33. Come se Beyoncé ti salvasse la pelle


Spiaccicati sul sedile posteriore dell'auto dei signori Grace, con Oliver sdraiato sulle loro gambe, Tomika e MyKayla tirarono finalmente un sorriso di sollievo. Quasi non si erano accorte di non aver respirato per qualche secondo. Alla guida il signor Grace sfrecciava superando di molto il limite di velocità, sterzando con sicurezza (anche fin troppa) ad ogni curva. Nel frattempo Piper cercava di carpire qualche informazione in più per capire cosa stesse succedendo, senza troppo successo. MyKayla guardava il finestrino mentre parlava, vedendovi riflesse le immagini che avevano tormentato i suoi incubi ogni notte. Ma a differenza del solito non erano immagini del futuro, oh no. Erano cose che aveva visto.

Tutto era cominciato di notte. Il pericolo era arrivato come un ladro, inaspettato, silenzioso e imprevedibile. Un cratere di circa sette metri si era aperto nel centro del foro. La terra non si era aperta, non vi era nessun buco. Al contrario! La terra sotto era coperta di fili d'erba verdissimi come appena nati. Ciò che era strano era la sparizione di parte della struttura, come se non fosse mai esistita. Ogni notte buchi della medesima natura si erano aperti ovunque a Campo Giove. Una settimana dopo avevano iniziato a comparire di giorno e due persone avevano perso degli arti trovandosi sfortunatamente nel luogo della sparizione. MyKayla l'aveva visto e in quel momento aveva capito che se fosse partita una spedizione sarebbe andata anche lei. L'oracolo era stato contattato al più presto ma solo una settimana dopo si era riusciti a trovare Rachel Dare, ormai invecchiata ma non meno alternativa. Da anni non alloggiava più in modo fisso in nessuno dei due campi, alla ricerca di un'erede a cui lasciare il titolo di Oracolo. Fortunatamente ora c'erano i Libri Sibillini trascritti grazie a Ella e il Bosco di Dodona a sopperire alla sua mancanza.

"Cosa?! Nuova Roma sta scomparendo?!"

"Sì... è l'unica cosa di cui siamo certi. I pretori hanno cercato di contattare il Campo Mezzosangue per giorni, poi Rachel ha avuto un'altra visione e... ha detto che tre di noi dovevano partire per contattare i greci. Diceva che solo loro potevano salvarci."

Tomika sobbalzò sul sedile facendo spaventare tutti, Oliver compreso.

"Aspettate! La profezia parla di aquila... non potrebbe essere lei, signor Grace? Insomma... figlio di Giove!"

"Parla della caduta dell'Aquila."

Piper tornò a guardare davanti a sé, riflettendo in silenzio qualche secondo prima di aprire la bocca. "Non c'è una profezia che non preluda la morte di qualcuno. Percy, Jason... tutti i grandi finiscono per avere una vita pericolosa."

"Vi scorteremo al campo in auto e là sentiremo cosa ha da dire Chirone in proposito. "

"Caro, Chirone non gestisce più il campo da qualche anno, non ti ricordi più?"

"Sentiremo cosa ha da dire chiunque vi sia al campo. Poi ci servirà un consiglio oracolare. Anche se Rachel non riesce a comunicare col campo c'è sempre un modo di avere un consiglio particolare."

"Anche se potrebbe confonderci le idee più di quanto già non lo siano."

"Anche se potrebbe fare quello. Esattamente. Direi che siamo abituati alla prassi, Piper."

