26.
Sopra i cieli del Kent, Settembre 1940
Leo non era mai arrivato. Da allora erano passati troppo tempo, troppe missive inascoltate e troppi morti per lasciare a quella storia qualcosa di più di una tiepida e amara malinconia. Quando Charles s'era abituato a non sentire più il calore s'era arruolato ed era diventato pilota in poco meno di un anno. Poi era venuta la guerra, e ora eccoli lì, a inseguire un'esca in rotta per Londra.
«Vigor Leader, bersaglio davanti a noi. Bombardieri medi, a 18.000 piedi. Non vedo nessuna scorta.»
«Ricevuto, Vigor Uno. Rimanete in attesa e occhi aperti, deve essere nascosta da qualche parte. Ricevuto?»
Charles agganciò il respiratore alla cuffia e mise a fuoco la serrata barriera di bimotori dritto davanti a loro, ancora lontano dalla costa inglese. I dodici piccoli fortini erano scaglionati in strette losanghe, ognuna posta a diversa altezza in una precisa diagonale. I loro due quadroni di Spitfire, una cinquantina di mezzi in tutto in scaglioni ancora più serrati, avanzavano in uguale formazione. Tra i due schieramenti il cielo era terso, sgombro – un miracolo, data la stagione.
La radio ronzò: «Ehi, Acton, solita scommessa?»
«Certo, McAvoy. Chi ne abbatte di più paga una pinta, come sempre.»
«Non occupate il canale radio inutilmente, ragazzi. Concentrati.»
La radio si zittì e tutti alzarono gli occhi alle nubi brillanti. Ecco, notò Charles, uno sfavillio: erano loro.
«Eccoli, Vigor Leader! Ci girano attorno, sopra di noi!»
«Ricevuto. Rompete la formazione, ingaggiare.»
Gli squadroni di Spitfire si aprirono a ventaglio e i motori aumentarono i giri, spingendo i caccia in quota sopra il nemico ancora distante.
La scorta di Messerschmitt Bf 109 apparve alta su di loro, alle spalle, superiore in numero di almeno due a uno; più piccoli e agili, i caccia tedeschi piegarono sulla formazione inglese, abbassando i loro musi gialli in picchiata, precisi nella loro formazione ad ala, e iniziarono a sparare.
«Hanno fiutato il merdaio, ora!» ordinò Vigor Leader, e uno stormo di Hurricane calò da est, protetto dal sole, addosso ai bombardieri che assediati snudarono gli artigli. La formazione tedesca si ruppe, e alcune squadriglie virarono per tornare indietro.
«Acton, con me» gli ordinò il caposquadra, «Inseguiamoli.» Charles e i suoi si lanciarono sulla loro scia, ma altri Messerschmitt vennero in soccorso. Uno dopo l'altro, ognuno fu impegnato in duelli isolati.
«Rimanete compatti!» urlò la radio, ma Charles non era della stessa opinione, troppo preso a controllare le ali di ogni caccia nemico. Prima o poi avrebbe trovato il segno che cercava, ma ora un'altra preda allettante abbassava la guardia e lo chiamava al dovere.
«Vigor Leader, alcuni bombardieri si stanno isolando, inizio la corsa d'attacco» comunicò, e spinse la manetta del gas.
«Restiamo uniti, Vigor due! Mi ricevi?»
Charles continuò sulla sua rotta e aprì il fuoco appena a portata. Ecco, la prima preda della giornata.
«Vigor due, torna indietro, lascia i bombardieri agli Hurricane!» lo richiamò la radio.
Charles la ignorò, affrontando i bimotori che, allargati i ranghi, aprirono uno spietato fuoco incrociato contro i ronzanti intercettori inglesi. Alcuni caddero in spirali di fumo.
La cabina di Charles si scosse e tremò, colpita. Per un attimo distolse lo sguardo in cerca di danni: nulla di grave, grazie al cielo.
«Ne ho uno in coda, riuscite a togliermelo?» chiese tranquillamente alla radio.
«Sì, se ti avvicini» gli rispose McAvoy. «Sei troppo distante, o ti avvicini o non riuscirò a raggiungerti.»
«Forza, Cam, non ho tutta la giornata.»
«Rallenta, maledizione.»
La carlinga tremò ancora, e altri Messerschmitt gli passarono davanti a tagliargli la strada. Charles virò e ne colpì un altro, ma non fu abbastanza.
«Vigor Leader, mi hanno colpito!» gracchiava la radio. «Ci sono addosso!»
Charles si maledisse e mollò l'osso. «Vigor Leader, arrivo in soccorso, mi ricevi?»
La radio tacque.
«Vigor Leader, mi ricevi?» ripeté, ma la radio tacque ancora e Charles, rabbioso, chiese vendetta.
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