Capitolo 4 - Battesimo di sangue

 Il nostro viaggio sul galeone terminò una mezzora dopo, o perlomeno così mi sembrò. Mi era davvero difficile determinare lo scorrere del tempo senza un orologio.

«Sono riuscita ad ottenere un favore dal capitano» esclamò Xandra recuperando gli zaini, la nave si era fermata a mezz'aria.

«Ci ha accompagnato più a nord che poteva ma qui non ci sono i presupposti per un atterraggio sicuro» aggiunse con il tono di voce di qualcuno che stava per darci una brutta notizia.

«Dobbiamo scendere al volo». 

«E che problema c'è?» le rispose Dix sgranchendosi le gambe.

«Per te nessuno» gli rispose Skill, sembrava decisamente turbato dalla notizia, come me d'altronde.

Per curiosità mi sporsi dalla ringhiera di sicurezza, non ero molto pratica ma ad occhio e croce mi sembrava un salto di cento, centocinquanta metri. Mi sentivo male solo a guardare giù.

«Due di noi possono portare un compagno, io credo di riuscire ad arrivare a terra da sola»

«Io sarei lieto di portare con me la venerabile Ginzokena» Dix interruppe Xandra offrendosi come volontario.

«Io posso portare Macota» intervenne subito dopo Enex.

«Per te va bene scendere con lui?» riprese parola Xandra rivolgendosi all'hent.

«Nessun problema» le rispose Macota avvicinandosi a Enex.

«Adesso manchi solo tu» pensò ad alta voce Xandra guardando Skill «Vado a chiedere al capitano se ha qualcuno di quegli aggeggi per la discesa controllata» aggiunse partendo in quarta ma lui la fermò subito.

 «Non ti preoccupare, io userò questi» esclamò cercando qualcosa nel suo zaino.

Qualche secondo dopo tirò fuori degli stivali meccanici. «Piccoli motori a propulsione ionica potenziati, ultima tecnologia» aggiunse indossandoli.

«Quei così dovrebbero farti volare?» chiese Xandra curiosa, sembrava molto affascinata dalla tecnologia umana.

«Si» gli rispose accendendoli. Gli stivali emisero un sottile rumore, come se stessero facendo dei preparativi per l'accensione e, poco dopo, Skill si sollevò da terra grazie a delle lunghe fiamme che uscivano dai suoi piedi.

Non potevo fare a meno di accostarlo a quel famoso supereroe umano dell'omonimo fumetto americano.

«Che artefatti strabilianti!» esclamò lei sorpresa.

«Non è magia. E' scienza!» disse spegnendo gli stivali. Sotto ai suoi piedi, il legno del pavimento stava cominciando a bruciare.

«E' inutile indugiare oltre, buttiamoci» Enex salì entusiasta in piedi sulla ringhiera e, come un gentiluomo, tese la mano verso Macota per aiutarla a scavalcare.

La prese per i fianchi e l'abbracciò per tenerla stretta a sè.

«Ci vediamo di sotto» esclamò buttandosi,divertito, nel vuoto. Istintivamente mi sporsi per vederlo scendere, speravo di riuscire a vedere il momento in cui avrebbe aperto le sue ali ma fui distratta da Xandra.

«Attenta a sporgerti» si raccomandò e, in compagnia di Skill, si buttò cominciando la sua planata. Ero rimasta da sola con Dix.

«Non avere paura» sentii la sua voce rassicurarmi, ero così visibilmente spaventata?

«Ci provo» mentii. In realtà ero terrorizzata all'idea di dovermi buttare giù, anche se razionalmente sapevo che non mi sarebbe successo nulla, era più forte di me.

Il mio compagno, vedendomi ancora agitata, mi cinse in un abbraccio consolatorio.

Era la prima volta che mi trovavo a stretto contatto con lui, il suo statuario petto odorava di oli profumati e i suoi biondi capelli erano terribilmente morbidi, si vedeva che era una persona a cui piaceva prendersi cura di se.

Dix mi strinse ancora più forte, quel suo gesto mi sorprese, il mio cuore sussultò per un momento poi all'improvviso mi sentii mancare, lo stomaco si contorse e i miei capelli cominciarono a muoversi freneticamente come impazziti.

Urlai come non avevo mai fatto! La paura inaspettatamente sparì per lasciare il posto all'euforia. Stavo scendendo a caduta libera ad una velocità assurda e mi sentivo al massimo! Guardai Dix, osservava le mie reazioni piacevolmente divertito.

Non c'era da stupirsi che in passato Ginzokena cadde tra le sue braccia, lui aveva quel fascino angelico a cui è difficile resistere, un carattere gentile ma risoluto che ti faceva sentire al sicuro e un sorriso capace di portarti in paradiso.

Chiusi gli occhi infastiditi dal vento e ricambiai con presa decisa quel suo abbraccio ingannatorio.

