Capitolo 5
Emma si precipitò verso il palco, scansando qualche persona. Appena vi giunse, La Sirena entrò da una delle quinte e la fermò con un gesto, per poi guardarla divertita.
La Sirena: Dove pensi di andare, piccolina?
Emma: Lascia andare il mio amico, hai capito?!
La Sirena: Mi piacerebbe tanto farlo... Ma dobbiamo ucciderlo, tesoro.
Emma: Ma perché non ci lasci in pace, brutta strega!!
La Sirena: Modera il linguaggio, signorina. Sei viva solo perché te lo permetto!
Dagli occhi della Sirena fuoriuscirono delle orribili tarantole, che fecero arretrare la povera Emma, che aveva sempre odiato i ragni. Questi si avvicinarono a lei, pronti a morderla con le loro tenaglie, ma lei prese di scatto una scarpa di un uomo del pubblico e li schiacciò. La Sirena scomparve in una nube nera, mentre l'Assassino era proprio sul punto di decapitare Liam. Emma gli corse incontro e gli diede un calcio in pancia, per poi liberare il ragazzino. Stavano per scendere dal palco e andarsene, ma La Sirena apparve alle loro spalle e li afferrò con delle lingue uscitele dal petto.
La Sirena: Forse non l'avete ancora capito, ma non avete scampo. Siete miei, ormai!
Liam: Sì, continua a sognare.
Emma: Sappi che non ci piacciono affatto le streghe!
Emma e Liam graffiarono con le loro unghie le lingue che li legavano e riuscirono a liberarsi, e La Sirena cadde a terra dal dolore provato. La donna si trascinò per cercare di prendere i due, ma questi scapparono via, lasciando il pubblico sbigottito dagli avvenimenti appena susseguitisi, l'Assassino furente per non aver portato a termine il suo lavoro e La Sirena ferita e arrabbiata per la fuga dei due ragazzini. L'Assassino si avvicinò a lei e le si inginocchiò accanto.
Assassino: Un giorno riuscirà a catturarli, mia signora.
La Sirena: Quel giorno è oggi!
Di colpo, il corpo della Sirena si trasformò in melma e si liquefece sul palco; nel frattempo Emma e Liam erano tornati nella mensa e si erano seduti a un tavolo per riacquistare le forze e poter esternare le loro emozioni con calma. Emma guardò il ragazzino con le lacrime agli occhi, che pian piano scendevano, rigando le sue dolci guance rosee.
Emma: Liam...
Liam: Che succede?
Emma: Ecco, io... Secondo te... Riusciremo mai a scappare da questo posto e dimenticare tutto?
Liam: Sono due cose che entrambi vorremmo, ma... Non so se ce la faremo. Io continuo a sperare ogni minuto che passa, però... Non ne sono affatto sicuro.
Emma: Ho così tanta paura, Liam. Ho solo dieci anni, non dovrei sfidare la morte ogni singolo secondo della vita.
I due si diedero un caldo abbraccio, quasi fossero fratelli, e cercarono qualcosa da mangiare per alleviare la tensione. Trovarono qualche pagnotta dura e dell'acqua fresca; dopo il "banchetto" uscirono dalla mensa e girovagarono fra i corridoi di quel posto senza una meta precisa, in quanto nessuno dei due sapeva dove andare. Trovarono per puro caso una lunga rampa di scale a chiocciola e sospirarono al pensiero di doverla salire.
Emma: Per l'amor del cielo...
Liam: Forza, possiamo farcela. Ehm... Credo.
Emma: Non sei per niente bravo a rassicurare la gente, lo sai?
Liam: Non ho mai detto di esserne capace.
Emma e Liam cominciarono a poggiare i piedi sui primi gradini, per poi andare avanti, avanti e ancora avanti, e lentamente la stanchezza cominciò a diffondersi in loro. La salita pareva essere interminabile, come quando percorri un corridoio ma sembra che l'uscita si allontani ogni volta che fai un passo per raggiungerla. Dopo tanta fatica finalmente arrivarono in cima, trascinandosi sui gomiti.
Emma: Ma quanti... Scalini... Erano??
Liam: Credo... Sessanta...
Emma: Oh... Pensavo fossero... Cento...
Liam: Fiuhh... Dai, in piedi. Dobbiamo andare.
Emma: Non hai un briciolo di pietà, eh?
Quella scalinata li aveva condotti a un piccolo pianerottolo, il cui pavimento era coperto da un tappeto variopinto e le pareti piene di quadri raffiguranti cadaveri squartati, neonati morti e misteriose donne vestite come regine, ma senza volto. Sicuramente tutti questi elementi avevano un significato particolare o quantomeno simboleggiavano qualcosa riguardante il luogo in cui Emma e Liam si trovavano, ma i due non seppero dare una spiegazione logica e continuarono a guardarsi intorno. Il pianerottolo aveva tre porte decorate in modo diverso. Quella di sinistra era color ocra e aveva appeso al pomello un occhio umano; quella centrale era viola e presentava degli scarabocchi che ricordavano molto dei bambini senza gambe; quella di destra, invece, era color avorio ed era l'unica porta ad avere uno zerbino, che recava una scritta fatta con delle budella schiacciate, che diceva "NON VARCATE QUESTA SOGLIA". Emma e Liam rimasero schifati e intimiditi da quelle parole, eppure fu proprio la porta di destra quella che loro aprirono.
Emma: Sei sicuro che stiamo facendo la cosa giusta? Voglio dire, hai letto lo zerbino?
Liam: Sì, ma tanto saremmo dovuti entrare comunque qui dentro, quindi perché aspettare e aprire le altre due?
Emma: Ehm... Perché avevano un aspetto un tantino più carino?
Liam: Ma fammi il piacere.
I due avanzarono con molta cautela nel luogo in cui erano entrati, che sembrava essere una cattedrale parecchio tetra. I ragazzini erano talmente in ansia che persino i loro passi e le loro ombre li spaventavano; dopo essere scesi al piano terra, giunsero all'altare, dove c'erano la testa, una mano e un piede dell'Assassino, immersi nel sangue. Liam sussultò ed Emma stava per gridare, ma si bloccò quando qualcuno iniziò a suonare l'organo con una maestria senza eguali. I due ragazzini si voltarono di scatto poiché attratti dal talento di colui o colei che suonava con una tale bravura. Non appena si avvicinarono allo strumento, notarono che stava emettendo suoni da solo, in quanto non vi era nessuno seduto davanti a premere i tasti. Il portone principale della cattedrale si spalancò è una folata di vento gelido avvolse Liam ed Emma, che erano sempre più terrorizzati. Tutte le candele che illuminavano il posto si spensero improvvisamente e le tenebre vi calarono dentro; poi si riaccesero ed Emma vide Liam steso a terra, con una mannaia conficcata nell'addome.
Emma: LIAM, NO!!!
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