Labbra così belle

Sono passati parecchi giorni,il padrone ha reagito bene alla donazione... il medico mi aveva riferito durante la trasfusione che in quello stato sarebbe ricorso velocemente ad una morte lenta e letizia, lasciando così libera spartitura delle sue terre ai suoi fedeli bravi, i suoi fautori di mille battaglie.
Ma non è stato così, il padrone stava bene... la ferita doveva solo rimarginarsi...

Non trovo che sia una cosa giusta lasciare il proprio impero nella mano di un bravo... dovrebbe lasciarlo a sua moglie, o almeno ai suoi fratelli... qualcuno di cui si fida cecamente...

Ne parlavo proprio ieri con alcuni servi, ma nessuno voleva ascoltarmi... perfino lo stesso medico, che mi bloccò subito a quelle domande... per lui era troppo da sapete... e poco da spiegare... Non capivo questo suo ragionamento...
Forse c'è qualcosa sotto...

《No... Lui non ha fratelli, non ha moglie e neanche madre o padre... è ormai solo da anni...》
Il medico sembra turbato, molto agitato di tutto ciò. Sembra imoaurito per la sua stessa vita, il suo colorito cambia velocemente ad ogni rumore...
Inizio ad avere paura di questa situazione...

Mi chiedo quanto soffra nel consumare un pasto tutto solo il mio Padrone... forse si sente come me? Si sente appagato del solo pensiero che, un giorno, troverà qualcuno da amare-... da rispettare...
Qualcuno da stringere al proprio petto, in balia del sonno leggero... come un bimbo nel grembo materno...
Chissà, forse è proprio così...
Meglio non farmi queste domande...
Meglio di no...

È passato un mese...
Ormai il padrone riposa dall'accaduto, disteso nella sua gigantesca camera da letto ai piani superiori... Pur troppo non ho il permesso di vederlo, non posso neanche uscire dalla mia piccola stanza, prendere una boccata d'aria... non mi fanno nemmeno mangiare più... credono che sia stata io...

Si, io! A sparare un colpo alla sua spalla direttamente dal giardino sottostante, risalire le scale senza che nessuno mi veda ed entrare nella sua camera per salvarlo...
Tutto questo in meno di qualche rintocco d'orologio... Impossibile direi... è ridicolo!

Cerco di obiettare ma-...
Ad ogni mia parola, una sberla in faccia... vengo punita ad ogni mia domanda, non posso parlare, devo solo lavorare... non devo raccontare balle...

Passo le mie giornate nel pulire stoviglie... Ormai il nibbio ha il potere sul casato, avido come il denaro ha già speso una quantità maggiore del previato in spedizioni ed armi... forse anche in altre cose, ma la sua avidità è tanto aspra da non voler parlare...

Alcune volte scende il cucina, mentre le serve lavano e asciugano vengono toccate, alcune sfiorate...
Dicono che gli provoca piacere...
Io, non sono mai stata sfiorata da quell'uomo... beh, solo una volta ma... mi sono scansata...

Da quel giorno l'uomo è diventato freddo, strattona le domestiche, le spinte... Oppure, la cosa che mi preoccupa maggiormente...

Chiama alcune serve, le fa salire nella sua stanza... e non ritornano più...
Molte di esse non si vedono per giorni, e poco dopo ricompaiono, con occhiaie nere e occhi incavati, in balia di pensieri e paure... non parlano, non vedono... non sentono...

Ho paura di tutto questo, ho paura per il padrone, per la casata... ma sopratutto per lui, Ludovico, che bel nome...
Ormai sento di essere il prossimo bersaglio...

Oggi il Nibbio, con viscidume, ha chiesto di me. Mi vuole per i suoi servigi privati, nella sua gigantesca camera, situata nell'ala-nord del castello...

Ho paura di quell'uomo, la serva che mi ha riferito questo sembrava scossa, non voleva dirmi l'incarico a cui ero stata assegnata... I suoi occhi erano aperti come una ferita, sembravano volermi dire 《SCAPPA! SCAPPA FINCHÉ SEI IN TEMPO!》ma poi diventano cupi... e si spengono di tutto quel coraggio mentre salgono le lunghe scale di marmo...

Percorro il corridoio fino alla stanza.
La camera non è accogliente, è fredda, buia e spoglia... nonostante il gigantesco camino acceso davanti al letto che ricopre una grande parete della stanza...

Noto con piacere la sera calante, verso le lontane montagne, dove veleggiano delle nubi rosa, accompagnate dal rumore fievole del fuoco...
Ma la voce di quell'uomo mi interrompe, facendo volare la mia testa verso la sua gigantesca ombra proiettata sul muro.《Mi avete chiamato signore?》la mia voce è rauca, stanca. Pantaloni di un verde acceso, una camicia bianca... solo questo riesco a distinguere nella penombra del fuoco.

