55. Jazzy, che cos'hai?

Qualcuno sentì un urlo sopra la folla nel momento in cui gli eserciti si scontrarono. Qualcuno avrebbe potuto giurare che fosse la voce di Nigel, ma nessuno ci avrebbe davvero scommesso qualcosa. Molti dissero poi che avevano sentito la voce degli dei. Questo e tanto altro fu detto, ma la realtà era che, nel momento in cui le prime armi cozzarono, tutti entrarono in una dimensione parallela la cui unica legge era la sopravvivenza. Scudo contro scudo, lama contro lama, lama contro soffice qualcosa che potrebbe essere carne. Il caos esplose e tutti rimasero vicini. Il caos esplose e tutti erano soli.

Correre, correre, correre ancora. Cosa fai, Jazlynn? Non c'è tempo di guardarsi attorno. Non c'è tempo di chiedersi se i tuoi compagni sono con te, se qualcuno è inciampato, se un altro ha bisogno di aiuto. Pensa a ciò che hai davanti. Guarda bene il volto grigio del tuo nemico. Vedi quanto è felice di quello che accadrà? Noti la sua gioia, la sua eccitazione? È scosso dagli spasmi, come un fidanzato al suo primo appuntamento. Ma tu non sei la sua ragazza, Jaz. La guerra è la sua promessa sposa, la morte la sua compagna di vita. Tu sei solo il mezzo attraverso cui raggiungerla.

Corri, corri, corri, Jazlynn! Prima o poi lo spazio terminerà e la tua spada incrocerà quella del tuo nemico. Non sarà più difficile di quello che facevi al Campo, no? Lama contro lama, che importa che la sua sia una baionetta? Produrrà lo stesso rumore, si innalzerà lo stesso suono, il melodioso canto della guerra che tanto tuo padre ama. Alza la tua spada, nel momento dell'ultimo balzo. Ecco! Il cozzare dell'arma, il diapason mortale, sentilo! Sentilo mentre si irradia nelle tue dita, nel tuo braccio, fino al cuore, fino al cuore! Entra in risonanza, figlia del Brutale, lascia che la dolce melodia del combattimento entri nelle tue corde e faccia risuonare la tua anima! Sii strumento della volontà del tuo divino genitore, lui stesso, in questa giornata, è strumento del Fato. Arrenditi alla sua gioia, godi con lui del banchetto mortale che questa Città maledetta ha imbandito per tutti voi. Sposta il peso sulla gamba, lascia che la lama del tuo nemico scivoli fino alla tua elsa e adesso... con uno scatto! Strappagli di mano l'arma, troppo lontano finirà affinché lui possa riprenderla in tempo.

Non chiudere gli occhi davanti a lui, Jazlynn! Tienili bene aperti, fissa il suo sgomento, gioisci della sua sorpresa. Questo è il tuo momento, progenie del Distruttore! Alza la tua spada con la mano destra, imprimile abbastanza forza. Ricordi la tua giovinezza? Ricordi la rabbia che arroventava il tuo cuore in quegli anni? Quante volte avresti voluto fare lo stesso tu, figlia di un dio così grande e potente, su quegli umani altezzosi e ciechi? Sollevala ora, rammentando il furore: dolce è la vendetta dopo anni di supplizi. Guarda davanti a te, questo sciocco uomo antico, che pensava di insanguinare l'armatura di una figlia di Ares. Guardalo, ricorda, colpisci! La spada si abbatta sulle sue spalle come il giogo della vittoria, che sia un peso che i vinti imparino a portare. Il suono sarà un canto, il sangue sarà una fontana gioiosa! Questo è il tuo paradiso, la tua Isola dei Beati. Questa è casa tua, dove tutti gli altri piangono, tremano e muoiono. Sii principessa al fianco del padre, mentre i tuoi fratelli, i gemelli della Paura e del Terrore, sorridono orgogliosi. Non badare a nient'altro: questa è la guerra. Questo è quello che sei.

Urla, Jazlynn! Urla! Mentre la spada, dono di una dea, si abbatte sul collo del tuo nemico. Fumo, non sangue, esce dalle sue vene, ma tale è la feroce gioia che nemmeno lo noti. Non è importante! Che siano uomini, cani, demoni: l'importante è che cadano sotto i colpi di Kleis.

"Jazlynn!"

Non prestare ascolto alle voci mortali. I deboli chiamano amici e cercano aiuto in battaglia. Per questo soccombono. Ma tu non sei come loro, Jazlynn! I tuoi natali sono nobili, il tuo sangue è nero, pece e fiamme, come quello di tuo padre, come quello della tua famiglia! Volgi il tuo sguardo, ora. Davanti a te giace fumante ciò che è stato un nemico: adesso non vale più nulla. Cerca un nuovo avversario, altra vita deve essere versata sull'altare della guerra.

"Jazlynn! Hey!"

