Capitolo 5 - Il paradiso nell'arida sabbia
Capitolo a sorpresa! A quanto pare sì,sono già tornata! Scappate più che potete.
Questa parte si è praticamente scritta da sola e siccome non posso pubblicarvela stasera (devo portare la bambina ad un compleanno) preferisco metterla adesso.
Buona lettura!
Fu dura accettare la distruzione dell'anello, sopratutto perché nessuno ancora mi aveva dato spiegazioni al riguardo.
Senza quell'ornamento magico mi sentivo troppo fragile ed esposta ma, o reagivo, oppure avrei solo dato adito ad Enex di considerarmi come un pacco postale.
«Le va di tornare in quel posto, Venerabile?» mi chiese complice Dix coprendomi la schiena con il suo mantello ancora sporco. Da quando avevo ucciso quell'essere non ero ancora riuscita a darmi una sistemata.
Xandra, con quella poca acqua che è riuscita a procurarsi, mi ha debitamente pulito la zona da medicare ma lo sentivo. Il raggrinzirsi della pelle sotto al sangue che ormai era secco e raggrumato. Il sol pensiero mi stava facendo venire l'orticaria su tutto il corpo.
«Si» gli risposi alzandomi. Dovevo smettere di piangere sul latte versato.
Tornai da Xandra e le chiesi in prestito degli abiti puliti e integri.Lei, anche se era alle prese con un'animata discussione con gli altri, si interruppe ed esaudì celermente la mia richiesta.
Era ancora notte ma nessuno riusciva a dormire.
«Non ti preoccupare per le cose andate perse nel rogo» tentò di tirarmi su di morale passandomi il suo completo da sacerdotessa «Appena arriviamo in città faremo rifornimenti, ci manca davvero poco» .
«Ma io non capisco, come è potuto succedere? Se le loro intenzioni erano rapirmi perché dare fuoco alla mia tenda?» domandai cercando di recuperare gli abiti ma scordavo sempre che il braccio ormai "non funzionava" più.
«In realtà non sono stati loro» accennò subito lei.
«Sono stato io» intervenne Enex.
A quella rivelazione mi arrabbiai! Avrei preferito mille volte sapere che la perdita dell'anello fosse stata per opera di Uriel e non per mano sua.
Ero davvero troppo stanca per rispondergli o per fare un'ennesima battaglia inutile con lui. Sospirai e lo ignorai delusa. Quanto meno in quel momento compresi lo scambio di battute severo tra Xandra e Enex che avevo origliato nella tenda .
«Vuoi che venga a darti una mano?» Xandra si offrì di farmi da ancella.
«Ti ringrazio» le risposi con un sorriso forzato «Ma va bene così» preferivo fare a sola. Avevo bisogno di stare da sola.
Prima di congedarsi, Xandra mi fece un nodo alla coperta che indossavo, improvvisando un abito. In quella maniera mi era più semplice potermi muovere autonomamente.
Avendo tutto il necessario per il bagno, mi feci prendere in braccio da Dix che, silenziosamente, mi riportò sulle sponde di quel lago termale e, proprio come la volta precedente, mi lasciò da sola, rimanendo vigile nell'ombra.
Decisa a rilassarmi mi fiondai nell'acqua ma, appena la mia pelle ne sfiorò la superficie, ne incrinò la purezza, sporcandola con un alone scuro che andava allargandosi man mano che mi immergevo.
Quella scena mi turbò, non potendo specchiarmi, non mi ero resa conto di quanto fossi sudicia. Già, perché non era semplice sporco, quello era il mio battesimo di sangue.
Sfregai con il braccio destro ogni parte del mio corpo, immersi diverse volte la testa sott'acqua ma il mio corpo era sempre sporco. Mi agitai, mi sembrava come tutta l'acqua del mondo non sarebbe bastata a purificare il mio corpo.
Osservai il mio riflesso che si specchiava sulla superficie di quell'acqua. Mi sentivo in preda ad una psicosi, strofinavo e strofinavo ancora la mia pelle fino ad arrossarla per poter cancellare quell'onta di cui mi ero macchiata.
«Basta la prego!» la voce di Dix mi recuperò dalla voragine in cui stavo inesorabilmente cadendo.
Con passi svelti entrò in acqua con tutti gli abiti e mi cinse in un prepotente abbraccio «La smetta di farsi del male!» mentre sprofondavo nel suo petto e venivo cattura all'amo dai suoi capelli che galleggiavano sull'acqua, potevo sentire le sue braccia tremare.
«Lei non ha fatto nulla di male! La smetta di punirsi così duramente. Se non avesse agito così in quel momento... lei potrebbe non essere ancora qui!» aggiunse stringendo la presa, le sue parole mi colpirono.
Ero così presa dalle mie turbe che non avevo ancora considerato quell'aspetto. Io mi sono solo difesa e c'era la forte possibilità che ben presto mi sarei potuta ritrovare di nuovo faccia a faccia ad un nemico. Cosa avrei potuto fare concretamente a quel punto? Poteva sempre andarmi bene come con quel lupoide? Mi resi conto che se volevo sopravvivere non potevo fare affidamento solo su di loro...
