Capitolo 4 (Leonell)

Leonell Karal

Iliël, 10 febbraio del 363esimo anno dalla fondazione di Ashenfall...

Il cielo era bianco quella mattina e soffiava una leggera brezza marina. Il mantello con cui Leonell si era coperto era tutto sgualcito: avrebbe presto dovuto comprarne un altro.

Le cripte di Iliël erano uniche in tutto il mondo di Ambra. Non si trovavano sotto terra, come era usanza negli altri regni, ma erano costituite da un enorme edificio monumentale in marmo bianco, che culminava con un'imponente cupola di vetro e cristalli di vario genere. Al centro, c'era un giardino sempre verde, con fontane e statue raffiguranti varie personalità di Illiria, non solo nobili principi o principesse. Da lì, si snodava un labirinto di colonnati e portici, in cui si trovavano le lapidi commemorative dei defunti: ad Illiria, infatti, i cadaveri non venivano sotterrati, bensì bruciati e poi le loro ceneri depositate in quelle celle.

Leonell procedeva a passo spedito, senza però evitare di contemplare la bellezza suggestiva di quel luogo: ogni volta che andava lì ne rimaneva affascinato, nonostante l'avesse visto centinaia di volte ormai. Sapeva che direzione prendere, la conosceva a memoria, era impossibile sbagliare. Si ricordava ancora la cerimonia funebre in onore di Kircer, anni addietro. Era pieno inverno, la neve era alta e soffiava un vento talmente gelido da far congelare le lacrime sulle guance dei presenti. Era stata una stagione insolita quella, non si era mai visto un clima così rigido nella mite città di Iliël. D'altronde, gli effetti dell'eruzione del monte Elduri si erano fatti sentire per mesi a tal punto che nessuno si era accorto dell'arrivo dell'estate l'anno a venire. Ma questa ormai era acqua passata: erano passati infatti ben tredici anni da quel fatidico giorno in cui Leonell aveva perso tutto. La sua vita era cambiata drasticamente e continuava a farlo. Per anni si era chiesto se un giorno avesse potuto finalmente fermarsi e tornare indietro a perdersi di nuovo nel verde delle campagne di Lebem, ma aveva presto capito che forse non ci sarebbe mai stato un lieto fine e che quelle erano solo le illusioni di un bambino... di uno sciocco bambino.

A Kircer era stata dedicata un'intera parete e la principessa Eolina aveva addirittura ingaggiato uno scultore perché realizzasse una copia del suo busto, che fu poi collocata nei pressi della sua lapide. Leonell sapeva che quello non era il vero luogo di sepoltura: Kircer era morto a Verania e chissà che fine aveva fatto il suo cadavere. Poteva essere stato gettato in una fossa comune, oppure dato in pasto ai cani e agli uccelli, per Leonell non aveva importanza: Kircer apparteneva ad Illiria e quel luogo, seppur simbolico, lo rappresentava.

I fiori che aveva portato Lya pochi giorni prima erano ancora freschi, forse leggermente un po' più secchi. Il volto di Leonell si addolcì quando posò gli occhi sulla scultura che ritraeva Kircer nel pieno della giovinezza. Era stata una fortuna che lo sculture lo avesse conosciuto di persona: quel volto di marmo sembrava davvero lui in carne ed ossa. A Leonell venne la pelle d'oca e sbatté le palpebre, cercando di scacciare le lacrime. Ogni volta era la stessa storia.

«Mi manchi...» sussurrò lui, inginocchiandosi. «...mi mancate» si corresse poi.

Quella parete, infatti, era stata dedicata anche a Theris, il fratello di Kircer, morto a Rheyenis. Theris non era mai stato ad Illiria, ma era comunque morto sacrificandosi per la salvezza del mondo di Ambra e soprattutto dei suoi fidati compagni. Lya aveva dunque convinto sua sorella Eolina a far realizzare una lapide anche per lui.

E mentre era accovacciato a terra, si tirò su la manica del braccio sinistro e se lo grattò, scoprendo quindi il marchio che si era fatto incidere quando era entrato a tutti gli effetti nell'Ordine del Cristallo: un albero all'interno di un cristallo. Quella mattina gli prudeva un sacco.

Leonell era così immerso nei suoi pensieri che non sentì il rumore di passi alle sue spalle finchè non fu dietro l'angolo. Si rialzò di scatto e, con un gesto furtivo, si asciugò gli occhi. Non poteva farsi trovare in lacrime, lui che era il grande e valoroso Leonell Karal, il salvatore di Ambra. Nemmeno davanti alla sua dolce Ariel.

Ariel era tutto quello che Leonell potesse desiderare: era bella, incredibilmente bella, intelligente, graziosa, ma soprattutto dolce come il prelibato miele di Illiria. Un fiore raro che stava sbocciando in tutto il suo splendore.

«Amore mio» la salutò lui sopreso e la abbracciò.

Amava il profumo dei suoi lunghi capelli biondi e i suoi occhi azzurri, che gli ricordavano due perle celesti con delle chiazze verdi in mezzo, come un mare pieno di tante piccole isole.

