Eclissi della luna, eclissi del niente
L’infinito si ingozza delle stelle,
prendendone una manciata con
le manone invisibili.
Si sono trasformate in pioggia,
che adesso bagna le finestre del
mio cuore,
che non posso vedere
per questo paravento
che ho messo per
non farmi spiare.
Ah Sognatrice, mi ricordo questa poesia. L’avevo trovata tra le pagine di un tuo diario, mentre te non “c’eri”. Quel giorno eri sdraiata sul divano della tua stanza, con gli occhi socchiusi, mentre le piume di fumo fuoriuscivano dalle tue labbra. Non indossavi la tua solita felpa oversize, bensì una camicia da notte rossa, con pizzi e piccoli fiori d’oro che facevano da bottoni. Uno dei tuoi piccolissimi seni era scappato dalla scollatura e risaltava la tua spregiudicatezza non fatta di parole, ma di piccoli gesti eleganti, curati, mai abbandonati alla casualità. Si facevano notare anche nel modo in cui avevi fatto cucire l’abito da indossare per il tuo compleanno: un abito di lino blu cobalto, stretto da una cintura di velluto viola, cosparsa di diamanti, degli stessi diamanti che erano sparsi sulle maniche lunghe. Sulle lenzuola intrise di uno dei tuoi profumi, avevi appoggiato un vezzo di perle, bracciali di ametiste intonate alla cinta, orecchini di zaffiro e un fermaglio a forma di orchidea. Davanti al tuo capezzale, una schiava romana aveva lasciato scarpe blu scuro, dai tacchi violacei. Mi ricordo, nel flusso del mio lutto, che mi ero avvicinato a te, ancora dormiente. Avevo affondato la mano nei tuoi capelli ribelli e avevo lasciato che gli aromi della tua reggia mi ubriacassero. Erano molteplici, i tuoi profumi sai? Giglio, miele, rosa, ciclamini, viole del pensiero, orchidee, eucalipti, miele, fiori di ciliegio. Si intrecciavano, creando una sinfonia di sensazioni proibite, volte al nostro piacere e ai nostri piccolissimi momenti di peccato trasognato. In quel momento reale, mi ricordavano quello che eri: misteriosa, anticonformista, sensuale, tentatrice, malinconica padrona, segreto genio dell’immoralità incantata, sorta di Marylin Monroe, adolescente che volevi l’affetto dei nostri amici, ma che invece ricadevi nei tuoi, nostri sogni per loro incomprensibili. Volevi essere Sveglia, tuttavia ti piaceva essere Sognatrice. I profumi venivano e scomparivano come facevi tu: apparivi e sparivi immediatamente. Ti amavo da morire, segretamente. Mi avevi affascinato con le tue storie voluttuose, incastonate in quella voce zuccherina che solo tu avevi, e sulla carta dei diari che finivi velocemente, per la passione di raccontare il mondo onirico che visitavi mediante le pillole(perle), medicine utili per accedere nella tua dimensione, ammaliatrice e pericolosa, fonte di malefici e buio infinito. Non sapevo cosa fare senza di te. Sapevo che le pillole erano pericolose, ma ero conscio che se ti avessi salvato non mi avresti più portato nel tuo regno. E ciò non lo volevo. Volevo perdermi con te, accarezzarti i capelli come quella volta e baciarti come quella volta. Com’era stato eccitante il bacio! Con la lingua penetravo nella tua gola, cercando di comportarmi da macho. Le mie dita disegnavano fronzoli sul tuo seno, e allora mi sentivo un uomo e io confermavo che ti amavo perché non avevi uno stupido scopo come le compagne di classe ma ti lasciavi trascinare dalla corrente della finzione ti amavo per il tuo essere te stessa la Sognatrice senza nome la poetessa indovina che eri disposta ad autodistruggerti per sognare tutto il giorno eri la castellana che albergava nei mie pensieri amavo la poesia di quella volta come la festa in cui avevi invitato sultani con le loro concubine ninfe greche fauni valchirie guerrieri e meretrici di colore. Ti amavo ti amo e ti amerò per sempre. So che questa è nostalgia, ma non mi approfitterò della tua morte, per amoreggiare con altre ragazze. Ti sarò fedele.
Con affetto
Lo Sveglio
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