III

Alla fine, ieri sera, la stanchezza ha preso il sopravvento sulla paura e sono riuscita ad addormentarmi.

Mi sono svegliata presto e adesso sono davanti allo specchio a parete della mia camera, mentre sciolgo le trecce che tengono a bada i miei capelli lunghi. Le faccio ogni notte prima di andare a dormire, anche se lasciano intravedere quel difetto che mi porto dietro da qualche anno.

Tento sempre di nascondere la ciocca blu scura, quasi nera, che si trova proprio al centro e poco sopra la nuca, interessando una piccola zona dei miei capelli e rendendomi il compito più facile del previsto. All'inizio provavo a tagliarla, con la speranza che i capelli ricrescessero del mio colore naturale, ma dopo quattro o cinque volte ho notato l'inutilità del gesto ricorrente, pertanto ho deciso di conviverci.

Mi trascino svogliatamente in cucina e faccio colazione più per restare sveglia durante la giornata che per il gusto di mangiare qualcosa, infine torno nella mia stanza per vestirmi. Apro il cassetto e scelgo una maglietta nera e un paio di jeans chiari: andranno benissimo con le mie immancabili Converse rosse.

Mi vesto sempre in maniera comoda e poco appariscente, specialmente se devo trascorrere gran parte della giornata fuori di casa. Allo stesso modo, mi trucco poco, giusto quel che serve per impreziosire i miei occhi nocciola quasi caramello, che dipingo con un po' di matita e mascara.

Ormai pronta per uscire, saluto Happy che gioca come un forsennato a rincorrere una pallina e inizio a scendere le scale, mentre raccolgo i capelli in una coda di cavallo. Nella tasca posteriore dei jeans ho messo un panno umido per fare ciò che avrei dovuto ieri sera.

Sono fuori di casa con lo sguardo rivolto al portone.

Non ci credo: la macchia è diventata brillante.

Che diavolo è?

Sto impazzendo.

Senza pensarci due volte, prendo istintivamente la pezza dai jeans e comincio a strofinarla sul portone. Effettivamente anche se con fatica, la chiazza va via, ma resta un alone che potrei togliere più tardi con la giusta calma. Osservo meglio il legno davanti a me e capisco che la situazione è migliorata, tanto da poter lasciare il tutto così per qualche ora.

Rientro e getto il panno ai piedi delle scale, lo laverò più tardi, adesso non ho tempo e devo sbrigarmi per andare al lavoro.

Durante la settimana mi occupo di un negozio di vestiti in centro, ma è un posto part-time e mi impegna soltanto la mattina. Per me va più che bene, almeno così riesco a dipingere, a terminare i quadri che mi vengono commissionati e a passare più tempo con il mio animaletto domestico. A volte però vorrei lavorare di più perché quando non ho nulla da dipingere le entrate mi bastano a malapena per l'affitto e le bollette di casa.

Dopo aver preso l'autobus per raggiungere il centro di Ancona ed essere arrivata sul posto di lavoro, entro in negozio e saluto la proprietaria: Melissa, una ragazza talmente gentile da non sembrare un vero e proprio capo. L'attività era di sua madre, ma poi questa si è ammalata e la figlia l'ha sostituita definitivamente, iniziando a cercare qualcuno che le desse una mano.

Il negozio è molto bello, luminoso e spazioso, in più Melissa è diventata un'ottima amica per me e il lavoro è una sorta di contorno nel nostro rapporto. Ovviamente, nonostante l'amicizia, mi rimprovera se faccio qualche stupidaggine, ma comprende quanto io sia maldestra e non se la prende più di tanto se combino qualche pasticcio.

- Ciao Hope, questa mattina approfitteremo per fare l'inventario, che ne dici?

- Certo Meli, sei tu il capo! - dico ridendo e ci dirigiamo insieme al piccolo magazzino che c'è vicino ai camerini.

La ragazza ha i capelli biondo scuro e gli occhi azzurri; le invidio la figura slanciata, infatti la sua statura è sul metro e settanta mentre la mia raggiunge a malapena il metro e sessanta. Al di là del suo bell'aspetto, Melissa è sicura di sé e anche molto gentile. Infatti, ad esempio, il lunedì è sempre un po' fiacco in negozio, ma lei mi chiama lo stesso per venire ad aiutarla e io le sono grata per questo.

- Allora, ieri non ti sei fatta sentire per niente, cominciavo a pensare che non saresti venuta oggi. Che fine hai fatto dopo sabato sera?

- Ieri sono stata in casa a finire il quadro per quel signore di Milano. Ricordi? - le dico, mentre apro una scatola in cui ci sono delle magliette colorate.

- Aspetta, dici quello fissato con i leoni?