Il silenzio calò di nuovo mentre il buio impediva di capire cose ci fosse fuori dalla macchina. Se le avessero chiesto dove fossero in quel momento, MyKayla non avrebbe saputo dirlo. Aveva viaggiato pochissimo con sua madre e suo nonno, prima di arrivare a Campo Giove, e in geografia aveva sempre fatto schifo. Sapeva solamente che San Francisco e Long Island non erano vicini. Quanto avrebbe voluto un telefono con il GPS per provare l'ebbrezza della tecnologia moderna. Invece il massimo che si poteva permettere erano i messaggi Iride, quando aveva abbastanza monete. Quel maledetto servizio si mangiava sempre il resto quando c'erano troppi clienti in linea. Era stata in visita al Campo Mezzosangue solo una volta per il programma di scambio interculturale estivo, ma non avendo alcun amico là vi si era sempre trovata a disagio. Casupole ammontonate a caso, gruppi di persone sparpagliati in giro... e nessun adulto. A volte si vedevano i semidei più grandi fare un giro al campo durante le pause dal college, ma a Long Island era tutto diverso. Lì non c'era nessuno che fosse andato oltre l'età critica. Tutto dava l'idea di precarietà della vita del semidio medio, e questa cosa la soffocava. L'idea di partire per quel posto era piaciuta a lei meno che a tutti, che magari avevano amici e conoscenze e ricordi di quel posto, come Oliver che aveva avuto una fidanzata al Campo Mezzosangue, fino a che un qualche figlio di Iride non aveva svelato a tutti quello che i due si dicevano via messaggio, facendo così cadere in crisi la relazione. Tuttavia sentiva in fondo al suo stomaco di semidea, avvezzo a classificare le sensazioni che vi si annidavano, che era la via giusta. Non sapeva se l'incontro con i Grace era parte della profezia o un colpo di Fortuna, ma li avevano salvati e li avrebbero condotti più sani e più salvi alla meta. Chissà, magari al campo avrebbero anche incontrato Percy Jackson, l'altro degli eroi dell'Olimpo. Così avrebbe potuto chiedere l'autografo a sua moglie, architetto incredibile. Non che la ragazza avesse velleità progettistiche nel campo dell'architettura, ma era sempre bello conoscere una celebrità.

"Quello che tutti temono - continuò stancamente Tomika - è che ci sia in gioco qualcosa di più potente di tutto ciò che è stato incontrato finora."

"Più potente di Crono, più potente di Gea e più potente di Caos."

"La storia di Caos me la devo essere persa."

"Riley Jackson... la figlia di Percy. Se ne è occupata lei vent'anni fa assieme a nostro figlio Billy."

"Ossignore, non ero nemmeno nata. E come mai questa non la conoscono tutti?"

Piper sospirò. "Il nostro bambino, tutti se lo dimenticano sempre."

"Bambino... ormai ha la sua età direi. Esattamente come me. Con accanto una come Riley... cosa pretendi."

Cercarono di ridere ma un rantolo da parte di Oliver attirò di nuovo l'attenzione di tutti. La fasciatura reggeva e non sembrò riprendere i sensi anche se rimasero a fissarlo per qualche minuto col fiato sospeso, aspettandosi che qualcosa di tremendo succedesse.

"Comunque ora farete meglio a provare a riposare. È inutile scervellarsi su una profezia, il Destino finisce per fare sempre quello che vuole con chi vuole. Una volta arrivati al Campo Mezzosangue vedremo."

Tomika si mise il più comoda possibile appoggiando la testa al finestrino, mentre MyKayla chiuse gli occhi per dare l'impressione di star dormendo e non far preoccupare oltre i due loro aiutanti.

Quando aveva scoperto di essere una semidea si era preoccupata tantissimo, aveva finalmente dato un nome a tutte le stranezze che le erano capitate nella vita finora, aveva anche capito perché volare le piacesse così tanto. Dall'altra parte però si era anche resa conto di quanto fosse pericoloso vivere la propria vita in quel modo, sempre seguiti o cacciati, braccati come degli animali pericolosi dai mostri, nascosti a Campo Giove senza possibilità di vivere una vita completamente normale. Certo, non essere completamente umani aveva un fortissimo retrogusto di figata mondiale, ma c'erano troppi rovesci della medaglia da considerare. Abbandonare la sua squadra di cheerleading era stato difficile, gli amici e le amiche di scuola ogni tanto le spedivano della posta cartacea a casa di sua madre... ma nulla riusciva a compensare la più grande mancanza che forse non tutti i semidei avrebbero ammesso di sentire. Un padre. Dopo aver scoperto di essere figlia di Aquilone, la domanda che si era posto più spesso era stata "Perché non ti sei mai fatto vivo?". L'unica dolorosa risposta che aveva mai saputo darsi era stata dolorosa e tanto probabile che aveva avuto poche volte il coraggio di ripeterla a se stessa. Campo Giove ormai era casa, anche se una casa spesso difficile da accettare, con una famiglia che pretendeva tutto da lei: il sangue, il tempo, la fedeltà... la vita! Tutto chiedeva la vita! Le imprese chiedevano la vita, gli allenamenti chiedevano la vita, la legione chiedeva la vita, combattere i mostri poteva chiederti la vita! Ma al contrario delle divinità con il loro culo delicatamente posato sui troni, loro non avevano così tanta vita da offrire! Anzi! Loro che ne avevano così in abbondanza, perché non li aiutavano un po' di più? 

