Capitolo 9 - Uriel libera
Durante la festa vidi la venerabile allontanarsi con Dix ma, tutta presa com'ero dal colloquio informale con la Swita, non mi preoccupai della loro meta.
Appena la festa finì intravidi Dix da solo e fui assalita dalla preoccupazione.
Dix, non l'avrebbe mai lasciata da sola!
«Dix, che ci fai da solo? Dov'è la venerabile? Vi ho visti passeggiare insieme prima...» gli chiesi avvicinandomi, aveva un'espressione afflitta.
«Siamo rimasti poco insieme, ha detto di sentirsi stanca ed è scapata via, non ha nemmeno voluto essere accompagnata» mi spiegò.
Quasi lieta della sua assennata decisione mi congedai da Dix e porsi gli ultimi saluti ai presenti per abbandonare i festeggiamenti.
Con passo calmo tornai nella fortezza e mi affrettai a recuperare le vesti cerimoniali delle nahikae, era necessario che tornassero nel luogo dove venivano custodite ma, appena solcai la porta, mi accorsi che la stanza delle venerabile era vuota.
Tornai di fretta per strada, sentivo nell'aria la sua presenza ma era così forte che sembrava provenire da ogni dove in quella città.
Era difficile individuare da dove provenisse così fui costretta a chiedere di lei in giro per ricostruire i suoi movimenti.
Ben presto scoprii che era stata vista dirigersi verso le prigioni con indosso una mantella bianca.
Preoccupata e pensierosa mi affrettai a cercarla in quel luogo, per quale motivo poteva essersi diretta lì?
Le guardie, dopo ricambievoli ossequi, mi condussero nella cella dove la venerabile e Enex riposavano. Cosa le era preso?
Di primo impulso, un po' nervosa, pensai di svegliarli e portare via la venerabile con me ma ci ripensai, decisi di lasciare le cose così come stavano.
Ringraziai le nahikae e tornai nella mia stanza per riposare dalla nottata di festeggiamenti.
Ancora non mi capacitavo come la ragazza fosse riuscita ad eseguire la danza delle sorgenti senza nessuna preparazione.
Quando evocai "per sbaglio" la sua anima su Ariadonne era confusa e spaventata ma, giorno dopo giorno, la vedevo crescere.
Quando la osservavo, la mia mente tornava indietro al mio periodo di addestramento come sacerdotessa.
Ero così diversa da lei, ero motivata e grintosa, desideravo così tanto poter combattere e dalla mia persona permeava tutto l'orgoglio che provavo nel poter essere una sacerdotessa.
Lei invece sembrava sempre svampita, a mala pena sapeva quello che faceva ma, per nostra fortuna, fino a quel momento gli era sempre andata bene.
Ma, per quanto tempo avremmo potuto fare affidamento sulla provvidenza divina? Se solo non avessi conosciuto la sua personalità passata, non l'avrei mai valutata adatta per il compito che le avevamo affidato.
Man mano che i giorni passavano invocavo sempre più preghiere alla dea celeste affinché la vera Ginozkena riemergesse.
La mattina successiva, dopo essermi sistemata, raggiunsi i prigionieri nella loro cella e li andai a svegliare. Enex si dileguò ancora prima che potessi dire qualsiasi cosa mentre, inla venerabile era ancora in stato letargico.
Aspettai il suo completo risveglio e la portai subito nella stanza cerimoniale dove avrebbe dovuto restituire gli abiti e i preziosi che indossava.
Durante la svestizione mi apprestai a scrivere il resoconto di quei giorni ad Afala. Quello era l'ultimo momento propizio per dedicarmi alla scrittura e le confidai le mie perplessità.
I monti Euruko erano ad uno schiocco di dita e la situazione tra le montagne non sarebbe stata delle migliori, saremmo stati nel territorio nemico, in balia delle trame del destino.
Non sapevamo proprio che aspettarci e il futuro di Ariadonne si giocava tutto quella nostra missione.
Aggiunti i miei personali saluti, incantai la lettera che, dopo essersi trasformata in una scia di luce, uscì dalla stanza per raggiungere la mia allieva.
Non ricevetti mai una risposta alle mie precedenti missive, e sapevo che anche quella sarebbe stata l'ennesima senza replica. Incominciavo a sospettare che le potesse essere successo qualcosa.
Afala era una giovane donna impulsiva e si alterava facilmente ma, ignorare per tutto quel tempo le mie comunicazioni... non era da lei. Ne ero certa.
Sospirai vedendo la scia allontanarsi e, poco dopo, fece capolino nella stanza la mia compagna, tornata nelle sue solite vesti.