 Appena raggiunta la giusta quota lui aprì di colpo le sue ali, rallentando notevolmente la nostra discesa.

Finalmente potei riaprii gli occhi e vedere il panorama che ci circondava. In tutto il territorio circostante c'era una scarsa popolazione di alberi, la vegetazione arborea diventava sempre meno presente e neanche l'erba sembrava troppo rigogliosa.

Dopo quel dolce planare, Dix rallentò ancora di più per poter atterrare morbidamente vicino agli altri che ci aspettavano.

«Tutto a posto?» chiese subito preoccupata Xandra.

«Si tutto a posto, ci siamo fatti prendere un po' dal panico, ma adesso siamo qui» rispose Dix mentre io mi sentivo ancora tutta esagitata per colpa dell'adrenalina.

Dopo aver ripreso un po' di fiato e aver bevuto un sorso d'acqua ci rimettemmo senza esitazione in cammino verso nord.

«Dix posso chiederti una cosa?» gli domandai attirando la sua attenzione.

«Chieda pure» mi rispose dandomi del lei.

«Ma gli ialini vivono nel deserto?» supposi osservando la poca vegetazione che ci circondava sparire man mano che camminavamo.

Un'attraversata del deserto poteva giustificare il colore dei mantelli che Xandra ci aveva fatto indossare.

Per l'idea che mi ero fatta degli ialini bianchi non mi aspettavo che vivessero in un'ambiente così ostile come il deserto

 Vista la loro natura rigida e la loro indole virtuosa, avevo immaginato per loro un habitat più simile a quello fantastico della congrega.


«Sì» mi rispose distraendosi da un pensiero. Lui era sempre così sulle sue.

«Come mai vivono in un ambiente così avverso?» la domanda mi sorgeva quasi spontanea.

«Durante l'era degli uomini il pianeta ha vissuto un processo inarrestabile di desertificazione così, quando terminò la guerra contro Uriel e noi vincitori abbiamo avuto il compito di ripartire le terre degli esseri umani, decidemmo di colonizzare le oasi e provare ad invertire il processo scatenato dall'uomo. Siamo consapevoli che non si potranno eliminare i deserti poiché sono ecosistemi necessari ma cerchiamo solo di ristabilire l'equilibrio» mi spiegò quasi orgoglioso dell'operato del suo popolo.

Ben presto, come avevo previsto, ci ritrovammo davanti ad un'enorme distesa di dune di sabbia e il sole, ormai alto, cominciava a battere su di noi.

Il viaggio procedeva tranquillamente anche se a rilento. Avevo ancora qualche difficoltà a camminare per lunghi periodi e il calore estremo, a cui non ero abituata, mi buttava giù ma cercavo di resistere.

I miei compagni di viaggio non sembravano per nulla provati dalla traversata e, l'ultima cosa che volevo, era essere di peso, sopratutto dopo le affermazioni sprezzanti di Enex. Non so quanto tempo riuscii a tenere duro, ricordo solamente di essere inciampata in un ramo secco e di non essere stata capace di mantenermi in piedi.

Caddi e rotolai per qualche metro giù dalla duna che stavamo sormontando. Quando mi risvegliai tutto intorno a me era buio, riuscivo solo a percepire una distante luce che sembrava girarmi intorno.

«Ben svegliata» sentii la voce di Xandra accogliermi, avevo la bocca piena di sabbia.

«Cosa è successo?» le domandai confusa.

«Probabilmente sei svenuta a causa della stanchezza e della disidratazione, se non fosse stato per Enex non ce ne saremmo accorti subito» mi spiegò.

«Che vergogna» esclamai coprendomi il viso «Ma... quanto tempo è passato? Dove siamo?» le chiesi mentre accendeva un piccolo lume.

Improvvisamente una calda luce illuminò l'interno di una piccola tenda.

«Qualche ora» semplificò «Siamo ancora nel deserto ma abbiamo viaggiato per altre sei ore, non potevamo fermarci in quel punto, Dix ti ha portato sulle spalle facendoti ombra con le sue ali» mi spiegò passandomi l'otre «Mi raccomando bevi» aggiunse intimandomi a reidratarmi.

«Scusatemi» esclamai ubbidendo, alla fine è successo proprio quello che aveva detto Enex.

«Non ti mortificare, se dobbiamo dare la colpa a qualcuno, sono stata io a decidere di non portare animali da soma per questo tratto» mi spigò passandomi un pezzo di pane, avevo un buco allo stomaco.

«Come mai?» le chiesi convincendo il mio stomaco a saziarsi.

«Purtroppo non siamo stati finanziati dalla congrega e non ci bastavano le finanze per noleggiare dei vallachi che ci accompagnassero, così ho pensato di fare la prima traversata a piedi ma non avevo calcolato che probabilmente ancora il tuo corpo non lo avrebbe retto» nelle sue parole si poteva percepire un forte senso di colpa.