- Dai, non lo conosco, però non sarà fissato. Gli piacciono, questo è certo, ma non credo sia così assurdo!

- Ha partecipato a una tua mostra lo scorso anno qui, ti ha cercata tramite gli organizzatori a distanza di tempo, da Milano, ti ha commissionato una tela di quasi un metro quadrato con una famiglia di leoni e tu dici che non è fissato? - chiede sarcasticamente passandomi dei pantaloni color pesca.

- Va bene, è pazzo per i leoni. Contenta? Comunque, dopo aver dipinto questa benedetta tela, sono andata a letto e stamattina sono venuta al lavoro, deludendo le tue attese!

- Fare l'inventario è una cosa che detesto, quindi se non ti fossi presentata, sarei venuta io stessa a tirarti giù dal letto! – afferma e scoppiamo a ridere entrambe.

Durante la mattinata entrano poche clienti e riusciamo a finire in tempo il nostro lavoro di magazzino, vendendo anche qualche capo costoso che ci fa ringraziare il cielo di aver aperto anche oggi.

Ripiego le ultime magliette che hanno lasciato le clienti sul bancone e prendo la borsa per uscire. Saluto la mia amica e le ricordo che nel pomeriggio andrò a vedere un nuovo appartamento.

- Ci sentiamo più tardi - le dico, mentre chiude a chiave il negozio. Prendo l'autobus in piazza Cavour e mi dirigo verso casa pensando che dovrò affrettarmi a cucinare perché tra poco più di un'ora ho appuntamento con il padrone della casa che vorrei visitare.

Dove abito adesso mi piace ma non posso restare. La mia è una villetta destinata agli studenti, data la sua grandezza, ma la proprietaria non ha trovato nessuno cui affittare le camere; perciò, mi lascia a disposizione l'intero immobile a un prezzo davvero basso, relativo al costo della mia stanza. Ho sempre saputo che sarebbe stata una situazione temporanea, ma solo ora che, a inizio mese, arriverà un nuovo inquilino capisco davvero che le cose cambieranno.

Ormai mi sono abituata a vivere sola con Happy e credo farei fatica ad avere uno sconosciuto per casa; quindi, devo sbrigarmi a trovare una nuova sistemazione, altrimenti sarò costretta a pagare un nuovo mese condividendo l'appartamento con non so chi.

Rientrata in casa, pranzo e lavo con cura il panno con cui ho tentato di pulire la porta questa mattina, riuscendo a far andar via il blu che impregnava la stoffa. Cerco di lasciare bagno e cucina in ordine ed esco nuovamente per tornare in centro così da visitare l'immobile dell'annuncio che ho trovato sul giornale.

Giunta a destinazione, rimango davvero colpita dalla gentilezza del padrone di casa e dalla bellezza di un appartamento così piccolo e grazioso. Non è grande come quello in cui vivo adesso, ma lo preferisco perché risparmierò sul riscaldamento in inverno e sarò l'unica inquilina. Nonostante sia libero da subito, ho deciso di trasferirmi questo sabato, così avrò tempo di raccogliere le mie cose e di lasciare la villetta in buono stato, portone compreso.

Il pomeriggio passa senza che io me ne accorga, visto il tempo rubato dalla gita a scopo immobiliare e, dopo aver cenato, è ormai ora di andare a letto, ma prima voglio affacciarmi un po' alla finestra.

Adoro la primavera e questo edificio si trova fuori dal centro; quindi, la zona è poco trafficata di notte, infatti non passano molte automobili, persino i pedoni sembrano essere scomparsi. Questo mi permette di sentire quel venticello fresco che mi scompiglia i capelli, senza che poi puzzino di smog.

In piedi davanti alla finestra della mia stanza, approfitto per spazzolarmi i capelli e cominciare a intrecciarli, mentre Happy mi scorrazza tra i piedi e mi dà, a suo modo, la buonanotte. Prendo il coniglietto in braccio e, mentre lo porto in cucina per farlo giocare nel suo recinto, gli do un bacio sulla testa. Una volta agganciato lo sportello della sua casetta torno in camera.

Guardo la finestra ancora aperta e mi avvicino per chiuderla, ma prima ammiro la Luna ancora un po'. Il cielo è bellissimo stasera e si vedono tutte le stelle che lo illuminano. Decido che è giunto il momento di andare a dormire, così rivolgo un'occhiata veloce sul cancello d'ingresso e mi appresto a chiudere la finestra. Nell'abbassare lo sguardo noto qualcosa di strano, ma ci faccio caso solo dopo aver girato la maniglia. Torno a controllare meglio e lo vedo.

Uno sguardo.

È fisso su di me.

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