Nelle lezioni di storia aveva appreso che la situazione era addirittura migliorata da quando gli Eroi dell'Olimpo erano stati in grado di sconfiggere Gea, e ancora prima grazie alla sconfitta di Crono. Beh... se la situazione era migliorata, pensate come sarebbe stato vivere PRIMA di quel periodo. 

Seguendo il suo monologo interiore anche MyKayla cadde in un sonno profondo, ma, ahimè, non privo di sogni.

Si trovava in uno spiazzo di terra battuta, circondata da alte mura fatte di quello che sembrava essere ghiaccio. Anche se era solo un sogno sentì il gelo penetrarle le ossa quasi fino al punto di romperle. In alto c'erano delle figure appollaiate che sembravano corvi giganti. Non sapeva dove fosse quel posto, ma per la prima volta nelle lista delle sue esperienze extrasensoriali semidivine compariva l'essere la protagonista del sogno. Le era capitato di vedere scene da spettatrice, ma mai era stata nel centro dell'azione. Iniziò a battere, probabilmente anche nel sonno, come se non riuscisse a convincersi del tutto che era solo un sogno.

Ma come, COME! Come poteva essere solo un sogno la sensazione così reale che provava. Delle voci concitate provenivano dalle pareti di ghiaccio o da OLTRE le pareti di ghiaccio. Non ne riconobbe neanche una ma per un secondo ebbe l'impressione che stessero cercando lei, che fossero lì per tirarla fuori da quella tomba infernale fatta da ghiaccio e paura. Quale cosa le infondesse più brividi, impossibile dirlo.

Tomika dovette scuoterla per parecchi secondi per farla svegliare. Erano arrivati ai piedi di una collina, MyKayla era gelata.

"Ehy - disse il signor Grace - siamo arrivati."

Con braccia e gambe anchilosate e infreddolite le due ragazze uscirono dalla macchina, svegliando e aiutando ad uscire anche il loro compagno d'avventura. Dalle portiere anteriori uscirono anche I due eroi che li aveva aiutati, sagome scure contro il cielo blu ma non troppo, quella strana ora del giorno in cui non è ancora l'alba ma il cielo già ne porta I segni. Avevano trascorso in macchina tutto il rimanente della notte e MyKayla nemmeno se ne era accorta. Alzando gli occhi verso il paesaggio vide che si trovava ai piedi di una collina il cui verde intenso si poteva immaginare anche con la scarsità della luce. I signori Grace si avviarono a passo deciso su per la collina, vero un pino particolarmente alto e svettante, sotto cui era accucciata una figura enorme ma prima che uno dei tre piccoli semidei romani potesse reagire, Piper spiegò che era Peleo, il drago a guardia del Vello D'oro. Fu piacevole tirare il primo respiro di sollievo dopo giorni e sentire la brezza entrare nei polmoni.

Sapeva di mare e di bosco, assieme.

Superata la barriera si aprì davanti a loro uno spettacolo molto diverso da Campo Giove, con il suo ordine. C'erano casupole ammontonate, illuminate dalla pallida luce delle torce verdi appese fuori da una delle case. 

Jason si staccò dal gruppo e fece qualche passo verso il centro dell'agglomerato di case.

"Questo posto non cambia mai... è bello sentirsi..."

" A casa?" chiese sua moglie.

"Già... a casa." 

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