25. Tutti quanti vogliono fare SQUIT
"Ma sei sicuro che sia corretto... nel senso. Non è un po' ingiusto usare i propri poteri così?" chiese Jasper mentre sollevava la terra di qualche centimetro per finire il suo personale circuito di corsa degli scarafaggi per far contento Fabrice.
Il vispo figlio di Atena disteso al suo fianco - stava misurando con un righello l'altezza della Montagnola della Morte, ultima fatica per le sue blatte - si strinse nelle spalle e commentò: "Non stiamo mica facendo nulla di male, no?"
"Tu no, io sto usando i miei mortali poteri da figlio di Ade per costruire uno scarafaggiodromo." Gli scappò da ridere.
"Eh, appunto! Li stai usando a fin di bene! Chi vuoi tenere oggi? Scar o Scarface? Oppure Pepperoni? Si è ripreso dall'ultima giornalata che Iris ha tentato di dargli."
"Non me la sento di farlo correre dopo così poca convalescenza. Prendo Scar."
"Okay."
Brice si alzò e andò a recuperare un cestino di vimini. Lo appoggiò nel punto deciso come partenza e aprì il portellino. Nel cotone riposavano tre scarafaggi americani con lunghe antenne. Estrasse i due che si muovevano più rapidamente e legò attorno ad una zampina posteriore di ognuno un sottile filo rosso che sarebbe stato usato come guinzaglio e tagliato nel momento della partenza.
"Scar sembra in forma, devo dire." Commentò contrariato, alzando Scarface e mormorando: "Non mi deludere, amico."
Si rivolse a Jasper: "Sistema la ciambella subito dopo la pista della Montagnola."
"Hey, voi due!" Li interruppe una voce infastidita. Entrambi si voltarono e notarono la capocasa della casa di Apollo venire loro incontro. Guai in vista.
"Ah, lascia perdere, Jas. Li facciamo correre stanotte." sussurrò rapidamente il figlio di Atena, nascondendo i suoi preziosi amici nella cestina.
"Che guastafeste..." mugugnò Jasper posando i palmi a terra e riappiattendo tutta la pista come se non fosse mai esistita. La geokinesi non gli era mai più riuscita come la prima volta, il massimo che riusciva a fare era alzare degli scalini di dieci centimetri. Brice alzò la testa e parve preoccupato dalla sua delusione. Rimase pensieroso per qualche istante, poi si illuminò di nuovo e alzando un dito secco come un ramoscello, disse: "So cosa fare! Sarà comunque molto divertente!"
"Non dovremmo... che ne so, andare ad allenarci?"
"No, no! Ma va! Dobbiamo andare da Shoshanah!"
"E con lei cosa facciamo?" Chiese Jasper indicando la capocasa di Apollo, nonostante li avesse appena raggiunti, come se non fosse lì. Questo parve darle davvero molto fastidio.
"Cosa state tramando, teppisti?"
"Niente, Theresa. Stavamo giocando con i nostri animaletti. Vuoi vederli?"
La giovane e atletica biondina storse il naso. "Fareste meglio a seguire una delle lezioni in corso."
"Andremo alla prossima, tranquilla Ther." Disse Jasper, mentendo spudoratamente.
"Come no."
"Jasper voleva dire che ci andiamo subito. Vero, Jas? Avevamo deciso per greco, no? Mia sorella ci aspetta."
"Oh si certo. Iris ci ha chiesto di andare." Asserì annuendo anche più del dovuto, cosa che non piacque più di tanto a Theresa, che aprì la bocca per ribattere, ma non fece in tempo: Brice afferrò Jasper per mano, alzò l'altra in segno di saluto e flippò via come una cavalletta.
"Speriamo non ci segua, altrimenti addio divertimento."
"Ma seriamente Iris ci aspetta?"
"Ti pare?" Fabrice girò l'angolo di una casa e si appiattì contro di essa, sbirciando per assicurarsi che Theresa non avesse avuto la malsana idea di seguirli "Via libera. Veloci e rapidi nella casa Dodici."
