Capitolo 7 - Parte III
Faith era dentro da un tempo che mi sembrava infinito, guardavo agitata le guardie mentre torturavo le mie dita in attesa di un responso.
Tenevo le orecchie tese a captare un qualsiasi rumore, fiato o richiesta di aiuto. Tutto era in quiete fino a quando non sentii un tonfo sordo.
Aspettai qualche secondo e, quando sentii di nuovo un silenzio tombale, entrai senza più nessun indugio all'interno della stanza.
Faith era riversa a terra priva di sensi, in una mano impugnava un coltellino ricoperto di sangue bluastro mentre, nella mano completamente sporca, stringeva delicatamente qualcosa.
Mi inginocchiai a terra al suo fianco e, agitata, tentai di rianimarla. Le sollevai il busto e le schiaffeggiai il volto, respirava tranquillamente ma non riprendeva i sensi.
Un rumore metallico distolse la mia attenzione da lei, gli oggetti che aveva in mano scivolarono a terra.
La lama in suo possesso aveva un manico particolarissimo, rappresentava la testa di un drago che sputava fuoco.
Lo raccolsi e lo guardai con attenzione... mi era familiare assomigliava tanto a quello che portava sempre con sè Enex.
Improvvisamente la delicata mano di Ginozkena si posò sulla mia, quasi senza forze ma con il forte desiderio di recuperare l'arma.
La guardai un po' perplessa ma lei sorrise riprendendosi il coltello.
«Venerale, cosa è successo?» le chiesi aiutandola a sedersi, sembrava un po' confusa ma era evidente che si stava riprendendo.
Chiuse per un paio di secondi gli occhi e, quando li riaprì, osservò la Swita.
«Non si è svegliata?» mi domandò con voce delusa.
«Svegliata?» le sue parole era strane.
Si alzò con sforzo e si avvicinò all'altare funebre.
«Ha funzionato!» esclamò con entusiasmo
«Funzionato?» ripetei con sguardo ebete, incuriosita dalla Venerabile mi avvicinai.
Appena i miei occhi caddero sulla Swita mi accorsi che ella stava respirando... era viva!
«Grazie!» In uno slancio emotivo l'abbracciai.
Qualsiasi cosa avesse fatto, lei aveva salvato la mia compagna!
«Ti ringrazio ma... non ho fatto nulla di che» dicendo questo si allontanò e recuperò la punta della freccia dal pavimento.
«Anche Enex era stato colpito da una delle frecce delle nahikae della terra» cominciò mostrandomi l'oggetto metallico.
«Mi disse che la ferita faticava a guarire in quanto le loro punte erano state ricoperte da un veleno particolare che non permetteva la rigenerazione magica. Quando ho visto in una visione che la Swita era stata colpita da una di quelle frecce, ho capito che il suo stato di morte apparente poteva essere dovuto a quella sostanza tossica ma non capivo in che modo. Quando ho scrutato la ferita mi sono accorta che la punta della freccia era stata lasciata all'interno» presi un fazzoletto dalle tasche e, facendo in modo di non ferirmi a mia volta, presi la punta e l'avvolsi.
«Sei stata brava!» esclamai, nonostante pregassi ogni giorno affinché Ginzokena riacquistasse i suoi ricordi per poterci guidare, dall'altro canto non mi aspettavo grandi cose da quella sua nuova personalità.
Realisticamente parlando, una persona che proveniva da un mondo pacifico non avrebbe mai avuto la prontezza di spirito di un guerriero eppure, quella ragazza, stava dimostrando di non essere da meno di tutti noi, anche nella sua limitatezza.
Sorrisi a quel pensiero, con quel passo avrebbe superato sè stessa, ancora una volta.
Davanti ai nostri occhi si stava originando la nuova leggenda di Ariadonne, e nemmeno ce ne stavamo rendendo conto.
«Dovrebbe destarsi tra qualche ora, per indurla in quello stato deve essere stata una dose davvero considerevole» commentò la venerabile poggiandosi sull'altare, sembrava provata.
«Vieni, mentre attendiamo il suo risveglio ti porto in luogo dove potrai riposare» dandole come appoggio il mio braccio la guidai fuori dalla stanza.
«Siate vigili» esclamai rivolgendomi alle nahikae di guardia mentre ci allontanavamo.
Presto la Swita si sarebbe risvegliata e avrebbe fermato quell'inutile guerra sul nascere.
«Quello dove lo hai preso?» domandai alla venerabile osservandola riporre il coltello nella fondina sulla coscia.
«L'ho sequestrato ad Enex» mi rispose distogliendo lo sguardo, sembrava non volesse che le leggessi negli occhi.
Il coltello di Enex... lo avevo sospettato; e così lui si era esposto fino a quel punto?
Xandra mi accompagnò in una piccola stanza con un lettino, non era sfarzoso ma serviva allo scopo.
Si congedò qualche minuto dopo essersi assicurata che stavo bene, aveva delle questioni importanti da fare, tra cui inviare quella punta di freccia a qualcuno che avrebbe potuto comprendere il tipo di veleno usato dalla nahikae della terra.