«Sapevo che ti avrei trovato qui» gli disse lei, anticipando la sua domanda e accarezzandogli il volto. Anche Leonell aveva i capelli e gli occhi chiari, però era più alto e muscoloso, con spalle larghe e gambe robuste, come un vero soldato. Tuttavia, non aveva abbandonato quell'innocenza puerile che lo aveva caratterizzato quand'era ancora ragazzo: era quello che aveva fatto innamorare alla follia Ariel.

Leonell le sorrise e la baciò. «Ormai mi conosci» le sussurrò sorridendo.

«Amore...» riprese lei, staccandosi da quell'abbraccio. «ti devo confessare che non sono venuta a commemorare i defunti insieme a te» disse, quasi scusandosi. «Mi manda mia cugina Lya» rivelò infine.

«Beh, perchè ti ha fatto disturbare? Poteva venire direttamente da me» le chiese sorpreso.

«È urgente... la principessa Eolina ha indetto una riunione del Consiglio per domattina. Pare voglia discutere di nuove strategie» spiegò alzando gli occhi al cielo, come infastidita.

Leonell se ne accorse. «Cosa c'è? Qualcosa ti turba?»

«Non voglio che ti mandino via... di nuovo» confessò lei incrociando le mani.

«Amore mio, io eseguo semplicemente gli ordini. Se la principessa Eolina vorrà assegnarmi qualche altra missione fuori dai confini di Illiria, sarà mio compito andare a compierla» spiegò lui con calma. «E poi non vedo perché debba mandare proprio me».

«Non so, Leonell. Da quel poco che ho capito, pare che voglia avviare delle trattative con... non mi ricordo neanche chi».

«Domattina sapremo tutto» sospirò.

Ariel, però, parve comunque agitata.

«Andiamo, c'è dell'altro, vero?» continuò Leonell avvicinandosi.

Ariel si ritrasse e fece per avviarsi verso l'uscita. Vedendo che Leonell non la stava seguendo, si voltò e si portò le mani ai fianchi. «Andiamo, dai».

«E va bene, eccomi» cedette lui.

Prima di andare però, si inchinò davanti alle due lapidi e sussurrò la solita preghiera rituale riservata ai defunti, imitato da Ariel. Una volta fatto, i due si presero per mano e si avviarono verso il palazzo, in cerca di Lya.

La trovarono nei pressi della sala del trono, mentre era intenta a parlare con suo cugino, il nobile Saeril.

«Padre» esclamò Ariel, andando loro incontro.

Saeril era un uomo piuttosto burbero e robusto, con ventre prominente e braccia poderose. Aveva i capelli castani, cosa insolita per un illiro, ma aveva gli stessi occhi celesti della figlia, anche se ormai si erano ingrigiti per l'età.

Leonell notò che Lya era parecchio agitata e che Saeril non smetteva di guardarla torvo.

«Oh, che piacere rivederti, Leonell» lo salutò lui schiarendosi la voce.

Capì che li avevano colti in un momento sbagliato, perché Lya non disse una parola.

«Tutto bene, qui?» domandò Leonell baciando Lya sulla guancia.

«Solo un ammonimento da parte mia» tagliò corto Saeril.

«Col tuo permesso, cugino, dovrei parlare con mio figlio» disse Lya, congedandolo. Leonell nutriva un profondo affetto per Lya: era quasi una madre per lui, anzi, lo era a tutti gli effetti, così come lui era quasi un figlio per lei.

Saeril salutò la figlia e Leonell e se ne andò, lanciando un'altra occhiataccia alla cugina.

«Lya, davvero, è tutto apposto?» richiese Leonell, guardandola negli occhi.

«Sì, caro...» sospirò.

«È per Gil... dico bene?»

«Per favore, non ne voglio parlare» disse buscamente, con l'intenzione di chiudere il discorso.

«Ehi, tranquilla, nessun problema» la tranquillizzò lui.

«Mi dispiace... è stata una brutta giornata» si scusò poi lei, scuotendo leggermente la testa.

«Cugina» si intromise Ariel. «Gli ho riferito il tuo messaggio... siamo qui proprio per questo».

Gli occhi di Lya si illuminarono e sembrò tornare quella di sempre.

«Oh sì, giusto, me ne ero scordata».

«Di che si tratta?» domandò curioso Leonell.

«Non vi posso dire molto, miei cari... lo saprete domani dopo la riunione. La principessa Eolina ha richiamato il Consiglio: vuole discutere di una possibile alleanza con Saëlyssa» spiegò.

«Capisco» annuì Leonell ed Ariel parve incupirsi.

«È tutto» concluse Lya e fece per congedarsi, ma Leonell la fermò.

«Un'altra cosa... ci sono notizie di Elvire?» domandò.

Lya non si aspettava quella domanda.

«No, ma se questo tempo non sarà troppo d'ostacolo, la sua nave dovrebbe attraccare entro una settimana al massimo» disse. «Ora devo andare: ho dimenticato di avere un altro figlio» e se ne andò.

Ariel scosse il capo. «Gil non fa altro che dare problemi ultimamente».

«Ci parlerò io» decise Leonell.

«Spero ti ascolterà, sei l'unico che riesce a farlo ragionare».

Leonell prese Ariel a braccetto e lasciarono la sala. «Lo spero».

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