Capitolo 23 - Parte II

Cercai di riposare qualche ora ma la morte di Fridsig mi tormentava: era tutta colpa mia. Non ero al mio posto e se fossi stato più attento lui non sarebbe dovuto correre ai ripari proteggendomi e poi Faith, dannazione, nulla stava andando come avevo programmato.

Gli avvenimenti mi stavano scivolando tra le mani senza che potessi fare qualcosa per controllarli, come per il combattimento: se non fosse intervenuta Ginozkena avremmo fallito miseramente e non potevo essere lì a rimpiangere "solo" la morte di uno degli uomini di Re Eagon.

Attesi in agitazione che le forze rianimassero il mio corpo stanco e mi rialzai come un non morto.

 Non potevo fermarmi proprio in quel momento: dovevo concludere le ultime cose, trovare un modo per evitare di presenziare al rito funebre di Fridsig e riuscire a ripartire per la missione.

Con la guarigione della regina tutto poteva tornare come prima. Mi diedi una sistemata allo specchio e richiamai tutti gli interessati nella sala della guerra. 

Medhros in qualità di comandante dei cavalieri del rubino nero, Ulrich come consigliere militare e Shura. Avrei preferito avere al mio fianco anche Xandra come guida spirituale ma aveva lasciato detto alle domestiche di non disturbarla e ho preferito rispettare le sue volontà.

«Avete riposato un po'?» domandai a Medhros riferendomi a tutto il suo gruppo.

«Qualcuno più facilmente di altri» mi rispose con il suo solito distacco.

 «Non sarà facile riprendersi da questa battaglia anche se le nostre anime sono state purificate da quella donna» mi riferì incrociando le braccia. 

Non solo per la morte del loro compagno, quella notte avevano visto l'abisso nero che ci attendeva alla fine del viaggio su quella terra.

Quando non sai, vivi la tua vita quasi spensierato. Ci insegnano fin da piccoli cosa sia l'iconmourner ma nulla ti può preparare ad affrontarlo. 

Quando sei arrivato a così poco dalla pazzia non puoi più tornare indietro. 

Devi solo accettare la consapevolezza della tua natura e finirai per arrancare fino alla fine dei tuoi giorni sperando si non riaffacciarti mai più al baratro dell'oscurità.

E io ne sapevo qualcosa.

«Abbiamo respinto l'orda, con l'eliminazione del necromante ci vorrà del tempo per rimettere su un esercito. Ma sono sicuro che non proveranno più ad assaltare la capitale» affermai osservando la mappa.

«Come fate ad esserne così sicuro?» intervenne Shura scettico.

«Sua altezza ha ragione» intervenne Ulrich irritato dal tono dell'uomo.

 «Ho mandato delle truppe in ricognizione e qualche minuto fa è arrivato il primo rapporto. Secondo le analisi sul posto le città attaccate sono tutte deserte. Ho ordinato di proseguire verso i confini per garantirne la sicurezza ma penso che la risposta sarà sempre la stessa»

«Tu non eri lì con noi Shura. Abbiamo sentito quegli esseri comunicarci la volontà del nemico di abbandonare le sue mire per il momento. Uriel marciava verso di noi per impossessarsi del dio drago del fuoco»

«Ma se ricordo bene il guardiano del signore del fuoco era nostro padre, perché lo cercava ancora qui?» mi domandò perplesso.

Medhros e Ulrich si guardarono tra di loro, sembravano sapere qualcosa anche se non erano abbastanza sicuri per rispondere agli interrogativi di Shura.

«Dopo la morte di Re Eagon hanno scoperto che il sigillo del dio era stato spostato e non so come hanno capito che il nuovo guardiano ero io» i presenti trasalirono.

«Appena mi sarà possibile mi allontanerò da qui. Hanno capito che non gli ialini neri non si sottometteranno come l'ultima volta, non proveranno più a sottomettere la città. Inoltre, secondo le informazioni forniteci da Illidea sappiamo che si metteranno presto in marcia verso sud anche se non sappiamo ancora le loro intenzioni. La sfrutteremo per anticiparli sul percorso tendendogli un agguato»

«Quindi dobbiamo organizzare la mobilitazione dei cavalieri» cominciò0 subito Medhros.

«No» lo fermai.

 «Andrò da solo, ho già dei compagni di viaggio. Siamo partiti dalla zona desertica ad Ovest e presto termineremo la nostra missione. Ho bisogno che voi rimaniate qui. Uniti. La famiglia reale ha bisogno dei cavalieri. Sono stato via tanto tempo e non so quando farò ritorno, ho bisogno che vi prendiate cura della regina Otariel. Prima era compito di Diaspro...»

«A tal proposito Sire, le riporto le volontà di Gorthalas. Voleva approfittare dell'ospitalità al castello per incontrarla»

«Abbiamo avuto dei problemi» cominciai cercando le parole giuste.

«Suvvia, non negherà mai la visita di un parente» mi rispose un po' polemico Medhros.

