43.

Varsavia, Ottobre 1944


Albert si trascinò sulla fanghiglia e si mise a sedere. Tossì e sputò fuori l'acqua malsana. La corrente lo aveva trascinato a valle, anche se per poco, e ora si ritrovava pericolosamente vicino al quartiere di Praga.

Lontano, sul ponte, s'erano rimessi a marciare.

Albert, tremante, s'infilò una mano nella tasca del pantalone e strinse la croce di ferro. La tirò fuori, la guardò, nera, lucida e gocciolante.

Fosse stato ancora nell'Heer, avrebbe potuto scambiarla per qualche razione o per delle sigarette; ma ora, lì nella terra di nessuno, valeva meno di niente.

Era solo inutile latta.

Si alzò, inarcò la schiena e distese un braccio, portò la destra alla nuca e lanciò. La croce volò sull'acqua e sparì tra i flutti.

Rimase lì a fissare il turbinio del fiume, quasi aspettandosi che lei potesse tornare in superficie a chiedergli conto delle sue azioni. Ma aveva altro a cui pensare ora: come affrontare l'inverno, la fame, la solitudine.

Si voltò, calpestando i rifiuti tra la terra e la sabbia, e tornò mogio verso il casolare, nascondendosi tra le rovine dagli occhi dei suoi cacciatori.

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