Sembrava avercela ancora con me per le parole che ho usato con lei nella cella ma, proprio come Afala, se la doveva far passare da sola.
In religioso silenzio indossò l'armatura e, in men che non si dica, fu pronta per partire. Il suo sguardo sembrava perso.
«Manca davvero poco per sopraggiungere ai monti Euruko» le comunicai per tirarla su di morale.
«La notte, quando non avevo sonno, mi studiavo la mappa per comprendere dove ci trovavamo, ho seguito tutto il percorso del viaggio» mi rivelò mostrandomi una pergamena nel suo zaino.
«So che siamo appena sotto alla catena montuosa» aggiunse sistemandosi i capelli fuori dagli indumenti.
Riconobbi la mappa in suo possesso, era quella che le avevo consegnato sulla Oceanice e che credevo di aver perso.
Sorrisi soddisfatta per la sua iniziativa. Probabilmente, per motivi differenti dai miei, non vedeva l'ora che tutto questo si concludesse.
Indossammo gli zaini e ci dirigemmo nell'atrio della struttura che ci accoglieva, per ricongiungerci con gli altri e salutare la Swita.
«Mi raccomando, tenete gli occhi aperti sù, ai monti Euruko» Talarya si presentò a noi con i suoi sfarzosi abiti da Swita.
«Sembra che la situazione in questo periodo sia peggiorata» mi rivolse uno sguardo complice.
«Ne terremo conto, la ringraziamo per l'accoglienza che ci avete riservato» parlai a nome di tutti.
«E' stato un onore avervi avuto tra le mie fila. Ma ormai il tempo è finito, riprendete il vostro cammino e concludete quanto prima il vostro compito»
Salutammo e ci dirigemmo alla cascata. Il nostro passaggio in città fu seguito da una processione di nahikae che si radunarono alle nostra spalle per darci un silenzioso commiato.
Attraversammo la irruenta fonte d'acqua e, con una nuova carica, ripartimmo in sella ai vallachi verso nord.
Cavalcammo per diverse ore, non ci fermammo neanche a consumare un veloce pranzo e la cosa mi sembrò anomala.
Era ormai pomeriggio inoltrato e il mio stomaco cominciava a brontolare, resistetti quanto più possibile ma, a pomeriggio inoltrato, decisi di chiedere una pausa.
«Xandra...» tentai di invocare il suo nome ma, quasi come se mi avesse ascoltato fermò celere la marcia.
Senza proferire parola guardò Macota che subito aguzzò gli occhi all'orizzonte. Chissà fino a che distanza riuscivano a vedere i suoi occhi, il suo sguardo sembrava molto lontano.
Chiuse gli occhi e mi sembrò allungasse il collo per esporre il naso il più possibile, sembrava annusare l'aria.
La zona paludosa e umida aveva dato spazio ad ampie colline che, ben presto all'orizzonte, si inerpicavano sulle boschive montagne.
«Conviene fermarci» soppesò dopo aver riaperto gli occhi.
«Sta arrivando» concluse saltando giù dal vallaco. Senza neanche un briciolo di stupore tutti scesero dalla propria cavalcatura, seguendo l'esempio di Macota.
«Cosa sta arrivando esattamente?» domandai osservandoli curiosa, sembrava che tutti sapessero cosa stava per succedere ma nessuno mi rispose.
«Koletas potencon tero, donumian viajn povjn» sulle braccia e sul volto di Macota apparvero delle linee curvilinee luminose, sembravano quasi decorazioni floreali.
«Tiama udi huma rozide» poggiò le mani sul terreno, che tremò leggermente, mentre dalla terra cominciarono a risalire in cielo un massiccio gruppo di rocce che andò ad ingrandirsi fino a diventare un'enorme grotta.
«Presto, tutti dentro» dicendo quello Xandra ci face segno di ripararci nella caverna muovendo le mani nella direzione dell'ingresso come se fosse un ausiliare del traffico al centro strada.
«Ma...» il sole era appena calante, solo in quel momento il cielo cominciava a perdere lentamente il suo splendore e noi eravamo già tutti al coperto, compreso i vallachi.
Era tutto molto strano.
Il fuoco era già stato acceso per riscaldarci, mangiavamo in silenzio delle razioni secche mentre Skill acquietava i vallachi, anche loro era irrequieti.
«Dix» evocò il suo nome Xandra.
«La barriera» esclamò avvicinandosi all'ingresso della grotta per scrutare la morte del tramonto all'orizzonte.