«Non parlo di quel tipo di problemi. Prima del vostro richiamo il castello è stato attaccato dal dio del fuoco. Abbiamo subito diversi danni strutturali, qualche perdita tra le fila e soprattutto da quel giorno Diaspro è dispersa e su di lei pende un'accusa di tradimento» Medhros sgranò gli occhi, potei vedere la sua solita sicurezza vacillare appena.

«Come potete dire una cosa del genere? Con quali prove avete emesso una tale condanna?»

«Medhros» lo richiamai all'ordine.

«Fate venire Gorthalas nella sala del trono, sarò io a spiegargli l'accaduto prima di partire» lo rassicurai, era arrivato il momento di prendermi le responsabilità delle sue azioni.

«Per il momento è tutto. Finché sono qui aggiornatemi sulle notizie dei confini. Dobbiamo occuparci di ripopolare quelle zone prima che a qualcuno venga l'idea di occuparle. Inoltre...» guardai Medhros.

«Mi occuperò personalmente del rito funebre di Fridsig, verrà seppellito con tutti gli onori».

«Sire» mi interruppe lui con tono rilassato «Non dovete tormentarvi così. Non pensavo di dovervelo dire ma non è colpa vostra se è morto»

«Cosa vuoi insinuare? Che lo faccio solo per senso di colpa?»

«No, assolutamente. Non volevo dire questo. Vorrei solo che non appesantite di più le vostre spalle. Fridsig era un cavaliere che ha giurato di proteggere il re ad ogni costo. Sapevamo a cosa andavamo incontro quando abbiamo risposto alla vostra chiamata. E' nostro dovere e nostro orgoglio combattere e morire per voi. Fridsig non è stato obbligato a comportarsi come ha fatto. Era solo suo volere aiutarla» mi spiegò e senza aspettare il mio congedo se ne andò. L'aria cominciava ad essere tesa e non aveva senso creare degli inutili attriti.

Non ero d'accordo con lui, Fridsig, come ognuno di loro, non avevano giurato fedeltà a me e io ero il responsabile delle loro vite.

«Ulrich» lo chiamai prima che seguisse Medhros.

«Per favore fai venire il sacerdote Udrak, ho bisogno di discutere con lui i dettagli per il rito di stasera» dicendo quello lo congedai e andai nella stanza del trono aspettando il sacerdote.

Avevo le idee chiare su come eseguire la funzione, lui doveva solo acconsentire alle mie richieste e assicurarsi che tutto procedesse secondo le mie volontà.

Dopo il nostro incontro la sera era un po' più vicina, il sole colorava il cielo intensamente e pensai di occuparmi dell'ultima, ma non meno importante, faccenda che attendeva la mia attenzione.

Sgattaiolai nelle cucine senza farmi vedere e presi dalle dispense la danalena.

Avevo notato durante la festa che Faith era particolarmente ghiotta di cibi dolci e sapevo che le sarebbe piaciuta.

Le avevo dato un giusto tempo per calmarsi e se mi fossi presentato alla sua porta con un dono ghiotto ero sicuro che la mia pena sarebbe stata calmierata.

Raggiunsi la sua stanza e bussai sperando di essere accolto.

«Faith! Sono io, apri la porta» la chiamai e dopo qualche istante bussai nuovamente.

«Eddai Faith, se non vuoi aprire peggio per te, ho una sorpresa con me»

Rimasi qualche attimo in ascolto ma non ricevendo una risposta portai la mano alla maniglia, provai ad aprirla e la porta si spalancò.

La stanza era in ordine, la finestra era stata lasciata aperta e la tenda dondolava leggermente sotto i colpi del flebile vento.

Che fosse in compagnia di Xandra? Provai a percepire le loro presenze all'interno del castello ma nessuna delle due era nelle vicinanze.

Allarmato mi voltai per correre fuori ma un foglio attirò la mia attenzione, era stato lasciato attaccato dalla parte interna con una sostanza appiccicosa. 

Lo strappai e con il fiato sospeso la lessi.

Ciao Enex,

quanto mi fa strano scrivere a mano, chissà in che lingua sto scrivendo e chissà se tu sarai capace di leggerla. Ma sono sicura che in qualche maniera capirai... devi farlo. 

Quando leggerai questa lettera probabilmente io non sarò più nel castello. Anzi spero proprio il più possibile lontano da questo posto, il più lontano da te.

Io... Enex io non ce la faccio più, quel bacio, il vostro bacio è per me qualcosa di insostenibile. Ti potranno sembrare solo esagerazioni di una sciocca ragazzina ma penso che per il bene della missione è necessario che tu rimanga dove sei.

Ti ho confessato i miei sentimenti, nel momento più buio di questo mio viaggio, ti ho aperto il mio cuore esponendomi come non ho mai fatto in tutta la mia vita e tu mi hai teso la mano, dandomi la speranza che in qualche maniera potessi essere ricambiata.

Ma da quando siamo arrivati qui ho capito che in realtà non c'è nulla che ci lega, non a me, non con Faith. È chiaro che il tuo cuore appartiene ancora a Ginozkena e sì, potrai anche darmi della stupida, ma questa stupida deve salvare il tuo mondo e non riesce a sopportare più la tua vista.