Ringraziai Dix per le sue parole.
Per il bene di tutti era arrivato il momento di prendere in mano la mia vita.
Qualche minuto dopo ero di nuovo in piedi, pulita e vestita. Ero pronta.
Tornati all'accampamento cercai di non perdere da subito le mie buone intenzioni, entrai nella tenda di Xandra alla ricerca di quella spada che, a detta di Enex, non avevo trovato nella sabbia. Ma lì non c'era più.
«Xandra» uscii e richiamai la sua attenzione «Volevo vedere la spada che ho usato contro quel mostro» le spiegai appena si voltò verso di me «Nella tua tenda non c'è più».
Lei mi guardò in attimo perplessa, ci pensò su come se stesse riavvolgendo qualche ricordo nella mente.
«Prova a chiedere ad Enex, probabilmente l'ha presa lui» concluse tornando a parlare con Macota.
Era da un po' che, in mia assenza, gli altri non facevano altro che parlare in maniera sospetta e, quando provavo ad avvicinarmi, smettevano senza alcuna ragione.
Sembrava come se non volevano farmi capire di cosa stessero parlando.
Decisi di capire meglio la situazione prima di alzare un polverone così, ignorando il loro atteggiamento, mi diressi davanti alla tenda di Enex. Avevo bisogno di quella spada.
«Sei sveglio?» urlai davanti all'ingresso, tentai di attirare la sua attenzione, non volevo entrare e trovarlo in qualche situazione sconveniente «Sto entrando» avvisai parlando ancora più forte.
Appena sollevai un lembo dell'ingresso lo intravidi, seduto a terra come in meditazione, al completo buio.
«Posso accendere una luce?» gli chiesi procedendo a tentoni nel buio.
«Non ci sono luci qui» esclamò con tono irritato e, dopo aver borbottando qualcosa, i suoi occhi si accesero e la tenda fu illuminata da piccole fiamme fluttuanti.
La sua austera sagoma venne rischiarata da quel calore.
«Non è che devi far prendere fuoco a questa tenda, vero?» scherzai per sciogliere un po' la tensione ma peggiorai la situazione. Le fiamme libere traballarono contemporaneamente, intensificando la loro fiamma.
«Cosa sei venuta a fare qui?» mi chiese in un'evidente stato di furia. Ero io a quella ad aver perso tutto, ero io giustificata ad essere arrabbiata, non lui.
«Ecco, io...» improvvisamente tutta la mia decisione capitolò.
«Perdonami» mi inginocchiai senza nemmeno sapere il perché e abbassai la testa, in segno di umiltà «Se ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare, ti chiedo scusa» non comprendevo quella sua esplosione ma qualcosa mi suggeriva che, in qualche maniera, centrassi io.
Mio padre mi ha insegnato a mettermi in dubbio, sempre e comunque. Anche quando ero dalla parte della ragione.
Enex probabilmente fu colpito dalla mia reazione, vidi la luce delle fiamme tremare e farsi più fioca.
Passò qualche secondo di silenzio e, non ricevendo nessun feedback da lui, decisi di alzare il busto per guardarlo negli occhi ma lui si era avvicinato, era in piedi vicino a me, con il volto truce.
«Ti devi essere proprio divertita con Dix» dicendo questo mi prese con forza dal braccio incolume e mi fece alzare in piedi. La sua presa era davvero troppo forte, mi sentivo il braccio stritolare.
Le fiamme tremavano ancora ed erano diventate ancora più intense.
«Divertita?» le chiesi impaurita, ma di cosa parlava? Il dolore nel frattempo riempiva di nuovo la mia testa. Dovevo fermarlo ma mi sentivo impotente di fronte a lui.
«Guardati» esclamò prendendomi il colletto del completo «Neanche vi siete presi la briga di nasconderlo, tu vai in giro come una sciagurata e lui era bagnato fradicio» dicendo questo cominciò a sistemarmi con estrema cura ogni piega del vestito.
Per un attimo, un solo attimo, ho creduto che mi avrebbe aggredito.
Indignata dalle sue insinuazioni lo schiaffeggiai.
Contro ogni mio timore, lui incasso in silenzio.
«Faresti bene a farti passare qualsiasi grillo ti giri per la testa!» esclamai offesa «Come ti permetti ad insinuare certe cose! Io ero tutta in disordine perché mi sono vestita da sola, con un braccio solo e Dix, ha fatto ciò che ha fatto e non sono affaracci tuoi» non capivo l'esigenza di dovermi giustificare con lui «Dopo tutto quello che mi avete detto! Ma secondo te sono così stupida da compromettere le sorti del vostro mondo!» a quelle mie parole lui sorrise maliziosamente.
«Sai...» cominciò guardandomi con sguardo intenso, come se avesse voluto ipnotizzarmi «Ci sono tante cose che possono fare un uomo e una donna senza spezzare un giuramento» continuò avvicinando le sue labbra al mio collo.
