Capitolo 19 - Parte IV
«Xandra!» chiamò Thildaissa con la voce sofferente.
«Non so per quanto ancora lo reggo! Dobbiamo riuscire a creare un nuovo sigillo!» mentre eravamo intente a parlare il drago continuava a scagliarsi contro la barriera della donna nel tentativo di distruggerla e volare via.
«Un nuovo sigillo? E come possiamo! L'ultima volta ci è voluto un enorme sacrificio di vite. Cosa possiamo fare qui noi?»
Mentre le due parlavano Thildaissa guardava me.
«È l'unico modo per salvarlo!» le rispose anche se era chiaro che stava parlando con me.
Ero l'unica che potesse fare qualcosa ed ero l'unica che se ne stava riparata nelle retrovie, spaventata mentre uomini e donne intorno a me combattevano anche senza avere una briciola di possibilità di vittoria.
Volevo aiutare. Volevo salvarlo a tutti i costi e non solo perché altrimenti Uriel si sarebbe impossessata della divinità del fuoco.
Anche se non ha fatto altro che ferirmi da quando siamo arrivati a Talormoran, io in quel momento compresi che non potevo più vivere senza di lui, la solo idea di perderlo per sempre, di sapere che lui non esisteva più aveva creato in me un vuoto paralizzante.
«C-cosa devo fare?» mi asciugai gli occhi inumiditi dalla paura e mi avvicinai a Thildaissa
«I sigilli, a dispetto di quello che credete, non sono tecniche così ferree. Non devi per forza seguire un preciso rituale già descritto poiché è semplicemente l'imposizione della propria ferrea volontà» mi spiegò con il viso turbato.
«Cerca di avere un contatto con Enex e insieme imponetegli il sigillo»
«Dovrei avvicinarmi al drago?» tirai le somme torturandomi le dita delle mani.
«Sì, il contatto fisico intensifica il collegamento spirituale. Ti sarà più facile arrivare a quello di Enex... anche perché non sappiamo cosa sia successo. Se il drago si è manifestato, lo spirito di Enex potrebbe essere molto provato o compromesso»
«Thildaissa!» esclamò Xandra preoccupata ma lei ignorò il celato monito della donna
«Vai lì e riportalo indietro. Puoi farcela» affidò tutte le sue speranze a me e crollò sulle ginocchia.
Il dio infuriava le sue fiamme contro la barriera mettendo a dura prova la sua resistenza.
«Fai solo attenzione alle fiamme, non farti assolutamente toccare!» Xandra corse in suo aiuto, le fece impugnare il suo bastone e, stringendo le sue mani a quelle della dea, infuse il suo potere coordinando le loro energie per regger la barriera.
E funzionò, l'invisibile copertura sul nostro capo si intensificò così tanto da riuscire ad allontanare il drago scaraventandolo al suolo.
Era la mia occasione, arricciai la gonna dell'abito in modo da liberarmi le gambe e corsi in faccia al pericolo.
Come mi era stato detto aggirai il più possibile il fuoco, le fiamme lambivano ogni cosa nei dintorni del drago, anche la pietra bruciava come cartone.
Arrivata nelle sue prossimità il drago si voltò verso di me, come ad aver compreso le mie intenzioni e mi puntò le sue enormi fauci sprigionando il suo potere.
Corsi alle sue spalle evitando la fiammata che mi rincorreva ma la sua grossa coda tentò di colpirmi, saltai e provai ad aggrapparmici ma la scosse con forza e caddi rovinosamente al suolo.
Battei la schiena a terra ma riuscii a non rotolare dentro ad un focolare.
Avevo la vista offuscata e l'udito attutito dal rumore del mio stesso sangue. La testa mi doleva e la figura minacciosa del drago mi si avvicinò.
Il terrore mi investì, non riuscivo a distinguere i suoi lineamenti ma i movimenti di quella macchia nera puntavano chiaramente a me.
Porsi le mani davanti al volto per proteggermi ma ad un tratto sentii il drago ruggire di dolore.
Un fascio di potere oscuro lo investì, non compresi da dove proveniva ma era così potente da riuscire a metterlo in ginocchio.
Sapevo che il dio presto avrebbe reagito così mi alzai superando il dolore che ogni mio muscolo provava e saltai sulla sua groppa.
Raggiunsi la sua schiena e sfiorai le scaglie, chiusi gli occhi e lo cercai.
C'era solo fuoco, una distesa di fiamme che si muovevano liquide come le onde del mare, sulla sua superficie fuoriusciva appena la figura di Enex.
Il suo corpo era trafitto da lunghi artigli, si muoveva a mala pena, il suo volto era provato, digrignava i denti con occhi pieni di luce oscura.
«Enex!» allungai una mano verso di lui nel tentativo di tirarlo a me e la mia voce arrivò a lui. Voltò lo sguardo sorpreso verso di me.
