Capitolo 3 - Il circolo dorato

Non ricevendo risposta, Afala provò a bussare più forte. Il rumore delle sue nocche interruppe l'animata discussione che si sentiva attraverso la porta e, qualche secondo dopo, si aprì.

«Eccovi finalmente qui!» ci accolse Xandra, sembrava tutta indaffarata «Mi dispiace non averti potuto aiutare io stessa» mi disse porgendomi il suo braccio.

«Non ti preoccupare, sono stata in ottima compagnia» le risposi poggiandomi su di lei con tutto il peso.

«Grazie» con tono riconoscente Xandra congedò la sua allieva. Afala era molto contrariata di non poter partecipare all'impresa ma si allontanò obbedendo al volere della sua maestra. 

Nella stanza designata da Xandra per la riunione c'erano tre persone sedute al tavolo, due uomini e una donna che, al mio arrivo, cominciarono a fissarmi. Odiavo sentirmi al centro dell'attenzione quindi camminai dietro l'ombra di Xandra nel tentativo di eludere i loro sguardi, ma fu tutto inutile. 

La mia compagna mi aveva anche riservato il posto a capo tavola, proprio nel fulcro del gruppo, mi era impossibile sfuggire alla loro occhi curiosi.

«Manca qualcuno?» chiese Xandra ai presenti dopo avermi avvicinato la sedia al tavolo.

Non dovrebbe mancare nessuno» le rispose con tono austero l'uomo che avevo già incontrato nel tribunale, quello che il Damara additava come complice di Xandra. 

Mi soffermai ad osservarlo, anche da seduto sembrava alto, spalle larghe e quegli occhi rossi, incorniciati dai lunghi capelli neri, gli conferivano uno sguardo magneticamente maledetto.

«Scusate il ritardo» un uomo interruppe i miei pensieri entrando di corsa nella stanza. Lo riconobbi subito, anche lui era presente in tribunale, era il compagno di mister sguardo magnetico.

Lui, con noncuranza, si sistemò i capelli dorati e si accomodò su una sedia il più lontano possibile dal suo compagno.

«Figurati se non si perdeva l'occasione» sentii l'uomo dai capelli neri borbottare, come avevo intuito, non sembravano andare d'accordo.

«Bene, direi che siamo davvero tutti» esordì Xandra ma si bloccò. Nonostante tutta la sua preparazione, in quel momento non sapeva più da dove iniziare il discorso.

«Davvero hai un piano per sconfiggere Uriel? All'epoca ero in fasce e so solo quello che mi hanno raccontato gli anziani. Ma se nemmeno l'alta sacerdotessa riuscì ad ucciderla, come dovremmo riuscirci noi senza un potere neanche vagamente simile al suo?» intervenne l'unica donna del gruppo che non conoscevo. 

Non c'era bisogno di essere un fanatico del fantasy per poter riconoscere in lei la figura di un elfo, i suoi capelli biondi e le sue orecchie a punta erano inconfondibili.

«L'unico modo per noi per riuscire nell'impresa sarebbe impedirle di uscire dal lago, ma ormai siamo già ad un punto di non ritorno. Non ci è più possibile intervenire sul sigillo. Ho indagato a fondo su questa questione. La nostra unica possibilità è seguire il piano ideato da Ginzokena prima di morire» Xandra sciolse un po' la tensione e cominciò a riversare tutta la sua conoscenza

«Dal giorno della sua morte noi adepte del tempio della dea celeste abbiamo continuato a studiare gli appunti dell'alta sacerdotessa ma alcuni di essi erano scritti in una lingua a noi sconosciuta. Dopo parecchi anni, quasi per caso, si capì che erano stilati nella lingua delle divinità. Quando si riuscì finalmente ad interpretarli, scoprimmo che descrivevano le procedure e le istruzioni per un rituale mai visto prima. Supponiamo che Ginozkena abbia avuto un contatto diretto con la dea e che ella le abbia indicato il modo per porre fine a Uriel» fece una pausa per bere un sorso.

«Neanche io sono a conoscenza in dettaglio del rituale ma per attuarlo serve un sacrificio umano» a quelle parole i presenti trasalirono.

«Ma gli esseri umani si sono estinti» controbatté subito la donna elfo.

«Non è vero del tutto, a quanto pare, proprio per questa evenienza uno di loro è stato nascosto nel giardino della creazione. Il nostro compito sarà quello di trovare il sacrificio e accompagnarlo all'altare dell'equilibrio» le rispose mostrando una cartina.

«Ma il giardino della creazione non è mai stato trovato! E anche se riuscissimo nell'impresa, l'essere umano sarà ancora in vita dopo tutto questo tempo?» intervenne subito con voce preoccupata l'unico che era rimasto in silenzio fino a quel momento. 

Era un uomo dall'aspetto maturo, capelli corti castano e la barba curata. A confronto degli altri però, non sembrava possedere nessuna caratteristica peculiare. Se non avessero appena detto che il genere umano si era estinto, avrei giurato che ne facesse parte.

