26. Chiamale se vuoi... punizioni
"Questa roba puzza maledettamente!"
"Cosa ti aspettavi, profumo di rose? È letame. Anche se lo produce un cavallo alato non vuol dire che profumi. Più che altro non capisco come facciano a produrne così tanto! Solo una settimana fa ho pulito e ora guarda che... letamaio!"
Era stato spedito a lavorare assieme ad Helen Bucket. Che bello.
Come era andata la questione? In modo molto semplice. Dopo essere stati cattati da Sue e Scarlett in formato rattoso, entrambi erano stati sentenziati alle peggiori punizioni che c'erano al campo, ognuna pensata appositamente per il proprio destinatario. Per questo motivo era finito lì, mentre Brice, impossibilitato nei lavori pesanti, era rinchiuso nella Casa Grande a ricopiare in bella grafia una montagna di documenti e ricevute. Che bello.
"Ma tu perchè sei in punizione stavolta?"
Helen si scostò un ciuffetto di capelli ribelli dalla faccia con un soffio. Jasper non riusciva a capirla, c'erano momenti in cui il fastidioso folletto sembrava lasciare il posto a un'altra persona, leggermente malinconica.
"Gabriel mi ha tirato un pugno."
"E tu sei in punizione perché qualcun altro ti ha aggredito?"
"Dai, Smith – sbottò – seriamente pensi che Gabriel non abbia avuto nessun motivo per farlo?"
Il ragazzo ci pensò su e non ci vollero che due millesimi di secondo per rendersi conto che la sua uscita era stata parecchio stupida.
"Comunque – riprese lei – stavo prendendo in giro Marissa per il collare al collo. Niente di che."
"È maleducazione prendere in giro i malati."
"Anche far notare agli altri i propri difetti lo è, Smith."
Entrambi rimasero fermi due secondi con le mani strette sulle pale, prima di scoppiare a ridere. Sapevano di non rientrare nella categoria della gente educata. Né l'uno né men che meno l'altra.
"Dai non siamo così pessimi... intendo, io e Gabriel."
"Come coppia fate schifo." Scherzò.
"Sai benissimo a cosa mi riferisco."
Appoggiò il manico della pala sotto il mento e rimase a fissare Helen.
"Sai, all'inizio pensavo che foste i peggiori mai arrivati al campo da quando ho memoria. Eravate così lamentosi, così pieni di vostri problemi da non capire che tutti siamo nelle stesse condizioni. Poi ti ci sei messo tu con l'essere figlio di Ade... Meno male che sei migliorato. Ma la compagnia di quelli della Cinque ti fa bene."
Jasper rimase colpito dalle parole di Helen. Non aveva mai pensato ad una prospettiva diversa dalla sua.
"Stessa cosa per il biondino, non credere. Lui mi sembrava proprio il tipico smidollato pieno di buoni principi che però quando lo si mette alla prova è goffo, tutto fumo e niente arrosto... e invece, guardatevi. Lui ha avuto il fegato di tirarmi un pugno e tu finisci in punizione come uno qualunque. Essere figlio di un Pezzo Grosso ti accorcia la vita e basta, ma non siete diversi da noi altri... e il fatto che lo sappiate è una cosa importante per tutto il campo. Noi semidei abbiamo poco spazio nel mondo dove stare tranquilli, non possiamo permettere che venga ingombrato da degli ego fuori misura."
Con un gesto sapiente la ragazza impilò una consistente quantità di letame sulla pala per poi lasciarlo cadere nel secchio mezzo pieno. L'odore acre le feriva le narici come al solito e la gola le si chiudeva dal disgusto. Avrebbe potuto fare un incantesimo per avere petali di rosa attorno, ma non l'aveva mai fatto. Aveva capito fin dal principio che il meccanismo della punizione non era fatto solo per disincentivare il ripetersi di azioni sgradevoli per tutti, ma soprattutto per essere costretti a pensare. Ed era questo che Helen faceva spalando.
"Sono felice non mi ritieni più... Un idiota lamentoso."
"Ho detto che non sei più lamentoso, non che non ti ritenga più un idiota. Ma ti sei mai visto come tieni una spada?! Dovrebbe venirti naturale."
"O forse no. Non c'è nessuna regola scritta che obblighi tutti i semidei ad avere talento nella scherma."