Dopo l'avventura sui pegasi Jasper aveva iniziato a prestare un po' più di fiducia in quello strano amico. In quello strano primo amico che si trovava ad avere. Piccolo, dall'aspetto particolare e assolutamente pieno di idee malsane (di sicuro più di Theresa LeWood). Scarlett non li aveva mai beccati per la scappatina con i cavallini arcobaleno, non aveva scoperto il loro scherzo a Mark (pura goliardia) come non li aveva scoperti Sue a marinare le lezioni quel giorno. Brice aveva la scusante della malattia, lui semplicemente era troppo nuovo (ancora per poco) per arrabbiarsi con lui come una Helen qualunque. La cosa che preoccupava di più le due insegnanti era che Fabrice dimenticasse le medicine, ma tutto questo andava a suo favore: anche se li avessero beccati, la loro rabbia sarebbe sbollita subito. Per questo il figlio di Atena osava tanto nel Campo.
"Ho provato solo una volta quello che voglio fare assieme a te." disse a Jasper, mentre si avvicinavano quatti quatti alla tranquilla casa dei figli di Dioniso "Ed è un grande privilegio."
"E più o meno quanto è pericoloso? Giusto per sapere se seguirti o fuggire." La mise giù come una battuta ma Fabrice sapeva perfettamente che sarebbe stato capacissimo di fugarsela così a caso. Tutte le leggende parlano di eroi coraggiosi figli di grandi divinità...peccato che quanto a coraggio Jasper fosse più simile a un gasteropode che a un eroe.
"Solo divertimento. Assicurato."
Si piantò davanti alla porta della casa Dodici seminascosta dai tralci e diede una bussatina al battente. La voce monotona di Sho diede loro il permesso di entrare e Brice, aprendo la porta giusto il necessario - cioè di uno spiraglio sottilissimo, si infilò dentro, sussurrando a Jasper di "Darsi una mossa". Aprendo la porta più di quanto fosse stato necessario a Brice, il figlio di Ade si intrufolò nella cabina. Non ci era mai stato ma era diversa dalle altre dove era stato: diversa da quella di Atena, di Ermes e di Ade. Soprattutto rispetto all'ultima, ma non ci voleva molto. L'unica sostanziale somiglianza con quella di Jasper, era l'apparente novità di ogni cosa. Tutti i letti tranne uno erano intonsi e non c'erano grandi segnali che normalmente la cabina fosse abitata. Solo l'ultimo letto sulla sinistra, che aveva al posto di una gamba un tronco di vite avvolto e legato tramite i tralci alle doghe, era occupato dall'unica abitante di quel posto. Shoshanah alzò con molta calma gli occhi dal proprio fumetto in greco antico e non si scompose quando li vide.
"Ciao."
"Ciao, Shooooo!" Brice le si lanciò praticamente addosso, invadendo il suo spazio personale e abbracciandola - senza essere ricambiato. L'altro ragazzo non ebbe così tanto slancio e si limitò ad alzare una mano in segno di saluto. Dalla loro prima chiacchierata non avevano avuto modo di parlare così a lungo, ma Jasper non avrebbe mai dimenticato quanto l'avevano aiutato le sue parole.
"Come mai qui?" domandò Sho, guardando prima uno poi l'altro.
"Mariniamo la scuola, non si vede?"
"Mh." Fu la quieta risposta della ragazzina, che tornò subito a dedicarsi al suo fumetto. Fabrice osservò per un attimo i suoi movimenti, poi repentinamente le si aggrappò alle spalle. "Shosh, non è che avresti tempo per un favore?"
"Dipende."
"Quello dell'altra volta. Jasper vorrebbe taaaaanto provare l'esperienza!"
"In realtà non so neanche di che esperienza si tratti ma... direi che dopo aver volato su un pony a metano, posso fare tutto."
Shoshanah spostò di nuovo lo sguardo, prima Jasper, poi Brice. Infine si strinse nelle spalle.
"Okay."