《Siediti-...》la sua voce sembra dura, il suo sguardo inquadra una sedia posta davanti al fuoco... di un acceso velluto rossastro che spezza la grigia stanza.

Voglio andarmene da quì, sento una pressione contro il mio corpo, riesco perfino a percepire il suo reapiro...e i suoi passi girarmi intorno, accompagnati dal rumore scoppiettante del fuoco.

Si piazza dietro lo schienale della sedia, fa scendere lentamente la sua mano contro il mio seno, sento le sue mani viscide ragiungere il mio linguine, cerco di oppormi ma... Sento le sue mani bloccarmi con una forza tale da annerirmi i polsi.

《Spogliati-...》
Il mio respiro si ferma, la stanza cade in un cuopo silenzio... le sue mani si poggiano sul bracciolo della sedia, e lentamente si avvicinano alla mia intimità, e cercano di sollevare di quel poco la gonna per accarezzarla.

Stringo le cosce una contro l'altra, sentendo i muscoli delle gambe urlare pietà. Sapevo che sarebbe finita presto, questo è tutto un sogno... come l'olio nero... è solo un sogno..

Cerca di spacciarsi i pantaloni.
Con un piccolo calcio riesco ad allontanarlo ma, con velocità si siede sul mio bacio, premendolo contro il mio come per soffocarmi. Avvicina la sua bocca alla mia, inizia a baciarmi con foga mentre lo sento eccitarsi contro di me.
Raccolgo il coraggio e gli sputo in faccia, cercando poi di gridare ma...
《AIU-...t-ah-...t-...》...lui mi poggia una mano sul viso, mentre le lacrime cade scendono contro il mio petto livido.

《Ho...detto...spogliati-...》
Sibila afferrando la mia spalla, sollevandomi con una forza tale da lasciarmi il segno, in quel momento pensavo solamente a salvarmi... VOLEVO SCAPPARE!

Io terrorizzata cerco di fuggire alle sue mani, combatto con tutte le forze ma...riesce ad immobolizzarmi con il suo bacino.

Cerca, malgrado le mie forti spinte,di slacciarmi il corsetto con i denti e di essere pratico mentre le mani reggevano la cintola del pantaloni leggermente abbassata.
Non riesco a percepire nulla, sento solamente la sua mano che scivola sotto la mia gonna, iniziando a toccare il mio linguine con avidità, cercando a tutti i costi di togliermi l'intimo.《Fammi godere luridi cagna...》

Iniziai a tremare, i modi del nibbio erano rozzi e pesanti, la cattiveria con cui mi teneva ferma era inspiegabile. Riuscivo a percepire il suo sforzo di rimanere calmo, godeva in quella mia paura sprezzante. Sento le sue mani scivolate sui lembi della camicetta iniziando a trattonarla con forza, fino a strapparne il gracile velluto. Rimango a seni scoperti mentre i suoi gemiti mi accarezzano con avidità i seni, leccando le loro estremità rendendo i miei capezzoli turgidi e duri. 《Sarai tu a darmi un erede... adesso sp-.....》

Sentii un forte tonfo sordo, quel rumore mi fece gelare il sangue nelle vene, più di ogni altra cosa... le mani dell'uomo diventano pesi morti che lentamente scivolano via...non riesco ad intravedere nulla, il fuoco si era affievolito lentamente, quasi in modo impercettibile. La figura del nibbio sembrava essere stata rimpiazzata da una sagoma ancora più alta, piazzata... quasi calvinera.
Si avvicina sprezzante, come un leone davanti alla sua preda...《C-chi-... chi siete?》Il mio tono di voce è sottomesso e spaventato, sento delle mani poggiarsi contro le mie spalle, facendo bloccare la mia schiena contro il materasso. Sembrava stremato, il suo respiro è rauco...
La figura, come un felino, si avvicina a me, facendo brillare al bagliore della luna i suoi denti bianchi come il latte, ed il suo labbro leggermente alzato un un'espressione di disgusto...
Il gioco prese una piega luminosa, così che riuscii ad intravedere la faccia dell'uomo...
Ludovico?

《E-li-sa-...》con le sue grandi mani mi accarezza il viso, facendomi segno di avvicinarmi... era ferito, la sua cicatrice sanguinava... ma cercava in tutti i modi di resistere... perché mi, mi aveva salvato? Si era preoccupato?

《Per-do-na-mi-... N-on s-ono st-ato atte-nto...》 Sento la sua mano scendere sul mio petto, quasi come per tenere un frugoletto appena nato. Le sue gambe iniziano a digrignare, cedono maggiormente ad ogni passo...
《Pe-rdon-ami se-... Non- ti h-o acc-ol-to pri-ma-... n-el- mi-o-... c-uor-e...》scivolai dalle sue braccia, vedendolo cadere a terra...

E cadde...
Come corpo morto cade...

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