"Ma è una cosa così comune! Hai visto Gabriel? Lui ha un talento naturale che tu invece non sai sfruttare."
"Non è che non lo so sfruttare, semplicemente non ce l'ho."
"Forse dovresti cambiare arma."
"E usare cosa?"
"Ah, non lo so, ma quella pala la maneggi bene per essere la prima volta che spali sterco!"
Risero di nuovo.
"Jasper Smith, il temibile palatore!"
"Ehy, guarda che ti spalo la famiglia!"
In un nuovo scoppio di ilarità Helen si mosse bruscamente andando ad urtare il secchio di Jasper, il quale riversò il suo contenuto di nuovo per terra.
"No! Guarda che casino!"
"Io te l'avevo detto di svuotarlo prima che fosse troppo pieno. Io di secchi me ne intendo. Ma del senno di poi sono piene le fosse... non che a te dispiaccia, penso."
Con un "Ah-Ah, molto spiritosa, Bucket" il semidio rimise una spalata di cacca nel secchio, poi lo prese per il manico e trattenendo il respiro uscì dalle stalle.
Sandra Orlando conosceva i segreti di quasi tutti gli abitanti del Campo Mezzosangue, ma solo un abitante del Campo Mezzosangue conosceva almeno un segreto di Sandra Orlando. Perché ne era al corrente?
Molto semplice. Quella persona ne faceva parte. Sarebbe un po' difficile che non ne fosse al corrente.
Sandra era arrivata per prima, come al solito. C'era un posto dietro le stalle - abbastanza lontano dal letame per non morire soffocati, ma abbastanza vicino al letamaio per tenere a distanza la maggior parte dei curiosi - in cui avevano trovato un tronco abbattuto che fungeva bene da panchina, a riparo da occhi indiscreti. Pensava fosse perfetto per i loro incontri. Anche se mantenere determinati segreti a volte sembrava davvero stancante. E attendere snervante. Ma l'amore vince su ogni cosa, no? Sandra aveva scoperto che l'amore aveva vinto anche sul figlio di Afrodite, Will. Trovava la cosa incredibile: il truffatore truffato dal suo stesso potere! Il migliore scherzo della vita! Era stata una scoperta inaspettata e quasi per caso, ma era una cosa di così massima segretezza che non osavano parlarne che dietro le stalle. Tanto non ci andava mai nessuno.
Will arrivò in perfetto orario, con la faccia sorridente da fotomodello come al solito. Senza dire una parola si mise a sedere accanto a Sandra a una cinquantina di centimetri di distanza, come due spie in un vecchio film.
"Non ci siamo ancora rotti di fare gli anonimi?"
"E dove starebbe il divertimento? Gli scherzi, i dispetti, la rivalità tra case? domandò in risposta Sandra, con un sorriso tutto storto.
"In ogni caso non ci crederebbe nessuno che fai la consulente di cuore. Nemmeno io ogni tanto ci credo."
"La cosa è più che contraccambiata, Brody."
Pur sentendo le voci, Jasper non collegò immediatamente a chi appartenessero, ed immaginando fossero solo due semidei di passaggio dietro le scuderie, continuò imperterrito il suo percorso verso l'ernome cassa di legno che fungeva da deposito per il compostaggio. Le fragole non crescevano così belle e rigogliose solo per sorridere ai figli di Demetra. Solo quando, girando l'angolo, si rese conto che le voci non appartenevano a due individui randomici ma a Will Brody e Sandra Orlando si bloccò come pietrificato. Cosa ci facevano lì assieme?!
"Sei sempre così acida. Sei davvero antipatica."
"Meglio acida e intelligente che bella e stupida. Vero, Will?"
Era un regolamento di conti. Non poteva essere altro che quello. Stavano per uccidersi, ecco che stava per accadere. Di sicuro. Avrebbero tirato fuori qualche oggetto contundente o della panna montata e se la sarebbero spruzzata in faccia a vicenda. Oppure era una singolar tenzone! Qualcosa sarebbe accaduto.
"Sei fisicamente impossibilitata a essere la seconda. E lascio a te la scelta dell'aggettivo che ti si addice."
Inaspettatamente, Sandra iniziò a ridere. Ma ridere ridere, come se Will non avesse appena attaccato il fatto che lei fosse brutta. Rideva, invece, come se avesse appena fatto una battuta.
"Perfetta."