"Siiiiiiiì!" Fabrice esplicitò nuovamente la sua gioia abbracciandola, dopodiché schizzò in piedi e iniziò a saltellare da un piede all'altro. L'amica emise un sospiro, si alzò, aprì un cassettino del comodino di fianco alla testata del letto ed estrasse la sua arma di distruzione di massa, quella specie di bastone per selfie d'oro con cui aveva trasformato Gabriel in un criceto biondo. E fu allora che Jasper vide l'universo spalancarsi davanti a suoi occhi semidivini. Ricordava cosa era successo l'ultima volta, se lo ricordava tutto il campo! Capì che cosa voleva fare Brice e... Gli sembrò l'idea più smandrappata e assurda di sempre.
"Siamo sicuri che poi ci sai fare tornare normali?"
Shoshanah alzò semplicemente un sopracciglio e disse: "Non siete mica i primi."
"Jas, che domande fai!? Ovvio che sa farci tornare normali! Shosh è una maga con il sirto!"
Ecco allora come si chiama quel mega stuzzicadenti dorato! La piccola figlia di Dioniso se lo girò pigramente tra le mani e poi schiacciò qualcosa che emise un sottile crepitio. Lo stuzzicadenti divenne un sottile bastone adorno di foglie d'edera e tralci di vite, con in cima una grossa pigna. Jasper non aveva mai visto quell'oggetto, ma qualcosa nella sua testa gli fece scattare un campanello d'allarme: doveva essere il simbolo del padrone della casa che al momento li stava graziosamente ospitando. Non avrebbe mai associato le pigne al Dio del vino, ma non avrebbe di sicuro dato voce ai suoi dubbi.
"Hai qualche indicazione, Brice? Abbiamo un tempo di esorcizzazione?"
Fabrice guardò la sua amica e alzò le sopracciglia. Sho si limitò a stringersi nelle spalle.
"Dovete tornare qui per tornare umani. Ah ah. Per la battuta."
Non era una vera e propria risata, più un suono neutro, una constatazione.
"Mettiamo solo in chiaro una cosa. Se mi mangia qualche animale, il mio spirito vi tormenterà entrambi fino alla fine dei tempi. Chiaro?"
"L'unica che ci può mangiare è Scarlett." rispose piccato Brice.
"Scarlett sa distinguere topi da semidei mutati." aggiunse Shoshanah "E poi siete troppo piccoli."
"Bene!" Il sottile figlio di Atena scattò in piedi con un balzo e si parò dinnanzi alla ragazzina. "Iniziamo con Jasper!"
E bibbidi bobbidi RAT! Jasper fece un profondo respiro e si avvicinò a Shoshanah, chiudendo gli occhi stretti stretti. Il tocco del sirto fu delicato e caldo sulla sua fronte.
Poi iniziò la sensazione psichedelica. Immaginate di essere inseriti un una lavatrice, completamente vestiti, e poi sentirvi proiettati in un tunnel armato di faretti da discoteca, e poi aggiungeteci una musichetta fastidiosamente stridula e veloce! Come un coro di voci bianche di roditori intenti ad accogliervi nel magnifico mondo delle creature pelosette con la coda glabra. Ed il gioco (o meglio il topo) è fatto.
Ancora con gli occhi chiusi, Jasper sentì uno dei due trattenere il fiato. Poi Fabrice disse: "È la prima volta che trasformi qualcuno in una roba del genere."
La voce monotona di Shoshanah rispose: "Dipende dalla natura delle persone. Non da me."
"Hey, Jas. Bello mio, vuoi darti un'occhiata?"
"SQUIT!"
Brice guardò Sho e lei gli fece con il capo in direzione di un armadio. Trovò subito quello che cercava e lo appoggiò dinnanzi a Jasper. "Apri gli occhi e guardati."
Quello che fino a qualche secondo prima era stato il ragazzo aprì i suoi nuovi occhietti neri e luminosi per ritrovarsi a guardare quella sembrava una baby pantegana con il pelo batuffolo. Era nero, con la coda rosa e nuda e... beh, quello non sarebbe passato per un tenero topolino di campagna nemmeno in un trip di allucinogeni.
"Sei proprio un rattone!" scoppiò a ridere l'amico.
Con non poco sforzo la neonata pantegana adattò le sue corde vocali alle parole umane. "Ehy ma non dovevo essere un topolino?!"