«Credo fermamente che Ginozkena abbia provveduto alla preservazione nel tempo dell'essere sacrificale» disse Xandra, rispondendo alla prima domanda dell'uomo. «E per quanto riguarda l'ubicazione del giardino, il circolo dorato custodisce un manoscritto in cui è contenente un indizio lasciato dalla Venerabile stessa che ci porterà dritti alla nostra meta» a quelle parole l'uomo con i capelli neri uscì fuori una pergamena, l'aprì e la fece girare «Le parole dell'indizio, seppur comprensibili, sono al quanto forvianti» aggiunse Xandra invitandoci a leggerla.

Effettivamente le parole sulla pergamena erano molto semplici, chiare e leggibili, sembrava quasi la descrizione di un percorso lineare. Non capivo cosa le era così difficile da interpretare.

«Preservato dagli Hent... vuol dire che potrebbe trovarsi sulla catena montuosa dove è insediato il mio popolo?» chiese l'elfo donna indicando una catena montuosa presente a nord-est della mappa lasciata aperta da Xandra.

«Esatto» rispose perplessa.

«Non può essere lì!» esclamò con impeto l'uomo con i capelli scuri «Quello è il luogo in cui è rinchiusa Uriel, come potrebbe mai essere quello il luogo?!» aggiunse sbattendo la mano aperta sul tavolo.

«Invece se ci si pensa, da un punto di vista tattico è realistica come possibilità» Affermò l'uomo biondo «Se invece di dare aria alla bocca ti soffermassi un attimo a pensare come uno stratega, sapresti che proprio perché è così vicino a Uriel è un punto eccellente per nascondere qualcosa. Il nemico non potrebbe mai immaginare che lo strumento della sua disfatta giace a pochi metri di distanza» aggiunse aggredendo l'uomo dai capelli corvini.

«Il problema non è la catena montuosa a cui fa riferimento, ma tutto il resto dell'indovinello. Nessuno è in grado di capire cosa o chi sia Mirva e sopratutto perché ha usato le parole "sangue del mio sangue"» spiegò Xandra per interrompere il loro alterco.

«Non potrebbe trattarsi di un figlio?» intervenni io e tutti rimasero in silenzio a guardarmi scioccati dalla mia affermazione, sulle loro facce si poteva leggere un'espressione che si riassumeva con "Ma allora parla!?"

«No, lo escludo» mi rispose secca Xandra «I sacerdoti e gli adepti che si immolano alle divinità fanno voto di castità» mi spiegò, sembrava che la mia affermazione l'avesse turbata e la sua risposta mi colpì, non so per quale ragione ma improvvisamente sentii una profonda tristezza riemergere dalle pieghe dimenticate del mio cuore.

«Magari ha ragione» l'uomo dai capelli neri interruppe il silenzio imbarazzante provocato della reazione di Xandra.

«Magari ha usato quelle parole per definire una persona a lei cara, una sua discepola che reputava come una figlia e per confondere il lettore malintenzionato ha utilizzato quelle parole» aggiunse nel tentativo di riequilibrare la situazione.

«Hai ragione, potrebbe essere un trabocchetto per sviare l'attenzione, se non ci fosse una chiave di lettura chiunque sarebbe in grado di trovare il giardino della creazione e l'essere sacrificale» continuò Xandra. Dopo tutto quello che stavo ascoltando di lei, Ginozkena non mi sembrava così sprovveduta da lasciare scritto qualcosa che tutti potevano comprendere.

«Anche se arrivassimo al giardino e trovassimo l'essere sacrificale, chi dovrebbe eseguire il rituale? Se non mi sbaglio i rituali con sacrifici di esseri viventi sono proibiti dalle leggi di qualsiasi civiltà» chiese l'elfo preoccupato.

«Il problema del rituale non è il tabù che potrebbe rappresentare, ma le sue modalità. A quanto pare non può essere eseguito ovunque, l'essere sacrificale deve essere posto sull'altare presente sull'isola dell'equilibrio che si trova nei territori più a sud del nostro mondo» spiegò Xandra indicando sulla mappa una piccola isola che si trovava sul bordo inferiore del foglio, completamente nella direzione opposta dal giardino della creazione.

«Tra l'altro il rituale può essere eseguito solo da un rituante potente ed esperto, nemmeno io sarei capace di farlo» si interruppe per dare un po' di suspense alle sue parole.

«Ed è per questo che ho rischiato al mia reputazione per resuscitarla, sarà Ginozkena in persona ad eseguirlo» dicendo questo puntò il dito verso di me. 

A quella rivelazione ognuno dei presenti ebbe una reazione diversa. L'uomo biondo e l'elfo donna rimasero sconvolti e senza parole, l'uomo con i capelli castano sembrava al quanto incuriosito mentre, mister fascino maledetto, rimase impassibile.