«Cosa ci fai tu qui?» mi disse con tono di rimprovero mentre i suoi occhi tornavano rossi.
Non gli risposi ma mi avvicinai ancora a lui, stavo per arrivare alla sua mano ma qualcosa interruppe il collegamento.
Il drago cominciò ad agitarsi come un cavallo imbizzarrito, mi disarcionò e scivolai all'indietro. Stavo cadendo a picco verso il vuoto finché non vidi la sua coda avvicinarsi.
Mi colpì e come una palla da baseball fui scaraventata contro le mura del castello.
Urtai violentemente contro la parete, il colpo fu così forte che lo sfondai ritrovandomi adagiata tra le macerie. Non riuscivo più a sentire il corpo, cercai di muovermi ma riuscii semplicemente a spostare il volto verso coltre che si era sollevata finché non lo vidi.
Il volto del drago che annusava l'aria cercandomi. Non avevo più la forza di scappare e continuai ad osservarlo.
I suoi occhi mi puntarono, mi aveva trovato, avvicinò il muso al mio corpo inerme, credevo mi volesse mangiare invece provò a scuotermi.
Il suo sguardo era differente e i colpi con cui mi spostava erano delicati, quasi gentili. Avevo come la sensazione che stesse provando a spronarmi a rialzarmi.
Alzai appena la testa e con mano tremante provai ad avvicinarmi a lui, possibile che fosse la volontà di Enex? Il terrore sparì e un filo di speranza illuminò i miei pensieri. Piansi.
«Enex... ritorna in te... non farti sconfiggere...» biascicavo le parole, la mia mano tremava nel tentativo di raggiungerlo ma non avevo abbastanza forza.
Mi accasciai al suolo prima di poterlo raggiungere, avevo così tanta paura. Paura per la mia sorte, paura per quella di Enex e soprattutto ero piena di rimpianti.
Avrei almeno voluto abbracciare Enex come quella notte in tenda, quando mi mostrò l'amore che tiene nascosto nel suo cuore... avrei voluto essere la sua donna e allontanare le ombre che lo attanagliavano.
Un' oscurità così profonda che la mia vita non sarebbe bastata per esplorarla ma avrei camminato con lui nei sentieri più bui della sua vita, mano nella mano.
Vidi il drago spingermi ancora una volta ma non avevo più forza per rispondere al suo richiamo.
Come se qualcosa si spezzasse dentro di sé il suo volto mostrò irrequietezza, alzò lo sguardo al cielo e ruggì ancora assordando tutti i presenti e con la coda finì per colpirmi ancora.
Fui scaraventata di nuovo lontano. Il dolore si era impossessato del mio corpo e la morte sembrava una dolce soluzione.
Dopo quell'ultimo colpo potevo sentire le mie ossa spezzarsi e le schegge lacerarmi dall'interno.
Faith
Sentii chiamarmi da quella voce che ormai era così familiare, risuonava nel mio animo come un bagliore di speranza. Solo lei poteva invocare il mio nome in quella maniera.
Sei fortunata che non ti abbia colpito con il suo fuoco.
Una flebile luce si materializzò davanti a me e la figura di Ginozkena mi apparve sotto forma di una evanescente presenza. Era inginocchiata al mio fianco e mi stringeva la mano.
Nonostante sapessi che non poteva essere lì, sentivo il calore della sua pelle.
Ginozkena aiutami tu, io non riesco più a muovermi... salvalo.
la supplicai, io, Faith, non potevo fare più nulla per Enex.
Io non posso fare nulla
mi rispose abbassando il volto in terra e mi strinse la mano tremante. Era la fine. Se anche Ginozkena era spaventata davanti al dio drago del fuoco non c'erano speranze, tutto sarebbe andato a rotoli.
Ma così lui...
Non potevo davvero accettare che lei ne avesse paura, rifiutai con tutta me stessa quell'idea. Enex avrebbe cessato di esistere e il dio del fuoco avrebbe portato la sua distruzione su Ariadonne, come poteva permettere una cosa del genere?
A questo punto non ci rimane altro che pregare, prega Faith!
Dicendo questo lasciò le mie mani e le sue le giunse in preghiera poggiandole sulle labbra.
La guardai perplessa ma una strana consapevolezza mi invase, infondo eravamo sacerdotesse.
Il nostro compito era pregare, intercedere al massimo, non combattere come guerrieri.
Mi volli fidare delle sue parole così chiusi gli occhi e mi concentrai nella nostra preghiera.
Il coraggio di quella ragazza mi sconvolse, dal giorno in cui l'avevo evocata nel nostro mondo l'avevo sempre reputata non adatta e immatura e probabilmente solo con un'incoscienza del genere si poteva correre incontro al dio drago del fuoco senza avere chiara una strategia.