"La tua forma da roditore rispecchia quello che sei." ribatté tranquilla Sho "E tu sei questo."
"Beh, dai, mica male! Meglio di un cricetino biondo, eh, Jas?"
"Mi state dicendo che dentro sono disgustoso e nero come una pantegana?!" Dagli occhietti neri cadde una singola lacrimuccia topesca. Era un insulto, o comunque un'affermazione scomoda. A chi stavano simpatiche le pantegane?! A nessuno!
"Beh, sei figlio dell'Ospitale. Pensavi che saresti stato trasformato in una solare cavia andina color miele?"
"Non so neanche cosa sia una cavia andina! - continuò il ratto piagnucolando e andando a rannicchiarsi ai piedi di Shoshanah con fare lamentoso. - Mi noteranno tutti in giro!"
"È il porcellino d'India!" rispose Brice, mentre Sho si abbassava a raccogliere il topone. Gli fece una carezza e disse serena: "Fattene una ragione."
"Se io sono un rattone, allora Brice cosa diventerà?"
"Questo."
Fabrice non ebbe tempo di allontanarsi dal sirto, che sfiorò delicatamente la sua fronte con un movimento impensabilmente rapido per una come Shoshanah. Dopo il lungo e allucinogeno viaggio già sperimentato da Jasper, il ragazzino si ritrovò a squittire debolmente nella forma di un toporagno occhialuto. Sapete come ridono le pantegane?
Come i vostri peggiori incubi. Così rise il nostro Jasperatto a vedere la creaturina con le zampine troppo rosa e troppo sottili e la coda troppo corta e le orecchie troppo grosse per non essere risibile.
Sho lo rimise a terra di fianco al toporagno e Brice emise uno squittio costernato.
"Sei grandissimo!" pigolò von una vocina acuta e infantile.
"E tu sei una minuscola pallina di pelo! LOL."
"Hai detto davvero LOL?" Fabrice scoppiò a ridere e si mise a saltellare sulle sue quattro zampette "Ora possiamo andare all'avventura!"
"State lontani da Scarlett e Sue." Li ammonì Shoshanah "Non ho il permesso di trasformare le persone."
I due mossero i musetti all'unisono prima di sgomitarsi a vicenda e ridere topinamente. Quale sarebbe stato il loro primo obbiettivo?
"Possiamo fare quello che vuoi, Jas! A te l'onore di scegliere!" gongolò Brice, mentre assieme si avvicinavano alla porta della casa Dodici, dopo aver ringraziato e lasciato Sho al suo fumetto.
"Andiamo alla casa di Afrodite!"
Brice scartò di lato e prese la direzione giusta. "Di qui!"
Con due rapidi movimenti sinuosi i due roditori partirono di corsa, a balzelloni dimenando le code ad un ritmo non concordato, come un'ottima associazione a delinquere.
Sorpassarono statue e rovine, skipparono piedi e gambe in corsa, evitarono per un pelo di essere spiaccicati da una palla da volley entrata in orbita e infine approdarono tra i felici giardinetti della casa di Afrodite.
Quale modo migliore di iniziare una vita da pantegana se non distruggere le altrui creazioni artistiche? E si dà il caso che le composizioni floreali che profumavano l'aria sui davanzali della casa di Afrodite fossero creazioni di quella natura. Erano fiori di varie specie, ma tutti con un unico scopo: profumare l'aria circostante e abbellire la già splendida dimora della dea della bellezza.
Bastò un solo sguardo tra i due roditori per capire cosa fare.
Fabrice saltò in groppa a Jasper, dato che le sue corte zampette non gli avrebbero permesso di arrampicarsi e la pantegana spiccò un balzo verso i vasi, afferrando con i denti un rampicante. La scalata terminò in un successo grandioso. Era bello avere delle zampette così prensili e rosee!
"Ti stai divertendo, vero?" chiese Brice entusiasta, lanciandosi tra le rose e sparendo alla vista. La pantegana lo seguì, scoprendo con uno squittio deluso, che le piante non erano abbastanza alte per coprirlo interamente come facevano col il mini toporagno. Si acquattò e si tirò la coda tra le zampette. "oh si si si molto."
