30. Ombre nelle fiamme

"Se hai deciso così..."

"Sì, ho deciso così. Smettila di chiacchierare."

Senza farselo ripetere due volte la volpe tornò all'attacco, e Gabriel potè solo immaginare come si sentisse a dover attaccare senza pietà uno dei suoi ragazzi indifeso. O meglio, lui pensava fosse indifeso perché non capiva come avrebbe potuto continuare a combattere senza vedere il proprio nemico. Evidentemente Gabriel non aveva la minima idea di cosa significasse non aver mai visto niente senza i propri occhiali, sapere che ci sono mille altre cose che ti possono permettere di vedere quando la vista viene meno. Non sapeva che se vivi in un mondo di ombre sfocate, anche i respiri diventano importanti.

Infatti con grandissima sorpresa del ragazzo, Robert riuscì per poco a schivare l'enorme mostro che aveva tentato di atterrarlo. Ci riuscì, sì, ma i suoi riflessi erano di sicuro rallentati, perché non riuscì a prevedere il colpo che gli arrivò sulle costole. Nessuno riusciva più a vederlo chiaramente, ma l'immaginazione di tutti bastò a ricreare lo schiocco di almeno una costola e l'immagine di un Robert con il fiato mozzato, non tanto distante dalla realtà dei fatti.

Il duello, che era sembrato fino a quel momento nelle mani del ragazzo, era ora tutto per Scarlett. Lui si abbassò di nuovo per schivare una zampata e il fischio dell'aria tagliata sopra la sua testa gli disse che aveva fatto bene. Tuttavia lei poteva vederlo e avrebbe potuto colpirlo di nuovo. Con un colpo di reni si gettò dove presumeva non fosse la volpe.

Purtroppo sbagliò e per la seconda volta gli artigli lo colpirono.

Scarlett sapeva di essere improvvisamente in una situazione di vantaggio ma non avrebbe saputo dire quanto sarebbe durata. Non era così stupida da pensare che tutto sarebbe potuto finire così facilmente. Il ragazzo si era messo sulla difensiva, arrancando fino a quello che aveva giustamente presunto essere il centro dell'arena. Li si fermò ansante, una mano stretta sul martello così forte che le nocche sembravano voler uscire dalla pelle. Miss Cadmy iniziò a girargli attorno lentamente, così piano che sembrava quasi essere stata ripresa e poi rallentata digitalmente. Conscia di ogni muscolo che si muoveva nelle sue zampe ridusse al minimo ogni rumore da lei prodotto, come ogni volta che andava a caccia. La sola idea di pensare a Robert come una preda le strinse il cuore, ma doveva aver fiducia in lui. Per forza. O avrebbe finito con l'ucciderlo, se non si fosse fidata di lui, del suo essere in grado di contrastarla anche se combatteva al massimo delle sue forze. Lo vedeva chiaramente mentre teneva gli occhi chiusi: le ombre lo avrebbero solamente distratto, cercando di controllare il suo stesso respiro per escluderlo dallo sprettro di suoni di cui doversi preoccupare. Girava la testa ora da un lato, ora dall'altro per captare anche la minima vibrazione prodotta dalla sua avversaria. Per lunghi secondi non fu in grado di sentire nulla. Proprio per quello l'odore alle narici di Scarlett si fece più chiaro.

Un cucchiaio di angoscia, due manciate di isteria, abbondante paura.

Oh sì, ci erano già passati. Ma questa volta era diverso. Non vi erano né vergogna né delusione nel bouquet del figlio di Efesto. Non era più l'undicenne sovrappeso che aveva terrorizzato anni prima. Questo Robert, se solo l'avesse individuata, non avrebbe esitato ad attaccarla con tutta la forza che aveva.

Quando raggiunse la posizione che aveva progettato, perfettamente dietro le spalle del ragazzo, invisibile anche se lui fosse stato vedente, si fermò. Il silenzio calò innaturale sull'arena e, quasi come per un incantesimo, a tutti parve che fosse l'intero mondo ad essersi congelato in quell'istante. Gabriel ebbe l'impressione che in quella desolazione sonora si sarebbe potuto udire l'erba crescere nelle farms australiane. 

Poi, però un semplice rumore. 

Un semplice rumore a cui nessuno avrebbe fatto caso in una situazione normale, ma che risuonò come una fanfara soprattutto per le orecchie di Robert. Un rametto si spezzò sotto la zampa della volpe, alla quale non rimase che accelerare l'azione prima che fosse troppo tardi. Il ragazzo fu veloce a girarsi verso il rumore, abbastanza da non farsi cogliere di spalle. Come una palla demolitrice Scarlett lo colpì in pieno petto atterrandolo, ma lui era già pronto a reagire. Sgusciò via da sotto le sue fauci rotolando su un fianco, costringendola a ritentare l'affondo: esattamente come Rob voleva.

Come un torero che evita le corna del toro, il ragazzo ascoltò i movimenti dell'avversaria che si dipinsero nella sua testa, un quadro fatto di immagini sfocate e di ombre rossastre come viste attraverso delle fiamme. La evitò e sentì l'enorme corpo del mostro passargli rasente, vicinissimo.

