Capitolo 6 - L'arrivo nella terra dell'acqua
Dopo quel piccolo inconveniente, l'umore della venerabile tornò stabile e la giornata passò senza troppi intoppi.
Ogni membro del gruppo consumò i pasti in autonomia, non essendo costretti dal viaggio a rimanere uniti. Soltanto io, Macota e la venerabile rimanemmo insieme.
Cenammo presto e, in attesa del ritorno di Enex dalla fucina del fabbro, ritornammo ad intrattenerci in chiacchiere ai salottini.
«Venerabile Xandra, ha poi ricevuto risposta alle lettere?» mi domandò Macota con ansia.
«No. Anche io sono in apprensione per un riscontro» le risposi guardandomi intorno, speravo da un momento all'altro di veder arrivare un bagliore verso di me.
«Di cosa parlate?» la venerabile Ginzokena si unì al discorso. Da quando aveva avuto la visione della recisione era rimasta sempre un po' sulle sue.
«Siamo venute a conoscenza di un conflitto armato che potrebbe rallentare il viaggio. Sulla strada verso i monti Euruko, dobbiamo attraversare il territorio delle nahikae dell'acqua» mi fermai per capire se lei mi stesse seguendo, mi sembrava un po' perplessa.
«Le nahikae sono un gruppo ristretto di creature elementali. Vivono vicino al loro elemento naturale e sono creature immortali» le spiegai per farle comprendere di cosa parlavamo.
«C'è la possibilità di essere coinvolti nel conflitto che hanno intrapreso contro le nahikae della terra ma, attraversare il loro territorio, è l'unico modo per accedere ai sentieri delle montagne» conclusi evitando di parlare della possibilità che il conflitto in questione potrebbe essere stato provocato da Uriel, era solo l'ennesima preoccupazione che le avrebbe procurato futile agitazione.
Doveva rimanere concentrata e ligia al suo dovere.
«Sarebbe un grosso problema» commentò, lei non poteva neanche immaginare quanto... anzi, se avesse posseduto ancora i suoi ricordi, avrebbe saputo benissimo a cosa stavamo andando incontro.
Le nostre strade, infatti, si incrociarono proprio in un'occasione simile.
All'epoca ero una fiorente e fiera militante dell'esercito, il mio gruppo era stato assegnato ad un convoglio di pace nelle territorio delle nahikae del fuoco.
Le nahikae del fuoco vivevano pacificamente su un'isola vulcanica all'estremo sud fino a quando, un conflitto interno, divise il loro esiguo popolo in due fazioni opposte che cominciarono a confrontarsi in estreme battaglie.
Non potendo soccombere, nessuna fazione riusciva ad avere la meglio sull'altra.
Finché provocavano solo scompigli ed inutili tafferugli rimase una questione marginale ma un giorno, uno dei due gruppi si spinse oltre le acque ed invase i territori vicini, in cerca di luoghi tranquilli dove ristorarsi in attesa di riprendere gli scontri.
Costruimmo un campo base al limite delle terre ialine invase e ci preparammo per l'intervento. Sapevo benissimo che, di pacifico, nella nostra spedizione c'era solo il nome, in realtà eravamo di supporto alle forze ialine che tentavano la riconquista dei loro terreni perduti.
Poi arrivò lei... la prima volta che la vidi scoppiai a ridere. Era a mala pena una ragazzina, aveva una corporatura esile e una carnagione così chiara da sembrare malaticcia.
Pensai che sarebbe morta di lì a breve, chi mai aveva pensato di mandare una bambina come lei su un campo di battaglia?
Non portava nessuna arma con sé eppure, attraversava con sguardo determinato le desolate foreste di quell'arida terra.
Durante il periodo di organizzazione fu ospitata nel nostro campo, nessuno sapeva da dove arrivava o chi l'avesse mandata, ma si proclamava come nostra salvatrice.
Nelle riunioni strategiche teneva testa ai generali di più alta carica e ci intimava a proseguire con la forza.