«Sto bene» le risposi tentando di alzarmi.

«Non devi dimostrare nulla. Riposa pure, anche gli altri stanno recuperando le energie. Di notte non possiamo viaggiare, il deserto cela pericoli che nemmeno immagini. Adesso vado a dare il cambio ad Enex che ha fatto il primo turno di guardia» dicendo questo spense la luce e uscì fuori dalla tenda.

Ascoltai in silenzio Xandra comunicare ad Enex del mio risveglio e lui, in silenzio, si ritirò. Non sentivo il bisogno di dormire così, cercando di non farmi sentire, aprii la tenda e sbirciai il cielo... uno spettacolo mozzafiato, così nero e trapuntato di stelle.

«Devi aver fatto penare molto i tuoi genitori nel tuo mondo» sentii la voce di Xandra seccata.

«Perdonami, non so che fare da sola al buio» le risposi rientrando la testa nella tenda.

«Se proprio non riesci a dormire, copriti e seguimi» mi propose e non me lo feci ripetere più di una volta.

Passammo qualche ora ad osservare insieme l'orizzonte, mi insegnò a scrutare eventuali pericoli e mi raccontò qualche vecchia leggenda di Ariadonne.

Ben presto arrivò l'alba e, con i primi raggi di sole, tutti i membri del gruppo incominciarono a destarsi ed uscire dalle loro tende.

Il tempo di smontare l'accampamento ed eravamo di nuovo in viaggio ma questa volta cercando di non esagerare.

Quando non me la sentivo di proseguire salivo sulle spalle di Dix. Era così piacevole accoccolarmi tra le sue morbide ali e chiacchierare con lui.

Visto che non c'era molto con cui intrattenersi, niente musica o mezzi di comunicazione, decisi di osservare i comportamenti dei componenti del mio gruppo e provare a conoscerli meglio.

Macota era una donna forte e coraggiosa nonché di una bellezza fuori dal comune. Sulle sue spalle gravava il peso di una discendenza di stirpe reale ma lei non sembrava essere avvezza alla vita da corte.

Preferiva proteggere e aiutare il suo popolo con i fatti e non con le parole. Potevo solo immaginare i problemi che aveva col padre per questa sua scelta.

Mi piaceva molto il suo modo di acconciare e adornare i suoi biondi capelli con elementi della natura.

Skill era un umanoide un po' suscettibile, tentai diverse volte di approcciarmi a lui ma era sempre molto schivo quando si trattava di parlare del suo passato d'altro canto non riusciva a tenere la lingua a freno quando parlava dell'eredità umana che il suo popolo tramandava e dei marchingegni assurdi che automatizzavano ogni aspetto della vita.

Capivo tutto il suo entusiasmo e mi sorprendeva vedere le facce stupite degli altri membri del gruppo durante i suoi racconti, molta della tecnologia di cui Skill parlava, era già in uso quotidianamente nel mio mondo.

Mi sentivo molto a mio agio nel parlare con lui, lo sentivo molto vicino, probabilmente perché mi sembrava più simile a me.

Xandra era l'elemento fondamentale del nostro gruppo, il collante che teneva unite le nostre cinque divergenti personalità.

La sua vita è sempre stata dedita all'insegnamento del divino e alla disciplina del combattimento.

L'ammiravo per il coraggio dimostrato nell'aver riportato in vita Ginozkena nonostante il parere contrario di tutti, mi sembrava una persona che sapeva il fatto suo e seguivo quasi alla lettera ogni suo suggerimento.

Enex continuò ad indossare la sua maschera di arroganza ed ad eludere tutte le mie domande però io l'avevo capito.

Lui si comportava come gli altri, e sopratutto Dix, si aspettavano che si comportasse, niente più, niente meno... Non mi era ancora chiaro il motivo della sua rivalità con Dix.

Tra di loro sembrava esserci un odio atavico, un sentimento di rifiuto categorico dell'altro senza alcun spiraglio di dialogo, sospettavo dipendesse dal fatto di appartenere a due razze affini ma opposte.

E, infine, c'era Dix... ascoltando il suo racconto di come si era unito al circolo dorato sembrava una persona la cui esistenza era stata immolata alla giustizia divina, figlio di una delle più nobili casate degli ialini bianchi, offrì la sua spada per il bene superiore combattendo la battaglia contro Uriel.

Abile guerriero, uomo virtuoso e facoltoso, non sembrava reale nemmeno per un mondo come Ariadonne. Mi trattava sempre gentilmente, mi riservava spesso sguardi dolci e mi dava sempre del rispettoso lei, mi faceva sentire come una principessa sul piedistallo. 

Finalmente, tra vacanze e lavoro mi è stato impossibile terminare questo stralcio. E non solo per mancanza di tempo, non riuscivo proprio a scriverlo. Mi sono impappinata tantissimo nel salto dalla Oceanice e spero vivamente sia uscito bene!

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