Ormai esasperata da quel comportamento misterioso mi alzai e mi accostai a lei osservando nella sua stessa direzione.
«Ma si può sapere che succede?» le domandai con tono seccato.
Lei distolse lo sguardo al cielo e mi guardò preoccupata.
«Il problema non è quello che sta succedendo ma piuttosto quello che sta per succedere» mi corresse indicandomi il cielo.
Il sole ormai era scomparso, il chiarore del cielo svaniva e faceva posto all'oscurità. In quel momento nuvole anomale invasero veloci il cielo.
«Ma...» mi sentivo un disco rotto. Con occhi fissi attesi, a fiato sospeso, il pericolo da cui Xandra ci aveva accuratamente riparato.
Un tuono ruppe il silenzio dando il via ad una sottile pioggia che, in una manciata di minuti, andò ad intensificarsi terribilmente.
«Pioggia?» domandai incredula, tutto quell'allarmismo per un po' di pioggia?
«Non è semplice pioggia» commentò raccogliendo da terra un sassolino e lo lanciò al di fuori della grotta.
Quando il sasso arrivò a contatto con la pioggia rabbrividii, cominciò a sciogliersi come burro sotto un getto d'acqua calda fino a smettere di esistere.
«E' pioggia maledetta, corrode ogni cosa, vivente o meno, che trova sul suo cammino» mi spiegò.
«Ma l'erba?» guardai la terra.
«Sembra fresca, è un'illusione? Eppure mi è parso di odorarne il profumo» le chiesi inquietata.
«Ti ricordi quando raccontai al Damara dei segni che si stavano diffondendo sulla terra che dimostravano l'imminente ritorno di Uriel» mi domandò cambiando argomento.
«Sì» replicai.
«Gli Hent di queste terre vengono afflitti da questa maledizione ogni notte da già diversi anni. Per difendere se stessi e la natura che li circonda hanno istituito una figura, un sacerdote che, quando le tenebre calano, si rinchiude in meditazione nel tempio alle pendici di un albero millenario. Da lì origina una barriera che, grazie al tramite del dio albero, si espande su tutto il territorio» dicendo quello mi fa notare che sull'erba era possibile intravedere una specie di pellicola luminescente.
Era la barriera degli hent .
«Ho sempre sospettato che questo sia stato il presagio zero, il primo di una serie che si sono scatenati in conseguenza ad una incrinazione del sigillo che imprigionava Uriel»
«Incrinazione?» cercai di approfondire.
«Per riuscire ad agire ed influire nel mondo esterno Uriel o chi per lei, deve aver spezzato il sigillo che la soffocava ma, visto che è ancora rinchiusa nel lago, probabilmente deve aver fallito. Il risultato del suo tentativo è stato una spaccatura, una piccola fenditura tramite la quale riesce a far fuoriuscire la sua magia e a portare il suo caos su di noi» mi spiegò, era terribile.
Guardai pensierosa l'orizzonte.
«Il tempio della divinità albero dove si trova?» le domandai senza pensarci troppo su. Xandra si voltò e mi squadrò.
«L'albero divino è alla pendici dei monti Euruko, qualche centinaio di metri da qui» dalla sua risposta compresi che eravamo vicini.
«E se...»
«Non può fare nulla per loro» mi seccò neanche se avesse conosciuto la mia affermazione.
«L'unica cosa che può fare per loro è pregare... e portare al termine il rituale quanto prima» aggiunse allontanandomi dall'ingresso della grotta.
In quel mondo esistevano tante persone che, ogni giorno, lottavano per l'incolumità propria e delle persone a cui tenevano e io?
Proprio io che, a detta di tutti, avevo il potere per risolvere i loro problemi, dovevo rimanere nascosta a guardare il popolo di Ariadonne combattere contro i mulini a vento.
Riflettei pensierosa mentre vedevo quella crudele pioggia cadere e decisi di seguire il consiglio di Xandra, avrei pregato per loro.
Mi allontanai dal gruppo e mi isolai nel fondo della grotta, mi sedetti a gambe incrociate sul pavimento roccioso e innalzai la mia prima preghiera alla divinità a cui ero consacrata.
Dea celeste, donatemi la vostra forza... fa che riescano ad udire la mia voce.
AhaHAHAHHA
sì vi ho mentito,
in realtà non è stata una cosa voluta.
Il capitolo non si chiama più Veleno dal cielo perché mi sono accorta che nella versione iniziale era troppo corto XD così ho accorpato due capitoli!
Che l'inizio della fine inizi?
PS se vi interessa la lettera che Xandra ha mandato ad Afala, è pubblica, vi rimando al link
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