"Ora possiamo fare un sacco di cose. Questa è un'ottima zona d'azione." sussurrò il topino al suo fianco "Possiamo fare danni, un sacco! E poi possiamo spaventare i figli di Afrodite che sono facili da terrorizzare, soprattutto se sei una pantegana. E poi, vediamo... potremmo mettere in disordine tutti i loro trucchi! Perché dicono sempre a Iris che non si cura, ecco. Per ripicca."
"Per essere piccolo contieni molto spirito vendicativo, Brice."
"Sono scherzi innocenti! E poi sono piccolo solo a causa della malattia. Dentro sono un gigante!"
Disse così e poi con uno squittio che sapeva di risata, si arrampicò sul bordo opposto del vaso e si gettò letteralmente nella casa Dieci. L'amico lo seguì, saltando anche lui oltre il bordo del vaso, verso una caduta libera di qualche decina di centimetri per un umano, di metri per le misure roditori.
Fu così che ebbe inizio un vero e proprio pomeriggio di follia. Correre tra i piedi di tredicenni urlanti dava uno strano senso di ebbrezza, come il sentire ogni odore, ogni vibrazione dell'aria in modo così nuovo e acuto grazie ai sensi da roditore. L'adrenalina attraversava Jasper dalle orecchie alla coda ad ogni balzo spiccato con particolare attenzione per evitare che qualche piede graziosamente calzato lo schiacciasse. Ma il pericolo non era così presente: erano tutti più impegnati a fuggire piuttosto che ad acchiapparlo all'interno della cabina. Jasper con uno squittio vittorioso si diede una forte spinta con le zampette posteriori, arrampicandosi con un balzo sulla maglietta dell'unico e dashing Will. Vide i suoi occhi aprirsi dal terrore mentre gli atterrava, a rallentatore, prima sulla maglia e poi si dava la spinta per raggiungergli la faccia. Vide ogni singolo muscolo contrarsi in una smorfia di orrore, vide le pupille allagargarsi dalla paura, I fini capelli biondi muoversi a causa del movimento inconsulto della testa, vide anche il pomo d'Adamo sussultare quando in una frazione di secondo gli fu in faccia. Non fu un contatto più lungo di 10 millisecondi, ma bastò a fa urlare il bel figlio di Afrodite come se gli avessero strappato un dito. Più tardi avrebbe giurato di aver udito la pantegana ridere.
"Lizz! IL CUSCINO!" Si sentì urlare da qualche ragazza, mentre un'altra della casa, altissima e bellissima si armava di un cuscino su cui campeggiava la foto di Brad Pitt durante i suoi anni migliori. Brice rischiò di vedersela davvero brutta contro quel mentone che gli stava arrivano addosso a tutta velocità.
Con uno squik! da topo IKEA il figlio di Atena lo evitò gettandosi sotto il primo letto disponibile.
"Hey, Jas! Dobbiamo fugarcela o qui chiameranno rinforzi!" squittì vivacemente in mezzo al baccano. La pantegana in derapata, saltata giù dalla faccia di Dashing Will, raggiunse il piccolo topino scivolando.
"Mica volevi fare altre mille mila cose?"
"Intanto facciamo loro pipì tra i fiori!"
Fabrice si catapultò fuori dal suo nascondiglio improvvisato, fece lo slalom tra le belle gambe dei baby top model e spiccò un balzo, aggrappandosi alle tendine cuoricinose che davano sulla finestra. Cominciò ad arrampicarsi che Rambo tojete, seguito a ruota dalla palla di pelo nero. I fiori erano profumati. L'orina di topo, un po' meno. MA quando si hanno quattro zampe e una coda, e una possibilità del genere... probabilmente neanche una santa come Memo si sarebbe fatta sfuggire l'occasione.
Corsero come pazzi nelle fioriere facendo pipì alla stregua di irrigatori e quando non seppero più come annaffiare i gigli, si lanciarono nell'erba oltre la casa, lasciando dietro di sé uno scenario palesemente tratto da un horror.
