59.
Pochi chilometri a Est di Berlino, Aprile 1945
Nei cinque giorni successivi strinsero la morsa sulla città, in attesa dell'ordine per l'assalto finale.
Albert e Leonhard passavano le giornate sotto gli sguardi diffidenti dei loro compagni del settore Nord, ma nessuno si azzardava a toccarli. Entrambi dormivano poco, e spesso si ritrovavano a guardare la città, chiedendosi quanto si sarebbero sporcati le mani di sangue l'indomani.
Quella sera, a rimanere sveglio, fu Leonhard.
«Non hai mai partecipato a una battaglia di terra prima di questi giorni, vero?» gli chiese Albert strisciando accanto a lui.
«No, ero solo un pilota. Anche tu non riesci a dormire?»
«Come potrei, a così poco dalla nostra meta?»
«Forse dovremmo scappare ora che è buio» suggerì Leonhard, cercando nell'oscurità le sentinelle intorno a loro.
«E trovarci domani dall'altra parte della barricata? Guarda come siamo vestiti, ci sparerebbero prima ancora di chiederci da dove veniamo. Vai a dormire, sta arrivando la sentinella e se ci vede entrambi svegli si insospettisce.»
Leonhard si voltò per andarsene, strisciando verso il bivacco, ma si fermò ancora un poco.
«Albert...»
«Sì, Leo?»
«Volevo dirti grazie, davvero, per tutto quello che hai fatto. Probabilmente dieci anni fa, senza di te, avrei vissuto una vita meno felice.»
«Ma che dici? Smettila di dire cavolate e va' a dormire.»
«Sai, Albert, è così assurdo, come le nostre strade si siano incrociate. Forse c'è davvero qualche disegno superiore che ci sfugge. Inizio a pensare che io sia qui per sdebitarmi.»
«Va bene, ora vai.»
«Buonanotte, Albert.»
«Buonanotte.»
Leo si ritirò nel suo angolo di trincea, ma non riuscì a chiudere occhio per buona parte della notte.
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