"Ora non esagerare. Qui quello perfetto sono io."
Jasper si sporse oltre l'angolo e vide William tendere una mano avanti, forse voleva paralizzarla con la mano maledetta... e invece...
E invece quello che fece fu attirarla a sé e baciarla.
Esatto. Baciarla. Baciarla? Qualcuno fermi il mondo, Jasper vuole scendere!
Sandra non parve stupita dal bacio, anzi. Quando Will si decise a lasciarla andare, sorrise e si infilò sotto il braccio della mano sana, stringendoglisi contro come se fossero una coppia vera.
Senza pensarci due volte Jasper appoggiò il secchio per terra e corse di nuovo verso le stalle. Doveva chiamare Helen: se fosse stato un incantesimo, lei l'avrebbe capito. O magari la stava prendendo in giro. Voleva credere che fosse così ma quel bacio non era sembrato affatto una presa in giro.
"HELEN!"
La ragazza alzò lo sguardo dalla pila di letame, l'ultima rimasta, che stava fissando con non molto interesse.
"Dove eri finito? Da quando in qua ci vogliono cinque minuti contati a portare via un secchio?"
"Stavi contando i minuti?"
"Eccerto... non è che ci sia molto da fare di diverso qui. Comunque che c'hai da urlare?"
Con il fiato corto Jasper spiegò tutto quello che aveva visto, osservando il sempre crescente stupore di Helen dipingersi nelle sue pupille. Non ci voleva credere nemmeno lei.
"Stai scherzando, vero?"
"Ti giuro di no!"
Detto questo la prese per una manica e la trascinò lungo il sentiero che aveva percorso pochi minuti prima, fino all'angolo sicuro da cui si potevano osservare Will e Sandra mentre parlavano ora sottovoce e ridacchiavano come una coppietta qualsiasi.
"Dei... che schifo - commentò Helen - Il bello e la bestia. Spero sia sotto incantesimo."
"Non dovresti essere capace di capirlo da sola?"
"Ma per chi mi hai preso? Mica sono un rilevatore di energia magica paleogreca. Sono solo una figlia di Ecate. E come se io ti chiedessi di identificare la composizione del terriccio in un vaso di fiori."
"Ora che la metti così sembra molto stupida come cosa."
"Tu sei molto stupido come coso."
"Comunque secondo te fanno sul serio?"
Lei tornò a guardarli per un paio di secondi.
"Penso di sì... insomma, se avesse voluto fare uno scherzo del genere non saremmo qui da soli ma ci sarebbe almeno tutta la casa di Ermes a seguire l'accaduto. E lo starebbero registrando. E lo produrrebbero in DVD per poi passarlo alla grande distribuzione. E farebbero firmare le copie a Will in persona. E..."
"Okay, okay, ho capito. Non me ne capacito comunque. Sandra è... e Will è invece..."
"Sono davvero davvero una strana coppia. - una luca malvagia accese gli occhi di Helen. - e se li registrassimo noi per poi dirlo a tutti?"
"Ma seriamente? No! Insomma se si abbassano a vedersi dietro le stalle solo per stare assieme, allora magari non è una buona idea sparare a zero. Non credi? E poi non vorrei trovarmi a essere oggetto di scherzi per il resto della mia vita al campo e anche fuori fino alla mia prematura morte da semidio. Grazie."
"Ma cosa ci può essere di male!"
"C'è un sacco di male nella tua idea! Come ti sentiresti se qualcuno rivelasse a tutti il tuo più grande segreto?"
Helen si zittì e guardò di nuovo la coppia. Una strana nostalgia le riempì il cuore. Le mancava il suo di fidanzato, che neanche sapeva che era una semidea, a cui non avrebbe potuto probabilmente rivelarlo senza mettere in pericolo la loro relazione. Percepì la crudeltà di ciò che aveva appena detto.
"Potremmo semplicemente tenercelo per noi, allora. Questa mi pare una buona idea."
"Non mi dirai mai cosa ti ha fatto cambiare idea, vero?"
"No, penso di no."
"Allora va bene."
"D'accordo."
Se ne tornarono al loro lercio lavoro, mentre la coppia più improbabile del campo si godeva i propri meritati (e rubati) attimi d'amore.
CIAO ACHEI!
Vorremmo ringraziarvi per essere arrivati fino a questo punto assieme ai nostri eroi!
Lice & Catz
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