"Andiamo a casa tua, Jas!" propose Brice, saltellando al suo fianco per tenere il suo passo.
"Ho decisamente bisogno di riposare un attimo, sono esausto dopo tutto quel correre!"
"Correre DOVE?" chiese una voce minacciosa da parecchio sopra di loro. Fabrice frenò di colpo puntò le corte zampette rosa nel modo sbagliato e si ritrovò a fare una perfetta ruota atletica, con la codina che frustava l'aria mentre si ribaltava sulla schiena. Un'ombra rese ostruì improvvisamente il passaggio dei raggi del sole sulle schiene dei topi, e mentre Brice si esibiva nel suo aggraziato numero di ginnastica, al topo nero si drizzarono i peletti sulla nuca. Non era una voce sconosciuta e nemmeno una sagoma sconosciuta quella che si stagliava su di loro.
"Oh oh." commentò il toporagno, cercando di riaggiustarsi gli occhialetti sul suo musino aguzzo "Troppo tardi, Jas."
Con uno squittio strozzato si misero l'uno accanto all'altro, indietreggiando tremanti con le codine strette al petto.
Mark stava con un sorrisetto beffardo stampato in faccia e una cesta di vestiti sporchi da portare in lavanderia. "Pensavo Shoshanah avesse smesso di fare ToD."
"ToD...?
"Trasmutazioni on demand. Come la TV on demand, ma con un tirso."
Brice frullò i baffetti, si sedette meglio sulle zampine posteriori e alzò il suo musetto sbarazzino sul facciotto di Mark. "Non per gli amici speciali, bello."
"Peccato che il maestro degli scherzi sia io." con una mano decisa li prese entrambi per la collottola come se fossero peluches, per poi spararli senza tanti complimenti tra i calzoni e le magliette macchiate di bacon e sciroppo ai mirtilli.
"Accidenti." sussurrò il topino, quando si ritrovò con un calzino posato sulla testa come un basco francese fuori misura "Non avevo previsto un figlio di Ermes tra i piedi."
"Questa roba puzza! Ehy, Mark! Dove ci stai portando?"
"A lavare ovviamente."
Questa volta Fabrice si irrigidì sul serio. "CHE!? Non avrai mica intenzione di farlo davvero!? Hey, amico, portaci da Shoshanah!"
"Solo dopo un giro in lavatrice."
Fabrice smise di tentare di parlare con quella zucca vuota e si rivolse a Jasper. "Mordi."
"Mordi cosa?!"
Il toporagno indicò con il musino una delle tozzo dita di Mark che portavano il cestino.
"Mordilo tu! Io c'ho schifo!"
"Non ho denti abbastanza forti Jas! Datti una mossa o stasera profumeremo di ammorbidente!"
"NO QUESTO MAI!" Con un forte snap di mascelle Jasper affondò i denti nella mano di Mark, il quale lasciò andare il cesto con un'imprecazione nemmeno troppo celata. Rotolando assieme a vestiti appollotolati e fazzoletti sporchi, Jasper e Fabrice riuscirono a scappare alle grinfie del figlio di Ermes.
"Verso la casa Dodici!" squittì vivacemente il toporagno, slanciandosi nella giusta direzione e ringraziando gli dei che la cabina dell'amica fosse a pochi passi di distanza "Ho cambiato idea, dobbiamo andare subito da Shoshan-"
Si trovavano ormai sotto la veranda della bella casa di Dioniso, pronti a scalare il primo gradino, quando la porta della casetta si aprì e i due metri di Scarlett invasero il loro campo visivo. Avrebbero potuto nascondersi, ma la volpe li fissava. In quel momento si resero conto entrambi che Scarlett non era lì per una visita di piacere alla sua cocca preferita.
"Ooooh, chi si vede." tuonò allegra e terribilmente minacciosa, ghignando con i suoi canini appuntiti come matite temperate alla perfezione "Vi stavo giusto giusto aspettando, topettini."
"C'è una prima volta per tutto." Si scusò in seguito Brice "Anche per le punizioni esemplari."
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