono in là di due anni, ma sono stato il primo Guardiano e ancora non si possedevano certe nozioni; poi, quando un drago ti sceglie, non puoi tirarti indietro, è un'immensa responsabilità. La vita di Draconem e quella dei suoi abitanti dipende da noi Guardiani, dobbiamo proteggerla. In ogni caso, non saprei dirvi se vivremo per sempre, ma posso assicurarvi che se venissimo feriti sanguineremmo come qualunque altro essere vivente e credo che chiunque possa ucciderci.
Si interrompe a prendere un'ingente boccata d'aria, poi mi fissa e continua:
- Questo discorso è un tabù con i nostri Draghi, non ne ho mai parlato con Forestis e non mi interessa come argomento: sono pronto ad affrontare tutto ciò che la vita ha in serbo per me. Ogni cosa.
Così dicendo, si alza in piedi proiettando la sua ombra su di me e mi tende la mano. Accarezzo con i polpastrelli il suo palmo un po' ruvido, probabilmente per via dell'uso della spada, e lo afferro per poi tirarmi su.
Varchiamo l'entrata del bosco, nel quale non si percepisce più il calore sprigionato dai soli alti nel cielo e, mentre ci muoviamo circospetti, penso a come Edgar riesca ad indossare un'uniforme tanto pesante nonostante il caldo.
Improvvisamente, il Comandante si blocca.
- Adesso restate in silenzio, signorina Hope, e seguitemi: ho una sorpresa per voi - mi sussurra.
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