Indietreggiai per sfuggirgli ma mi ritrovai chiusa in un angolo «Se vuoi ti posso mostrare qualcosa» concluse sfiorandomi le labbra con i polpastrelli.
Istintivamente tentai di sfuggirgli ma urtai il braccio dolorante contro la telatura della tenda.
«Ahia» il dolore mi distrasse da quella proposta di perdizione.
«E' un buon segno che ti faccia male» disse cambiando tono di voce Enex «Vuol dire che probabilmente Xandra si sbaglia» aggiunse frugando nel suo zaino. Finalmente era lontano.
«Fatti sistemare meglio» mi incitò a venire verso di lui.
Dopo quello che era successo, era più che normale che io non volessi avvicinarmi eppure, non ebbi remore a tornare nelle sue mani.
Con una specie di fazzoletto di tessuto rosso accomodò il braccio piegato e legò i due estremi sulla mia spalla.
«Posso farti una domanda?» gli chiesi osservando il braccio morsicato.
«Si»
«Il morso di quella belva è infettivo? Cioè non è che mi trasformerò anche io da un momento all'altro? » Se la creatura che avevo affrontato era un lupo mannaro come quelli che si leggono nei libri di letteratura, c'era la possibilità che anche io lo diventassi a mia volta?
La mia domanda provocò in lui molta ilarità
«Ma dai, davvero ci credi?» dalla sua risposta, sembrava che lui sapesse a cosa alludevo.
«Tu mi farai morire! Certo che no. Quelle sono solo storielle per spaventare i bambini che non vogliono obbedire ai propri genitori» la sua risata sguaiata cominciava ad infastidirmi
«E poi quello era un normale animale del deserto, ce ne sono a centinaia sparsi nel territorio» Enex aggiustò il tiro. Probabilmente non lo divertiva più prendermi in giro.
Ma io non ero d'accordo con lui, quell'essere cercava proprio me e per ordine di qualcuno.
«Secondo te potrò impugnare di nuovo la spada?» gli chiesi tornando al motivo per cui mi ero addentrata nella tana del lupo.
«Ne parli come se ne fossi stata capace prima» puntualizzò ridendo, cosa dovevo fare per farmi prendere seriamente da lui? «Non c'è bisogno di avere entrambe le mani per combattere con la spada» concluse serio.
«A mala pena sapevo tenerla con due mani, figuriamoci se il braccio non guarisce» mi lamentai con lui. Odiavo dover aspettare la guarigione del braccio per sapere se avrei potuto riprendere la completa mobilità.
«Se vuoi, ti posso insegnare io» mi propose svelando la spada, l'aveva conservata, accuratamente avvolta in un'altro di quei fazzoletti rossi.
«Si, sarebbe magnifico» gli risposi sorridendo e, con determinazione, recuperai l'arma.
«Non ti spaventare adesso» con voce rilassante mi avvertì di qualcosa e, forzandomi la mano, mi fece mantenere la lama con il palmo rivolto verso il basso «E' meglio non guardare le prime volte» aggiunse sorridendo.
Cercava di mantenere un contatto visivo con me per distrarmi mentre percepivo la lama della spada forzare la mia pelle, attraversare lentamente la carne del braccio con un dolore fastidioso e sparire nel mio corpo.
«Ma cosa è successo?» gli domandai un po' sconvolta.
«Mi pare di avertelo già detto, la spada è parte del tuo corpo e deve sempre tornare dentro di te. Quando l'hai impugnata per la prima volta hai spezzato il blocco che la teneva sopente. Nessun'altro deve brandirla» fece una pausa «Solo tu puoi sopportarne il peso» concluse lasciando libera la mia mano.
Avevo recuperato la spada e strappato una promessa ad Enex, mi ritenevo abbastanza soddisfatta così decisi di tornare nella tenda di Xandra e provare a dormire un po'.
«Perdonami» sentii improvvisamente la voce di Enex, mi ero appena voltata per andare via «Non so cosa avessi di così prezioso nella tenda».
«Non ti preoccupare» lo fermai subito «Ieri sera, prima di dormire, avevo scordato di indossare l'amuleto a forma di anello di Ginozkena. Quando mi sono svegliata desideravo recuperarlo, ma non si può cambiare ciò che è stato» non doveva scusarsi.
Ero io ad aver sbagliato in quel momento. Probabilmente la tenda aveva preso fuoco durante il combattimento. Sono stata troppo severa considerando che mi aveva anche salvato.
«Hai visto qualcosa di terribile?» mi domandò arrivando dritto al punto.
«Dipende dalla definizione di terribile» sorrisi per non piangere «Ho potuto dare un'occhiata al mio mondo, vedere cosa stanno facendo le persone lì in mia assenza. Scoprire un tradimento...» non terminai la frase, non ci riuscii. Aspettavo che lui mi venisse in soccorso con qualche battuta.
«Mi dispiace per il tuo uomo» mi sentii a disagio nell'udire quelle parole uscire dalla sua bocca.
«Non ne vale la pena» conclusi il discorso con un sorriso forzato.
Era proprio così.
Lui non valeva nulla.
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