Volevo comunicarti che sei sollevato dal tuo incarico di scorta, spero che tu possa comprendere la mia decisione. Ho bisogno di non avere dubbi, di non avere esitazioni per lo scontro contro Uriel.

Ti supplico non venire a cercarci. Staremo bene, in fondo c'è Ginozkena che veglia su di noi, meglio di una qualsiasi divinità.

Ho bisogno di dimenticarti.

I sentimenti che ho provato per te e con te, sono stati davvero unici.

Addio Enex è stato bello conoscerti, prenditi cura di te stesso e di tutti gli Ialini neri.

Sii il Re che sconfiggerà l'iconmorner (spero di averlo scritto bene).

Faith

Fu davvero difficile convincere Xandra a permettermi di far il cambio di guardia con lei ma non ritenevo giusto che passasse tutta la notte sveglia quando io ormai mi sentivo pronta a proteggere me stessa.

Secondo i suoi calcoli la strada era ancora lunga, probabilmente ci volevano tre giorni per raggiungere la città portuale di Nijest. 

Da lì dovevamo salpare con una nave che dopo qualche giorno di viaggio ci avrebbe portato nelle vicinanze dell'isola e infine avremmo dovuto raggiungere le sue sponde a nuoto.

Mancava così poco e tutto sarebbe finito.

Sospirai, la notte non sembrava passare mai e i pensieri negativi presero il sopravvento. Nonostante fosse passato diverso tempo da quel giorno mi sembrava ancora impossibile che loro non ci fossero più. 

Introno al fuoco che schioppettata erano ancora ben visibile le loro ombre che mi circondavano. Ma ormai i loro sorrisi erano così lontani da me. 

Avrei dovuto approfittare di quei momenti, conoscerli ancora di più invece ero così intorpidita.

Vivevo i giorni cercando di accorciare le giornate, mi lasciavo scivolare addosso gli avvenimenti nel tentativo di velocizzare il tempo e diminuire il più velocemente possibile la distanza che mi separava dal mio mondo. 

Mi voltai ad osservare di nuovo la tenda dove riposava Xandra, non aveva parlato molto da quando eravamo partite. L'aria tra di noi era pesante, o forse per lei era normale così. Infondo era proprio così che mi aspettavo che fosse nel personale. Silenziosa e severa.

La pelle cominciò a pizzicarmi, il freddo cominciava a intirizzire le mie estremità nonostante il falò. Allungai le dita verso la fiamma e stranamente non riscaldava come al solito. Mi sembrava così strano pensarlo ma era come se il fuoco fosse meno caldo.

Forse era per colpa della bassa temperatura della notte o forse l'immobilità del momento ma tutto quel freddo non faceva altro che farmi tornare alla mente Enex. La sua mancanza pungeva come quella silenziosa notte. 

Sentii il volto bagnarsi appena da una lacrima, dovevo fermare quel pensiero prima che avrei rimpianto quella scelta così mi alzai di scatto, asciugai il volto con il palmo della mano e sfoderai la spada sacra. La osservai per qualche minuto, era piacevole impugnarla era calda e pian piano sembrava riscaldare l'aria intorno a sè. 

Tirai col naso e guardando con determinazione il tronco di un albero cominciai a far roteare la spada simulando un combattimento. 

Man mano che rimettevo in movimento i muscoli riuscii a contrastare il freddo e quei pensieri tornarono a nascondersi nel profondo.

Non so quanto fosse passato ma avevo il fiatone. Mi piegai su uno degli zaini per recuperare l'otre e bevvi dell'acqua ristorandomi. 

Era fredda come la temperatura dell'aria ma era piacevole. 

Sollevai gli occhi e la mia attenzione cadde sulla tenda. Xandra era dormiente da un po' e la notte era ancora lunga così decisi di approfittare del momento: ero annoiata e poteva essere interessante andare a ispezionare un luogo che aveva attirato la mia attenzione poco prima di fermarci. 

Erano delle rovine abbandonate, avevo suggerito alla mia compagna di trovare riparo lì ma lei con fare misterioso aveva premuto per allontanarci.

Mi assicurai di riuscire ad evocare una piccola luce e tornai sui nostri passi alla ricerca di quella struttura. Ricordavo la strada e superando un po' la paura del buio lo trovai.

Salve! E' da un po' che non vi scrivo. Oggi ho rischiato di non riuscire a pubblicare la parte. Sono stata chiamata all'improvviso da mia madre per fare da balia a mia nonna che sta morendo. 

Sono riuscita a ritagliarmi qualche minuto per correggere questa parte, anche se non è perfetta, mi perdonerete. 

La situazione è quella che è ma lavorare aiuta a mantenere la testa lucida e lo sguardo dritto verso gli obiettivi. Grazie per aver letto anche questo capitolo! Vi piace come sta girando la storia? Cosa vi aspettate da Nijest? Fatemi sapere!

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