Non esitare! Non abbassare il tuo braccio! Ferma come il bronzo dovrai essere, ragazza, per compiacere tuo padre e il suo seguito. Attenta, decisa, sii felice di quello che possiedi! Non badare a chi ti cerca: presto non avrà più una lingua con cui tediarti. Ora concentrati sul tuo nemico, è tutto quello che devi fare, è tutto quello che vuoi fare. Vero, Jazlynn? Ricordi la tua rabbia, bambina? Ricordi quello che hanno fatto a te e a tua madre? Figlia di un dio, ma per i mortali non sei mai stata niente. Niente, Jaz! Niente! È questo che sei? È quello il tuo mondo? Non illudere te stessa, non sottovalutarti: è qui che devi stare. Mulina la spada, decapita il tuo nemico, uccidilo, massacralo, fallo a pezzi! Sei nata alla guerra, sei nata al sangue! Ascolta il richiamo della tua famiglia. È l'unica cosa che possiedi. È tutto ciò che hai.

Jack colpì l'ennesimo giovane e dinoccolato soldato con l'impugnatura del suo spadone, più attento nel fissare la sua sorella minore che nel prestare attenzione al baccano di urla, lame e corpi attorno a sé. C'era qualcosa che non andava. La falange si era mossa come un sol uomo verso l'esercito avversario e quando ci aveva cozzato contro erano iniziati i singoli combattimenti. Ma erano rimasti tutti uniti, tutti vicini, ognuno aiutava il vicino quando rischiava di essere sopraffatto dalla forza degli uomini della Guerra Civile, che sicuramente avevano armi più obsolete ma una miglior conoscenza del campo di battaglia. Jazlynn era rimasta accanto a lui per la maggior parte del tempo, fino a quando Jack non si era distratto, attaccato da due soldati contemporaneamente. Quando si era voltato, lei non c'era più. Si era allontanata di parecchio da tutti loro, nel bel mezzo dello zoccolo duro della resistenza nemica e menava pochi ma precisi, violentissimi fendenti che abbattevano i nemici, implacabili. All'inizio era stato contento di vederla così attiva. Subito dopo aveva ricordato che quella che stava guardando abbattere fantasmi come un automa era la sua buona e umanissima sorella Jazzy.

L'aveva chiamata un paio di volte e ora aveva la certezza che era accaduto qualcosa nel momento in cui si era distratto.

"Iris! IRIS!" ululò con il suo vocione da giovane uomo, richiamando l'attenzione della piccola figlia di Atena, intenta a evitare i colpi di un soldato barbuto.

"Cosa vuoi, Jack?" Rispose lei, non poco infastidita per l'inconveniente, nel momento in cui riusciva a far cadere il suo avversario su un ginocchio.

"Jazlynn non risponde!"

"Siamo tutti un po' impegnati, hai notato?!"

"No!" Esclamò di rimando il ragazzo di colore. "Guardala!"

Iris scattò di lato per evitare il balletto incrociato di una sua sorella maggiore con un giovanotto vestito di azzurro e lanciò uno sguardo dove indicato, certa di non vederci nulla di strano. Cambiò subito idea quando vide la lama di Jaz abbattersi sulla testa della persona davanti a lei, senza neanche fermarsi a prendere fiato una volta, ai piedi un tappeto unico di cenere grigiastra e corpi scomposti.

"Che cosa diavolo ha?!"

"Non lo so! L'ho persa un attimo di vista e..."

"Jack!" Urlò lei di rimando, sovrastando per un secondo il casino. "Tu non senti niente?"

"Eh?"

"Tu non senti delle voci?! Delle voci che ti chiamano?"

"L'unica cosa che sento la senti pure tu!"

Iris guardò di nuovo Jazlynn, mentre si concedeva un fiato dalla battaglia. Che aveva quella ragazza? Pensa, Iris, pensa! Nella bionda testa della ragazza si spalancò un'enciclopedia di elementi mitologici collegati da ragionamenti logici. Corse direttamente alla lettera A per Ares e cercò tutti i collegamenti col suo nome. Doveva controllare il suo seguito, forse questa era la chiave. Ares bazzica sempre i campi di battaglia, ma non è mai solo. Giusto?

"Iris, mi serve una risposta ORA!" berciò Jack, resistendo a un nuovo assalto. "SUBITO!"

"Ti pare facile pensare in queste condizioni?!"

"IRIS!"

"UN ATTIMO!"

A... a... a... cosa assomiglia a Ares ma non è Ares?! Iris evitò un altro attacco spostandosi di lato. Maledetti, neanche due secondi per ragionare le erano concessi.

"Iris, porca zozza..."

"CI SONO!" esultò improvvisamente la ragazzina, sollevando la spada come un trofeo. "LO SO CHE COS'HA! SONO ANDROKTASIASI!"

"TRADUCI PER LE PERSONE NORMALI, TI PREGO!"

"SONO SPIRITI DEL CAMPO DI BATTAGLIA, JACK! LE STANNO PARLANDO!"

"Cosa?! È posseduta?!"

"In un certo senso!"

"MA CAZZO! TUTTE OGGI!" Urlò Jack. "E ORA COME SI FA?"

"Io..."

Iris si stava facendo venire un'idea, ma in quel preciso istante uno strano rumore di ruote e schiocchi distolse la sua attenzione e quella di tutti gli altri dalla battaglia vera e propria. Ognuno, amico o nemico, volse per un istante la testa verso le bianche mura di New Troy e i giovani semidei capirono dopo più di un secondo che cosa mai stessero fissando. Alla fine fu ancora una volta Iris a dare un nome alla nuova paura.

"Hanno dei cannoni." 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top