A portata di mazza.

Trova il punto che il tuo nemico non può difendere. 

Il martello disegnò un arco in aria prima di abbattersi con forza distruttiva sulla schiena della volpe e il guaito che ne seguì fece venire la pelle d'oca a tutti.

"L'ha colpita!"

Gabriel non vide chi aveva parlato, erano tutti paralizzati a guardare oltre le fiamme, ma non si notò nulla esplodere in una nube di polvere dorata. Scarlett era ancora viva. Con la coda dell'occhio vide la signorina Peak con il viso ridotto a una maschera di marmo inespressivo. Tutti erano pietrificati da quello che avevano appena capito essere successo. Rob, un semplice semidio, cieco per di più, aveva colpito in pieno la volpe Cadmea con una martellata.

Colpita, Scarlett sentì quasi venirle meno le zampe posteriori e un acre odore di pelo e carne bruciata si diffuse nell'aria. Come già notato da prima il martello del ragazzo era arroventato. Robert non sorrideva, era serio come prima ma ora aveva una traccia in più da seguire: poteva sentire la puzza di bruciato proveniente dalla ferita fresca appena inferta all'avversaria. Se tendeva le orecchie poteva quasi sentire il rumore del sangue che aveva iniziato a stillare dal cuoio bruciato. Forse a causa di un qualche istinto più animalesco che altro Scarlett ritrasse le gengive scoprendo i denti bianchissimi. Un ringhio gutturale, che non prometteva niente di buono, le sgorgò dalle fauci mentre zoppicava vistosamente per mettersi in una posizione di attacco più vantaggiosa. Il piccolo Robert, quando la volpe gli ringhiava contro, era solito metterlesi davanti e urlare con i suoi polmoni affaticati da bimbo grasso. Con una sorta di ironica citazione del passato, il Robert del presente fece lo stesso, ma il suo urlo fece solo paura ai presenti e fece rizzare i peli sulla nuca della signorina Cadmy. Facendo forza sulle zampe anteriori la volpe scattò in avanti e altrettanto fece lui, andandole incontro.

Metallo contro denti.

Iniziò una complicatissimo e frenetico susseguirsi di colpi. Il figlio di Efesto deviava i morsi, la volpe bloccava le sue mazzate. Nessuno dei due sembro preoccuparsi del sangue che colava dalle ferite di entrambi, sempre più numerose. Una zampata prese Rob in pieno petto stracciandogli la maglietta e la pelle sottostante, su cui comparvero immediatamente stille rosse di sangue. Prima di ricevere un altro colpo, però, le assestò una forte martellata sulla zampa. Accecata per un secondo dal dolore la volpe addentò la prima cosa che si trovò davanti: il braccio di Rob.

Le fiamme sul perimetro ebbero un attimo di traballamento e poi si abbassarono alla misera altezza di qualche centimetro. Tutti finalmente videro chiaramente quello che stava succedendo nell'arena, ma nessuno osò tentare di attraversare la fune, nonostante ci sarebbe voluto un piccolo salto. Nessuno aveva cuore di dare a Robert altro a cui pensare oltre ai denti di una volpe gigante completamente conficcati nel suo braccio. Una smorfia di dolore era tutto ciò che si vedeva sul suo volto contratto. Facendo appello a non si sa quale rimasuglio di volontà le sue braccia presero fuoco con una fiammata gialla e bianca, la quale bruciò senza tanti complimenti la bocca della volpe. Ora ogni volta che respirava si intravedeva la lingua rosa cicatrizzata dallo stesso calore che l'aveva fatta allontanare.

Nel giro di qualche millesimo di secondo da quando ebbe il braccio libero Rob si rimise in piedi e con fatica si gettò praticamente a cavallo di Scarlett. Le zampe posteriori le cedettero facendo rotolare i due avversari quasi a terra ma al ragazzo non importò più di tanto. Usando il martello per aiutarsi strinse le braccia al collo della volpe.

Lei si dimenò, cercò di raggiungerlo con le fauci, con le zampe, ma l'unico modo in cui si sarebbe potuto liberare di lui sarebbe stato usando le zampe posteriori che ora giacevano percorse da un lieve tremito, ma per lo più inermi. Strinse. Strinse le braccia soffocandola in un abbraccio quasi mortale, affondando il viso nella sua pelliccia sporca di sangue, contando mentalmente i secondi che lo separavano dalla non più lontana vittoria.

Doveva solo stringere.

Doveva solo resistere.

Tre minuti non sono tanti.

No, forse sono un'eternità.

Ma anche quella che sembrò un'eternità finì.  

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Salve a tutti, piccoli Akei! Speriamo che il capitolo sia stato di vostro gradimento!

Inoltre avvisiamo che presto arriverà qui su Wattpad un inedito originale a opera di Lice! Trovate tra le nostra opere "Aspettando Joy", nel quale verranno pubblicate le anteprime dell'opera per farvi venire un po' di acquolina!

Alla prossima!

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