Capitolo 1 (Eadem)
Eadem, regina consorte di Ashenfall
Alissa (capitale di Ashenfall), gennaio del 363esimo anno dalla fondazione di Ashenfall...
La vecchiaia era ormai sopraggiunta anche per la bella e perfida Eadem. Odiava guardarsi allo specchio e vedersi vecchia. Odiava le rughe che le solcavano la pelle. Odiava quelle occhiaie nere di cui non riusciva a sbarazzarsi. Odiava leggere il senso di colpa nel suo sguardo. Odiava i suoi occhi. Odiava se stessa.
Ma, cosa più importante, odiava suo marito. Era stata lei a proporgli di uccidere il fratello Idem e di allearsi con l'Imperatore bysmaliano, anni addietro.
Era stata lei ad organizzare tutto insieme al fidato consigliere Bel, che ora non solo godeva di una rendita senza precedenti e di un castello, ma anche della regina di Ashenfall in persona. Era stata sempre lei a pugnalare il fratello al cuore e a porre la sua corona sul capo del marito Erion, e un giorno sarebbe toccata a loro figlio Thremas. Il trono di Ashenfall, però, stava lentamente cedendo e ogni giorno si sgretolava sempre di più la possibilità che Thremas potesse ereditarlo. E l'odio di sua madre cresceva di conseguenza, come un mare in tempesta, e a scatenarla era stato lo stesso re Erion, quando era dovuto partire per Bysmal per assistere al funerale dell'Imperatore Doreen e all'incoronazione della spietata Xeara.
«Qualcuno deve rimanere in patria» aveva detto Erion quando Eadem gli aveva proposto di seguirlo fino a Bysmal.
Eadem dovette accettare riluttante di rimanere ad Alissa ad occuparsi del governo: da una parte, avrebbe avuto più tempo da dedicare al suo amante Bel senza il rischio di essere colta sul fatto, dall'altra però, l'idea di non poterlo controllare la irritava. E lei voleva avere tutto sempre sotto controllo.
La sua rabbia crebbe a dismisura quando scoprì che, tra il suo seguito, Erion si era portato addietro una damigella di rango discutibile, tale Ea, che era fra l'altro una sua lontana parente. Lei rappresentava tutto quello che Eadem era stata da giovane: affascinante, seducente e tremendamente innamorata del re. Le mancava solo una cosa che invece Eadem possedeva e si teneva ben stretta: l'astuzia.
Al suo ritorno, la situazione era peggiorata drasticamente: era difatti evidente che Erion ed Ea si fossero innamorati. Il Consiglio, ovviamente, disapprovò tale unione, ma nessuno avrebbe mai osato contraddire il sovrano, non dopo quella terribile notte in cui tutti si macchiarono di un delitto così terribile da non poter più nemmeno essere nominato: l'assassinio del legitto re Idem.
Eadem non poteva più starsene in silenzio: doveva agire e affrontare il problema. E allora si scontrò col marito, faccia a faccia.
«Perché non sposi quella puttana, se la ami così tanto?» gli aveva urlato Eadem, furiosa come non mai.
«Un re fa ciò che vuole» si era limitato a dire. «È il tuo sangue che mi frena, Eadem: è l'unica cosa che mi lega a re Idem e che mi ha permesso di ottenere e mantenere la corona, senza contare che sei la madre del mio unico erede e futuro re».
E poi era successo ciò che non sarebbe mai dovuto capitare: Ea era rimasta incinta. Erion non aveva più legami che lo trattenevano: avrebbe potuto ripudiarla ed essere libero di sposare Ea e di nominare loro figlio legittimo erede. Questo solo nel caso in cui fosse nato un maschio. Per Eadem c'era ancora speranza...
Il giorno della sua nascita, le campane suonarono dalla mattina alla sera: tutti gli abitanti di Alissa finirono per odiare quel bambino ancor prima che venisse al mondo.
«Lunga vita a Mar, mio figlio ed erede!» esclamò il re pieno di gioia, mostrando il pargolo alla corte. Quel giorno, Eadem ribollì di rabbia e passò tutto il tempo ad escogitare un modo per vendicarsi.
Non poteva permettere che suo figlio fosse messo da parte, per giunta dal suo stesso padre. In realtà, nemmeno lei voleva essere ripudiata per una sgualdrina di umili origini.
Eadem non rimpiangeva le sue scelte: la morte di suo fratello era stata necessaria per il reame e aveva portato Ashenfall ad una nuova epoca d'oro. Sicuramente, la morte di un altro re non avrebbe cambiato le carte in tavola, anche se lei sembrava quasi averci preso gusto.
Per questo Eadem aveva fatto venire nelle sue stanze il complice Bel, con cui pianificava di architettare la sua... vendetta.
«La prima a morire sarà Ea» gli aveva spiegato Eadem. «E il piccolo mostro le farà subito compagnia nell'Oltretomba». Poi aveva taciuto per qualche secondo. «Ho sentito dire che l'aconito porta a morte certa... non prima di una lenta agonia. È vero?»
I suoi occhi si illuminarono e sul suo volto apparve un'espressione distorta, una sorta di ghigno malefico misto ad una smorfia di piacere.
Bel si ritrasse, sospirando profondamente. «Sei spietata» la accusò infine, tremando. «Vorresti davvero uccidere un essere innocente... in questo modo?»
«Pensaci bene, Bel... mio caro Bel» disse Eadem con un sussurro e accarezzandogli le mani, così da rassicurarlo. «Quel bambino un giorno sarà un uomo, esattamente come suo padre: mio figlio rischia di perdere tutto quanto a causa sua e io sarò umiliata e abbandonata. Non posso permettere che ciò accada, lo capisci? Ho costruito io questo regno, sono stata io a pugnalare al cuore mio fratello... o meglio, noi lo abbiamo fatto» si corresse, spostando la mano sul petto di Bel.
Subito lui cercò di opporsi e di scostarsi, ma poi lasciò che Eadem lo spogliasse. Aveva preso la sua decisione.
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