Sebbene le sue parole fossero ben studiate e assennate, noi tutti la ignorammo. Dall'alto della nostra presunta conoscenza la denigrammo, una bambina pretendeva di comandare un esercito incentrando la strategia solo su se stessa.
Ricordo che io, e i miei compagni, ridemmo fragorosamente di lei, anche con lei presente.
Ma Ginozkena rimase impassibile "Tanto sarete voi a pagarne le conseguenze" ci rispose con occhi freddi e calcolatori. Aveva il volto di qualcuno che sapeva che avrebbe raccolto le nostre carcasse.
Quello sguardo, inquietò anche Vays, l'hent senza paura.
Da quel giorno smisero di chiamarlo così.
Ben presto arrivò il tempo dell'assalto e i miei occhi videro l'orrore che le "pacifiche" nahikae potevano essere capaci di seminare.
Erano come possedute, senza alcun senno, quasi animalesche. Mi parse di vederne una atterrare un vallaco a morsi. Contrattaccavano senza preoccuparsi di ferirsi a vicenda.
Proprio come la sacerdotessa aveva preannunciato, le nostre truppe ben presto caddero e l'odore di carne bruciata impestò l'aria, nauseando i superstiti.
Mi sentii alla fine dei miei giorni, ero riversa a terra con una gamba consumata dalle fiamme e pregavo in una grazia.
Non ero mai stata credente ma, in quel momento, mi sarei aggrappata a qualsiasi cosa.
Pregai e il miracolo venne, nelle spoglie di quell'esile bambina.
La vidi arrivare in groppa ad un vallaco bianco, aveva in mano una lunga asta dorata da cui si dipanò un'accecante luce bianca. Quando ne fui investita mi sentii improvvisamente in uno stato di quiete.
Credevo di essere morta ma invece riaprii gli occhi e vidi le nahikae guardarsi attorno confuse. Posarono le armi a terra, spensero gli incendi e cominciarono a dare soccorso ai feriti, di entrambe le fazioni.
Qualche secondo più tardi vidi la bambina avvicinarsi a me "Vi avevo detto che i vostri metodi non sarebbero stati efficaci" mi rimproverò inginocchiandosi vicino a me.
In quel momento mi pentii di ogni parola di scherno che le avevo rivolto e, sopratutto, di non aver impedito i miei camerati di proseguire l'assalto senza aver coinvolto la sacerdotessa.
La venerabile impose le sue mani sulla ferita e, dai suoi palmi, uscì una luce calda. Un'emanazione della sua energia che, oltre a farmi rimarginare la lesione alla gamba, mi fece sentire rinvigorita anche nello spirito.
Dopo avermi rimesso in piedi mi chiese aiuto per organizzare un ospedale da campo, in modo da potersi prendere cura di più persone possibili.
Tutti conoscevano le doti dell'alta sacerdotessa della dea celeste, ma pochi ebbero l'onore di poterle vedere con i propri occhi.
Elegante e veloce nei movimenti, leale e caritatevole, tenace e determinata. Mentre la guardavo operare sul campo di battaglia non potei fare a meno che accostarla ad una divinità in terra.
Non ci si poteva aspettare altro dalla mano destra della dea madre, misteriosa ed illuminante.
Dopo quel giorno mi convertii, lasciai l'arma per abbracciare la mia forza interiore e divenni una sua discepola.
Grazie a lei riuscii a fondere il mio passato da guerriera e il mio nuovo percorso come sacerdotessa, creando l'ibrido perfetto che ero in quel momento.
Crescendo, Ginzokena divenne una donna ancora più fuori dal comune ma qualcosa cambiò, non capimmo esattamente quando, lei mutò.
Il suo viso si oscurò, ma non era malvagità, sembrava come se si fosse spenta quella luce che le aveva sempre brillato dentro. La luce che fino a quel momento aveva rischiarato le tenebre di Ariadonne usando i suoi occhi come fari.
Finché in lei brillò quel bagliore, il mondo ha potuto sperare in un futuro senza Uriel ma, purtroppo, si spense e lei fu sopraffatta da Uriel.
Nonostante tutto però, non volle andarsene senza aver fatto qualcosa di concreto, così sigillò l'oscura minaccia in attesa di qualcuno capace di disfarsene.