«Stai dicendo che lo hai fatto davvero? Ci sei davvero riuscita?» chiese l'elfo a Xandra mentre mi squadrava da testa a piedi.

«Si, in parte si, purtroppo l'anima di Ginozkena si è reincarnata in questo lasso di tempo, e la sua nuova forma non ha ricordi della sua vita passata » spiegò subito.

«E sarà capace di completare comunque il rituale?» chiese subito l'uomo dai capelli neri.

«Certo, ci porteremo gli appunti di Ginozkena appresso e insieme studieremo il rituale, sono sicura che qualche ricordo tornerà a galla» non era molto rasserenante pensare che tutto dipendesse dalla mia capacità di ricordare e neanche gli altri sembravano molto convinti delle premesse però, nonostante tutto, nessuno ebbe qualcosa da ridire così la riunione si poté definire chiusa.

L'atmosfera, a quel punto, diventò più informale, l'uomo dai capelli neri ritirò la pergamena dell'indovinello per conservarla e gli altri invece si avvicinarono a me per presentarsi.

«Il mio nome è Dix Ogose della casata dei Fhauron, faccio parte della nobile razza degli ialini bianchi» il primo a prendere parola fu l'uomo dai capelli biondi, si presentò baciandomi la mano.

 «Puoi chiamarmi semplicemente Dix» aggiunse ammiccando poi, improvvisamente, aprì le sue ali bianche che fuoriuscirono da sotto al mantello. 

Quell'iconica immagine mi lasciò davvero senza parole. Era da un po' che fantasticavo a quale tipo di razza appartenesse. Mezzo uomo e mezzo... angelo? Qualsiasi cosa fosse, faceva decisamente la sua figura.

«Onorato di accompagnarla per il suo viaggio» con quelle parole Dix si fece da parte per permettere anche agli altri di presentarsi.

«Il mio nome è Skill Asumael, faccio parte della razza degli Simiojn, noi siamo quello che più si avvicina ad un essere umano in questo mondo e ne conserviamo l'eredità scientifica» si presentò subito dopo l'uomo con i capelli castano stringendomi la mano.


In successione, il mio sguardo cadde sull'uomo con i capelli corvini che, con la scusa di sistemarsi qualcosa nella casacca, ruotò la testa dall'altra parte «Il mio nome è semplicemente Enex e sono uno ialino nero» concluse secco, dopo una manciata di secondi tornò a fissarmi con una espressione indifferente. 

«Il mio nome è Macota» Intervenne subito l'elfo per interrompere la tensione nell'aria «Macota Feneriso, sono un Hent originaria dei monti Euruko, è un vero onore conoscerla anche senza memoria» aggiunse con un piccolo inchino.

«Io mi chiamo Faith, grazie a tutti voi per esservi offerti di aiutarmi, sono nelle vostre mani» ritenni necessario presentarmi anche io, loro mi vedevano con l'aspetto di Ginozkena ma io non ero neanche lontanamente paragonabile a lei.

«Adesso si è fatto davvero tardi» esordì Xandra osservando la luce fuori alla finestra in calante discesa «Non è il caso di partire con le tenebre, riposeremo e alle prime luci del mattino partiremo!» a quelle parole tutti si congedarono per dirigersi nelle proprie stanze e io rimasi da sola con Xandra.

«Agitata?» mi domandò lei prendendo un po' di fiato.

«Non penso di riuscire a dormire stanotte» le confessai, nonostante le cose cose che avevo sentito mi sembrava tutto così strano e incredibile... una parte di me sperava ancora di risvegliarsi da un momento all'altro nel letto di casa. 

«E' normale prima di un viaggio così importante essere tesi, sopratutto se è la prima volta» mi spiegò, ma non era esattamente una questione di viaggi... nella mia vita sulla terra non mi era mai capitato di dovermi difendere e a mala pena riuscivo ad ammazzare un insetto! Mi spaventava l'idea di dover difendere un'intero mondo da una terribile minaccia uccidendo qualcuno...

«A proposito» cambiai discorso «Prima non c'è stato modo di chiedertelo, ma se la mia coscienza e la mia anima sono qui su Ariadonne, nel mio mondo... io sono morta?» le chiesi per levarmi subito il dubbio.

«No, è più probabile che in questo momento il tuo corpo si trovi in una specie di limbo tra la vita e la morte, quando tutto sarà finito la tua anima tornerà al suo posto» la sua risposta mi fece tornare in mente il terremoto, forse, quel limbo di cui parlava era il coma.

La cosa era tristemente razionale.

«Non preoccuparti» Xandra interruppe i miei pensieri «Ti farò tornare nel tuo mondo» aggiunse con un caldo sorriso e io, risollevata, ricambiai a mia volta con un sorriso.

Era davvero gradevole parlare con lei, mi trasmetteva un' enorme senso di tranquillità.

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