Dopo averle rivelato il proprietario del coltello, non ha proferito più parola e la cosa mi turbò alquanto. Quasi come se non avesse voluto sapere come me lo fossi procurato.
Ero alquanto scocciata da quel suo atteggiamento, infondo non avevo fatto nulla di male, mi stavo solo tutelando!
Sbuffai e cominciai ad osservare agitata il soffitto, chissà se la Swita si sarebbe risvegliata davvero... quell'attesa era snervante.
«Come vi sentite?» una voce inaspettata fece capolino nella stanza aprendo la porta.
Con il volto scocciato Skill entrò e chiuse la porta dietro di sè.
«Molto meglio» lo ringraziai, era davvero inusuale il suo interessamento.
«Xandra mi ha incrociato per i corridoi e mi ha chiesto di venirti a fare compagnia» ammise un po' a disagio, lo vedevo fare tanto lo sbruffone in compagnia di Enex ma, a quanto pare, in mia presenza sembrava un agnellino.
Si guardò intorno in ricerca di una sedia e, non trovandola, si adagiò sul pavimento con le gambe incrociate.
«Ah... in questo momento mi ci vorrebbe proprio un po' di erba da fumo» esclamò allungando i muscoli delle spalle.
«Tu fumi?» domandai quasi sorpresa, aveva un fisico atletico e curato, non era una cosa esattamente salutare.
«Fumavo per noia» esclamò guardandomi con quei suoi occhi nocciola «Ho smesso quando mi sono allontanato Nijest, ma questo viaggio mi ha fatto tornare la voglia» probabilmente anche lui, nel suo piccolo, comprendeva la serietà degli avvenimenti che ci circondavano ed era evidentemente agitato.
«Come mai sei andato via da casa?» gli domandai sedendomi sul letto, era la prima volta che mi sembrava che lui mi parlasse senza barriere.
«La mia "razza" è fin troppo simile agli esseri umani. Noi simiojn abbiamo ereditato da voi la paura dei cambiamenti e del diverso. Abbiamo eretto delle alte mura e viviamo isolati dagli altri rinnegando ogni cosa che non sia scienza... eppure, ogni tanto, capita che qualcuno di noi nasca un una piccola energia magica. Non ci è possibile coltivarla nel nostro luogo di origine perché saremmo etichettati e discriminati. Così o reprimiamo noi stessi oppure abbandoniamo ogni cosa a noi cara ed emigriamo alla ricerca di posti che ci possano accogliere» Skill raccontava con rammarico la realtà del suo paese.
«Quindi, tu hai un potere?» gli domandai curiosa, non mi era parso di comprendere che avesse capacità magiche.
«No...» asserì guardando fuori dalla finestra «Ma fin da piccolo comprendo e controllo gli animali. La mia empatia animale mi ha portato ad essere mal visto, anche se di per sé non è un vero e proprio potere» sorrise un po' tristemente, cercava di convincermi che quello non fosse un discorso che lo facesse soffrire.
Decisi di mettere un freno alla mia curiosità e cercai un argomento diverso.
«Tu ed Enex siete compagni da molto?» speravo di non aver trovato un'altro argomento per lui doloroso.
«In confronto alla vita di uno ialino ci conosciamo da relativamente poco però... sarà quasi un secolo» mi ripose facendosi due calcoli mentali.
«E' davvero tanto tempo» esclamai con enfasi.
«Da voi la vita deve essere davvero breve» ridacchio al mio stupore.
«Considera che, se ti va bene, vivi al massimo cento anni» gli spiegai.
«Adesso è tutto più chiaro» commentò con una tonalità di voce più leggera.
Sembrava più sereno così decisi di approfittarmi della sua disponibilità e gli mostrai il coltellino di Enex che tenevo custodito
«Tu hai mai visto questo oggetto?» gli domandai volutamente senza essere precisa.
«Ma questo è il coltello di Enex... come diamine fai ad averlo tu?» dal suo sguardo capii che lo conosceva benissimo.
«Me lo ha dato lui» gli risposi rimettendolo a posto «Tu sai per cosa lo usava?»
«Impossibile» disse secco interrompendomi «Non può avertelo mai consegnato di sua spontanea volontà» i suoi occhi mi scrutavano indagatori.
«Come no?» quasi balbettai, Skill sembrava molto sicuro di quello che diceva.
«Quel coltello per lui è... » mentre mi stava per rivelare il segreto di quel coltellino un forte trambusto coprì le sue parole.
Aprimmo la porta per sentire cosa stesse succedendo e udimmo un gruppo di pesanti passi che correvano nella stessa direzione.
Sospirai e, a malincuore, sospesi il discorso che stavo tenendo con Skill per andare a vedere cosa fosse successo.
Procedevamo vicini mentre ci avvicinavamo al gruppo di nahikae che aveva attirato la nostra attenzione.
«Fate largo! Tornate subito alle vostre mansioni!» si sentì una potente voce ammonire le compagne che, quasi impaurite, sussurravano il nome della Swita.