Quella stessa luce la vedevo rispendere nel volto della nuova Ginzokena, la luce che avrebbe salvato il mondo, ne ero pienamente convinta.
Lei sarebbe riuscita dove la sua precedente vita aveva fallito.
«Per fortuna siete ancora qui» la voce di Enex interruppe i miei pensieri e la discussione frivola che stavano intrattenendo Ginzokena e Macota mentre io ero persa nei miei ricordi.
«Stavamo aspettando giuste te» gli risposi allungandomi i muscoli delle braccia. Avevo tutte le spalle tese.
«Ecco qui» Lo ialino lanciò il fagotto che portava con se sul cuscino di una poltrona vuota e si congedò per la notte.
«Possibile che sia ancora arrabbiato?» la venerabile Ginzokena si voltò a guardare le spalle di Enex che si allontanavano.
«Arrabbiato? E' successo qualcosa che devo sapere?» le domandai recuperando il pacco.
«Oggi durante l'allenamento se ne è andato di punto in bianco» mi spiegò sollevando i sopraccigli.
«Strano, lui mi ha raccontato che l'allenamento era andato bene e che aveva deciso di darti del tempo da dedicarti a te stessa» lui era così, non ti potevi fidare delle sue parole, non al cento per cento.
«Ma non ti preoccupare, qualsiasi cosa sia passerà. E' sempre stato così, da quando lo conosco» aggiunsi ristabilendo l'ordine.
«Lo conosci da molto?» mi chiese concentrandosi su di me. Pendeva come al solito dalle mie labbra.
«L'ho conosciuto quando sono arrivata al tempio della dea celeste. Lui era già uno dei membri più influenti del circolo dorato» le spiegai, all'epoca lui ricopriva ruoli davvero prestigiosi all'interno del tempio.
Tutti noi siamo decaduti dopo la morte della venerabile... era lei il perno e il saldo fondamento della nostra religione.
«Sembri conoscerlo davvero bene!» esclamò con voce maliziosa.
«E' normale avere un legame profondo quando si è confratelli. Alla fine, eravamo una grande famiglia» le spiegai, i miei occhi non avevano mai visto lo ialino in quella maniera.
«Quindi, quella che ha portato è la mia armatura?» domandò lei indicando il fagotto che stringevo tra le mani.
«Sì, aprila tu!» la incitai, ero curiosa anche io di vedere che tipo di armatura aveva creato il fabbro. Hanno sempre parlato bene delle capacità militari degli ialini.
La venerabile, come se stesse aprendo un balocco, aprì quasi entusiasta il contenitore di tessuto che conservava il prezioso contenuto.
«E' particolare» esclamò confusa la ragazza, osservai attentamente i pezzi di armatura che stringeva tra le mani, effettivamente era davvero un'armatura particolare.
Era fatta di lastre di diamante niveo, un materiale troppo prezioso per una comune armatura.
«E' inutile uscirla adesso» le dissi facendole richiudere il pacco, anche perché era meglio evitare che qualcuno ci mettesse un'occhio sopra.
«Domani mattina ti aiuto ad indossarla prima di scendere».
Ormai era ora anche per noi di andare a letto, salimmo in camera e io riposi l'armatura sullo scrittoi. Come aveva fatto Enex a commissionare una corazza così costosa?
Le risorse di quello ialino continuavano a stupirmi.
Ciao a tutti e scusate i ritardo =P ieri ero di matrimonio ed erano un paio di giorni che non riuscivo a correggere questo pezzettino, poi, come al solito, ho ridisegnato l'armatura, per la terza volta. (La vedrete nel prossimo pezzetto). E la cosa mi ha portato molto tempo!
Comunque queste nuove separazioni per i personaggi non mi piacciono... devo decidermi a crearne un'altro. La vedo troppo invasiva.
***CAMBIO DI PERSONAGGIO***
No, davvero troppo! speriamo di trovare una via di mezzo. Voi che ne pensate?
Buon fine settimana a tutti! (ps che programmi avete per stasera?)
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