Alzai il volto per osservare la sua sorte e la vidi destreggiarsi abbastanza bene nel terreno infuocato.
Era riuscita ad avvicinarsi senza essere colpita ma il drago non si sarebbe mai fatto toccare il tempo necessario per poter permettere ai due di unire i loro spiriti e creare il sigillo di cui parlava Illidea.
Era una mossa azzardatissima e senza alcun fondamento per le mie approfondite conoscenze.
Speravo che Illidea avesse ragione, pregavo affinché la ragazza riuscisse nel suo intento ma fu subito allontanata. La vidi cadere al suolo e restare immobile per diverso tempo.
Il drago si voltò verso di lei e aprì le sue fauci intento a riversare su di lei le fiamme più potenti e io non potevo permetterlo.
Mi alzai per reagire ma un'esplosione proveniente dall'interno del castello mi fermò e sentii una voce di donna urlare un incantesimo.
«Non ti permetterò di fare ciò che vuoi anche con lui!»
sul bordo dello squarcio provocato dall'esplosione c'era la regina Othariel, era avvolta dall'aura oscura che in qualche maniera si stava stagliando contro il drago.
Il suo colpo aveva steso il drago e lo teneva bloccato a terra.
Era l'occasione giusta e lo comprese anche Faith. La vidi alzarsi e salire sulla schiena del drago, potei percepire il suo incantesimo farsi spazio all'interno del dio e sospirai sollevata.
In qualche maniera la fortuna ci era venuta incontro, ma non avevo la certezza che la ragazza riuscisse nell'incantesimo di sigillo.
«Ehi voi!» mentre ero concentrata ad osservare il tentativo di Faith di dominare sulla bestia, Illidea aveva avvicinato due soldati e impartì loro degli ordini.
«Arrestate subito la regina!»
I due la guardarono sconvolti dall'eresia che aveva pronunciato e tentennarono nell'eseguire l'ordine che andava contro le loro convinzioni.
A quel punto vidi Illidea fare qualcosa che andava oltre alla sua stessa morale. Alzò appena il busto, allontanò una mano dal bastone per tirare a sé i due uomini e cominciò a sussurrare alle loro orecchie.
«Fermatela, fermate la regina»
L'intonazione della sua voce e il senso di perdimento che si disegno sul volto dei due uomini erano chiaro segno che stesse usando un incantesimo di ammaliamento per costringere i soldati ad ubbidirle.
Ero sconvolta quanto contrariata da quel suo agire ma non potevo distrarmi a mia volta dal incantesimo della barriera altrimenti si sarebbe dissolta.
I due uomini, arresesi alla volontà della dea, volarono verso la regina che cercò in tutti i modi di ribellarsi per continuare ad evocare la maledizione che stava tenendo fermo il drago ma dovette arrendersi.
La vidi accasciarsi al pavimento piangendo mentre il drago ritornò a muoversi scatenando le sue ire su Faith.
Con un colpo di coda la vedemmo finire contro il muro interno del castello che si sgretolò all'impatto.
Sgranai gli occhi impotente mentre vidi il drago rivolgerle tutte le sue attenzioni.
Faith non riusciva più a muoversi ma nonostante tutto cercò ancora di entrare in contatto con lui ma la sua mano crollò prima che potesse sfiorarlo.
«Perché lo hai fatto!» urlai contro Illidea.
«Lei ce l'avrebbe fatta se non avessi interrotto l'incantesimo della regina!» non ce la facevo più, dovevo sfogare la frustrazione e la paura che stava invadendo il mio corpo.
Cominciavo a pensare che l'unica salvezza per la ragazza fosse lasciare libero il drago ma ci arrivai troppo tardi. Il drago colpì ancora una volta il corpo inerme della ragazza che si stagliò in un punto più lontano del cortile.
Sentivo la sua presenza farsi debole, stava morendo.
Era stata coraggiosa ma era una battaglia persa fin dall'inizio e io lo sapevo bene. Lei non era Ginozkena, non ce l'avrebbe mai fatta.
Posai la fronte sul bastone e stringendo le dita mi aggrappai più forte che potevo ad esso, stremata.
Che senso aveva resistere ancora?
Rilassai le dita per abbandonarmi al senso di sconfitta che serpeggiava in me ma improvvisamente sentii la mano di Illidea stringermi il polso per incoraggiarmi a combattere.
«Xandra... da quando perdi la fede così facilmente?»
Mi voltai verso di lei, richiamata dalla sua voce. Con un sorriso stanco la vidi alzare l'indice e puntarlo verso la distante figura di Faith.
Il suo corpo immobile aveva cominciato ad emettere una luce intermittente e potevamo sentire emergere dalla parte più profonda del suo io un potere mai percepito prima.
Non avevo mai visto nulla del genere, un'essenza magica di tale proporzioni non aveva mai solcato la terra di Ariadonne.
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