Quando il gruppo si diradò potei finalmente vedere quell'austera figura che avevo assistito riversa sull'altare, camminare zoppicando appoggiata ad un bastone. Sembrava esausta ma era viva.
Una nahika, probabilmente quella che aveva rimproverato il gruppo, l'accompagnava nel luogo dove avrebbe riposato. Sospirai e mi avvicinai appena mi fu possibile.
Con un leggero inchino mi presentai al suo cospetto della donna.
«M-ma voi, siete...» cominciò ma dei gemiti di dolore la sorpresero.
D'impulso mi prodigai a sorreggerla.
«Dovete riposare il più possibile, siete stata avvelenata da una sostanza sconosciuta» la informai con voce severa.
«Seguitemi nelle mie stanze» la Swita mi fissò negli occhi e pronunciò quell'ordine con aria misteriosa.
Feci segno a Skill di non preoccuparsi e seguii a passo lento le due donne in una camera da letto lussuriosa.
Le pareti erano celesti e l'arredamento era vagamente ispirato alla flora marina. Un grande letto a baldacchino delineava la zona notte mentre, nel lato opposto della stanza, uno scrittoio e delle librerie occupavano la zona giorno.
Con fatica la Swita si sdraiò sul letto e finalmente tirò un sospiro di sollievo.
«Come vi sentite?» chiese la donna che l'accompagnava, sistemando le coperte.
«Meglio, ti ringrazio» fece una pausa «Potete lasciarci da sole» aggiunse congedando la sua sottoposta.
La Swita attesa l'uscita della donna e, sforzandosi, si risistemò le coperte come più gradiva.
«Ti ringrazio per ciò che hai fatto, ho avuto modo di essere informata» esclamò dopo essersi messa in posizione seduta, la sua voce sembrava più vitale.
«Io non ho fatto nulla di ché» le risposi imbarazzata dalla sua riconoscenza.
«Ma cosa dice? Mi avete risparmiato un'eterna esistenza nelle tenebre! Le sono infinitamente grata, non saprò mai come sdebitarmi» nei suoi occhi percepii la sua profonda paura crescere, al sol pensiero, di aver rischiato di dormire per tutta la sua immortale vita.
Dei colpi alla porta "cancellarono" quello sguardo perso dal volto della Swita.
«Avanti» esclamò lei sprofondando con la schiena sul soffice cuscino.
La figura di Xandra si fece spazio nel silenzio della stanza e, dopo un cenno di saluto alla Swita, si posizionò a fianco a me.
«Vi stavo aspettando mia cara amica» con un leggero sorriso la Swita accolse la sua ospite
«Avete ricevuto la mia lettera?» le chiese lei, senza perdere tempo.
«Si, ma non ho fatto in tempo a risponderti. Appena mi sarà possibile vi farò avere il necessario per il vostro importante viaggio»
«Appena vi sarà possibile» ribatté imponendosi «Dovete fermare il consiglio. Hanno deciso di mobilitare l'esercito...»
«Sono stata messa al corrente della delicata situazione che si è venuta a creare per colpa della mia presunta morte, ho già provveduto a richiamare in riunione il consiglio per dare loro le nuove direttive» la donna non le permise di finire la frase.
Le parole della Swita ci rincuorarono, come previsto da Xandra, con la sua autorità lei avrebbe fermato il conflitto che stava per scatenarsi, sul nascere.
«Sostate qui per questa notte» esclamò quasi come una preghiera «Voi e i vostri compagni sarete nostri graditi ospiti»
«La ringraziamo dell'ospitalità, preferiremmo partire il prima possibile. Come avete giustamente detto anche voi stesse, il nostro incarico è di fondamentale importanza per tutti i popoli di Ariadonne, non ci sono permessi riposi» le rispose senza indugi Xandra, era molto fredda e distante.
«Gli anni passano e voi siete sempre così intransigente» la Swita si lasciò andare ad un commento personale.
«Sarò felice di contribuire alla vostra nobile causa. Ma strafare non vi permetterà di compiere al meglio il vostro dovere»
A quella parole sorrisi, sembrava conoscerla davvero bene, si vedeva che tra di loro c'era una profonda intesa.
Dopo un intenso scambio di sguardi Xandra cedette mettendo, però, subito in chiaro che avremmo ripreso il nostro cammino alle prime luci dell'alba.
Una parte di me la pensava come Xandra, prima adempivo al mio "destino" e prima Xandra mi avrebbe riportato nel mio mondo ma, l'altra parte di me aveva paura...
Eravamo così vicini ai monti Euruko, così vicini alla nostra meta... così vicini alla fine di tutto.
Ehm...
Mi sono appena resa conto che sto praticamente a metà capitolo e ancora il tutto non è neanche cominciato.
Ah. Ah. Ah. Ah. Ah.
-.-
Okay, non vi preoccupate, in realtà nella prossima parte comincia l'azione o forse no? o.O
Vi consiglio vivamente di leggere la terza lettera dell'epistolario tra Afala e Xandra per avere qualche indizio in più! (come al solito link tra i commenti)
PS Non capisco per quale diamine di motivo a me non va il testo formattato al centro...
T__________________T
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